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Autore: medea nc    07/12/2011    3 recensioni
Raccolta di storie nella quale si inseriscono varie vicende che porteranno Draco ad innamorarsi di Hermione. Abbandonato il progetto iniziale di 10 storie autoconclusive, ne compaiono due, di cui una con più capitoli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments, OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Nota:L’ambientazione, i personaggi, i nomi e qualsiasi riferimento alla saga Harry Potter,
            presenti in tutta la mia storia, non mi appartengono, ma sono della scrittrice J.K. Rowling, io li ho usati senza scopo di lucro.

 

 

 
Magia: Uova di Ashwinder. 
 
Questa volta gliel’avrebbe fatta pagare alla saccente!
Anche se non era troppo in gamba, veramente nemmeno quanto il dito più piccolo della Granger, il filtro d’amore lo sapeva preparare anche lei; bastava rubare le uova di Ashwinder di Piton e preparare la pozione.
Ci era riuscita! Era stato tutto talmente facile che non aveva avuto bisogno nemmeno dell’aiuto della sua amica Calì  Patil.
Un sorriso soddisfatto e malefico le si dipinse sul viso a ricetta ultimata.
Imbottigliò il liquido e corse nella Sala Grande.
Era ora di cena ma la Granger ritardava sempre per perdere tempo in biblioteca.
Lei avrebbe avuto tutto il tempo di sedersi al solito tavolo dove stava il suo Ron e versare la pozione nella coppa della ragazza.
Questa volta però non avrebbe occupato il posto accanto al fidanzato. Si sarebbe messa vicino a quello della sgobbona antipatica.
Aveva bisogno di farla concentrare sull’obiettivo che aveva scelto per lei o finiva col perdere la testa per il suo rosso, di nuovo.
Quando fu dentro, accolse il saluto di Ron e quello meno caloroso di Ginny ed Harry, ma non se ne importò. Attese e mentre gli altri si distraevano nei loro discorsi, versò la pozione in un bicchiere fingendo di metterci della semplice acqua.
La riccia stava per venire.
Quando se la ritrovò all’ingresso della grande stanza, sentì una forte scarica di adrenalina percorrerle tutta la schiena, aveva sempre desiderato rifilare una pozione d’amore a qualcuno e quella era un’occasione ghiotta, in questo modo si sarebbe tolta una rivale scomoda, anzi l’unica per la quale lei provasse una fortissima gelosia.
Hermione occupò il suo posto con disappunto appena notata la ragazza.
Si meravigliò che Lavanda avesse preferito sedersi accanto a lei e non al Weasley, ma poi, senza problemi accettò la coppa che la Brown le offrì festeggiando insieme agli altri lo stupido brindisi che lei aveva proposto per il secondo meseversario con Ron.
Che stupidata!
Pensò mentre ingurgitava il liquido.
Capì subito che non era semplice acqua, ma gli effetti brillanti della pozione non le permettevano di soffermarsi su quello, aveva la testa che le girava stranamente; le luci della Sala Grande le sembrarono più accecanti che mai.
Chiuse gli occhi mentre si tastò la fronte con una mano. Poi Lavanda Brown le si avvicinò come se le stesse confessando un segreto in un orecchio.
“Lui è qui … il ragazzo che hai sempre desiderato, che hai sempre voluto, che hai sempre cercato, che hai sempre … amato!”
“Cosa?” chiese frastornata ma con un filo di voce.
“Oltre il nostro tavolo, dove sono i serpeverde, il principe delle serpi … è lì.”
All’improvviso, proprio mentre avrebbe dovuto incrociare gli occhi grigi di lui per far scattare l’effetto della pozione, Blaise e Theodore lo strattonarono, distraendolo e non alzando gli occhi verso la ragazza; Zabini si accorse con disappunto della Granger ma quella abbassò la testa, anche se la voce melliflua di Lavanda continuava a tormentarla.
“Guardalo!” le ordinò, e finalmente, adesso che alzava lo sguardo, ritrovò anche quello distratto del biondo su di lei.
“Malfoy!” blaterò da qualche parte senza capire da dove le venissero le parole.
“Draco.” Puntualizzò la ragazza scema.
“Draco, l’uomo che ami.”
“Che amo? Draco? Draco.” Ciancicò ancora.
“Hermione stai bene?” domandò all’improvviso Ginny, seduta tre posti avanti a lei.
Per un momento Lavanda era convinta che la sua cognatina avesse spezzato quell’incanto, ma quando vide la Granger seguire tutti i movimenti di Malfoy mentre addentava un pezzo di pollo, e rideva distratto con i suoi amici, capì che forse non era andato perduto nulla.
“Sì, sto bene.” Rispose piatta la secchiona.
Lavanda sorrise sardonica.
“Ti piace?”
Hermione non le rispose, era in una dimensione nuova e sconvolgente da sentirsi libera come un uccello in volo, e appagata, sazia di buoni sentimenti come se avesse fatto una scorpacciata di leccornie. Era felice.
“Io lo amo.” Disse infine alla rivale mentre continuava ad osservare Draco con un’intensità negli occhi che era una luce bislacca ma non invadente o sciocca come quella di una scolaretta alla prima cotta.
Lui si girò senza volerlo e rimase stupito dagli occhi di Hermione puntati su di lui.
Che aveva la Granger da guardare tanto?!
Che aveva la Granger da guardare così?!
Non erano dicerie che potesse avere tutte le ragazze di Hogwarts, e avvezzo alle donne sapeva riconoscere il modo in cui un paio di occhi castani, caldi, profondi come una caverna, ti guardano e lei lo stava facendo in una maniera che lo stuzzicava e lo intrigava.
Avrebbe voluto ridestarsi, reagire di fronte a qualcosa che sentiva obbligarla a fare ciò che non le sembrava corretto fare ma che non del tutto trovasse sbagliato.
Mangiò silenziosamente.
Di tanto in tanto seguiva la linea dei suoi gesti senza cercare di attirarne l’attenzione; anche sotto l’effetto della magia, la sua personalità parecchio timida ed impacciata in faccende d’amore la facevano agire con discrezione, ciononostante però Draco non le toglieva gli occhi di dosso; era certo che qualcosa non andasse nella Granger e c’entrarci lui nei cavoli suoi era un fatto che lo eccitava.
La ragazza lasciò di mala voglia la Sala quando ebbe finito, e si diresse ai dormitori con Ginny, mentre Lavanda continuava a passare in mezzo agli sguardi bislacchi suoi e di Malfoy con un sorriso malefico e soddisfatto.
“Innamorata del ragazzo che più detesti e soprattutto che più ti detesta ad Hogwarts. Questo ti meriti per toglierti finalmente dalle mie scatole e da quelle di Ron!”
 
Quella mattina le lezioni si susseguivano come sempre, con un andirivieni di ragazzi che facevano su e giù per le scale.
Hermione non aveva dormito tutta la notte, nemmeno Draco.
A volte basta così poco per perdere il sonno?
Uno sciocco incantesimo, un paio di occhi che ti guardano.
Si ritrovò nei corridoi fuori dalla sua aula insieme ai suoi degni compari, Blaise e Theodore.
Il gruppo gryffindor capitanato da Harry il miracolato era omogeneo e compatto come sempre, appena uscito come tutti, dall’ultima lezione.
Si sarebbero recati alla Sala Grande per il pranzo.
Hermione era ancora parecchio strana agli occhi di Ginny che non riusciva ad interpretarne non solo lo sguardo spesso contrito e perso nel vuoto, ma la sua assenza mentale  dalla solita routine scolastica dove soleva sempre primeggiare.
Appena s’incontrarono con i serpeverde, i suoi occhi magnetici catturarono quelli grigi di Malfoy.
Anche lui la stava guardando come se … avesse desiderato incontrarla.
Era sicuro che la Granger avesse dimenticato quella leggerezza della sera prima, ritornando ad essere la solita spocchiosa egocentrica.
Stava quasi per insultare Potty  e Lenticchia quando la ragazza gli si avvicinò.
Aveva un’eleganza nel portamento che davvero non aveva mai notato.
I modi disinvolti, gli occhi che erano due calamite, luminosi e tracciati come solo un cerbiatto potrebbe avere.
Blaise rimase affascinato, non si aspettava tanta femminilità dalla secchiona; Malfoy invece stava da qualche parte nell’etere insieme a lei.
Era a pochi centimetri da lui.
Nessuno riusciva a capire che intenzioni avesse, forse quella di scagliare qualche maledizione contro il principe delle serpi?!
Ma se era così allora perché lui non la fermava?
Prese il suo viso intorno alle mani piccole e appena fredde.
Malfoy non poté fare a meno di rabbrividire quando lo toccò.
Oramai erano vicinissimi, quasi bocca a bocca, ma lei si allungò fino al suo orecchio e con voce impastata gli disse appena:
“Sono innamorata di te.”
Quello rimase basito, come se fosse stato fatto di marmo.
Poi le mani cominciarono a scivolare fino a che non si dileguò nel nulla.
Era ancora incerto mentre uno strano interesse cominciò ad alzarsi sul mormorio dei presenti.
I serpeverde e qualsiasi studente pensò che questa era la volta buona che la Granger gli avesse rifilato un maligno sortilegio;i  gryffindor invece, non si spiegavano quest’atteggiamento così suadente della ragazza verso Malfoy.
All’improvviso il biondo si svegliò dalla sua catalessi e corse a cercare qualcuno.
Ci mise un po’ a trovarla, quell’oca!
Quando l’ebbe a tiro, senza ritegno la sollevò dal salottino della sala comune di Grifondoro e berciò:
“Che cazzo le hai fatto?”
Quella davvero non capiva, solo dopo le venne in mente Hermione.
“Parla?” le urlò il ragazzo.
“Nu …lla.” Tentò di dissuaderlo.
“Stai mentendo stupida papera senza cervello. L’uso improprio delle magie ad Hogwarts è severamente vietato, ti farò espellere se non mi dici quello che hai combinato, e non mentirmi perché ti ho visto ieri sera intorno alla mezzosan … alla Granger. Che le hai fatto bere?”
Lavanda Brown era sinceramente terrorizzata.
Forse aveva scelto il destinatario sbagliato per la sua rivale, Malfoy la stava minacciando senza ritegno.
“Io … “ era meglio collaborare a questo punto, tanto lui l’aveva scoperta.
“Io … le ho fatto bere un filtro d’amore.”
“Quale?” lui era un esperto in pozioni ed esistevano centinaia di quegli intrugli per far innamorare qualcuno.
“Quale?” le domandò per la seconda volta, molto meno spazientito.
“Quello …” per un momento pensò di mentirgli, poi si ricordò che se l’antidoto non avesse funzionato Malfoy avrebbe capito l’inganno e l’avrebbe cruciata.
“Quello con le uova di Ashwinder.” Disse tutto d’un fiato.
Malfoy la squadrò prima con stupore, poi con una rabbia che credette l’avrebbe uccisa.
Conosceva quel filtro, sapeva l’antidoto qual’era.
Mollò la presa, la ragazza finì col sedere a terra tanto della spinta violenta, ma si rallegrò che le avesse fatto solo questo, poteva andarle peggio.
Sulla porta le urlò:
“Non osare mai più fare a lei o a chiunque altro una cosa del genere o me la pagherai cara, stupida papera!”
Lui non era un gentiluomo, affatto, ma certe libertà di fare del male gratuito agli altri se non se le poteva permettere lui, come l’uso improprio della magia nella scuola, non lo doveva fare nessuno, men che meno una cretina come Lavanda Brown.
Si diresse nella Sala Grande, e ringraziò Merlino che la Granger stava appena entrando.
Chissà dove diavolo era scappata prima ?! ma fu sollevato che adesso era completamente sola.
L’afferrò per una manica. Quella rimase prima interdetta poi un sorriso melenso le si dipinse sul viso.
Lo seguì mentre la portava di nuovo all’aria aperta.
Lontano da occhi indiscreti sarebbe stato tutto più facile.
Quando furono al campo di Quidditch si misero seduti sugli spalti dei serpeverde.
Lei sorrise di nuovo. Non era mai stata su quell’ala delle tribune.
“Allora, adesso ascoltami bene mezzosangue! Io e te … ci siamo sempre odiati, ci odiamo tutt’ora e diciamo che lo faremo per i prossimi sessanta, settant’anni, Merlino volendo! Perciò quello che mi hai detto poco fa, non è reale. È stata quella scema della Brown a farti bere il filtro d’amore per farti innamorare di me. Non so perché ce l’abbia tanto con te, forse per quel deficiente di Lenticchia; comunque devo ammettere che è stata parecchio più stronza di quanto lo sia stato io, poi il cattivo sempre di turno sarebbe Malfoy?!” gli scappò un sorriso divertito.
Anche lei sorrise, però non per i suoi stessi motivi, ma come quando osservi l’oggetto dei tuoi desideri, con quell’ammirazione e quel cuore che trabocca di sani sentimenti.
“Non guardarmi così mezzosangue! In verità ci sarebbe un modo per annullare gli effetti della pozione.”
Si rendeva perfettamente conto che quella che aveva davanti non era più Hermione J. Granger gryffindor, altrimenti non lo avrebbe fatto parlare già da quando aveva cominciato a dire:
“Allora, adesso ascoltami …”
Forse rimaneva sempre la stessa ragazza con gli altri, ma con lui non era davvero lei.
“Io non voglio trovare un antidoto.” Gli disse all’improvviso.
Lui la guardò con un mezzo sorriso, trovandola davvero carina in versione Innamorata di Malfoy.
“Oh, credimi! Se tu fossi te, lo vorresti eccome!” esclamò.
“Non ti piaccio?”
Cazzo!
Nemmeno nei suoi sogni più perversi aveva mai pensato alla Granger, e peggio ancora non le avrebbe mai scagliato, tra tanti anatemi, proprio quello per farlo innamorare di lui.
“Dobbiamo agire con l’antidoto mezzosangue!”
“Hermione.” Lo corresse affabile.
“… Her … mione.”  Si rese conto che era la prima volta che la chiamava per nome. Gli fece davvero strano, non era mai successo, nemmeno ce lo vedeva quel nome su di lei. Lei era mezzosangue, per lui era quello e basta.
“Capisco che tu non prova quello che sento io; e mi sta bene, se non vuoi che ti ami puoi farmi qualsiasi incantesimo. Non ti obbligherò a volermi bene.” Gli disse tutto d’un fiato.
Il biondo rimase interdetto.
Sapeva che non era veramente lei a parlare ma ciononostante gli piaceva troppo quella combinazione con la Granger.
“Potresti darmi anche solo un bacio? Uno solo per ricordarmi per sempre di te?!”
Alzò le sopracciglia stupito.
“È proprio questo il problema, la pozione svanirà solo con il bacio di una persona che ti ami davvero.” Lo disse con un certo avvilimento, come se percepisse che l’avrebbe ferita.
Non era il tipo da importarsene troppo di queste cose, ma non riusciva ad essere insensibile con lei. Era la sua nemica da sempre ed i nemici si rispettano. Scontrarsi sì, ma alla pari, non con mezzucci alla Lavanda Brown. In quel momento gli sembrò l’essere più casto che ci fosse nel mondo magico, non era più quella rompicoglioni babbana, ma una ragazza che stava soffrendo per amore, anche se non un amore vero.
Si stava rammollendo.
Si alzò di scatto, era seccato con se stesso per tutte ste’ sdolcinate.
Riprese il suo antico cipiglio e le disse:
“Devi farti baciare da un ragazzo che ti ami sul serio, uno come Lenticchia per esempio; solo così l’effetto della pozione svanirà, altrimenti rimarrai sempre sotto l’incantesimo.”
“Allora preferisco questo che essere toccata da un uomo che non sia tu!”
sbraitò e per un istante gli parve di rivedere la sua vecchia nemesi.
Piccole gocce cominciarono a bagnare gli spalti.
Quello fece spallucce e se ne andò.
Credere a qualcuno, una donna poi, peggio se Hermione J. Granger sotto l’effetto di un incantesimo era davvero da imbecilli.
Eppure per un momento gli era piaciuta l’idea. Era deliziosa così innamorata, erano dolci i lineamenti del viso più rilassati e di certo meno incavolati come suo solito, era gradevole anche il profumo della sua pelle, quello al miele dei capelli.
Per un momento avrebbe sperato che lo amasse sul serio, e se non fosse stato per l’effetto, davvero l’avrebbe baciata lui al posto di quel maiale ambulante.
Sentì la rabbia assalirlo. Se lo poteva immaginare quell’imbranato cronico avvicinarsi alle labbra piccole di lei con quella grossa bocca che sembrava un canotto.
“Che cazzo!” esclamò.
Possibile che anche quando la fortuna gli sorrideva la sfiga glielo toglieva!
Aveva quest’occasione e non poteva sfruttarla.
Era uno stronzo, lo era ancora e poteva anche farlo con la mezzosangue, il problema rimaneva che una volta annullata la magia lei ritornava ad odiarlo.
Lui ne aveva avute centinaia di donne, non voleva una che si sottomettesse sotto l’effetto di incantesimi, ne andava del suo buon nome, e soprattutto non voleva che prima si sarebbe fatta baciare e dopo lo avrebbe menato.
“Ma io sono stronzo!” si disse.
Poteva fare quello che voleva.
Ritornò sui suoi passi.
La pioggia batteva più forte adesso.
 

Finale Uno

 
“Col cazzo che ti farò avvicinare a lei! Sai che me ne frega di pozioni o meno! Se fossi stato meno impaurito dalle punizioni di mio padre avrei fatto uso della peggiore magia qui dentro, avrei ucciso come minimo la metà di quelli che ci vivono, compresa la Granger. Devo ringraziare quella svampita della Brown, mi ha servito una pietanza appetitosa su un piatto d’argento e che non si dica che Draco Malfoy rifiuti le avances di una donna.
Vuoi il bacio? E l’avrai. Se rimani così vorrà dire che l’hai voluto tu. L’occasione di andarti a baciare con quel rosso spelacchiato te l’avevo data!”
La vide quasi subito, sotto le tribune infagottata nel cappotto. Se ne stava lì a godersi la pioggia. Incantesimi o meno la Granger era proprio strana. Le si avvicinò. Lei si accorse di lui ma non capì il motivo di quel ritorno. La sollevò con la più grande delicatezza che gli potesse uscire. Le prese il viso arrossato, un po’ dalla pioggia, un po’ dal pianto, e la baciò.
Fu un bacio molto casto … all’inizio.
Le braccia della ragazza stavano scivolando dal suo petto a fin dietro le spalle alte.
Anche lui la teneva per i fianchi.
Si allargarono le loro labbra e l’infinito di quel gesto passò dall’uno all’altra senza tregua, senza mettere la parola fine.
Quando si staccarono, istintivamente la guardò negli occhi.
Erano gli stessi di poco prima, dolci, innamorati.
“Lo capisci adesso che non dovrei essere io il ragazzo che dovrebbe baciarti per annullare l’incantesimo?”
“Perché tu non mi ami?” gli domandò ingenua.
“Io …” doveva risponderle di no. Che ci voleva? Era così semplice, no, no, no, no.
“Non lo so.”
Non lo so? Mi è uscito” non lo so”?
“Anche tu non mi ami … Hermione.” Le disse.
“Se io ti amassi sul serio, senza incantesimi, tu … continueresti ad odiarmi.”insistette.
“Certo! Però mi piaceresti più di prima.”
“Ti confido un segreto allora.” Azzardò lei.
Si avvicinò ancora una volta al suo orecchio.
“Quella scema della Brown quando mi ha girato il viso verso il vostro tavolo mi ha proiettato verso di te, ma Blaise si è messo in mezzo per errore.”
Quello la squadrò mezzo adirato.
“Che significa? Che ti sei presa gioco di me, mezzonsague!”
Quella sbuffò seccata facendo svanire tutta la dolcezza avuta fino a quel momento.
“Significa che secondo la pozione di Lavanda io mi sarei dovuta innamorare di te, ma il filtro dell’amore non ha nessun effetto su chi è già innamorato, perciò su di me non poteva valere. Ho giocato d’astuzia e invece di punire quella scema ho girato le regole a mio favore.”
“Per umiliarmi? Per farmi credere che eri innamorata di me e costringermi a baciarti convinto che sarei stato io quello adatto a te invece di bocca a canotto?”
“A volte mi domando che differenza passi tra te e lui!” lo rimbeccò adirata.
“Il mio culo è migliore di pacche mosce!” le rispose per le rime senza divertirsi però.
“Ho guardato volutamente te perché avevo capito che mi voleva fare la Brown, l’avevo capito da quando me la sono ritrovata seduta accanto a me, fino all’acqua già versata nel calice e per finire al fatto che mi parlasse all’orecchio incoraggiandomi a guardare voi. Lei puntava su di te, ma Blaise è entrato nella visuale quando si è sporto, stava per catturare il mio sguardo, l’ho abbassato io affinché non lo vedessi, e tutto perché ti odio, ma lo devo ammettere, in effetti il tuo sedere è fatto meglio di quello di Ron.”
“Sei impazzita?!”
“Sicuramente, visto che mi piaci.”
La guardò allucinato, poi sorrise come se si sentisse sfottere.
“E dai! Non ci crederò mica?”
“Non importa che tu ci creda. La pozione l’ho bevuta per davvero, ho guardato te ed il piano della Brown ha funzionato, l’unico errore è che non avesse calcolato che tu mi piacessi da prima. Il resto è venuto da sé e tu comunque potevi tirarti indietro e farmi baciare da Ron … ma non l’hai fatto!” gli ricordò.
“Come fai a dimostrarmi che ti … piacevo come dici tu, da prima della pozione? Potresti anche stare ancora sotto quell’effetto, è solo un filtro d’amore di certo non hai perso la scaltrezza!”
Quella gli sorrise sorniona mentre cacciava dalla borsa un suo vecchio quaderno di appunti di pozioni.
C’era un segnalibro presso una pagina, la sfogliò, ognuna di esse era datata in ordine cronologico e risalivano al terzo anno di scuola.
 Sopra una ricetta di una pozione c’era scritto.
Io, Hermione J. Granger penso di essermi innamorata di D.L.M.
Accanto alla scritta c’era uno strano disegno di un ragazzo che lei colpiva in faccia. 
Questa volta il viso di Malfoy davvero aveva mille sfumature diverse, mentre sorrideva divertito per la vignetta.
Non le disse una parola.
“Perché sei tornato indietro?”
Non rispose subito, era ancora frastornato, poi alla fine, senza pensarci un po’ su, disse:
“Credevi davvero che ti avrei fatto mettere le mani addosso da un altro uomo?”
Le sorrise, anche lei lo fece.
La pioggia continuava a picchiare sopra le tribune, erano zuppi, ed il campo da Quidditch assolutamente impraticabile.
 

Finale Due

 
La vide quasi subito, sotto le tribune infagottata nel cappotto. Se ne stava lì a godersi la pioggia. Incantesimi o meno la Granger era proprio strana.
Le si avvicinò.
Lei si accorse di lui ma non capì il motivo di quel ritorno.  
La sollevò con la più grande delicatezza che gli potesse uscire e se la trascinò fuori.
Arrivarono nella scuola.
Era infuriato, fumava da ogni parte, ma era deciso a trovare quel cretino di Ron. Appena lo scovò appiccicato alla Brown, lo afferrò per la collottola e gli disse:
“Vuoi bene alla mezzosan …” poi si ricordò.
“Alla Granger?”
Quello rimase imbambolato.
“Certo! Ma tu che c’entri nei …”
“E ti piace?”
“Cosa?”
“Sessualmente parlando idiota, te la scoperesti?”
“Come ti permetti …”
“Rispondi!” berciò.
Ron non disse una parola, rimase solo basito con il rosso che adesso gli colorava la faccia della stessa tinta dei capelli. Per poco a Malfoy non gli scappò da ridere.
Capì che quello era un implicito.
Avvicinò malvolentieri la bocca a canotto a quelle di Hermione fino a che non si sfiorarono.
Un bacio rapido, a stampo e lo allontanò con disprezzo.
Poi si continuò a tirare dietro la ragazza dimenticando le invettive del rosso che l’offendeva da lontano. Non li avrebbe mai seguiti, il polpo di Lavanda lo stava già trattenendo con i suoi tentacoli.
Arrivarono da qualche parte nella scuola, distanti da tutti, le mise le mani sulle spalle e poi le chiese:
“Allora?”
Quella fece spallucce.
“Allora cosa?”
La guardò spiazzato.
“Sei una lurida, sporca mezzosangue, saccente e spocchiosa, zannuta e con i capelli che hanno meno senso del cervello di Luna Lovegood!”
“Ha parlato il furetto snobbone! Quello che pensa sempre alla qualità del sangue della gente come se fosse un vampiro!”
Quello emise un respiro di sollievo. Finalmente la Granger era ritornata quella di una volta. Stava per andarsene ma prima che le desse le spalle, quella aggiunse:
“Il fatto che tu mi piaccia non vuol dire che ti permetta di offendermi!”
La squadrò allibito.
“Maledizione a quel Lenticchia! Manco un bacio è capace di dare!” e si mise una mano sulla fronte pensando ad una soluzione.
“Ronald Weasley non c’entra nulla. Anzi, l’effetto ha funzionato e con quello che hai fatto mi ha dimostrato implicitamente che mi ama. Non sono più sotto l’incantesimo del filtro, se è questo che ti preme sapere!”
“Davvero, sapientona? E come si spiega che ti piaccio?”
“Boh?! Mi piaci e basta!”
“Mi stai prendendo per il culo?”
“No, sto dicendo la verità.” disse imbarazzata mentre abbassava la testa.
“E da quando? A partire da quando ho cominciato a chiamarti mezzosangue e finito con zannuta?”
Fece no con la testa.
“Da quando hai capito quello che mi aveva fatto la Brown, e non ne hai approfittato, non sei stato la solita … serpe!”
“E allora?” chiese lui mezzo seccato.
“Allora vuol dire che ce l’hai anche tu un po’ di umanità e mi fa parecchio specie che l’abbia utilizzata proprio con una persona che detesti tanto.
Mi è piaciuto ecco … che tu l’abbia fatto! Sei carino quando non esce fuori il serpeverde che è in te!”
“Ma io sono un serpeverde?” sbraitò stranamente incazzato, come se fosse la colpa che li potesse separare.
“Ed io una grifondoro che, checché se ne dica non siamo privi di difetti.”
Lui parve pensarci qualche istante, poi la strinse a sé, i suoi fianchi legati ai propri.
“Ci ritroveremo tutte le case a sparlare di noi.” Le disse sottovoce mentre la sua fronte accarezzava quella di lei.
“È un problema per il principe delle serpi?”
Quello le sorrise sul viso.
“Veramente non me ne frega un cazzo! … Sei carina quando non fai la saputella rompicoglioni! E … comunque mi dispiace averti fatto baciare quel deficiente. Giuro che non succederà più!” le sorrise ancora.
Il ghigno malefico aveva lasciato il posto a qualcosa di molto dolce e attraente e per Hermione addirittura contagiosa.
 
 
 
 
 
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