BIGLIETTO
INTEGRATO A TEMPO
Il mio
dolore è un tratto di penna.
Oggi sono
io quella in piedi a notte fonda, in attesa di una parola, con tutto il resto
che è solo assenza. Oggi sono io a registrare i colpi di tosse, i passi sul
pavimento e le chiavi che girano nella toppa, ché magari c’è qualcuno in casa,
magari non sono sola, anche se non sei tu.
Il mio
dolore è uno scarabocchio oggi che compi gli anni e sei un mio amico. Abiti
lontano e non sento la tua mancanza, sento la mia, di mancanza, perché non mi
vedo da un pezzo eppure è solo ieri che gli anni li ho compiuti io. Erano
diciotto e mi sembravano così tanti, adesso sono uno in più e mi sento già
triste dentro. Questo è l’anno descritto nel tuo biglietto d’auguri del
dicembre scorso, e io sorridevo nel video e dicevo sì, quando sarà il
momento, riderò anche allora quando sarà il momento, rid-
Il mio
dolore è una porta che non si apre. Ho sbirciato il calendario e fatto due
conti, perché la mia vita è tutta costellata di date di scadenza, e io faccio scadere
tutto.
Faccio
scadere il latte in frigo e i termini ultimi di iscrizione; faccio scadere la
mia vita in una supposizione e quella supposizione in un dramma. Due ore prima
ho fatto una telefonata a vuoto. Ho parlato e non ho detto niente, ho perso la
capacità di parlare, per questo mi iscrivo ai corsi di lingue, fin quando non
sarò in grado di spiegare una cosa in tutte le lingue del mondo e anche allora
mi mancheranno le parole.
Ieri in
strada, sotto casa mia, c’è stato un incidente. Era il mio cuore che è andato a
cozzare contro il cervello, i polmoni sono intervenuti e hanno fatto di tutto
per dare una mano, alla fine solo il fegato è riuscito a combinare qualcosa ma
non è servito a granché, ho messo un organismo in subbuglio senza alcuna reale
ragione.
Sai cosa
penso? Penso che da domani mi amerò di più e proverò ad essere felice. Ripeterò
questa frase allo stesso identico modo ogni giorno, e così domani non arriverà
mai. Rimarrò intrappolata qui dentro, con le lampadine fulminate, le luci
accese nelle finestre di fronte, e la gente ubriaca per le strade.
Un giorno
mi amerai. Per quel giorno sarò stanca, così stanca che non ti starò a sentire.
Presterò attenzione ai battiti d’ali, agli avvertimenti della gente,
all’accendersi delle altre conversazioni, ai cellulari che squillano, ai tram
che passano. Quel giorno sarò ovunque tranne che in me stessa, e tu non sarai
da nessuna parte. Sarà solo un’altra delle mie fantasie.
Sai quel
giorno in cui ho deciso di smettere di mangiare. Ho deciso di smettere di
prendermi in considerazione. E’ vero? E’ solo questo, non mi merito niente,
neanche acqua e cibo che dovrebbero meritarselo tutti, giusto per alzarsi,
sopravvivere e tornare a dormire, ma io nulla, neanche quello.
Il mio
album dei ricordi è pieno di foto bianche, accecanti. La mia stanza è
tappezzata di foto non mie, paesaggi esotici e persone bellissime; è quello che
mi piace, e a volte mi dico che qualche volta dovrei metterci qualcosa di mio,
ma io non sono bella ed è solo bellezza quella che voglio avere attorno.
Non
ripenso mai a tutte le cose che mi hai detto. Penso all’alcol che abbiamo
versato a fiumi. Ogni tanto penso alle notti più belle, e alle mattine più
gelide, e quelli sono i pensieri più dolci di tutti.
Il
ricordo più bello è quello del giorno in cui ha grandinato e abbiamo saltato la
scuola. Siamo finiti a casa tua a costruire puzzle per bambini e a mangiare tè
caldo e biscotti, mentre io imparavo a conoscere i primi segnali del dolore
della gente. Ho capito che il dolore è un’ostentazione, è un aiutami, ma non arrivare in tempo cosicché io possa
prima farmi del male; è un dammi
giusto un attimo per distruggermi, poi salvami la vita. Il dolore è questo,
chissà se anche l’amore funziona così.
Io mi
innamoro di tutte le cose impossibili. Ci sono volte in cui mi dico perché
debba succedere proprio a me, e il fatto è che a me le cose piacciono perché
sono irrealizzabili. Poi però capita una cosa strana, capita che ti trovi in
una grande città con tutti i tuoi sogni a portata di mano, e ci sei tu che fai
di tutto per mandarli a puttane. Proprio così: spulcio tra ricordi e vecchie
foto e mi ricordo di farti gli auguri di buon compleanno, nel frattempo mi
rovino la vita. A me piace rovinarmi la vita. Ho provato di tutto ma non ha
funzionato niente.
Ho
cominciato a digiunare. Non ha funzionato, e allora ho pensato di divorare
tutto fino a stare male, ma non andava bene neanche quello. Ho provato a bere e
fumare ma non è quello che voglio. Ho provato a graffiarmi, ma quello mi viene
naturale, e ormai non fa più male. Poi, dopo tanto disprezzo, ho provato ad
amarmi. E’ andata perfino peggio, così ho ripreso a incasinarmi l’esistenza.
Tutto
sommato, lo sai cosa penso? Penso che un giorno mi amerai. Penso che un giorno
avrò la mia vita, spogliata di tutte le sue illusioni e paure, e sarò quella me
stessa che non sono ancora io. Quel giorno ti ascolterò. Saprò risponderti in
tutte le lingue del mondo e la pianterò di scattare fotografie sovraesposte; te
lo giuro, da domani sarò bellissima.
Da domani
mi amerò di più e proverò ad essere felice.
***
Perdonate
questo delirio dell’una di notte.