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Autore: Ginnever    07/12/2011    1 recensioni
E' una sorta di dialogo tra una donna, un'umana, e un qualcosa, che a proprio piacimento può identificato con Dio, il destino, la vita, il mondo, l'universo. Ma è tutto ciò che ognuno di noi crede che possa essere oltre l'uomo e la terra e tutto ciò che c'è di materiale.
Genere: Dark, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un'Umana










Aprì gli occhi.

Distesa sull'erba, i profumi dei fiori e delle piante attorno a lei le intasarono le vie respiratorie, facendola soffocare.
cominciò a tossire. Piccolo, nudo, tenero essere.

Si alzò in piedi barcollando, il sangue le usciva dal naso, rosso e caldo. Le pupille color del cioccolato lacrimarono allora, acqua salata e amara bagnò le sue labbra carnose.

Si toccò il viso con le mani, mischiando i liquidi tra loro. Arrossì all'istante. Squallido essere indifeso!

Quale imbarazzo anche nella morte! Ti vergogni forse di apparire debole quanto sei in realtà?

Cadde. Pesante e insopportabilmente fragile.

Il respiro le mancò d'un tratto. Il cuore stava cedendo. Aveva bisogno di ossigeno.

Vai, alzati! Prendi ciò che è tuo! Risveglia la tua anima pigra e morta e portala a un livello superiore di esistenza!

Rantolava. Non aveva le forze per muoversi e cercare aria. Percepiva il cuore sotto la pelle che si fermava. Sapeva che sarebbe morta e in quel momento capì che voleva vivere.

Strinse i gambi di erbetta tra le dita con la poca forza che le era rimasta e lentamente, a fatica, i suoi polmoni si aprirono, l'aria riusciva di nuovo a entrare nella sua gola stanca e bruciata, il suo cuore batteva. Un' altra volta.

Hai manifestato la tua codardia, per l'ennesima volta. L'universo in realtà non ha bisogno del tuo sguardo vacuo e schifoso. Dovevi morire.

L'Umana si alzò in piedi, sulle gambe martoriate dai lividi blu, le labbra violacee e il viso sporco di sangue.

La guardò negli occhi e le si stampò un sorriso di scherno sulla faccia.

"Forse. Ma sono viva. E tu no."

"Io non ho nè inizio, nè fine. Sono eterna."

Guardò in basso. Gli occhi che piangevano di nuovo.

"Tu non conosci il dolore e l'amore."

"Sì, li conosco. Ma li provo contemporaneamente, in ogni istante della mia vita. Rido e piango, sempre. Sono arrabbiata e sono felice, sempre."

"Tu non puoi vivere."

"Esattamente. L'hai detto tu, essere."

Si bagno le dita con la saliva e si pulì le labbra secche e brucianti.

"Vorrei non provar dolore."

"Non saresti nemmeno felice."

"Non mi interessa!"

Essere inutile! Meritavi di morire.

"Perchè vivi?"

Si sedette.

"Inerzia. Egoismo."

"Muori."

Il cuore le si fermò.

Non sentiva niente. Dolore, forse. Ma era flebile, lontano. Sentì una melodia, però. Un violino. Un suono dolcissimo e caldo. Improvvisamente una felicità inaspettata la colse, inghiottita dalla lira della musica.

Muta, sorrise.

"Ti piace? Mai lo avrai. Sei troppo marcio per averlo. Addio."

La lasciò lì, accasciata a terra, svenuta, il cuore che batteva. Tum. Batteva. Tum. Tum.Tum. tum tum tum tum tum tum...





   
 
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