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Autore: Shizuru117    27/03/2004    5 recensioni
E se mai Orlando Bloom incontrasse un giovane ragazza che non ha idea di chi sia? Cosa verrà fuori? Fuoco e fiamme! E non nel senso malizioso della parola
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora, premettendo che sono molto contenta di essere arrivata al venerando numero di: 44 recensioni e di 24 capitoli…grazie

Comincio con il dire che oggi non sarebbe un giorno propriamente adatto per scrivere ma, considerando le mie scadenze attuali (una volta alla settimana!^^) mi sembrava giusto e doveroso dirvi cosa accade nel chap. 25. Come ho già detto in una mia recensione, vorrei sapere cosa ne pensate di una mia fic (è molto corta ed è sulla sezione fanfic originali) che si chiama “La vita all’ombra di un tiglio”. L’ho pubblicata un po’ in giro ma fa sempre piacere sentire cosa ne pensa la gente no?^^ Vabbè, adesso è meglio che vi lascio alla lettura!^^ Bacini Shi*

 

Capitolo 25.

Cosa c’è di meglio di una bella cenetta?!

 

Finalmente, dopo tanto tempo, Amina aveva trovato una vera amica, di quelle che le puoi trovare una sola volta nella vita. Sapeva di potersi fidare ma, in ogni caso, non era lei la persona più adatta da interpellare in una situazione di quel genere. L’unico che poteva sapere qualcosa, che le avrebbe dato qualche consiglio reale, era Orlando. Conosceva da molto tempo Elijah e chi, meglio di lui, poteva sapere come stava? Era seduta su una sedia, in cucina e, presa dall’impazienza, telefonò al ragazzo per fissare una cena, la sera stessa…doveva sapere. Il cellulare di lui squillò per qualche istante finché non rispose.

 

Pronto?” Disse lui, evidentemente indaffarato.

 

“Ob? Sono io, Amy. Senti, ho bisogno di parlarti con molta urgenza. Questa sera.” Stava girando in tondo attorno al tavolo, molto agitata.

 

Ehi, calmati! Dammi il tempo di far arrivare tutti questi input al cervello! Allora, adesso ricomincia tutto da capo.” Amina sentì un aspirapolvere spegnersi, probabilmente stava facendo le pulizie.

 

“Da quando in qua sei diventato una casalinga?” Disse molto divertita.

 

Guarda che devo premere un solo bottone per interrompere la chiamata!

 

“Mamma mia quanto siamo permalosi!”

 

Senti, in questo momento ho veramente un sacco di roba da sbrigare. Quindi, se non è niente di importante…

 

“No, aspetta! Ascoltami, vorrei che questa sera venissi a casa mia, così, per parlare un po’. Ho bisogno di sfogarmi e soprattutto vorrei qualche consiglio sincero e spassionato da te. Ti va bene? Tanto non credo che la cosa si protrarrà fino a tardi. Ti prego, dimmi che accetti!”

 

Mah, non saprei…

 

“Adesso non metterti a fare il desiderato! Alle 20.00 vedi di alzare il culo, prendere la macchina e venire qui. Sono stata chiara?”

 

Chiara e pulita come il sedere di un neonato

 

“Te l’ho mai detto che il tuo senso dell’humour fa proprio schifo?” Disse lei ridendo.

 

Almeno un migliaio di volte, solo che mi dimentico sempre! Allora è fatta, alle 20.00! E vedi di cucinare qualcosa di più decente di quelle polpettine incredibilmente agliose!

 

“Se la cosa non ti garba, puoi pure mangiare il pastone dei maiali! A me non importa!”

 

Anche perché non vedo la differenza tra la tua cucina e il pastone dei maiali!

 

“Qualche volta vedi di andare a farti fottere!” Aveva assunto un tono di voce calmo, stava scherzando e lui lo sapeva.

 

Ci proverò! Ciao Amy!

 

“Ciao Ob, e vedi di essere puntuale!”

 

Sarò più preciso del Big Ben! Ciao

 

Amina era molto contenta del fatto che Orlando aveva accettato il suo invito. Come loro solito, si erano tirati un po’ di cacca addosso ma, in fin dei conti, era più un rituale che altro. Era stato così sin dall’inizio, persino il primo giorno che si erano conosciuti avevano fatto amicizia grazie alle loro battutine sagaci. Quella volta, però, la ragazza non si cimentò in cucine troppo particolari ed elaborate, così oprò per qualcosa di già pronto, magari del cibo cinese d’asporto. La cucina orientale le piaceva molto e il suo piatto preferito, in assoluto, era l’okonomiyaki. Da piccola era appassionata di manga e, dato che si divorava un fumetto in cinque minuti, aveva cominciato ad apprezzare la cultura e la cucina giapponese, e orientale più in generale.

Quella sera comprò alcune sfogliatine di gamberi, il riso alla cantonese, gli spaghetti di soia, il maiale in agrodolce, il vitello al bambù e una piccola porzione di gelato fritto. Quando arrivò Orlando, fu piacevolmente sorpreso di vedere tutta quella roba sopra al tavolo.

 

“Accidenti, hai preso da mangiare per un intero reggimento di persone!” Disse lui, dandole un bacio sulla guancia, in segno di saluto.

 

“E’ più carta che altro. Là in fondo c’è una porzione di pesce palla tagliato male…te la metto nel piatto se fai il cattivo!” Amina lo superò e aprì ogni singolo piatto, che conteneva una pietanza sempre diversa.

 

“Cucina cinese…ottima scelta. Di solito mi piace molto anche il cibo italiano ma, dopo aver sentito la tua cucina, non ne sono più così sicuro.”

 

“La porta è da quella parte, se vuoi gentilmente uscire…” disse lei, indicando l’uscio.

 

“Dai, mangiamo che altrimenti si fredda!”

 

Mentre stavano mangiando, si era creata una situazione piuttosto surreale. Per rendere l’atmosfera ancora più irreale, Amina aveva acceso alcune candele che aveva trovato in casa, che avevano sparso tutt’intorno a loro un dolce odore di cera profumata. Aveva dato fuoco ad alcuni bastoncini di incenso e, come ciliegina sulla torta, aveva spento la luce. All’inizio le era sembrata una buona idea ma poi, visto che sembrava una cenetta a lume di candela, si maledisse. Odiava sentirsi così a disagio e la stessa cosa valeva per Orlando. Non facevano altro che scambiarsi dei sguardi fugaci, cercando di non farsi beccare l’uno dall’altra. Finita la cena, il ragazzo trovò un ottimo espediente per spezzare quell’aria pesante.

 

“Senti, io direi che, dopo una cena pantagruelica come questa, mi merito qualcosa di buono da bere.” Disse, posando la forchetta sul tavolo e pulendosi le labbra con il tovagliolo. Sperava con tutto il cuore che lei gli avrebbe risposto per le rime.

 

“Se vuoi, c’è pure l’acqua del rubinetto! E’ gratis, non fa male, puoi berla senza bicchiere!” Nel sentire queste parole, Orlando fu molto sollevato.

 

“E ti pareva che tu non fraintendevi le mie parole! Voglio qualcosa di alcolico, A-L-C-O-L-I-C-O!” Gli urlò

 

“Guarda che ci sento benissimo, B-E-N-I-S-S-I-M-O!” Replicò lei, cominciando a frugare su uno scaffale.

 

“Allora, hai trovato qualcosa?”

 

“A dir la verità ho solo questa.” Disse lei, mostrandogli una piccola bottiglietta con un liquido sul verdognolo.

 

“Cos’è?”

 

“L’avevo comprato quando eravamo andati in montagna. E’ genepì delle alpi. Però non so se va bene, è abbastanza forte.”

 

“Ma che forte e forte! Avanti, versamene un bicchiere. Per i tuoi standard, quella robaccia avrà come massimo 20°!”

 

“Non dire che non ti avevo avvertito.” Lei gli versò un po’ di liquore su un bicchiere; lo ingurgitò in un secondo. Dopo qualche attimo di tentennamento, cominciò a fare alcune smorfie. “45°, fatto completamente a mano in un laboratorio artigianale. Ci credi adesso? Non ti vorrei ricordare che ho fatto anche la barman.”

 

“Concordo.” Disse, tossendo. “Allora, qual è il motivo di questa convocazione speciale?”

 

“Io vorrei chiederti di Elijah. E’ da molti giorni che non lo sento e vorrei sapere come sta.”

 

“Adesso sta bene. Sono andato a parlare con lui due o tre giorni fa, era all’ospedale a trovare sua madre. Non è che fosse al massimo della forma, però pare che abbia accettato con filosofia il tuo rifiuto. La cosa che l’ha fatto più soffrire è stata la tua reazione, credo. Tu mi hai detto che hai cercato di fargli capire che in realtà non ti amava ma, prova a pensarci, tu come avresti reagito?” Orlando era ritornato molto serio. Aveva immaginato che Amina l’aveva invitato solo per avere informazioni su El. Probabilmente non si sentiva ancora pronta per parlare a quattr’occhi con lui.

 

“Capisco come ci si sente. Ho solamente cercato di rendergli le cose più facili. Cerca di capirmi.” Abbassò la testa. Effettivamente, non si era comportata molto bene.

 

“Ti capisco. Ma, anche grazie al sottoscritto, ha deciso di rinunciare per sempre a te. Dopotutto, noi siamo stelle del cinema, mica possiamo languire solo dietro ad una donna, no?” Contrariamente a quello che pensò (magari un bello schiaffone!^^ NdShizuru117), Amina si alzò e l’abbraccio.

 

“Sei il più grande rompiscatole del mondo, ma anche tu sai renderti utile! Grazie Ob!”

 

Il ragazzo si ritrovò non poco spiazzato di fronte ad un comportamento del genere. Mai e poi mai si sarebbe aspettato una reazione così…beh, felice. Non che non gli dispiacesse, diciamoci la verità, però sentiva che la libidine stava crescendo e, cercando di controllare il suo testosterone, la allontanò gentilmente. Lei, che probabilmente non si era resa conto di aver fatto una cosa molto sensuale, lo guardò un po’ contrariata.

 

“Ehi, non guardarmi così! E’ solo che…mi dai un altro bicchiere di quell’affare?” Lei fece spallucce e poi ubbidì.

 

Il resto della serata passò molto più tranquillamente. Dopo il secondo bicchiere, infatti, Orlando ne aveva preso un altro, poi un altro ancora, e un altro ancora. Insomma, dopo quasi due ore, era ubriaco fradicio. Non era stata quella la sua intenzione, c’era semplicemente arrivato gradualmente. E come non biasimarlo, dopo essersi scolato cinque bicchieri di genepì? Amina lo guardava molto divertita, dando poca attenzione ai suoi discorsi un poco confusionari, finché non cominciò a parlare di Kate Blosworth, la sua ex.

 

“Ehi, ma tu la sapevi che prima di conoscerti ero fidanzato con una tizia che faceva cinema come me?” Disse lui, fissando il suo bicchiere vuoto.

 

“No, non mi interessa il gossip. Che tipo era?” lei era decisamente curiosa. Non leggeva mai giornali scandalistici e, di conseguenza, non era informata sui pettegolezzi.

 

“Era una ragazza molto bella, bionda. L’avevo conosciuta mentre stavo facendo surf e, tra un discorso e quell’altro, ci siamo messi insieme. All’inizio andò tutto bene, era pure un fenomeno a letto, ma poi mi resi conto che stava con me solamente perché ero famoso. Si inventava sempre delle scuse per venire con me alle première dei film, per andare alle sfilate, alle feste, per conoscere i registi e via dicendo. Così, quattro o cinque mesi fa, l’ho lasciata.” Per tutto il suo discorso, non aveva smesso di guardare il bicchiere.

 

“Beh, in tal caso sono contenta per te.” Amina posò lo sguardo su di lui, che la stava guardando a sua volta.

 

“Lo sai? Io vorrei tanto avere una ragazza come te. Qualcuna che non stia con me solo perché mi chiamo Orlando Bloom, che mi amasse per quello che sono: un ragazzo semplice è spericolato. Tu sei esattamente come la vorrei; bella, simpatica, intelligente, tranquilla, dolce, sensibile, non te ne importa nulla del mio nome…”

 

“Ecco io…” Amina era stata presa in contropiede. Sapeva bene che lui era ubriaco come una spugna, però, sentirsi dire quelle cose era sempre un po’ imbarazzante. “Orlando ma tu…” non riuscì a finire la frase, si era addormentato. “Ti pareva!”

 

………………………………………………………………………………………………

 

La mattina dopo, Orlando si svegliò con un incredibile mal di testa. Aprì gli occhi lentamente e, solo dopo alcuni istanti, focalizzò ciò che gli stava intorno. Riconobbe subito quell’ambiente, era la cucina di Amina. Cercò di fare mente locale della sera prima ma, a parte il suo arrivo e la cena, si ricordò ben poco. Rammendò di aver bevuto un liquore molto forte e, probabilmente, si era ubriacato. Quando provò ad alzarsi notò che aveva una coperta sulle spalle. Avvicinò il suo naso e si accorse che era permeata del profumo di Amina, una fragranza forte e dolce allo stesso tempo. Mentre respirava a pieni polmoni quel dolce aroma, notò che c’era una pastiglia sopra al tavolo. Analgesico. Gli venne da ridere, quella ragazza aveva proprio pensato a tutto. Si alzò di malavoglia e cercò di andare in bagno, per prendere la medicina.

 

“E adesso dove cavolo devo andare?” Spalancò la prima porta che si ritrovò sotto mano e, con sua grande sorpresa, si accorse di essere finito in camera da letto.

 

Imprecò sottovoce, per aver sbagliato stanza…poi, quando la vide dormire, rimase incantato. Il sole le sfiorava leggermente le guance e la sua chioma rossa risplendeva di mille riflessi, resi ancora più irreali dal colore bianco candido delle lenzuola. Sembrava così inerme, così tranquilla e beata, così…dolce. Il suo viso era rilassato e aveva a malapena le labbra socchiuse. Per un attimo gli parve di vedere una dea addormentata, in tutta la sua grazia. Si avvicinò lentamente, senza far rumore. Le scostò un ciuffo di capelli dagli occhi e, cercando di non svegliarla, la baciò. Fu un bacio casto e puro, fatto soltanto di un leggero contatto, come se si fosse rotta se avesse premuto con più forza. Sentì quel dolce profumo di menta, come quella sera quando si era fatto male al dito. Lei si rigirò nel sonno e lui le accarezzò per un’ultima volta la testa, prima di ritornare in cucina.

 

Era frastornato, persino lui non capiva come era riuscito a fare qualcosa di così dolce e smielato. Per puro caso, mentre cercava un bicchiere, fece cadere un vaso per terra, che fece un rumore assordante.

 

“E’ la fine…adesso chi la sente?”

 

Dopo qualche minuto, vide arrivare in cucina Amina: capelli scompigliati, pigiama di tre taglie più grandi e un paio di ciabatte oscene. Si era appena svegliata, era evidente. Orlando pregò con tutto il cuore che il suo bacio non l’avesse svegliata.

 

“Cos’è tutto ‘sto casino a quest’ora del mattino?” Disse lei, sbadigliando.

 

“Ho fatto cadere quel vaso per terra, è grave?” Rispose lui, cercando di apparire tranquillo e rilassato.

 

“No, è solo una schifezza che mi ero portata via dal mio vecchio appartamento. Allora, il tavolo è comodo per dormire? Io non l’ho mai sperimentato…”

 

“Mah, ci sono state delle occasioni in cui ho dormito meglio…tu piuttosto, fatto bei sogni?”

 

“E’ da una vita che non mi ricordo più dei sogni che faccio la notte. Hai già preso l’analgesico?”

 

“Sì, grazie per avermelo lasciato lì sopra, così non ho dovuto frugare in giro.”

 

“De nada. Fette biscottate, brioche, caffè?” Disse lei, accendendo il forno a microonde.

 

“Una tazza di caffè e qualche brioche, in assenza della mia cara colazione inglese!”

 

Mangiarono in silenzio, a causa del sonno che avevano ancora tutti e due. Amina era curiosa di sapere se lui si ricordava qualcosa della sera precedente. Così, con la scusa di Kate, entrò nel discorso.

 

“Allora Ob, dura la vita dopo che hai lasciato Kate?” Lui la guardò stupito.

 

“E tu come fai a saperlo? Non mi sembra che ti interessi a questo genere di cose…”

 

“Me l’hai detto tu, ieri sera.”

 

“Andiamo bene! Lo vuoi sapere qual è il mio ultimo ricordo? Il tuo abbraccio. Da lì in poi…nisba!”

 

“Ah, ho capito. Peccato…” Disse lei, alzando gli occhi al soffitto.

 

“Cosa?”

 

“Niente!” Arrossì visibilmente. Accidenti a lei e a quella lingua lunga che si ritrovava.

 

“Senti, a proposito di ieri…ecco, dovrei dirti una cosa.” L’atmosfera si era fatta incredibilmente pesante. Tutti e due si sentivano come dei pesci fuor d’acqua, senza contare che avevano assunto un colorito tra il rosso e il viola. “Vedi io…” Orlando era pronto. Era il momento giusto per dirle quali erano i suoi sentimenti. Non era sicuramente una situazione incredibilmente romantica ma, in fin dei conti, doveva farlo finché aveva l’occasione giusta. Stava per prenderle le mani quando sentì il suo cellulare squillare. In quel momento maledì e benedì quel maledetto affare: anche se non era riuscito a dirle niente, l’aveva salvato da un momento incredibilmente imbarazzante.

 

“Pronto?”

 

Ob, sono io! Per fortuna che ti ho trovato!

 

“Elijah?”

 

Sì. Ti prego, dimmi che non sei a casa di Amina!” El era stranamente agitato e Orlando, guardando la ragazza, rispose.

 

“Invece sono proprio lì, perché?”

 

Guarda fuori dalla finestra, senza farti vedere!” Orlando si affacciò e vide un nutrito gruppo di persone con macchine fotografiche al seguito: paparazzi.

 

“Ma che diavolo significa questa storia?”

 

Ci hanno preso di mira dopo che abbiamo scattato quella foto, alla sfilata di Christy. Pensano che Amina sia la fidanzata di uno di noi due. Quell’idiota della Templeton gli ha dato il suo indirizzo e i nostri!

 

“Ma io a quella là la uccido! Sono informazioni private!”

 

Senti, io adesso devo veramente lasciarti. Fammi sapere se tu e Amy riuscite a trovare una soluzione. Io ho la casa circondata di persone!” Elijah riattaccò bruscamente, lasciando Ob di sasso.

 

“Cosa è successo, perché hai guardato fuori dalla finestra?” Chiese Amina, molto curiosa.

 

“E’ successo un guaio enorme, dei paparazzi hanno pensato che tu sei o la mia fidanzata, o quella di El. Ti ricordi di quella foto che abbiamo scattato alla sfilata di Christy?” Lei annuì “Hanno tirato fuori questa storia dopo di ciò. Hanno invaso il tuo cortile e, probabilmente, anche quello di casa mia.”

 

“Chi era stato a dirmi che era una cosa innocua? Spiegami come hanno fatto ad avere il mio indirizzo!!” Lei era visibilmente arrabbiata.

 

“Anne Marie Templeton.”

 

“Ancora lei? E adesso che facciamo?”

 

“Non lo so, bisogna farci venire in mente qualche idea.”

 

“Aspettami qui, torno subito!” Amina andò in camera sua, la sentì parlare al telefono con qualcuno e, dopo qualche minuto, tornò da lui con un sorriso a trentadue denti.

 

“Cos’ha escogitato la tua mente malata?” Disse Orlando, abbastanza preoccupato.

 

“Tu ed El avete voglia di cambiare aria per un po’?”

 

“Questo cosa c’entra?”

 

“Beh, se vogliamo che le acque si calmino possiamo andare via da qui per un po’…per staccare un po’ la spina.”

 

“E dove, di preciso?”

 

“Ho appena telefonato a Christopher, mi ha consigliato di andare nella sua casa delle vacanze, a Firenze!”

 

“Firenze?” Chiese lui, un po’ stranito. (Ci sono tante Florence in America. Ricordatevi che parlano in inglese. NdShizuru117)

 

“In Italia, scemo! Che ne dici?”

 

“Dico che è un’idea a dir poco favolosa! Amo l’Italia, da quando l’ho vista la prima volta, qualche mese fa!” ‘E soprattutto amo i suoi abitanti’ pensò, però non lo disse.

 

In teoria, l’idea di andarsene era ottima ma, le cose che accaddero una volta là, meritano di essere raccontate un’altra volta, per la parte importante che rivestirono in tutta questa storia…una parte fondamentale per l’evolversi delle cose soprattutto perché là sarebbe successo qualcosa di imprevisto, che nessuno avrebbe programmato…

 

CONTINUA…

  
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