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Autore: memi    27/07/2006    4 recensioni
Sora Takenouchi ha quindici anni, vive con la madre ed è una normalissima studentessa dell’istituto Odaiba High School. Un giorno, però, nella sua stessa palazzina si trasferiscono due aitanti ragazzi che le stravolgeranno letteralmente la vita! Si tratta di Taichi Yagami e Yamato Ishida, suoi coetanei, che tuttavia hanno una particolarità: sono l’uno l’opposto dell’altro! Ben presto la povera Sora si troverà a vivere episodi di vita esilaranti, scene divertenti e molto di più assieme ai due inseparabili amici.
P.S.: Se credete che sia il solito triangolo amoroso…allora vi sbagliate di grosso!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Good Boys

Chapter Two

 

Sora prese un paio di profondi respiri, chiedendosi per l’ennesima volta come aveva fatto la madre a convincerla. Si sentiva tremendamente stupida in quel momento. ‘Cosa gli dico?!’, si chiese sempre più imbarazzata, ‘che la mamma mi ha praticamente costretta a chiedere loro se vogliono che li guida per la città?! Non ce la farò mai!’.

La giovane Takenouchi era sul punto di andarsene, troppo impacciata per anche solo bussare alla porta dell’appartamento B, ma per sua sfortuna proprio in quel momento quella si aprì.

“Sora?!”, la voce di Taichi, appena uscito, appariva chiaramente stupita e ciò fece arrossire ancor di più la poverina.

“C…ciao Taichi”, balbettò molto impacciata la giovane.

“Come mai sei qui? Volevi qualcosa?”

“Oh, beh, io…”, a quella domanda il volto di Sora si colorò di un delizioso ma inequivocabile rossore che suscitò l’immediata curiosità del brunetto. “Il fatto è che la mamma…sì, lei pensa che forse…se volete, s’intende!…beh, io potrei mostrarvi il quartiere e…”

“Sai, è strano”, la interruppe ad un tratto Taichi, attirando le sue attenzioni.

La giovane alzò lo sguardo, incuriosita, e solo allora si accorse dell’espressione divertita sul volto del ragazzo.

“Io e Yamato stavamo giusto uscendo per fare un giro nel nuovo quartiere…tanto per sapere com’è, ecco! E in effetti, adesso che mi ci fai pensare, avremo proprio bisogno di qualcuno esperto del posto che ci indichi la strada!”, Yagami le sorrise cordiale come sempre.

“Allora…io…”, mormorò impacciata Sora, ma il meraviglioso sorriso del giovane la azzittì.

“Ti andrebbe farci da guida, Sora?”, le chiese con la sua solita nonchalance Taichi.

Takenouchi arrossì lievemente sotto quelle pozze marroni, ma non poté fare a meno di ringraziarlo in cuor suo per essere così disponibile con lei.

“Sì… Ne sarei felice”, gli rispose, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.

“Bene!”

Come il giorno precedente, anche stavolta la scena fu interrotta dall’arrivo di Yamato dall’interno dell’appartamento. Il biondo non si curò di nascondere il proprio stupore nel momento in cui i suoi occhi blu incrociarono la figura di Sora, che arrossì involontariamente al suo cospetto.

“Yamato, ho una bella notizia da darti!”, fece immediatamente il brunetto rivolto all’amico. “Sora si è appena offerta di accompagnarci nella nostra visita! Non è fantastico?”

Mentre il volto di Taichi era palesemente allegro, quello di Yamato lasciava intendere una nota di meraviglia. Ma subito si riscosse, ritornando al suo cipiglio imperturbabile di sempre.

“Se lo dici tu…!”, fece solo, prima di superare l’amico e uscire di casa, avviandosi per primo verso le scale.

Sora rimase piuttosto delusa di quel comportamento. Aveva sperato di poter ricominciare con Yamato dopo l’incontro-scontro del giorno precedente, ma a quanto pareva si era proprio sbagliata. Quel ragazzo aveva proprio un caratteraccio!!

Taichi notò il suo sguardo pensieroso e subito un sorriso gli sorse spontaneo. Senza perdere il buonumore, il ragazzo chiuse la porta dell’appartamento B e fece per avviarsi a sua volta verso le scale, salvo bloccarsi quando notò che Sora non si decideva a muoversi.

“Non vieni?”, la guardò incuriosito.

“Sì, io…”, la fanciulla scosse il capo, mentre arrossiva nuovamente. “Eccomi!”

Riscuotendosi completamente dai suoi pensieri, Sora si avvicinò a Taichi e, dopo avergli regalato un dolce sorriso, si apprestò a scendere le scale.

 

 

Sebbene all’inizio si fosse dimostrata un po’ esitante, alla fine Sora dovette ammettere che la madre aveva avuto davvero una buona idea a farla offrire da guida ai due nuovi inquilini. Un caldo sole li aveva accompagnati per tutta la mattina e continuava a spadroneggiare nel nitido cielo di settembre. Ma non erano solo le condizioni atmosferiche a renderla così allegra quel giorno. Il fatto era che si trovava veramente a suo agio con quei due ragazzi, specie con Taichi. Il brunetto dall’aria spigliata, infatti, era una compagnia più che valida, spiritoso e brioso com’era. Aveva sempre il sorriso sulle labbra e sapeva infondere il buonumore anche solo a guardarlo.

Meno esuberante era invece Yamato, che tuttavia sembrava aver messo per un istante da parte l’impertinenza mostrata fino ad ora per rivelare il suo lato più disponibile. Forse era la presenza dell’amico a mutarlo così. Ma infondo che importanza poteva mai avere saperlo? Quello che contava veramente era che si stavano divertendo. Tutti e tre, di questo Sora ne era sicura sebbene Yamato si dimostrasse piuttosto restio a lasciar trapelare i suoi sentimenti.

“Poiché vi ho già mostrato il quartiere di Odaiba, direi di passare ad altro. Che ne dite di andare sulla Torre di Tokyo?”, proruppe ad un tratto proprio la fanciulla dai capelli ramati, raggiante per l’idea appena avuta. “Da lì si vede tutta la città e poi è bellissima, ve lo assicuro! Poi potremo andare direttamente al quartiere di Shibuya, così vi mostro anche quello. Che ne dite?”

I due amici a quella proposta si gettarono una strana occhiata che Sora non riuscì ad identificare. Ma poi, brioso come sempre, Taichi si affrettò a risponderle.

“Perché no? Sarà divertente!”, esclamò interessato.

“Ottimo!”, raggiante, Sora batté le mani come una bambina a cui era stata appena concessa l’autorizzazione ad avere una bambola nuova.

“Però vedi di non perderti, okay?”, si affrettò ad aggiungere sarcasticamente Yamato, per poi sghignazzare divertito quando vide il volto della fanciulla avvampare dalla rabbia.

Irritata, Sora si voltò verso di lui e gli fece la linguaccia, che però sortì l’unico effetto di far ridere ancora di più il ragazzo e Taichi, che si era aggiunto a lui. Imbufalita come non mai, la giovane Takenouchi allora s’incamminò con passo spedito, senza curarsi di attendere i due amici che subito, dopo essersi gettati un’occhiata complice, la raggiunsero. La collera di Sora scemò completamente nel momento stesso in cui sentì i due ragazzi prenderla a braccetto, chi da una parte e chi dall’altra, e si tramutò repentinamente in stupore. Ma quando gettò un’occhiata interrogativa ai due amici e quelli le sorrisero, non poté fare a meno di arricciare a sua volta le labbra in su. Felice, la giovane strinse un po’ di più la presa attorno alle braccia dei due ragazzi, intanto che li conduceva allegramente alla volta della Torre di Tokyo.

 

 

“Sorridete…”

Mentre la donna dietro l’obiettivo della macchinetta fotografica digitale tentava di mettere a fuoco l’immagine, Sora arricciò le labbra in un sorriso allegro. Più raggiante e appariscente era però Taichi che, sfoderando una fila di denti bianchissimi, faceva il segno di vittoria con una mano. Infine c’era Yamato, il più composto dei tre, che se ne stava alla sinistra di Sora e sfoderava un sorriso appena percepibile, ma forse per questo ancor più affascinante.

“Ci siamo”, mormorò solo la donna, prima che il flash illuminasse per un istante la zona. “Ecco fatto!”

“Grazie mille, signora!”, Taichi fu il primo a riprendersi e ad avvicinarsi alla donna che gli porgeva la sua macchina fotografica.

Nel frattempo Yamato sembrava completamente assorto nei suoi pensieri e l’unica cosa che lo legava ancora alla realtà erano i suoi profondi occhi blu che scrutavano Sora minuziosamente. Probabilmente era il grazioso rossore salito sulle sue gote ad attirare così la sua attenzione. O forse era l’espressione leggermente sperduta nei suoi occhi nocciola… Che poi, non poté fare a meno di chiedersi il biondo perplesso, che motivo aveva di arrossire?

“Non venite?”, fu la voce di Taichi a riportare entrambi alla realtà.

Ma mentre Yamato subito si riscosse e, con poche falcate lo raggiunse, Sora rimase ancora leggermente indietro immersa nei suoi pensieri. ‘Ma perché mi sento così imbarazzata?!’, si domandò sempre più confusa, ‘per una foto, poi! Solo che…’. La ragazza quasi non si accorse di essere avvampata paurosamente, se non fosse stato per le occhiate curiose dei passanti che la convinsero a mettere da parte i propri pensieri per raggiungere i due amici poco più avanti.

“Ho fame”, disse all'improvviso Yamato, fermandosi e gettando un’occhiata ai suoi due compagni in una chiara richiesta di trattenersi in qualche posto per mangiare qualcosa.

“In effetti anch’io!”, si aggiunse immediatamente anche Taichi, mentre il suo stomaco iniziava a farsi sentire. “Che ne dite di fermarci a mangiare qualcosa?”

“C’è un locale molto delizioso proprio accanto alla Torre”, s’intromise a quel punto Sora, dopo un istante di silenzio. “Potremo andare lì, se a voi va bene”

“Tutto pur di mangiare!!”, annuì immediatamente, raggiante, il brunetto.

“Okay”, fece poco dopo anche Yamato, stranamente pensieroso.

Sora sorrise radiosa, contenta che la sua proposta fosse stata così subitamente accettata. Poi, tutti e tre insieme, si diressero verso il famoso locale che si rivelò essere davvero delizioso come Sora lo aveva descritto. Non era molto grande, ma ben arredato e dall’aria confortevole. Non appena vi ebbero messo piede, una cameriera gentile e dall’espressione giocosa si avvicinò a loro e li guidò all’interno del posto, fino a farli accomodare ad un piccolo tavolo predisposto in un angolo. Quindi, dopo aver estratto dalla tasca un blocnotes e una penna, prese le ordinazioni ed infine si accomiatò con la promessa di ritornare in breve.

“Davvero carino questo posto…”, l’iniziale silenzio venne come al solito fugato da Taichi, che si guardava incuriosito attorno.

 “Mio padre mi portava sempre qui quando ero un po’ più piccola, e anche adesso quando ritorna dai suoi viaggi mi ci porta ogni tanto”, spiegò con un sorriso quasi nostalgico Sora.

Quasi spinto da quella frase, Taichi si drizzò sulla sedia.

“Viaggi?!”, ripeté stordito.

Sora sorrise. “Beh, lui è un ricercatore e per questo è costretto a spostarsi spesso. Adesso è a Kyoto con la sua equipe e dice che non c’è città migliore per un ricercatore”

“Quindi tuo padre è spesso fuori casa”, osservò pensoso Taichi, mentre accanto a lui Yamato pareva estremamente interessato al panorama che s’intravedeva dalla finestra.

La fanciulla annuì. “Sì, in effetti è così. Ha girato praticamente mezzo Paese, ma è sempre presente ad ogni festa e appena può ne approfitta per venire qui da noi. Qualche volta sono andata anche io in alcuni dei suoi viaggi, ma non posso mai stare tanto a lungo fuori per via della scuola”

Forse colpito da quelle parole, Yamato si voltò finalmente dalla loro parte e la fissò, senza tuttavia dire nulla. Sora ne fu molto sorpresa, perché, vedendolo così preso dai propri pensieri, non si era quasi accorta che lui in realtà la stesse ascoltando.

“Beh, deve essere forte poter vedere il Giappone in ogni sua località alla ricerca di un qualche fenomeno!”, Taichi sorrise con convinzione, e subito ricevette un cenno d’assenso da parte di Sora.

Ad interrompere sulla scena ci pensò l’arrivo della cameriera di poco prima.

“Ecco a voi, ragazzi!”, con un meraviglioso sorriso e riprendendosi il vassoio con cui aveva portato le ordinazioni varie, la donna li lasciò nuovamente soli.

“Uhm… Ottimo questo gelato!”

Mentre Taichi si tuffava nell’enorme coppa che aveva di fronte, il biondo suo amico continuava imperterrito ad osservare Sora seduta di fronte a loro. I suoi meravigliosi occhi blu non avevano scostato per un solo istante la presa dal volto leggermente imbarazzato della fanciulla, che non aveva potuto fare a meno di arrossire sotto quello sguardo penetrante.

“Ehi, Yamato, non lo mangi quello?”, in soccorso di Sora venne, senza nemmeno accorgersene, proprio il giovane Yagami.

Il brunetto, approfittando della distrazione dell’amico, fece per infilare il proprio cucchiaio nella coppa di quello, ma Yamato la spostò appena l’attimo prima che il piano potesse definirsi riuscito.

“Spiacente, amico”, mormorò solo con un ghigno vittorioso, mentre affondava la posata da dessert nel gelato.

“Umpf! Che ti costa darmene un pochino? Solo per assaggiarlo!”

“No”

“Dai…!”

“Ho detto di no”

“Ti prego!!”, lo implorò ancora Taichi.

“No e ancora no”, ripeté lapidario Yamato, spostandosi poco più in là per impedire al ragazzo di papparsi anche il suo di gelato.

Mentre i due amici si contendevano il gelato, Sora non poté fare a meno di sorridere, sinceramente divertita da tutta quella a dir poco bizzarra scena che le aveva fatto dimenticare ogni pensiero triste.

Notandola sghignazzare, subito sia Taichi che Yamato posero fine al diverbio e la osservarono incuriositi. Ma l’espressione raggiante sul volto della bella Takenouchi bastò a far sorridere anche loro.

 

 

Illuminata dalla luce arancia del sole al tramonto, Tokyo sembrava più una città legata ad un qualche incantesimo che la megalopoli caotica di sempre.

“Beh, io sono arrivata”

“Il tuo appartamento!”, sorrise Taichi accennando alla porta marrone a pochi passi da loro.

“Già…”, annuì anche Sora, non sapendo di preciso che dire e trovandosi per questo nell’impaccio.

Tra i tre calò un istante di silenzio durante il quale ognuno sembrò perdersi nei propri pensieri. Sora teneva il volto basso e aveva le guance leggermente arrossate; Yamato, invece, puntava dritto il cielo con i suoi intensi occhi blu; infine c’era Taichi, che osservava senza curarsene la ragazza davanti a lui.

“Grazie per averci accompagnati, Sora”, fu proprio il brunetto, alla fine, a porre fine a quel silenzio.

Takenouchi alzò lo sguardo, lievemente stupita, e subito si ritrovò di fronte due sorridenti occhi marroni.

“Mi sono divertito davvero molto!”, continuò Yagami. “E poi tu sei davvero un’ottima guida!!”

L’occhiolino che le rivolse la fece arrossire appena, ma allo stesso tempo anche sorridere.

“È stato un piacere, Taichi! E poi…mi sono divertita molto anch’io!”, non nascose la fanciulla.

“Sono contento!”, le sorrise allora lui, prima di avviarsi verso le scale. “Allora ciao, Sora!”

“Sì! Ciao Taichi!”

Sora lo seguì con lo sguardo mentre saliva le scale, per poi scomparire al piano di sopra. Udì la serratura dell’appartamento B scattare e appena poco dopo la porta d’ingresso richiudersi, segno che Taichi era ormai entrato in casa. Allora fece per imitarlo ed entrare nella sua di casa, ma si bloccò quando si accorse che Yamato era ancora fermo nel punto di poco prima, intento ad osservare il maestoso firmamento sopra di loro.

“Tokyo…”

La voce seria e profondamente immersa di Yamato la fece sobbalzare.

‘Eh?! Tokyo?!’, si chiese tra sé e sé, frastornata.

“Tokyo è stupenda vista di notte”, continuò d’improvviso il biondino, senza mai smettere di osservare la volta celeste volgersi sempre più verso l’imbrunire.

‘Yamato…!’, Sora lo guardò, palesemente stupita di sentire quelle parole proprio da lui. Era strano, perché in fondo le uniche volte che lui le aveva rivolto la parola era per punzecchiarla, tanto da finire per farsi rifuggire da lei. Eppure…possibile che sotto quella scorsa da duro e indisponente ci fosse un ragazzo dall’animo sensibile?!

“Ehi, ragazzina?!”

“Eh?!”

Immersa com’era stata nei suoi pensieri, Sora non si era minimamente accorta che nel frattempo Yamato le si era avvicinato fino ad esserle in sostanza di fronte. Ma ora che lo notava, non poté fare a meno di arrossire imbarazzata come non mai.

Si guardarono per un tempo che le parve infinito, fino a quando non lo sorprese a fare una cosa che la fece divenire paonazza. Yamato, infatti, si stava avvicinando man mano sempre di più con il volto a quello di lei. Sora poté respirare per un istante la dolce freschezza della pelle del ragazzo, che le fece battere sempre di più il suo già impazzito cuore. ‘Che mi succede?’, si domandò completamente in balia degli eventi, con il volto in fiamme e le gambe molli. Non riusciva a capire… Sembrava quasi che il biondino volesse baciarla. ‘Credevo che lui non mi sopportasse…’, si ripeté nei suoi pensieri, spaesata.

Yamato si fece sempre più vicino, tanto da esserle distante solo di pochi centimetri ormai. I suoi occhi blu erano seri come sempre, ma anche magnetici e profondi, talmente tanto dolci da far venire i brividi.

Sora ormai non capiva più nulla… Non percepiva più niente se non il battito frenetico del suo cuore e l’ardente desiderio di assaporare quelle labbra tanto invitanti. Quasi non si accorse di chiudere gli occhi e di perdersi in quell’attimo. Le sembrava di stare vivendo in un sogno in quel momento, con il cielo dagli sfocati colori del pesco a fare da sfondo alla sua magica storia. ‘Ecco…il mio primo vero bacio…’

“Lo sai che sei buffa?”

Le parole palesemente divertite di Yamato la riportarono alla realtà in un brusco risveglio.

Sora riaprì gli occhi, rossissima in volto e imbarazzata ancor di più, e subito si ritrovò davanti un volto stranamente sorridente.

“Che hai da sorridere?”, sbottò irritata per la figuraccia che il ragazzo le aveva appena fatto fare.

“Sei tu”, le rispose in tutta franchezza lui, non curandosi di trattenere una piccola risata.

Arrabbiata e umiliata come non mai, Sora dovette stringere le mani a pugno e richiamare a sé tutto l’autocontrollo di cui era capace per non prenderlo a schiaffi. ‘Ma chi si crede di essere quello zoticone?! Sensibile lui…? Tsk! Figuriamoci!’, fremette dalla rabbia. Insomma…farle credere di starla per…e poi prendersi così gioco di lei?!

Imbufalita, Sora si voltò verso di lui e gli lanciò una delle sue più terribili occhiatacce, che però non scalfì minimamente l’espressione divertita sul volto del biondino. Allora, seccata, gli fece la linguaccia.

Yamato sorrise di fronte a quella piccola rivendicazione infantile, intenerito da tanta ingenuità, per poi ritornare serio appena poco dopo.

“Beh, ci vediamo, Takenouchi”, fece ad un tratto Ishida, voltandosi verso le scale ed affondando le mani nelle tasche del jeans.

“Eh?! Ma…”, tentò di dire lei, completamente stordita dallo strano comportamento del giovane e ormai non più arrabbiata.

Però non fece in tempo a dire altro che il biondo era già scomparso al piano superiore.

Sora sospirò, spossata da quel ragazzo che si rivelava ogni minuto di più sempre diverso. Ma poi, nonostante tutto, uno splendido sorriso le increspò le labbra scarlatte e l’accompagnò anche mentre entrava in casa sua.

  
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