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Autore: memi    02/06/2006    19 recensioni
Sora Takenouchi ha quindici anni, vive con la madre ed è una normalissima studentessa dell’istituto Odaiba High School. Un giorno, però, nella sua stessa palazzina si trasferiscono due aitanti ragazzi che le stravolgeranno letteralmente la vita! Si tratta di Taichi Yagami e Yamato Ishida, suoi coetanei, che tuttavia hanno una particolarità: sono l’uno l’opposto dell’altro! Ben presto la povera Sora si troverà a vivere episodi di vita esilaranti, scene divertenti e molto di più assieme ai due inseparabili amici.
P.S.: Se credete che sia il solito triangolo amoroso…allora vi sbagliate di grosso!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Good Boys

Preface

 

Normalmente sono solita lasciare questo genere di cose alla fine di una fanfiction, ma stavolta ho dovuto fare un’eccezione. Nessun motivo in particolare, solo volevo fornire un paio di chiarimenti prima di passare in maniera definitiva alla storia.

Per prima cosa, ci tenevo a scusarmi con quanti di voi ho lasciato col fiato in sospeso per via di un’altra fanfic sempre focalizzata sui Digimon. Nessun problema, se non quella maledetta ispirazione. E dico “maledetta” per il semplice fatto che mai come ultimamente non fa altro che andare e venire in un andirivieni decisamente insopportabile! Per cui, cogliendo sfacciatamente l’occasione, mi appello a quanti di voi attendono il seguito chiedendovi sinceramente perdono. Scusatemi ancora per questa mancanza, ma come vi dicevo sto solo aspettando il “momento propizio” per impugnarla nuovamente.

A questo punto parte spontanea una considerazione. O, meglio, un piccolo appunto su questa mia nuova fanfic. Ebbene, questa storia è nata quasi per caso, in un attimo d’improvvisa ispirazione avuto qualche tempo addietro. Precisamente è nato tutto l’estate scorsa. Ascoltavo distrattamente la canzone “Rotolando verso sud” dei Negrita, una famosa band italiana, e intanto vagavo per la rete. Ad un tratto sono incappata in alcune immagini del manga “Parfait Tic” (proprietà dell’autrice e della rispettiva casa editrice) e…puf! Ecco nascere lo spunto alla storia. In verità non ho mai letto il manga sopra citato, se non qualche scena. Diciamo solo che in un certo senso mi ha dato una vaga ispirazione – ossia l’idea base del trasferimento di Taichi e Yamato nella palazzina di Sora – che io ho poi ampliato e fatto mia, per così dire. Per cui, nel caso si verifichino delle analogie con il manga, sappiate che si tratterà di coincidenze belle e buone, nulla di più davvero!

A differenza delle altre mie fanfic su questo anime, questa è una storia “fresca”, con una trama molto versatile. È, in altre parole, una storia che tenta di narrare le vicissitudini del mitico trio durante la loro adolescenza, senza tuttavia tener conto dell’anime. D’altro canto non poteva essere diversamente considerando il fatto che è un’Alternative Universe!

Ma adesso passiamo ai tanto odiati, quanto necessari disclaimer.

Tutti i personaggi di Digimon 01 e Digimon 02 non mi appartengono, ma sono proprietà dell’autore e della rispettiva casa editrice. Gli altri personaggi, che invece non appaiono nell’anime, mi appartengono di diritto in quanto sono il frutto della mia fervida immaginazione. Inoltre tutti i personaggi e la stessa fanfiction non sono utilizzati assolutamente da me medesima a scopo di lucro.

Fatto l’utile, passiamo al dilettevole. Volevo semplicemente ringraziare in anticipo quanti di voi leggeranno e nel caso commenteranno la storia. Adesso non voglio nel modo più assoluto annoiarvi con la solfa di quanto siano importanti i commenti per chi scrive, ma ci tengo a farvi sapere che io apprezzo tantissimo qualunque critica, positiva o negativa che sia. Per cui, ancora un grazie in anticipo! ^^

Okay, adesso vi lascio – finalmente! – e vi auguro una buona lettura!

Memi J


 
Attenzione: come da suggerimento dell’amministratrice di EFP, ho unito la Preface con il Chapter One. Le recensioni legate a quest’ultimo, peraltro, sempre come da suggerimento sono state copiate e inserite nel nuovo capitolo come anonime. Si vuole tuttavia ringraziare skiblue, HikariKanna, Keiko Sayuri, Heather, memole, CERA91 e Neko chan che adesso ritroveranno le loro più che gradite recensioni in formato anonimo.

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Good Boys

Chapter One


“Mamma, sono tornata!”, la voce allegra di Sora Takenouchi si diffuse in tutta la casa, fino a giungere nella zona soggiorno dove c’era la madre intenta ad annaffiare una piantina.

“Togliti le scarpe, tesoro, e va ad indossare qualcosa di comodo. Poi quando avrai finito, per favore raggiungimi qui. Ho una notizia da darti!!”

“Va bene!”

Sora si sfilò le scarpe marroni e indossò velocemente le ciabatte bianche, morbide, messe lì a disposizione per lei. Entrò nella sua camera e lasciò distrattamente la cartella con i libri sulla sua scrivania di legno, che avrebbe ripreso solo dopo il fine settimana appena cominciato, piombandosi poi sull’armadio. Mentre si sfilava la divisa verde predisposta dalla sua scuola, l’Odaiba High School, per indossare un jeans e una maglietta di un particolare rosa acceso da sopra, i suoi pensieri erano rivolti completamente alle parole che le aveva poco prima rivolto la madre. ‘Chissà quale sarà questa novità!’, si chiese incuriosita la giovane, ravvivandosi i lucenti capelli ramati che le sfioravano appena la curva delle spalle ed uscendo finalmente dalla sua stanza. Arrivata in salone, trovò la madre ancora intenta a sistemare i suoi adorati fiori in un vaso.

“Oh, Sora! Hai fatto presto!”, esclamò stupita Suzuki Takenouchi non appena vide la figlia.

I capelli castani erano raccolti in uno stretto chignon, in cima al capo, e gli occhi scuri addolcivano spiccatamente i tratti severi del volto.

“Già! Allora: cosa volevi dirmi?”, s’interessò immediatamente la fanciulla, andando dritta al punto.

“Due cose a dir la verità”, si corresse la donna, sistemando i fiori in un vaso. “La prima è che ha chiamato Mimi stamattina. Si era dimenticata del fuso orario e che quindi tu eri a scuola in quel momento”

Sora annuì, facendo così intendere di aver capito. Le faceva immensamente piacere sapere che la sua migliore amica l’aveva telefonata. Purtroppo non potevano sentirsi spesso perché mentre lei abitava a Tokyo, Mimi si era trasferita a New York, dall’altra parte del mondo in pratica. Così un po’ per il fuso orario e un po’ per le bollette salate che arrivavano ogni volta, risultava un po’ difficile chiamarsi.

“La chiamerò appena possibile!”, assicurò, sinceramente contenta, pensando a quale sarebbe stato l’orario migliore per poterla rintracciare.

“Bene. Ma adesso veniamo all’altra notizia”

Le parole di Suzuki incuriosirono subitamente la figlia che, messi da parte i propri pensieri, la ascoltò attentamente.

“Hai presente l’appartamento sopra di noi?”

“Sì, e allora?”

“I proprietari si erano dovuti trasferire e così è rimasto vuoto”

“Sono due anni che è vuoto, mamma. Scusami, ma non riesco a capire quello che vuoi dirmi”, Sora pareva frastornata, non riuscendo a trovare una scusa che giustificava quel discorso in apparenza vuoto sull’appartamento che si ergeva sopra di loro.

“Ecco, stamattina ho parlato con la signora Tamaki, quella dell’ultimo piano e…a quanto pare, finalmente l’appartamento è stato affittato! I nuovi inquilini dovrebbero arrivare oggi”

“Davvero?”, la fanciulla dai capelli ramati parve piuttosto stupita della cosa, ma non molto interessata.

‘Sarà l’ennesima famigliola felice!’, si disse tra sé e sé, pensosa.

“Perché non vai fuori ad aspettarli, tesoro? Sarebbe carino dare loro il benvenuto, non trovi?”, ruppe il fluire dei suoi pensieri la signora Takenouchi.

“Uhm…okay”, mormorò distrattamente Sora, per nulla entusiasmata all’idea.



Sora chiuse la porta di casa alle sue spalle e trasse un grosso respiro, che sembrò riempirle i polmoni. Lentamente si allontanò dall’uscio e si avvicinò al parapetto bianco del balcone. Affianco, le scale predisposte all'aperto mettevano in comunicazione i vari appartamenti.

Mentre appoggiava distrattamente i gomiti alla balaustra, i suoi pensieri volarono nel mondo magico della fantasia, che le fece immaginare le mille e più possibilità di persone che i nuovi inquilini della sua palazzina sarebbero potuti essere. Sora si era immaginata una famiglia composta da quattro, cinque persone, con magari un bebè a carico. Il capostipite sarebbe stato un tipo alla mano, mingherlino e dal sorriso affabile, mentre la moglie che lei aveva immaginato era il classico tipo legato alla famiglia. Poi c’erano i due figli: uno di dodici, tredici anni, e l’altro di dieci. Presumibilmente il primo sarebbe stato una femmina. Stava giusto pensando a quanto casino avrebbero potuto combinare i due ragazzini, quando un camion bianco che posteggiò proprio davanti alla palazzina attirò la sua attenzione.

‘Vediamo se ho indovinato!’, si disse, a metà tra il divertito e l’incuriosito, la fanciulla, intuendo al volo che si trattava del camion dei traslochi dei nuovi inquilini. Non appena vide lo sportello del passeggero aprirsi, Sora aguzzò la vista sicura di vedervi uscire una donna da lì. Le sue convinzioni, però, iniziarono a vacillare non appena distinse un piede rinchiuso in una scarpa scura, troppo grande e maschile per essere indossata da una madre di famiglia. Infine crollarono miseramente non appena la figura uscì completamente dal camion, rivelandosi in tutta la sua bellezza e in tutto il suo essere un ragazzo. Uno splendido ragazzo.

Sora spalancò senza quasi accorgersene la bocca, rapita da quella visione celestiale.

Capelli dorati come il sole più vivo, fisico a dir poco perfetto e postura elegante. Le sembrava di star rimirando una divinità più che un ragazzo. Il giubbotto nero che indossava s’intonava perfettamente all’aria misteriosa che aveva lo sconosciuto. Un’aria che a tratti appariva persino indisponente, ma sempre tremendamente attraente.

‘Quel ragazzo è…è bellissimo!!’, non poté fare a meno di pensare Sora senza riuscire a distogliere lo sguardo da lui. Eppure ne aveva visti di ragazzi carini, vivendo in una megalopoli come Tokyo. Ma quel ragazzo…quello era veramente stupendo.

Il cuore di Sora, però, toccò il culmine quando i suoi occhi nocciola videro l’elegante figura iniziare a salire proprio i gradini del suo palazzo…! ‘Che…che sia lui il nuovo inquilino?’, si domandò per la prima volta, spossata e in fermento allo stesso tempo.

Stava ancora pensando a questo, quando si ritrovò due meravigliosi occhi di un blu terso fissarla intensamente, quasi volessero carpire la sua parte più recondita e segreta. Infatti il ragazzo che così prepotentemente aveva attirato le sue attenzioni le era ormai di fronte, avendo, senza che lei se ne fosse accorta, superata con passo elegante la prima rampa di scale del condominio. E forse fu proprio per questo che Sora arrossì violentemente, mentre il suo cuore batteva come impazzito.

“Ehi tu”, la voce ferma ma decisa del ragazzo la riportò bruscamente alla realtà, facendola palpitare.

“I…io?!”

“Vedi qualcun altro in giro?!”

La risposta che le diede il ragazzo la fece rimanere alquanto perplessa.

“N…no”, la giovane Takenouchi lo guardò palesemente frastornata.

“È questo il palazzo 619?”

“S…sì”

Sora lo vide sospirare, probabilmente di sollievo, e il suo cuore ebbe un balzo. ‘Oddio! Possibile che sia veramente lui il nuovo inquilino?!’, si chiese speranzosa.

“Sai dirmi qual è l’appartamento B?”, le chiese ancora il biondo, senza mai smettere di fissarla negli occhi.

“C…certamente. È…è quello sopra”, balbettò impacciata Sora, pregando che il ragazzo non notasse il rossore sul suo volto.

“Uhm…”, disse per risposta lui, prima di voltarsi e fare per avviarsi al piano di sopra, rimanendo la povera Takenouchi completamente allibita.

‘Ma come…se ne va così senza dire nulla?!’, si chiese allibita e leggermente irritata per essere stata così volutamente ignorata.

“Ah, a proposito!”

Sora sorrise felice quando lo vide ritornare sui suoi passi. ‘Ecco, lo sapevo che non se ne sarebbe mai andato così!’, si ripeté tutta felice.

“Fammi un favore, ragazzina. Vai a dire a quell’uomo accanto al camion che deve scaricare al secondo appartamento, okay?”, si raccomandò, prima di salire l’ultima rampa di scale che lo divideva dal suo nuovo appartamento.

Rimasta sola Sora si ritrovò suo malgrado a boccheggiare un paio di volte, completamente allibita dalle parole del ragazzo. Ma poi un senso di rivalsa s’impossessò di lei, che s’inalberò all’istante.

“Ma come si permette quel…quello stupido?! Per chi mi ha presa: per la sua schiavetta?!”

Avrebbe continuato ad inveire contro quel bellissimo quanto sfrontato ed insolente ragazzo, se una risata palesemente divertita non avesse attirato la sua attenzione.

Sora si voltò incuriosita verso le scale e notò, fermo sul penultimo gradino della rampa di scale, un giovane ragazzo dall’aria affabile che si stava letteralmente sganasciando dalle risate.

Arrossì di botto, imbarazzata come non mai per la figuraccia appena fatta con un ragazzo davvero niente male. Certo, non appariscente come quell’altro, ma in ogni caso davvero niente male con quel fisico atletico messo in risalto dal jeans e dalla maglia sportiva, blu, che aveva indossato. I capelli castani, folti e fluenti, apparivano scomposti sul capo, quasi trasandati, e riuscivano a conferire al ragazzo un’aria allegra. Il volto dai lineamenti morbidi era caratterizzato dalla presenza di due vivaci e briosi occhi marroni, capaci di dargli un’aria affabile e cordiale, totalmente diversa dall’aria che invece aleggiava attorno al biondino di poco prima.

“Scusa il mio amico”, fece ad un certo punto il brunetto, salendo anche gli ultimi due gradini. “A volte è un po’…come dire…indisponente, ecco. Ma ti assicuro che non è male in fondo”

Il sorriso che le rivolse fece sciogliere, come neve al sole, il cuore già fortemente prostrato di Sora, la quale tuttavia non poté fare a meno di sorridergli grata. Doveva ammettere che quel ragazzo era davvero molto disponibile e alla mano.

“A proposito: io sono Taichi Yagami!”, si presentò, con la sua solita allegria, il ragazzo, porgendole educatamente la mano.

“Sora… Io mi chiamo Sora Takenouchi”, dopo un’iniziale esitazione, anche la fanciulla si lasciò andare e strinse la mano che quello le protendeva.

“Sora… Tu vivi qui?”, s’informò allora Taichi, mentre si guardava incuriosito attorno.

“Sì. Proprio qui”, indicò l’appartamento A in cui lei viveva con la madre.

“Ah…capisco. Beh, questo vorrà dire che d’ora in poi saremo coinquilini, poiché da oggi abito all’appartamento B!”, fece tutto allegro il brunetto, ritornando a posare lo sguardo in quelle calde pozze nocciola.

A quelle parole Sora strabuzzò gli occhi. ‘Cosa?? All’appartamento B?! Insieme a quel ragazzo?’, si chiese chiaramente frastornata.

“Io e il mio amico, che a proposito si chiama Yamato Ishida, ci siamo appena trasferiti qui”, quasi ebbe udito le sue mute domande, Taichi si affrettò a spiegarle.

A quella spiegazione, Sora non poté fare a meno di sorridergli, sinceramente riconoscente. ‘Questo ragazzo…Taichi… È davvero simpatico e socievole!’, si disse tra sé e sé, contenta di quell’incontro, ‘e poi…non è davvero niente male!’.

“Come mai sei arrossita?”

“Eh?”, la voce di Taichi la riportò dolcemente alla realtà.

“Sei tutta rossa”, le fece allora notare lui, estremamente divertito.

“Beh, io…ecco…veramente…”

Notandola così impacciata, al giovane Yagami sorse spontanea una risata, che ebbe l’effetto di far sorridere anche Sora.

“Ehi, Taichi! Si può sapere che stai facendo?”, ad interrompere l’allegra risata dei due ci pensò una voce seria che Sora ormai aveva imparato a conoscere.

La fanciulla si voltò verso la prima delle due rampe di scale che dava al piano superiore e immediatamente sul suo volto comparve un’espressione sdegnata quando scorse la figura del biondino di poco prima.

“Yamato!”, lo accolse calorosamente Yagami.

Il biondo scese anche gli ultimi gradini, fino a ritrovarsi di fianco all’amico. Una volta qui i suoi occhi blu si concentrarono nuovamente sull’unica ragazza presente. Ma stavolta questa sostenne il suo sguardo, visibilmente irritata con lui per come era stata trattata in precedenza.

“Hai già conosciuto Sora, non è vero?”, continuò Taichi. “Lei abita proprio all’appartamento sotto di noi”

Yamato annuì, senza tuttavia distogliere lo sguardo da lei.

“A proposito: hai fatto quello che ti avevo chiesto, ragazzina?”, fu l’unica cosa che disse, rivolto a Sora, che arrossì indignata.

“Guarda che io ho quindici anni!”, lo apostrofò, gettandogli uno sguardo inceneritore che però non sembrò scalfire minimamente l’aria imperturbabile del giovane.

“Stai scherzando, vero?”

Le parole di lui la rimasero per un istante spiazzata.

“Ma…tu…come…”, balbettò, allibita.

Sora stava per aggiungere qualcosa, ma le sue parole furono interrotte dal tempestivo arrivo della signora Takenouchi.

“Sora?”, Suzuki si affacciò sul pianerottolo, per poi sorridere quando vide i due giovani ragazzi con la figlia. “Voi due dovete essere i nuovi inquilini”

La donna si avvicinò al piccolo trio, sfoderando un sorriso cortese.

“Infatti!”, le rispose immediatamente il brunetto, sorridendo affabile. “Sono Taichi Yagami e lui è Yamato Ishida. Lei invece deve essere la madre di Sora, suppongo”

“Esattamente. Mi chiamo Suzuki Takenouchi, è un piacere conoscervi”

“Il piacere è tutto nostro!”, ribatté prontamente Taichi, sfoderando un sorriso radioso che la donna sembrò apprezzare molto.

“Non ci sono i vostri genitori?”, s’informò subito dopo Suzuki.

“No. Io e Yamato abbiamo deciso di venire a vivere qui da soli”, spiegò sempre il giovane Yagami.

“Ah…capisco”, mormorò allora la donna, anche se appariva chiaramente perplessa. “Beh, spero che vi troverete bene qui”

“Ne siamo convinti!”, esclamò sicuro Taichi.

“Se avete bisogno di una mano per qualsiasi cosa, non esitate a chiamare, intesi?”

“Grazie, signora Takenouchi. Lei è davvero molto gentile”, mormorò solo il brunetto, prima di rivolgersi all’amico. “Dai, andiamo a vedere questa casa!”

Yamato annuì e, dopo aver salutato educatamente la madre di Sora, si avviò al piano di sopra. Taichi lo imitò immediatamente, ma prima di scomparire dalla vista della ragazza appena conosciuta si voltò verso di lei e le ammiccò.

“Ci vediamo presto, Sora!”, le sorrise, affabile come sempre.

La giovane Takenouchi annuì, contenta. Poi, senza dire nulla, ritornò in casa come già aveva fatto poco prima la madre.

  
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