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Autore: _BlueLady_    07/12/2011    5 recensioni
[ Dal Prologo]
Tutti lo chiamavano Eclipse, perché proprio come un’eclissi era in grado di nascondersi alla luce del sole, per poi fare la sua ricomparsa di notte, nelle vie buie delle città più conosciute, alla ricerca di non si sa quali preziosi tesori.
Le prime pagine dei giornali erano piene delle sue immagini, i gendarmi di ogni città gli davano la caccia, nella speranza di catturarlo e finalmente infliggergli la punizione che meritava per tutti i furti commessi in passato.
Non c’era traccia di scovarlo, tuttavia.
Così come appariva, altrettanto misteriosamente scompariva, lasciando dietro di sé solo un cumulo di mormorii perplessi ed impauriti.
Attenzione: leggermente OOC, la lettura potrebbe risultare un pò pesante.
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 11~
 
Il sole stava ormai tramontando oltre le colline, creando un’atmosfera a dir poco idilliaca.
I suoi raggi illuminavano il panorama di una tenue luce rossastra, mentre attorno a lei il cinguettio degli uccelli si spegneva pian piano.
- Dì addio al signor Sole, sorellina!- esclamò una voce allegra alle sue spalle che la fece sussultare.
- Fine, mi hai spaventata!- la rimproverò lei rivolgendole un tenero sorriso.
- Ero venuta a darti la buonanotte, prima di andare a coricarmi…- disse l’altra dalla soglia della porta.
Rein si allontanò dal davanzale della finestra, dirigendosi verso le sponde del grande letto dove era poggiata sopra una candida camicia da notte fatta di tulle e pizzi.
- Vai già a letto?- domandò alla gemella afferrando l’indumento e portandoselo al petto.
- Ieri notte non sono riuscita a dormire…- rispose l’altra con un’alzata di spalle.
- Colpa del duca, eh?- fece Rein soffocando una risata maliziosa.
Fine ridacchiò – Viene a farmi visita tutte le sere – rispose in tono provocatorio.
- E’ pronto a scalare il balcone della camera di mamma e papà rischiando di farsi scoprire, pur di affacciarsi alla tua finestra?- le domandò la turchina stando al gioco.
La rossa la osservò scioccata.
- Che hai capito?- esclamò indignata - Intendevo dire che accompagna sempre i miei sogni durante la notte…-
- Fai sogni piuttosto piacevoli, dunque…-
Le due risero accompagnate dalla dolce cantilena dei grilli proveniente dal giardino.
- …Però, se ci pensi, sarebbe davvero meraviglioso se il duca si affacciasse veramente ogni notte alla mia finestra…- mormorò Fine con tono sognante.
La turchina sorrise, constatando la verità delle parole della sorella.
- Su, coraggio, vai a letto ora - esclamò dopo essersi riscossa dai suoi pensieri - altrimenti farai tardi all’appuntamento con il tuo “principe”…- e fece l’occhiolino a Fine che avvampò di vergogna.
- Buonanotte, Rein - le disse la rossa allontanandosi.
- Buonanotte, Fine…- sussurrò Rein in un sospiro.
 
Quando ritornò in camera dopo aver indossato la camicia da notte, la luna aveva già preso il suo posto in cielo, irradiando la stanza di una luce soffusa e cristallina.
Rein ammirò estasiata il panorama di fuori, lasciandosi baciare dai raggi lunari che parevano trasformarle la pelle in candida porcellana.
Un raggio di luna si insinuò curioso nella stanza, sfiorando con il suo lieve tocco il portagioielli appoggiato sopra la specchiera.
Subito la luce venne rifratta, creando un piacevole scintillio che pareva danzare in armonia con la brezza primaverile che soffiava di fuori.
Rein ammirò estasiata quel meraviglioso spettacolo che il cielo aveva riservato solo per lei.
Tra i gioielli presenti all’interno del portagioielli, ve n’era uno che brillava più degli altri: il meraviglioso zaffiro che le aveva donato il suo misterioso cavaliere al ballo in maschera.
Rein si avvicinò lentamente alla specchiera, prendendo cautamente il gioiello tra le mani.
Era affascinante osservare come brillasse in tutta la sua lucentezza anche in una così cupa atmosfera.
Pareva quasi una lacrima dispersa dal cielo.
Il suo viso si rabbuiò non appena i suoi occhi si rifletterono in esso.
Quel gioiello era il segno della sua condanna, un dono che il Buio le aveva gentilmente concesso.
Ancora non riusciva a capire con che sfacciataggine aveva avuto il coraggio di accettarlo.
Quel monile non era un dono…
Quel monile era il marchio che segnava la sua coscienza di un delitto mai commesso.
Senza volerlo si era resa complice di un furto nel quale non era mai stata coinvolta.
…Cosa doveva fare con quell’oggetto?
Gettarlo, nasconderlo, restituirlo?
Avvertì il suo cuore farsi sempre più pesante man mano che il gioiello scintillava alla luce della luna.
Non poteva certo portarlo alla gendarmeria, avrebbe certamente significato firmare un’ingiusta  condanna che non spettava a lei.
Non poteva nemmeno gettarlo via. Quel gioiello apparteneva certamente a qualcuno.
Tenerlo, tuttavia, equivaleva a rendersi complice del furto.
Sospirò amareggiata, tentando di liberarsi da quella morsa che le attanagliava lo stomaco.
Eclipse l’aveva ingannata.
Ma a che scopo, poi?
Mentre si struggeva ripensando agli avvenimenti della sera del ballo, un’ombra scura scivolò cauta dalla sua finestra dentro la stanza.
Non appena vide riflessa allo specchio una sagoma cupa che si stagliava alle sue spalle, Rein ebbe un sussulto.
Si voltò di scatto, appiattendosi contro la specchiera.
I suoi occhi incontrarono uno sguardo profondo e buio come il colore della maschera che l’individuo portava indosso.
Impossibile non riconoscere quei baratri profondi dai quali, ogni volta che li incontrava, temeva sempre di non uscirne.
- Voi…- sussurrò con tono sprezzante, rotto da ampi sospiri di agitazione.
La figura alzò leggermente il viso, facendo brillare i contorni della maschera dorata sotto i raggi lunari.
- Cosa siete venuto a cercare qui?- mormorò lei con tono freddo e tagliente – Non abbiamo nulla di così tanto prezioso in casa da poter offrirvi.-
Il Cavaliere Nero sorrise malizioso - Noto che le voci circolano piuttosto in fretta…- si limitò a dire sfacciato, muovendo passi lenti e felpati verso di lei.
Rein indietreggiò, appiattendosi ancora di più contro la specchiera. Eclipse le arrivò a pochi centimetri di distanza dal viso, gli occhi bui piantati in quelli cristallini di lei.
-… Che cosa avete da offrirmi, dunque, se non sono oggetti preziosi?- le domandò in un sussurro, sfiorandole una mano con la punta delle dita.
Il cuore della turchina ebbe un sussulto.
Tentò di lottare con tutte le sue forze contro quella parte di lei ancora capace di farsi soggiogare al fascino di quel cavaliere dal manto oscuro che l’aveva ingannata così spudoratamente.
Scostando con uno scatto veloce il braccio dove lui l’aveva sfiorata, gli rispose lanciandogli un’occhiata gelida e fulminante: - Non troverete niente che soddisfi la vostra avidità qui… a parte questo- e fece ciondolare di fronte a sé il gioiello color della notte che lui stesso le aveva donato.
Eclipse scostò leggermente il volto da quello della fanciulla per poter osservare meglio i suoi occhi glaciali.
- Devo dedurre dalla vostra espressione che non sono un ospite gradito?- domandò in tono provocatorio.
- I criminali non sono mai ospiti graditi in casa d’altri – rispose quella.
Indietreggiò ancora un poco.
- Chi vi dice che io sia un criminale?- domandò scrutandola in volto.
- I criminali ritornano sempre sulla scena del crimine, in un modo o nell’altro…- fu la risposta secca di Rein, che non cessava di fissarlo negli occhi con estrema severità.
- Quello vale solo per gli assassini - rispose il giovane inarcando la bocca in un altro sorrisetto malizioso.
Il silenzio aleggiò nella stanza per un attimo che parve interminabile.
La tensione era palpabile, fragile come un’ampolla di cristallo. Entrambi non cessavano di specchiarsi l’uno negli occhi dell’altra, desiderosi di dimostrare la propria supremazia su quello che pareva essere il loro peggiore nemico.
Poi fu la frazione di un secondo.
Con una rapidità impressionante, Rein si fiondò verso la maniglia della porta, nel tentativo di raggiungerla e uscire dalla stanza.
Fu comunque troppo lenta.
Eclipse se ne accorse.
Con un gesto fulmineo afferrò il polso di Rein, costringendola a retrocedere nelle sue intenzioni.
La fanciulla fece una smorfia di disgusto nell’avvertire la presa stretta e tenace con cui lui l’aveva attratta a sé.
- Perché tentate di fuggirmi?- domandò lui a un soffio dalla sua bocca.
Rein si divincolava nel tentativo di liberarsi.
- …Avete assassinato il rispetto che nutrivo per voi…- mormorò sprezzante, il fiato del suo carceriere sul collo.
- Io vi avevo avvisato di non riporre troppa fiducia negli estranei…- sussurrò lui con un filo di voce, il viso a pochi centimetri di distanza.
Rein posò la mano libera su quella di lui, costringendolo ad allentare la presa. Mosse qualche passo indietro nel tentativo di allontanarsi da colui che ancora aveva il potere di esercitare tanto fascino su di lei.
- … Cosa volete da me?- riuscì a domandare con un filo di voce, stringendosi nelle spalle nel tentativo di proteggersi.
Il cavaliere fece un altro passo verso di lei, deciso a non lasciarsi sfuggire la sua ambita preda.
- Siete venuto a riprendervi il gioiello? Oppure cercate qualcos’altro?-
Udire quelle parole fu come ricevere un’impercettibile pugnalata al cuore.
- Sono venuto per accertarmi della vostra incolumità… e di quella del gioiello.- fu la risposta secca del giovane che fece mancare di un battito il cuore della turchina.
- N-Non capisco…- mormorò quella, abbandonando il suo tono aggressivo per lasciar spazio allo sconcertamento più totale.
Eclipse le si avvicinò senza proferire parola.
Lasciò che si sedesse sul letto accanto a lei, i suoi baratri profondi che la scrutavano intensamente.
-… Chi siete voi?- domandò di nuovo la turchina, allungando titubante una mano verso il suo volto per poi ritrarla timidamente.
Eclipse sorrise – Non mi sembra la domanda più adatta da fare a un criminale, questa -
Le afferrò delicatamente la mano che aveva ritratto, posandola sul suo volto mascherato.
Gli occhi di lei brillarono di imbarazzo al chiaro di luna.
- Sono un gentiluomo come gli altri - rispose sussurrando e baciandole la mano.
Alla stessa domanda la stessa risposta.
A Rein parve quasi di stare rivivendo un ricordo non troppo lontano… un ricordo che più volte le aveva fatto palpitare il cuore provocandole un piacevole calore in petto.
…Possibile che Eclipse non fosse affatto come lo dipingevano nella realtà?
Possibile che fosse veramente venuto lì… per lei?
- Spiegatemi perché avete voluto consegnare proprio a me il gioiello che avete rubato alla festa.- mormorò, riacquistando il suo tono ostile.
I suoi occhi si scontrarono nuovamente con quelli di lui.
Impossibile non rimanerne incantati…
- Chi vi dice che sia stato proprio io a rubarlo?- domandò lui atono.
Gli occhi della turchina si accesero di sdegno – Non vorrete farmi credere che voi siete innocente!- esclamò indignata – Le prime pagine dei quotidiani della città sono piene delle vostre immagini.-
- E’ solo cattiva pubblicità quella che sta sui vostri preziosi quotidiani…-
- Voi mentite.- gli disse lei in risposta - Altrimenti perché vi ritrovereste qui ora? Siete venuto solamente per accertarvi che io non abbia confessato dove si trovi il vostro prezioso gioiello!-
Si alzò irosamente dal letto, una tempesta di emozioni miste a odio e ammirazione che le pervadevano il petto.
Come poteva, come poteva mentirle così spudoratamente?
Mentirle nuovamente, dopo che si era già preso gioco di lei?
Non poteva tollerarlo, aveva già sopportato fin troppe umiliazioni.
- E’ il vostro passatempo, questo? Prendersi gioco di giovani donne ancora inesperte in amore?- domandò, lanciandogli la più cupa tra le occhiate.
Eclipse la osservò senza battere ciglio. Rein continuò incurante la sua accusa.
- Avvicinate una giovane fanciulla, la seducete col vostro fascino, le donate un gioiello facendole credere sia un pegno d’amore quando invece è frutto dei vostri subdoli inganni…-
La turchina era fuori di sé dalla rabbia.
Con un gesto impulsivo afferrò il ciondolo color della notte che portava al collo, strappandoselo di dosso.
La pietra scintillò a contatto coi raggi lunari.
La turchina si voltò verso il suo interlocutore, colma di disprezzo per lui.
- Ebbene, eccolo il vostro gioiello con il quale avete macchiato anche me del vostro delitto!- fece per gettare con violenza a terra il monile, ma una presa ferrea e decisa la bloccò tempestivamente.
Rein si ritrovò catturata nella morsa del Cavaliere Nero, il cuore ancora trepidante di emozioni contrastanti le une con le altre, il respiro interrotto da flebili singhiozzi intermittenti.
Si ritrovò a sfogare la sua rabbia in un pianto accusatore tra le braccia del suo stesso nemico, incapace di lottare o di opporsi a quella stretta imponente e passionale al tempo stesso.
Poteva quasi avvertire il suo fiato caldo sul collo farle rabbrividire ogni singolo centimetro di pelle del suo corpo.
- Non mi sto affatto prendendo gioco di voi, credetemi – le sussurrò lui all’orecchio con una sincerità che le metteva quasi paura.
- Perché avete scelto me?- domandò lei tra le lacrime rabbrividendo un poco - Non sono in grado di sopportare il peso di un fardello così grande…-
Lui le prese il volto tra le mani, costringendola a guardarlo negli occhi.
- Il gioiello che vi ho donato non è quello che è stato rubato alla festa - sussurrò pacatamente - quello è un prezioso topazio dai riflessi ambrati, mentre il vostro è un lucente zaffiro -
Le porse una pagina del quotidiano che mostrava l’immagine di un gioiello ambrato e squadrato, ma dai bordi gentilmente levigati.
Rein volse lo sguardo verso di lui senza capire.
- Perché volete che lo conservi io?- domandò, apparentemente più sollevata.
- Mi serve un luogo sicuro in cui poterlo nascondere.- fu la sua risposta.
- Nascondere… da chi?- domandò nuovamente la turchina, sempre più confusa dal tono enigmatico di lui.
Eclipse si erse in piedi, facendo volteggiare il cupo mantello.
- E’ tempo che io vi lasci.- annunciò, notando il cielo assumere tonalità sempre più chiare in procinto di annunciare la venuta del giorno.
Si diresse furtivamente verso la finestra, pronto a scavalcarla, non prima di aver gettato un’ultima occhiata furtiva in direzione di Rein.
La turchina lo osservava in un’espressione mista tra lo sconcertamento e la paura.
- Verrò a farvi visita ogni notte per rendere meno dolorosa la pena a cui vi ho condannata, se la cosa può aiutarvi…- annunciò, prima di sparire inghiottito dalle ultime ombre della notte.
Rein si affacciò alla finestra nel tentativo di trattenerlo ancora per chiedere spiegazioni, ma come gettò lo sguardo sulla strada la accolse solamente la cantilena dei grilli che si dissolveva pian piano nell’aria.
 

Il carceriere aveva avuto pietà della sua vittima, per quella notte, lanciandole un compromesso che non poteva rifiutare.
Eccolo ciò che entrambi stavano aspettando.

  

 

Angolo Autrice:


Uff, ce l'ho fatta, un altro capitolo è andato.
Buonsalve a tutti, la vostra Vale è tornata dopo altri interminabili giorni di silenzio con il nuovo capitolo.
Mi scuso per il rallentamento negli aggiornamenti, ma purtroppo ultimamente non ho nè tempo nè ispirazione per continuare, sono piuttosto in crisi.
Ciò non vuol dire che non terminerò la fic, la terminerò eccome, ho già tutto in mente, devo solo trascriverlo a computer.
Perciò vi chiedo di pazientare, finchè non avrò ritrovato il tempo, ma soprattutto l'ispirazione.
Tornando alla storia, credo non ci sia nulla da dire...
Solo una cosa: il gioiello che Eclipse ha donato a Rein, credete sia veramente quello che è stato rubato alla festa in maschera?
Pe raiutarvi, vi chiedo di fare un collegamento con il capitolo precedente, forse la cosa vi potrà aiutare...
Aparte questo, Eclipse ci lascia con un'affermazione che non so se farà più serena o più paura a Rein.
Fine è sempre più innamorata di Bright, Eclipse è sempre più misterioso, Rein è sempre più confusa...
Si, direi che gli elementi ci siano tutti.
Vi aspetto al prossimo capitolo, allora!
Un saluto

_BlueLady_

  
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