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Autore: Dejanira    08/12/2011    1 recensioni
Il mio dolore è un tratto di penna.
Delirio dell'una di notte.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BIGLIETTO INTEGRATO A TEMPO

 

 

Il mio dolore è un tratto di penna.

Oggi sono io quella in piedi a notte fonda, in attesa di una parola, con tutto il resto che è solo assenza. Oggi sono io a registrare i colpi di tosse, i passi sul pavimento e le chiavi che girano nella toppa, ché magari c’è qualcuno in casa, magari non sono sola, anche se non sei tu.

Il mio dolore è uno scarabocchio oggi che compi gli anni e sei un mio amico. Abiti lontano e non sento la tua mancanza, sento la mia, di mancanza, perché non mi vedo da un pezzo eppure è solo ieri che gli anni li ho compiuti io. Erano diciotto e mi sembravano così tanti, adesso sono uno in più e mi sento già triste dentro. Questo è l’anno descritto nel tuo biglietto d’auguri del dicembre scorso, e io sorridevo nel video e dicevo sì, quando sarà il momento, riderò anche allora quando sarà il momento, rid-

Il mio dolore è una porta che non si apre. Ho sbirciato il calendario e fatto due conti, perché la mia vita è tutta costellata di date di scadenza, e io faccio scadere tutto.

Faccio scadere il latte in frigo e i termini ultimi di iscrizione; faccio scadere la mia vita in una supposizione e quella supposizione in un dramma. Due ore prima ho fatto una telefonata a vuoto. Ho parlato e non ho detto niente, ho perso la capacità di parlare, per questo mi iscrivo ai corsi di lingue, fin quando non sarò in grado di spiegare una cosa in tutte le lingue del mondo e anche allora mi mancheranno le parole.

Ieri in strada, sotto casa mia, c’è stato un incidente. Era il mio cuore che è andato a cozzare contro il cervello, i polmoni sono intervenuti e hanno fatto di tutto per dare una mano, alla fine solo il fegato è riuscito a combinare qualcosa ma non è servito a granché, ho messo un organismo in subbuglio senza alcuna reale ragione.

Sai cosa penso? Penso che da domani mi amerò di più e proverò ad essere felice. Ripeterò questa frase allo stesso identico modo ogni giorno, e così domani non arriverà mai. Rimarrò intrappolata qui dentro, con le lampadine fulminate, le luci accese nelle finestre di fronte, e la gente ubriaca per le strade.

Un giorno mi amerai. Per quel giorno sarò stanca, così stanca che non ti starò a sentire. Presterò attenzione ai battiti d’ali, agli avvertimenti della gente, all’accendersi delle altre conversazioni, ai cellulari che squillano, ai tram che passano. Quel giorno sarò ovunque tranne che in me stessa, e tu non sarai da nessuna parte. Sarà solo un’altra delle mie fantasie.

Sai quel giorno in cui ho deciso di smettere di mangiare. Ho deciso di smettere di prendermi in considerazione. E’ vero? E’ solo questo, non mi merito niente, neanche acqua e cibo che dovrebbero meritarselo tutti, giusto per alzarsi, sopravvivere e tornare a dormire, ma io nulla, neanche quello.

Il mio album dei ricordi è pieno di foto bianche, accecanti. La mia stanza è tappezzata di foto non mie, paesaggi esotici e persone bellissime; è quello che mi piace, e a volte mi dico che qualche volta dovrei metterci qualcosa di mio, ma io non sono bella ed è solo bellezza quella che voglio avere attorno.

Non ripenso mai a tutte le cose che mi hai detto. Penso all’alcol che abbiamo versato a fiumi. Ogni tanto penso alle notti più belle, e alle mattine più gelide, e quelli sono i pensieri più dolci di tutti.

Il ricordo più bello è quello del giorno in cui ha grandinato e abbiamo saltato la scuola. Siamo finiti a casa tua a costruire puzzle per bambini e a mangiare tè caldo e biscotti, mentre io imparavo a conoscere i primi segnali del dolore della gente. Ho capito che il dolore è un’ostentazione, è un aiutami, ma non arrivare in tempo cosicché io possa prima farmi del male; è un dammi giusto un attimo per distruggermi, poi salvami la vita. Il dolore è questo, chissà se anche l’amore funziona così.

Io mi innamoro di tutte le cose impossibili. Ci sono volte in cui mi dico perché debba succedere proprio a me, e il fatto è che a me le cose piacciono perché sono irrealizzabili. Poi però capita una cosa strana, capita che ti trovi in una grande città con tutti i tuoi sogni a portata di mano, e ci sei tu che fai di tutto per mandarli a puttane. Proprio così: spulcio tra ricordi e vecchie foto e mi ricordo di farti gli auguri di buon compleanno, nel frattempo mi rovino la vita. A me piace rovinarmi la vita. Ho provato di tutto ma non ha funzionato niente.

Ho cominciato a digiunare. Non ha funzionato, e allora ho pensato di divorare tutto fino a stare male, ma non andava bene neanche quello. Ho provato a bere e fumare ma non è quello che voglio. Ho provato a graffiarmi, ma quello mi viene naturale, e ormai non fa più male. Poi, dopo tanto disprezzo, ho provato ad amarmi. E’ andata perfino peggio, così ho ripreso a incasinarmi l’esistenza.

Tutto sommato, lo sai cosa penso? Penso che un giorno mi amerai. Penso che un giorno avrò la mia vita, spogliata di tutte le sue illusioni e paure, e sarò quella me stessa che non sono ancora io. Quel giorno ti ascolterò. Saprò risponderti in tutte le lingue del mondo e la pianterò di scattare fotografie sovraesposte; te lo giuro, da domani sarò bellissima.

Da domani mi amerò di più e proverò ad essere felice.

 

***

 

Perdonate questo delirio dell’una di notte.

  
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