Bang, bang, shoot, shoot.

 

La pistola calda ha sparato, ma non ha portato felicità. Almeno per me.

Figuriamoci, non ero ancora nata quel 8 Dicembre 1980. Non ero neanche prevista nei piani. 

E' incredibile però, quanto io sia legata a quell'uomo che tutti chiamano John Lennon.

E' incredibile che io stia cercando di riassumere il mio dolore qui, in questa storia, che tanto storia non è.

E' incredibile quanto fosse una meravigliosa persona, questo John Lennon.

Forse è meglio se ricomincio da capo, già è meglio.

 

re-inizio così, senza maiuscole, con le tasche piene di lacrime, le dita mi fanno male e ho il cuore infranto, è impossibile bloccare il dolore.

 

ecco un gentile e giovane uomo di origini inglesi, i capelli castani un poco rossastri, si sistema i suoi occhialetti tondi e si appresta a tornare con sua moglie, dopo aver fatto visita al suo primogenito, alla sua dimora. sorride e firma qualche autografo, tenendo la moglie a braccetto come due fidanzatini. ed è questo quello che lui era, un innamorato sognatore. costui, oltre ad aver cambiato la storia della musica ha cambiato me. ha schiarito quella parte della mia materia grigia che era ormai andata a farsi benedire, mi ha fatto rinascere. quella vita che ormai credevo inutile, poi venne la musica, la sua e la loro musica. accidentaccio però, finisco sempre a parlare di me. e così quest'uomo si avvia a casa sua e qualcuno, senza una ragione precisa, gli spara.

 

brucia, brucia tutto.

 

trentuno anni. stiamo parlando di trentuno fottutissimi anni fa. non ero neanche nata. eppure quest'uomo è davvero importante per me.

riconosco la sua voce tra mille e un calore mi persuade ogni volta che lo ascolto. a lui sono legati tutti i miei ricordi migliori e credo che non mi sarà facile dimenticare tutto ciò. anche perché io non dimenticherò. 

non voglio dimenticare. l'altra musica di oggi? pff, bella merda.

voglio la sua calda voce che mi abbraccia, facendomi sentire bene, veramente bene. alla fine è come una giostra, quando l'ascolto la mia mente corre, scivola in una giostra più grande di non so cosa, urla, compie un giro e quando arriva la fine della canzone un senso di vuoto si fa strada nel mio cuore.

una droga. forse stai diventando questo per me, John. sia le vostre canzoni, sia le tue canzoni, sia la tua figura che prende in giro il pubblico, composto interamente da tredicenni con gli ormoni attivi, e forse la cosa che mi piace più di te sono i tuoi testi. pura poesia. 

ormai la musica mi aiuta a fuggire dalla realtà in cui vivo. mi ispira ad un mondo migliore di quello che ho oggi.

certe volte mi sono piazzata davanti alla finestra e ho pensato. ho pensato a quanto facesse male non averti più qui. già mi t'immagino con tua moglie a combattere per la pace.

mio caro Lennon, alla fine la pace non è quel posto dove non c'è guerra e caos, ma la pace è quando sei in mezzo a tutto questo e il tuo cuore è sempre calmo.

 

vorrei essere nata prima, molto prima. vorrei averti incontrato, mi sarebbe bastato solo vederti vivo, e non in uno schermo di un computer o in una foto.

 

forse sogno troppo.

 

non sarà mai un'addio, signor. Lennon, lei vive nel cuore di tutte quelle persone che, come me, amano la musica, amano i Beatles, amano John Lennon, amano Paul McCartney, amano George Harrison e amano Ringo Starr.

siamo tutti diversi noi, c'è chi ha tredici anni, c'è chi ne ha diciotto e c'è chi ne ha cinquanta. siamo inglesi, italiani, svedesi, francesi e se inizio adesso non finisco più. 

il mondo ha bisogno di più John Lennon.

 

 

rest in peace, Nowhere Boy.