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Autore: Delenanelcuore    07/12/2011    1 recensioni
Cosa succederebbe se a causa di un errore di Bonnie, Elena venisse catapultata nel 1864?
Viaggio nella vecchia Mystic Falls alla riscoperta del vero Damon Salvatore.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Che fosse questione di tempo l’avevo sempre saputo.
Non mi ero mai illusa di poter vivere l’idillio amoroso che ogni ragazza sogna con il proprio ragazzo, non se questo, è il predatore più temuto al mondo, un Vampiro.
Ne avevamo passate davvero tante io e Stefan in quell’anno così incredibilmente pieno di colpi di scena.
Quello che sino a pochi mesi prima, mi sembrava il frutto di magistrale immaginazione, si era trasformato in perfetta e assurda realtà, tanto affascinante quanto pericolosa.
A nulla erano valsi i miei sforzi di allontanare da me fonte di tanto pericolo, ma l’amore per il mio uomo e quell’irrazionale attrazione del proibito, mi avevano condotto ad accettare quella realtà alla quale non mi sarei ma potuta sottrarre nemmeno volendolo.
Ero la sosia perfetta di una vampira nata e cresciuta nella Mystic Falls del 1864, a quei tempi, non sapevo delle bulgare origini di Katherina Petrova.
Quelle poche nozioni che mi erano state concesse dal mio vampirico uomo, erano se non che pochi tasselli, di una storia più complessa e intrigante.
Ero stata fortemente provata da quella somiglianza che aveva introdotto nel mio rapporto con Stefan, lo spettro di una sua voglia di rivivere con me, l’amore perduto con la sua mai dimenticata Vampira.
La vita a Mystic Falls non divenne tanto meno più semplice con l’arrivo in città di Damon Salvatore, simpatico ed ironico fratello del mio fidanzato, venuto per rovinare la vita a Stefan e trovare la sua amata Katherine. Ancora lei.
I triangoli amorosi erano davvero antichi come il mondo stesso, e sapere che qualcuno con il mio identico viso fosse stato al centro di una contesa amorosa tra il mio attuale ragazzo e il suo sadico fratello, mi inquietava e non poco.
Nonostante gli sfavorevoli pronostici su una cordiale e civile convivenza con Damon, il nostro rapporto aveva preso una piega a dir poco inaspettata nell’ultimo periodo.
Ci eravamo trovati ad essere alleati nel fronteggiare il male che minacciava le nostre vite quotidianamente, facendo vacillare gli originari propositi del più irascibile dei Salvatore.
Ebbi la prova del nove di quell’accenno di cambiamento, dopo il giorno della fondazione.
Si comportava come se tra di noi fosse successo qualcosa a cui lui attribuiva assoluta importanza.
Solo pochi giorni dopo capimmo il motivo di tanto scompiglio, Katherine aveva preso il mio posto e aveva portato Damon a credere che fossi a tal punto affezionata a lui da baciarlo.
Follia allo stato puro, ero totalmente ed incondizionatamente innamorata di Stefan, perché mai avrei dovuto volere un bacio con suo fratello?
Eppure, contro ogni ragionevole aspettativa, Damon si era illuso che potessi ricambiare e fu quello probabilmente il punto di svolta nel rapporto tra noi due.
Rapporto che si stava facendo complicato e pieno di aspettative che venivano puntualmente deluse da una parte e dall’altra.
Se l’amore per Katherine nel 1864 aveva diviso i fratelli Salvatore, l’odio per la stessa donna centocinquanta anni dopo li aveva riuniti e resi una squadra, pronta a difendere l’attira catastrofi vivente più sfortunata al mondo, Elena Gilbert.
Avevamo contattato Bonnie per capire se le magie contenute nel suo grimorio, contenessero la chiave per liberarci di Katherine, difendendomi e proteggendomi magari attraverso qualche incantesimo. 
Avevamo programmato ogni minimo dettaglio per incastrare Katherine durante il ballo in maschera che si sarebbe tenuto di lì a poco a Mystic Falls.
-“Bonnie voglio che tu ne sia completamente sicura..non voglio che questo incantesimo possa in qualche modo metterti in pericolo..” - sospirai mentre le dicevo quelle parole cariche di sincera preoccupazione.
La mia migliore amica, che per me era a tutti gli effetti una sorella, mi guardò come se avessi detto un eresia.
Bonnie era una ragazza davvero testarda e l’aver scoperto l’eredità che la nonna e le sue antenate le avevano lasciato, l’aveva resa ancora più cocciuta, indisponente in certe occasioni.
“Elena tu, non devi preoccuparti di nulla. Abbiamo visto e rivisto il piano con i Salvatore allo sfinimento ormai, e ti dico che funzionerà”- mi disse ribadendo il concetto e facendomi sentire come sempre, la donzella medievale in terribile pericolo.
Avevano intenzione di bloccare Katherine in una delle stanze della villa in cui si sarebbe tenuto il ballo in maschera e lì, Stefan e Damon avrebbero posto la parola fine alle avventure di Miss Pierce una volta per tutte.
Damon aveva tuttavia insistito affinchè Bonnie, praticasse su di me un incantesimo di protezione.
Non credevo che l’apprensione spasmodica nei miei riguardi facesse parte del pacchetto di un vampiro.
Non mi ero ancora abituata a vedere come Bonnie trasformasse la stanza quando doveva praticare un incantesimo.
Candele ovunque e atmosfera a dir poco lugubre.
“Passami il ciondolo Elena” –disse facendo avanzare la sua mano verso di me.
Mise il mio cimelio al centro di un cerchio ovviamente fatto di candele e cominciò a recitare le sue formule.
“Armnya largior, Anìmum ad bonam spem proclivis, Armnya largior…” – cantilenò davanti ai miei occhi mentre il ciondolo cominciava a levitare come se non avesse peso o massa corporea e quando le parole di Bonnie si fecero più incisive e penetranti, le candele si spensero e rimanemmo al buio.
“ Bonnie..? Sei ancora qui o sei sparita anche tu?” – dissi con tono sarcastico ma inquietato allo stesso momento.
Facendomi sobbalzare accese una torcia porgendomi il ciondolo.
“Non fare la fifona Elena, tieni questo ciondolo e vai a farti una bella dormita, tra qualche giorno non avrai più una Katherine Pierce di cui preoccuparti”- sentenziò con sguardo fiero e sicuro su come sarebbero andate le cose.
Andai via dalla casa di Bonnie e quella notte mi preparai a dormire sonni tranquilli.
Mi fidavo di lei, come mi fidavo di Stefan e Damon. Presto, avremmo avuto meno problemi e più tempo per viverci in pace le nostre già abbastanza complicate vite.
Mi distesi nel mio letto e con più che motivata stanchezza crollai nel sonno.
Non sognai quella notte, fu come se mi avessero imbottito di farmaci per svegliarmi dopo dodici ore di sonno indisturbato.
Stranamente il mattino seguente non fu la sveglia a destare il mio riposo, ma una voce.
Una donna, dall’aria impaurita e dall’atteggiamento quasi reverenziale.
Aprii gli occhi, ora disturbati dalla luce che filtrava dalle finestre.
Non era zia Jenna e non ero nella mia stanza.
Come diamine aveva fatto quella donna a portarmi via dalla mia camera, era tutto così dannatamente assurdo.
Poggiai di istinto una mano sul comodino alla ricerca di un cellulare che evidentemente non avrei trovato.
“Dove..dove sono?”- chiesi con flebile voce e animo incredulo.
La ragazza finì di aprire le tende e si avvicinò a me con un finto sorriso stampato sul viso.
“Come dove si trova.. nella sua stanza Signorina Pierce.. i fratelli Salvatore l’aspettano di sotto per la colazione”.
 
  
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