Uscii dall'auto e mi diressi nella mia camera.
Una volta li, spostai la tendina e guardai giù, lui era ancora li. Sembrava quasi che sapesse tutti i miei movimenti, era infatti mia abitudine dare uno sguardo fuori dalla finestra e perdermi guardando il caos della città nel silenzio della mia camera.
Gli chiesi cosa stesse facendo ancora li e lui mi disse che stava pensando.
"Proprio sotto alla finestra della mia camera d'albergo devi metterti a pensare?" - dissi tra me e me.
Quasi senza pensarci, scesi di nuovo giù, mi avvicinai a lui e gli domandai -"A cosa pensi?"
Era sorpreso, non mi aspettava di nuovo li, gli si leggeva in faccia che era pensieroso, ma io avevo colto anche una vena di sollievo sul suo viso, forse per il fatto che gli ero andata incontro per l'ennesima volta non lasciandogli fare tutto da solo.
C'era un'atmosfera strana, eravamo timidi e impacciati, cosa che non è affatto da noi.
Di li a poco sarebbe successo qualcosa, me lo sentivo.
Stavo ancora aspettando la sua risposta, che non arrivò, o meglio, non arrivò se non dopo l'attesissimo bacio.
"Non a cosa, ma a chi...e quel chi sei tu." - Fu questa la sua risposta.
Non mi ero mai sentita così prima d'ora, per quell'attimo non pensai a nulla. Non pensai dov'ero, non mi chiesi se stavo facendo la cosa giusta, niente di niente. Mi ero lasciata andare del tutto e ne ero più che felice.
Dopo qualche minuto arrivò anche l'auto con Mary e mia sorella. Lo salutai frettolosamente e con un sorriso da ebete raggiunsi le altre, non vedevo l'ora di raccontare a loro quello che era appena accaduto.