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Autore: francy13R    07/12/2011    1 recensioni
"Eccomi qua! Sulla soglia dei quarant'anni ormai e mi ritrovo a scrivere su questo diario consumato che mi ha accompagnato per più di vent'anni durante l'esperienza che mi ha stravolto, ma allo stesso tempo stregata. Talvolta ripenso a Milano, alla mia vecchia casa, alla mia vecchia scuola, alla mia vecchia vita e vengo invasa da un senso di vuoto come se dovessi ritornare là e riprendermi quella parte di me che quella città mi ha strappato involontariamente e presa senza alcun diritto! D'altronde tutto è iniziato lì, ma nonostante questo sento che il mio posto è qui! Dopo mille dubbi, difficoltà e avvenimenti raramente positivi ho trovato un posto in questo mondo dove sono riuscita a liberarmi, a mostrare la vera me e non la Eve che s nascondeva dietro la maschera della scontrosità!
Ho pagato con la mia stessa pelle gli errori commessi fino a sentire il mio cuore lacerarsi, eppure alla fine la vita, la vita che tanto avevo odiato, quella che mi era sempre stata contro e quasi mai favorevole, mi ha premiata e sono orgogliosa del mio punto di arrivo. Adesso sono qui nella mia casa, la mia vera casa, il rifugio che tanto avevo sognato per proteggermi da questo mondo selvaggio. Ho fatto scelte sbagliate, quasi sempre, ma è inutile pentirsene perchè mi hanno portato a dove sono ora, con l'uomo che amo nel paese in cui ho sempre desiderato passare il resto dei miei giorni e... credo che sia ora di smetterla di scrivere, quello era un modo per sfogarmi, ma ora non c'è più niente di storto, è tutto perfetto! Quindi caro diario siamo arrivati alla fine, probabilmente ti sistemerò in qualche angolo della soffitta però non ti scorderò mai, sei pur sempre l'unico oggetto che mi è rimasto della mia vecchia vita e avrai sempre un posto speciale nel mio cuore! Grazie per avermi tenuto compagnia! Devo andare a prendere i bambini a scuola, ciao mio caro amico, confidente e unico testimone del mio viaggio terminato! Addio!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cuz there’ll be no sunlight, if I lose you baby.

There’ll be no clear skies, if I lose you baby.


Just like the clouds pass, I would do the same,

If you walk away, everything will rain, rain, rain.


It will rain- Bruno Mars

 







“Sono un parassita! È da esattamente tre giorni che vago per casa tentando di trovare qualcosa di concreto e utile da fare, magari pulire o preparare la cena, oppure uscire semplicemente, ma niente, non ho ispirazione! Dopo l'uscita con la nonna mi sono barricata nell'appartamento di Matt e l'unica cosa che faccio è analizzare ogni singolo grumo di polvere che si posa sull'isola della cucina!

Ieri è venuta a trovarmi Anne, diciamo che non era una semplice visita di cortesia, voleva indietro il suo vestito che avevo accuratamente lavato e stirato. Si era fermata per tutto il pomeriggio e abbiamo parlato di tutto compreso il rosso che (con la sua conferma) si era portata a letto la sera della festa. Poi ha toccato un punto dolente: Matthew. Mi ha detto esattamente queste parole: “Sai, non ci ho mai pensato, ma tu e Matt siete davvero una bella coppia e secondo me lui è cotto di te”. Non che ciò migliorasse la situazione visto che dalla famigerata serata del mistero mi avrà sfiorato si e no due volte. Credo però che sia meglio così nonostante il mio groppo in gola. Sono così vicina all'affezionarmi ad una persona come non lo ero mai stata, si sa, non sono una tipa socievole o estroversa. Tendo invece all'ermetismo e non penso che sia una cosa negativa, io sto più che bene nella mia bolla e questa mi permette di viaggiare e fare quello che voglio, quindi la mia più essere definita una vita bizzarra. Riguardo a Matt diciamo che non sta quasi mai a casa e quando torna sono sul divano a mangiare gelato o a letto facendo la parte della -bella addormentata nel bosco- e non tralasciamo il fatto che questa fanciulla magari si aspetta un bacio dal suo principe. Un bacio che sicuramente non arriverà. Meglio così, meglio così!”

 

Conclusi così il riassunto di quelle maledette tre giornate rinchiusa nella mia gabbia d'oro. Mi alzai dal letto svogliata riservando una fugace occhiata al panorama che si presentava davanti a me, la Tour Eiffel di un grigio cupo era quasi invisibile circondata da una leggera nebbia che ne lasciava scoperta la punta rendendola surreale.

Mi affacciai nella camera di Matt per vedere se si fosse svegliato e notai con stupore che dormiva ancora così per la prima volta mi sedetti sul suo letto attenta a non fare rumore e nemmeno a piegare il materasso e fissai quel volto...Accipicchia! Dovevo ammetterlo, dove avrei potuto trovare un ragazzo come lui? Talvolta non lo capivo, era così enigmatico quanto frustrante, scherzava e dopo qualche secondo poteva essere la persona più seria al mondo, quando camminava o sorrideva mostrava una sicurezza infinita, ma allo stesso tempo bastava un piccolo gesto come una mano tra i capelli, gli occhi spalancati o il volto leggermente accigliato a renderlo impacciato e vulnerabile.

Gli diedi un bacio sulla guancia e in punta di piedi mi allontanai dirigendomi verso la cucina. Misi su l'acqua e tirai fuori il pan-carré con la Nutella. Forse in quei pochi giorni avevo esagerato con le dosi, infatti avevo finito quattro barattoli di quella squisita crema tentatrice.

Appena il thè fu pronto mi sedetti sull'isola e mi gustai la sensazione del dolce sul palato mentre il mio corpo e la mia mente trovavano un po' di lucidità dopo il sonno.

Il rumore del parquet scricchiolante mi informò che Matt si era svegliato e infatti dopo pochi secondo apparve a petto nudo con i capelli per aria e una mano a stropicciare gli occhi.

-Buongiorno-, disse assonnato.

Io mi limitai a sorridergli e a indicargli il thè che gli avevo lasciato.

-Mmm credo di aver bisogno di un caffè-. Si voltò di spalle a prendere il necessario dalla credenza e non potei fare a meno di soffermare il mio sguardo sui muscoli della sua schiena che si contraevano e che mi attiravano verso di lui.

“Eve calma i tuoi ormoni, santo cielo!”, mi imposi.

-Hai fatto tardi ieri sera!-, commentai, ma più che una costatazione le mie labbra la trasformarono in un'accusa facendomi pentire di aver aperto bocca.

-Non mi ricordo molto! Mmm tutto quest'alcool mi fa male!-. Si passò una mano tra i capelli cercando di appiattirli e renderli meno disordinati, ma fece solo per peggiorare la situazione, così mi avvicinai e glieli sistemai alzandomi in punta di piedi, mentre avvertivo i suoi occhi concentrati sul mio viso.

-Fatto!-, esclamai sorridendogli.

-Grazie-. Dopo giorni avvertì la sua mano scendere dalla mia tempia fino al collo provocandomi la pelle d'oca e le sue labbra sulla mia guancia infiammandola.

-Ti volevo dire, stasera hai qualcosa da fare?-.

-Difficile che abbia da fare-. Sorrisi e lui fece lo stesso inarcando il sopracciglio.

-Quindi stasera sei mia!-, affermò il padrone di casa.

Non potei trattenermi dal ricordargli: -L'ultima volta che l'hai detto non è finita bene!-.

Feci per dirigermi verso la mia camera in cerca di qualcosa da fare ma lui mi trattenne intrecciando le sue dita nelle mie. Una scossa di calore attraversò il mio corpo.

-Infatti, è finita stupendamente!-. Mollai la presa e me ne andai. Se pensava che fossi un burattino pronto all'evenienza si sbagliava, non ero il suo giocattolo appagante, io ero Eve e be' fino a prova contraria, nonostante il cuore mi dicesse di fare qualsiasi cosa che volesse lui, avevo un cervello che mi urlava di non cedere.

 

 

-Devo vestirmi elegante?-, urlai per farmi sentire da Matt che era nella sua stanza.

Lo udii ridere prima che si affacciasse alla porta della mia stanza trovandomi con una semplice maglietta che mi copriva il minimo indispensabile.

-Bussare no?!-, chiesi arrossendo violentemente.

-Non ti preoccupare, stiamo in casa! Esco, torno tra dieci minuti!-, disse senza smettere di lanciare occhiate curiose alle mie gambe nude.

Quando se ne andò tirai un sospiro di sollievo e caddi sul letto a peso morto! Dopo qualche minuto perso a pensare quanto fossi sciocca e infantile infilai un paio di jeans scuri, una felpa rossa della nike e un paio di calze pesanti. Mi ritrovai così davanti allo specchio cercando di sistemare quella chioma indefinita e di truccarmi senza fare pasticci. Non ero mai stata brava ad acconciarmi.

Lasciai i capelli lunghi tendenti al riccio ricadere sul mio petto e passai qualche goccia di fondotinta e una linea di matita sugli occhi per renderli più profondi.

Giunta in sala lo trovai di ritorno con in mano due grandi buste piene di scatoline bianche.

-Cinese!-, esclamò mentre faceva spazio sul tavolino in mezzo ai due divani.

-Oh, mi sono dimenticato di chiederti se ti piace!-. Si voltò verso di me con lo sguardo perplesso.

-Non l'ho mai provato, dici che muoio?-, chiesi nascondendo un sorriso e buttandomi a peso morto sul divano facendo penzolare le gambe.

Matt prese il telecomando e accese la tele su MTV poi si girò e sbadatamente me lo lanciò in testa. Non potei fare a meno di urlare per il dolore e ridere per la comicità della situazione mentre lui mi abbracciava e tra le risate mormorava ininterrottamente: -Scusa! Scusa! Non l'ho fatto apposta!-.

-Dai! Vieni a mangiare scema! Mi hai fatto prendere un colpo, vedrai che non ti uscirà nemmeno il bernoccolo!-, disse sedendosi a terra e aprendo a caso le scatoline dalle quali usciva un forte odore (profumo?) di fritto.

Mi posizionai all'opposto del tavolino mentre alla tele trasmettevano “The One That Got Away” di Katy Perry.

Ok, non sapevo cosa fosse quella roba ma quando la assaggiai constatai che non era male.

-È un involtino primavera!-, disse Matthew togliendomi ogni dubbio.

-Ah, sarebbe questo il famoso e prelibato cibo cinese?-.

Lui riuscii solo a mugugnare un si mentre si ficcava in bocca un grosso boccone di spaghetti. Dopo qualche minuto mentre Matt cercava di pulire un'ostrica e io esaminavo una scatoletta contente degli strani gnocchi alle verdure accadde l'apocalisse. Il frutto dell'ostrica saltò e si insediò nei miei capelli. Io e il ragazzo davanti a me ci guardammo per un momento interminabile, lui scoppiò a ridere invece la sottoscritta si alzò imbestialita in piedi (sono molto suscettibile) e cercò di levarsi quella roba ultra condita dai capelli diligentemente lavati e pettinati.

Poi lo presi e mi diressi velocemente verso un Matt sdraiato a terra che si teneva la pancia e rideva come un bambino. Presi l'orlo della manica e glielo infilai dentro la maglietta marrone.

Accortosi dell'intruso la sua risata si spense sostituita da uno sguardo omicida.

-Vieni qua!-, urlò alzandosi alla velocità della luce da terra. Mi prese per la vita e mi alzò come se pesassi pochissimo, mi buttò sul divano facendomi rimbalzare mentre non riuscivo a far altro che ridere.

-Hai iniziato tu-, dicevo tra una risata e l'altra.

-Io?-. Mi guardò innocente. -é stato un incidente!-, si giustificò.

-Non è vero, l'hai fatto apposta-. Iniziò a farmi il solletico finché il Matt che conoscevo, quello burlone e divertente, non si lanciò sopra di me facendomi seriamente temere per la mia incolumità.

Quando davanti a noi apparve il video di “Chasing Pavements” di Adele ci bloccammo. Quella era la nostra canzone, quella che condividevamo, quella che mi faceva ripensare ai giorni passati a Parigi, al mio gelato sulla sua maglietta, alla Tour Eiffel di sera, alle corse per arrivare a casa sua in tempo prima che i suoi genitori si arrabbiassero, alle risate, agli sguardi di cui solo in quel momento avevo capito il significato nascosto.

Lui mi fissò con la stessa intensità di quella sera in quell'ascensore, ma non volli cedere. Il suo unico pensiero era “sesso” e io...Non volevo di più perchè non avevo intenzione di affezionarmi a lui, se fosse successo sarebbe stato un casino andarsene, e non volevo nemmeno essere usata.

Esercitai una leggera pressione sul suo petto per fargli capire di spostarsi e lui colse al volo il segnale.

Mangiammo in silenzio ognuno guardando il proprio piatto o la televisione e fu così che ci ritrovammo sdraiati per terra a distanza di sicurezza a guardare i video di MTV senza avere realmente alcun interesse.

Mentre mi stavo torturando una ciocca di capelli a pancia in su sentii le note di “It Will Rain” di Bruno Mars invadere l'appartamento e i miei muscoli si rilassarono immediatamente. Adoravo Bruno, non c'era una sua canzone che non mi piacesse, aveva quello stile...Non sapevo neanche io come descriverlo.
Matthew notò il sorriso sul mio volto, si alzò e mi prese per mano. Mi alzai dubbiosa e mi condusse al centro della sala sul parquet.

-Balla con me!-, sussurrò guardandosi i piedi e accennando un sorriso.
Mi prese la mano destra e strinse la mia vita con l'altro braccio.

 

 


If you ever leave me baby, leave some morphine at my door,

Cuz it would take a whole lot of medication,

To realise what we used to have it but we don’t have it anymore.

 

 

Mi strinse a se e avvertii le lacrime rigarmi le guance. Non volevo lasciarlo, non volevo, ma dovevo. Strinsi i denti contro la sua spalla e senza farmi scoprire asciugai quelle maledette gocce d'acqua salata.
Matt si mise a cantare dolcemente al mio orecchio.

 

 

 



There’s no religion that could save me, no matter how long my knees are on the floor.(ooooh) so keep in mind all the sacrifices

I’m making,

to keep you by my side, and keep you from walking out the door

 

-Rimani ancora un po' qua con me!-, sussurrò accarezzandomi i capelli.

-Perchè?-. Trattenni le lacrime e guardai fuori dalla finestra il buio più completo. Era l'unica soluzione accettabile la mia, dovevo, dovevo, dovevo andare via. Una parte di me mi urlava di rimanere, di tenermi quel ragazzo, di non fare quell'errore, di non averla vinta sempre. Dopo tutti quegli anni passati a viaggiare per trovare il posto adatto a me...Era davvero Parigi?? Pensai agli Stati Uniti e la mia mente si illuminò. “Eve, spegni la testa”. Ormai lo facevo quasi sempre e quello era l'unico modo per avere un po' di pace nella mia vita, per fermarmi e godere di piccoli ma bellissimi momenti. Forse dovevo ascoltare quella vocina, alla fine l'idea non era pessima. Giurai a me stessa che sarebbe stato solo per quella sera, solo per quelle poche ore, poi avrei pensato seriamente a lasciare Parigi.

Matt mi fece fare una capriola per poi premere il suo petto contro il mio.

-Perchè... Perchè alla fine tu stai bene qui e io sto bene insieme a te, non ho bisogno di altro quando tu sei vicino a me, mi fido di te, mi fai ridere, sempre anche quando sei imbronciata, mi fai tenerezza e ora che sei tornata...Non puoi andartene così presto, non puoi Eve. Ti ho aspettato per troppo tempo-, mormorò ad un centimetro dalle mie labbra.

Mi aspettavo che le lacrime uscissero da sole, ma non accadde. Ero concentrata sui suoi occhi, cercando di notare la scintilla di falsità tipica in tutti i bugiardi, ma non c'era nulla, solo verde e blu.

Stare con lui quella sera era la cosa più giusta da fare, era quella più naturale e più bella. Non avrei mai potuto desiderare altro o qualcosa di meglio.

Matt mi prese il mento tra le dita e mi diede un dolce bacio a stampo che per me fu come una scossa elettrica. Quando fece per staccarsi lo trattenni dal colletto della felpa. Questo bastò per fargli continuare il bacio che divenne sempre più profondo. Dio santo...come baciava bene!

Anche volendo, non sarei riuscita a staccarmi da lui se non per prendere il respiro. Eppure la parte combattiva e caparbia di me cercava di allontanarmi e fu così che dopo aver indietreggiato di qualche passo sempre con le sue labbra sulle mie cascai sul divano trascinando anche Matthew.

Aprii gli occhi e ritrovai i suoi leggermente palancati e il suo petto immobile, ma quando scoppiai a ridere si rilassò e infilò un braccio tra il divano e la mia schiena avvicinandomi.

Mi aspettavo un altro bacio così chiusi gli occhi con un sorriso sulle labbra, ma quel bacio non arrivò.

-Io..Io, ok forse devo dirtelo!-, sussurrò lui (in imbarazzo?).

Aprii gli occhi e lo fissai pronta ad allontanarmi dal quel divano, com'era possibile che l'incantesimo fosse sparito?

-Voglio, ma non è una pretesa, insomma voglio che tu sappia che...Beh sai che ti voglio bene...-.

-Che cosa c'è Matt? Arriva al punto, non me la prendo!-, mormorai ad un centimetro dalle sue labbra.

-Fai l'amore con me!-, disse tutto d'un fiato chiudendo gli occhi.

Ecco lo sapevo, voleva solo sesso, solo quel maledettissimo sesso che però entrambi desideravamo, ma...Perchè mi dava così fastidio? Non volevo niente di più e alla fine il sesso interessava anche a me. Nervosa mi accorsi a mala pena della lacrima che scese lungo la mia tempia. Basta!! Piangevo per tutto, per qualsiasi cosa, provando qualsiasi emozione e questa era una vera e propria tortura, odiavo piangere perchè questo voleva dire mostrarmi debole.

Appena Matt vide quella stupida goccia me l'asciugò con un bacio continuando a sussurrarmi: -Scusa, scusa, davvero! Non volevo, mi dispiace piccola. Scusa Eve, sono uno stupido!-.

Fece per allontanarsi e ancora una volta istintivamente lo strinsi più forte. Avevo bisogno di quel contatto nonostante tutto fosse sbagliato e nonostante lo odiassi.

-No non ti scuso, ma per questa sera potremmo chiudere un occhio! Che dici?-, gli chiesi. Lo vidi annuire e sorridermi dolcemente come se fossi la cosa più delicata che lui avesse mai tenuto tra le mani.

-Te l'ho già detto che sei la creatura più bella che abbia mai visto?-, chiese alzandosi.

-Mmm mi sembra di si-, risposi ridendo. Ma prima di poter dire altro mi ritrovai tra le sue braccia.

-Tutto ma non sul divano, primo è scomodo e secondo....beh è scomodo-, commentò alla mia faccia perplessa. Arrivati nella sua camera mi lasciò cadere sul letto senza mollare la presa.

Sapevo che quella volta sarebbe stato diverso, quella volta sarebbe stato dolce, lento, perchè entrambi sapevamo che non c'era fretta e né frenesia, questo non voleva dire che eravamo a corto di passione, ma cercammo di calibrarla per prolungare quel momento così perfetto.

Forse lo amavo, ma la parola “amore” mi spaventava troppo per ammetterlo e poi lui non aveva bisogno di tali dimostrazioni d'affetto. Lo baciai dolcemente e risi quando non riuscì a slacciarmi il reggiseno, non una ma ben cinque volte.

-Come mai così impacciato?-, dissi ridendo sulla sua pelle.

-Sapessi...-, rispose lui non curante di quanto mi piacesse torturare la gente.

Così lo presi per la felpa e lo sovrastai prendendo le redini del gioco. -No, adesso me lo dici!-.

-Eve, Eve, Eve, sempre la solita, vuoi sapere troppe cose, troppe piccola! Un giorno forse te lo dirò-, mormorò cercando di distrarmi baciandomi il collo e purtroppo per me ci riuscì. Persi la testa nel momento esatto in cui ritornò a baciarmi. Le mie mani vagavano per il suo corpo assolutamente perfetto soffermandosi sempre di più sui suoi meravigliosi ricci mentre le sue erano bloccate sui miei fianchi.

Subito dopo aver fatto l'amore mi baciò dolcemente prolungando quella stupenda sensazione fino a quando le mie labbra chiesero pietà e così lo staccai di mala voglia da me. Inizialmente si girò dall'altra parte ma in seguito tornò a stringermi a se e ad accarezzarmi il viso.

 

 

 

Matthew

Don't say goodbye 
Keep us alive 
Cause my world would stop if we didn't try 
Can't we pretend 
Just for tonight 
Cause those words would tear the stars from the sky 
Don't say goodbye

Olly Murs 



Guardai la sveglia sul comodino e notai con stupore che si erano già fatte le tre di notte, ma era inutile, non riuscivo a dormire, l'unica cosa che la testa mi ordinava di fare era stare sveglio a guardarla. No, decisamente no, non era solo sesso con lei, nemmeno attrazione fisica, era amore, lo sapevo ed ero restio ad ammetterlo perfino a me stesso.

Ero sempre stato uno di quei tipi che stanno alla larga dalle ragazze serie, uno di quelli che passava le notti nelle discoteche più chic facendosi le ragazze più belle, ma basta. Il giorno dopo non volevo sapere niente di niente. Invece Eve era...aveva la capacità di cambiarmi, di trasformarmi, se si può dire, in un bravo e fedele ragazzo.

Mi piaceva come camminava, come si passava la lingua sulle labbra quando era indecisa su cosa dire, mi piaceva come camminava e come sorrideva, perchè quando lo faceva una parte di se rimaneva composta, quasi timida, non sclerava, non urlava e non rideva in modo stridulo, invece emetteva una di quelle risate forti che raramente avevo sentito. E i suoi occhi...ogni volta mi incatenavano a lei, mi ipnotizzavano, erano di un unica sfumatura, di un verde smeraldo abbagliante e nonostante la compattezza del loro colore erano profondi quanto un abisso.

Le accarezzai con il pollice una guancia morbida e avvertii un leggero filo di fondo tinta, non era da lei truccarsi e il pensiero che l'avesse fatto per me mi fece perdere due battiti del cuore.

Si sistemò meglio appoggiando la testa sulla mia spalla e rannicchiandosi contro di me, non potei che stringerla a me. Non poteva lasciarmi, sarei morto senza di lei. Lei era...Lei, quella che non avevo nemmeno cercato, non avevo bisogno di amore nella mia vita, ma da quando lei vi era entrata un tornado mi aveva privato di tutto l'entusiasmo che avevo nel bere e nel fare nuove conquiste, nel suo raggio d'azione la fame scompariva seguita da un tremendo tormento alla base dello stomaco, le mani mi sudavano e la mia espressione sfacciata non reggeva per più di cinque minuti. Inutile, sapevo cos'era e non potevo di certo nascondermi così con tutto il coraggio che avevo lo ammisi.

-Ti amo!-, sussurrai appoggiando la mia testa sulla sua.

 

  
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