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Autore: Ofelia20    06/12/2011    2 recensioni
Un' esperta banda di ladre capitanata dalla rossa Roxy, semina il panico nei musei, nelle gallerie e nei più prestigiosi appartamenti dell'elitè di New York. Toccherà a Peter Burke e Neal dar loro la caccia.
DAL SECONDO CAPITOLO
“Ma dai! Una banda di abili ladre … sono l’unico a trovare la cosa stranamente eccitante?” disse Neal spalancando le braccia con uno strano luccichio negli occhi e il suo solito sorriso malandrino stampato sul volto.
“Si, sono proprio le donne dei tuoi sogni eh? Quando le arresteremo sarai libero di provarci con loro” gli rispose Peter con condiscendenza, anche se non voleva ammetterlo, ma trovava anche lui il caso estremamente affascinante. Finalmente il duo Caffrey e Burke si rimetteva all’opera su un vero caso.
Genere: Azione, Commedia, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neal Caffrey, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Con un muffin al cioccolato tra le mani,Roxy scese frettolosamente i gradini di casa e si avviò verso la sua auto: un maggiolone vecchio modello giallo canarino. Salì a bordo, frugò nella tasca della giacca in cerca della chiave, la estrasse e con un rombo il motore si accese. Cominciando a sfrecciare tra le strade di New York, Amava guidare, adorava la sua vecchia auto e tutti i suoi stani rumori e scricchiolii, osservava la vita dalle persone attraverso il finestrino aperto, lasciando che la fredda aria mattutina le accarezzasse il viso e i capelli, mentre di tanto in tanto dava qualche morso al suo dolcetto.  Guidò per circa quindici minuti, immersa nei suoi pensieri mentre la vecchia autoradio emetteva musica jazz da una audiocassetta. Parcheggiò velocemente senza fare troppa attenzione, scese dirigendosi verso un negozio di fiori. Entrò facendo tintinnare la campanella che si trovava in alto sulla porta,il negoziante di trovava girato di spalle intento ad aggiustare un grande vaso di girasoli dietro il bancone, era un uomo dal fisico slanciato e con lunghi capelli bianchi legati in una coda.

“Sai dovresti tingerti i capelli Roxy…” le disse senza girarsi. La ragazza strabuzzò gli occhi prima di lasciarsi scappare un sorriso, aveva sempre trovato inquietante quel modo di fare del uomo.

“Non ci penso nemmeno!”rispose ridacchiando mentre avvicinava il naso ad un tulipano. L’uomo infilò l’ultimo girasole nel vaso e si girò verso la rossa sorridendo.

“Catilina ho bisogno del tuo aiuto.”  Gli disse Roxy,  L’uomo si faceva chiamare Catilina, come il famoso personaggio storico romano. Nessuno sapeva il suo vero nome, lui stesso diceva di averlo dimenticato. Non era chiaro il motivo per cui avesse scelto quel nome, forse per la sua passione per la storia classica, o perché anche lui come il vero Catilina era avvezzo al tradimento, o più semplicemente forse solo per esaltare le sue origini italiane.

“Certo Roxy tutto per te!” le rispose l’uomo con il suo strano accento cadenzato,ancora colorato dalla pronuncia della sua lingua madre.

“Venerdì sera ci sarà un galà al Metropolitan Museum ed io e le ragazze vorremmo tanto andarci! Ma abbiamo bisogno del invito…” l’uomo subito la bloccò alzando la mano. “Bè se si tratta si questo genere di affari dobbiamo parlarne nel mio ufficio.” Così dicendo uscì dal bancone e si diresse verso la porta scambiando il cartello con la scritta “aperto” con un’altra con su scritto “Torno Subito” , e fece cenno alla ragazza di seguirlo nel retro del negozio. Il negozio che apparentemente sembrava un semplice colorato e profumato Fioraio , nascondeva il laboratorio di uno dei più grandi falsari d’America, che ormai dedito alla pensione si occupava solo di sbrigare qualche lavoretto per gli “amici”. Catilina si chiuse alle spalle la porta del piccolo magazzino dove tra i fiori erano nascoste stampanti e altri “ferri del mestiere”.

“Hai una copia del invito?” le chiese l’uomo mentre spostava una vaso di orchidee per mettere in funzione uno strano macchinario.

“Si eccolo… L’ho trovato nella borsa di una certa Meredith Steward “ le rispose Roxy mentre estraeva dalla borsa l’invito stampato su una carta pregiata e con una carattere blu elegante e raffinato.

“Mmh…” disse l’uomo mettendo sul naso i suoi occhiali dalle lenti tonde e leggermente ombrate di un celeste pallido, esaminando con occhio esperto il biglietto. “Sei fortunata mia casa Roxy, mi è rimasta un po’ di questa carta. Mi metto subito a lavoro!” disse prima di fiondarsi tra gli scaffali in cerca di materiale.

“Andate al Met per lavoro suppongo?”

“Se accadrà qualcosa ti lascio il gusto di scoprirlo da solo sui giornali” le disse la ragazza rivolgendo lo sguardo altrove. Era meglio non dare troppe informazioni ad un tipo come Catilina, certo lui la conosceva fin da quando era una ragazzina, le aveva insegnato tutto quello che sapeva, ma Roxy aveva imparato anche  a non fidarsi di nessuno e a lasciare sempre un alone di mistero intorno a tutto quello che faceva.

“D’accordo Roxy!” le rispose l’uomo annuendo,quasi compiaciuto dalla risposta della ragazza, era un segno che avesse imparato quanto negli anni aveva cercato di insegnarli. “Qui ci vorrà un po’…”

“Bene, allora io torno tra un po’… Ho dei lavori da fare!” disse strizzando l’occhio al suo mentore e uscendo velocemente dal negozio. Senza curarsi della multa che troneggiava tra i tergicristalli della sua vecchia auto si diresse verso il museo per esaminare dal vivo quella che presto sarà la sua scena del crimine.

                                                                                                                                                                  ***

Nell’appartamento di Neal quel pomeriggio regnavano il silenzio e la concentrazione, gli unici rumori che si potevano udire tra i respiri calmi dei due uomini erano quelli delle pedine che si alzano e ricadevano sulla scacchiera di marmo. Gli occhi blu del ragazzo si alzarono dal tavolo per incontrare quelli dell’altro uomo coperti dalle lenti colorate, ci fu un ultimo secondo di silenzio poi sul viso del giovane si accese un brillante sorriso beffardo.

“Scacco Matto Mozzie!” esultò mentre l’altro uomo continuava ad esaminare la scacchiera cercando di capire quali erano stati i propri errori.

“Avrai vinto una battaglia Neal ma non vincerai la guerra!” sancì alla fine Mozzie bevendo un sorso di vino.

“Si, certo” rispose con condiscendenza il ragazzo alzandosi dal tavolo per andare a riempire il suo calice con dell’altro vino pregiato. Mentre si portava il bicchiere alle labbra sentì la vibrazione seguita dalla suoneria del suo cellulare, lo estrasse dalla tasca dei suoi pantaloni dal taglio classico e se lo portò all’orecchio.

“Neal dove sei?” disse subito la voce di Peter carica di impazienza.

“Sono a casa, avevi detti che potevo andare, che non c’era altro d fare per oggi…” spiegò il ragazzo turbato da quella telefonata.

“Si si lo so… Devi tornare subito qui! Abbiamo delle novità sul caso della Banda della Rossa.” Gli ordinò l’agente con un tono che non ammetteva repliche.

“Certo. Sarò da te tra quindici minuti….” Gli rispose Neal ponendo fine alla conversazione ignorando le parole di protesta di Peter.

“Il tuo federale ti marca stretto eh?” gli si rivolse Mozzie guardandolo quasi con sdegno.

“Stiamo seguendo un caso molto impegnativo Moz” cercò di spiegare Neal mentre annodata di nuovo la cravatta. “A proposito, sai qualcosa su una banda di ladre capitanata da una rossa?”

“Considerando il fatto che non sono una spia, e che non tradisco i colleghi. No non ne ho mai sentito parlare. Ma potrei chiedere in giro” gli rispose l’uomo occhialuto accompagnando le sue parole con degli ampi movimenti delle braccia.

“Si grazie ci saresti di grande aiuto”

“Ma spiegami meglio. Tu e il federale state dando la caccia ad una banda di ladre?” chiese Mozzie ripensando a ciò che gli aveva detto prima Neal.

“Si. Sono delle ladre d’arte. Molto brave, e fino ad ora abbiamo solo un fotogramma dei capelli rossi di una di loro.” Spiegò meglio il caso al suo “fidato” amico.

“Wow, affascinante! Se sentirò qualcosa in giro sarai il primo a saperlo mon amie” gli ripeté l’uomo mentre rimetteva ai propri posti i pedoni sulla scacchiera.

“Ci vediamo Moz!” lo salutò Neal infilandosi frettolosamente la giacca e uscendo dalla porta per dirigersi verso l’edificio dell’F.B.I. dove lo aspettava il suo collega Peter.

 

Ticchettava impaziente con le dita sulla scrivania del suo ufficio, mentre beveva la terza tazza di caffè in un’ora. Aprì di nuovo il fascicolo di quel caso che lo stava mano a mano ossessionando sempre di più, mentre come una tarlo nella sua mente si faceva spazio il pensiero di prendere i colpevoli. Si alzò di nuovo dalla sedia per vedere se tra la folla di federali scorgeva la figura slanciata Del suo pseudo collega. Finalmente lo vide aprire la porta a vetri e fare il suo ingresso, subito incrociò lo sguardo con il suo e gli fece cenno di andare immediatamente nel suo ufficio con una espressione severa sul volto.

“Eccomi Peter” si presentò Neal entrando nel piccolo ufficio dell’agente e prendendo posto sulla sedia di fronte all’altro.

“Ce ne hai messo di tempo Caffrey!” lo ammonì Peter mentre riprendeva posto sulla sua sedia. Il ragazzo in risposta si limitò solo a roteare platealmente gli occhi, poi prese a giocherellare con una pallina di elastici da ufficio, facendo innervosire ancora di più Peter che prontamente gli bloccò la mano e prese a dire:

“Ti ho chiamato qui perché abbiamo avuto una testimonianza,da una fonte attendibile,che dice di aver visto la nostra rossa scattare foto al Metropolitan Museum Of Arts

“Come facciamo a sapere che sia proprio la nostra ladra?” protestò il ragazzo, come se non volesse ammettere a se stesso che quella donna così abile avesse potuto commettere un altro errore.

“Da quando abbiamo scoperto questo particolare abbiamo messo in allerta tutti i Musei della zona. Una guida del MET dice di aver visto una ragazza dai capelli rossi avvicinarsi furtivamente a dei quadri di Botticelli e Caravaggio cercando di fotografarle di nascosto. Appena la guida si è girata per avvertire la sicurezza la donna è sparita”

“Potrebbe anche essere soltanto una turista appassionata di arte.”

“Potrebbe. A non me la sento di rischiare. Io sono più che convinto che si tratti della nostra rossa, che ha commesso un altro errore. Quindi ho fatto mettere sotto controllo la zona. Se nelle prossime ore tenteranno di rubare qualcosa noi lo sapremo”  disse Peter sicuro delle sue parole.

 “Bè si… Mettiamo caso che tu abbia ragione, e che la rossa di cui parli sia la leader della banda. Sei davvero sicuro che torni lì? Hai visto come operano, sono molto furbe. Se si è accorta di essere stata scoperta non tornerà lì con le altre ma cambierà obbiettivo!” gli si oppose Neal.

“Hai ragione, ma per sicurezza lascerò degli agenti a sorvegliare la zona.” Ammise Peter mentre la voce aveva perso la sicurezza di prima e si stava abbandonando all’amarezza. Seguirono alcuni secondi di silenzio dove gli occhi di Neal erano fissi nel vuoto e nella sua mente si intrecciavano miriadi di pensieri.

“Aspetta. No, non abbandonerà. Venerdì ci sarà un galà al Met, la folla, la confusione, sono perfetti per un furto. Non si cureranno di essere state scoperte, faranno il colpo!” disse Neal con certezza.

“Ne sei proprio sicuro Neal?” chiese Peter con gli ormai ridotti a due fessure in impaziente attesa di una risposta positiva.

“Si. O perlomeno io farei così…” disse e l’agente lo ammonì con lo sguardo. “Ipoteticamente parlando è ovvio” si affrettò ad aggiungere Neal alzando le braccia.

 

   
 
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