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Autore: kbinnz    08/12/2011    17 recensioni
Un ragazzino solo. Un sarcastico, irritante bastardo. Quando la salvezza dell'uno è affidata all'altro, tutti sanno che non finirà bene... oppure sì?
Segue "Harry's First Detention".
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Piton lanciò un'occhiataccia al grigio muro di pietra della sua classe nei sotterranei e contemplò l'ipotesi di sbatterci la testa contro. Del tutto contro la sua volontà, stava trascorrendo la serata supervisionando Harry, Hermione e Ron, insieme a due dei suoi piccoli serpenti che erano riusciti a meritarsi una punizione con la Sprite. (La Sprite! A cosa stavano pensando? Un Piton furibondo aveva assegnato a ciascuno dei due una seconda punizione per essere stati così inetti da far infuriare la normalmente placida professoressa d'Erbologia. Che razza di Serpeverde non riusciva a gestire un Tassorosso, per amor di Merlino? Be', due notti trascorse copiando “I Serpeverde non sono imbecilli” ancora e ancora avrebbero dovuto aiutarli a ricordare che la loro Casa si gloriava nel fatto di essere più intelligente del resto della scuola. Se loro non riuscivano neanche a gestire il Capo di Tassorosso, si meritavano ogni maledizione che i compagni di Casa avessero spedito al loro indirizzo.)
Normalmente avrebbe spedito i suoi Serpeverde a pulire calderoni; ma certo non poteva farlo mentre i tre Grifondoro erano seduti ai tavoli lì accanto lavorando sui loro saggi. Così, invece, tutti e cinque i ragazzini stavano laboriosamente scrivendo, e Piton aveva dovuto lanciare i suoi incantesimi di pulizia sui calderoni. Come se non avesse avuto niente di meglio da fare! Era tutta colpa di Potter.
E di Minerva. Lei gli aveva fatto notare che essere costretti a restare nella Sala Comune insieme a tutti i loro amici non era precisamente un'onerosa penalità per il Trio, né una che li avrebbe spronati a lavorare sui saggi per la punizione. E dal momento che né Granger né Weasly avevano accesso a stanze da letto private come Potter – anche se quella di Potter era (per colpa di Albus) tanto satura di giocattoli da non essere un luogo per essere reclusi più punitivo della Sala Comune – era solo ragionevole che i tre trascorressero il loro tempo in punizione sotto la supervisione di un professore. E, come la McGranitt aveva detto con uno scintillio d'acciaio nello sguardo, dal momento che lei aveva già passato le ultime tre sere supervisionandoli, ora era il suo turno.
Invano lui aveva protestato, obiettando che loro tre appartenevano alla sua Casa. Lei aveva fatto orecchie da mercante e prontamente, alle sette, i tre piccoli furfanti erano apparsi sulla soglia. I suoi due serpenti li avevano seguiti da presso e – con grande irritazione di Piton – erano apparsi visibilmente sollevati nel trovare lì i Grifondoro, sapendo perfettamente che il Capo della loro Casa non sarebbe stato neanche lontanamente pungente nella sua invettiva quanto lo poteva essere, quando c'erano dei non-Serpeverde a portata di orecchi.
Avevano sottovalutato il suo sibilo minaccioso, comunque: e, prima di spedirli ai loro banchi, Piton li aveva resi entrambi pallidi e sudati spiegando loro a voce bassa cosa sarebbe accaduto se mai fossero stati così scocchi da non dimostrarsi all'altezza dei valori della loro Casa. Ora, tuttavia, un'ora più tardi, stavano mostrando la capacità di ripresa tipica della giovinezza, cominciando ad alzare gli occhi dai loro fogli e ad scambiare ammiccamenti e cauti segnali con i Grifondoro.
Piton desiderò nuovamente di poter sbattere la testa contro il muro. I suoi Serpeverde stavano venendo corrotti da quei maledetti leoni. Normalmente i Serpeverde erano o troppo immusoniti per essere stati puniti o troppo imbarazzati per essere stati colti nelle mani nel sacco per far molto altro durante una punizione che non fosse il compito assegnato. Erano ansiosi di concludere la punizione e di scappare via, così da poter fingere poi che l'intera cosa non fosse mai accaduta.
Per contrasto, i Grifondoro (probabilmente perché ricevevano così tante punizioni, pensò Piton acidamente) sembravano guardare alla cosa come ad un'opportunità sociale. I maledettissimi leoni ovviamente non consideravano la loro punizione come una vergognosa indegnità, e stavano lanciando occhiate di simpatia verso i suoi serpenti, accompagnandole con facce buffe per cercare di tirar su di morale i depressi studenti del secondo anno.
Con sua immensa irritazione, stava funzionando: e, invece di avere in viso lacrimevoli espressioni di miseria, i suoi studenti ora stavano soffocando risatine. Anche Piton doveva ammettere che l'abilità di Weasley di incrociare gli occhi, muovere le orecchie e attorcigliare la lingua, simultaneamente, risultava in una... inusuale... espressione. Malgrado ciò, questo era il suo sotterraneo, e gli studenti erano qui per soffrire.
Sbatté forte la mano sulla scrivania e gli studenti fecero un saltello e impallidirono. “Qualcuno trova che ci sia qualcosa di divertente nella sua punizione?” chiese, il tono serico. “Qualunque cosa?”
Un frettoloso coro di “No, signore” venne incontro alle sue orecchie; lui lanciò un'occhiataccia ad ogni ragazzino prima di tornare al proprio lavoro. Fu gratificato nell'udire uno dei suoi serpenti emettere un piccolo singhiozzo di terrore prima di piegarsi nuovamente sul foglio, ma la sua gratificazione fu di breve durata.
“Non preoccuparti,” udì Harry bisbigliare – il ragazzo non aveva alcuna capacità d'essere furtivo. “So che suona cattivo, ma è davvero gentile. Sul serio,” insisté, avendo ovviamente ricevuto in risposta un'occhiata d'incredulità da parte della Serpeverde. “Anche i suoi scapaccioni non fanno male. Be', non molto, comunque. Ma non ti farà niente se non urlarti un pochino, e questo è solo perché vuole che tu vada bene a scuola e cose così.”
Piton rimase troppo paralizzato per l'orrore per riuscire a reagire per diversi secondi. Quando il suo cervello riuscì finalmente a processare cosa quell'orribile moccioso avesse appena fatto alla sua reputazione laboriosamente costruita, era troppo tardi. Alzò la testa e vide la sua Serpeverde lanciare ad Harry un sorriso grato, il suo sollievo palpabile, mentre Harry e gli altri Grifondoro le sorridevano in risposta. L'altro Serpeverde li guardava, cercando ovviamente di comprendere se le parole di Harry fossero una qualche specie di piano malvagio, degno di un compagno Serpeverde, o la rassicurazione diretta che sembravano essere.
Potter!” Piton riuscì finalmente a rimettere in funzione le corde vocali, e si preparò ad eviscerare verbalmente il mocciosetto una volta per tutte. Questo avrebbe effettivamente rimosso ogni dubbio concernente la sua “gentilezza”.
“Sì, signore?” replicò Harry, il tono innocente, alzando gli occhi per incontrare quelli di Piton.
Quello sguardo di smeraldo riportò Piton indietro nel tempo: e, una volta di più, si trovò impotente di fronte ad esso. “Non si parla in punizione,” riuscì a ringhiare.
“Sissignore. Mi dispiace, signore,” replicò Harry in tono di scuse, prima di riportare la sua attenzione al saggio.
Piton soffocò un gemito. Grifondoro. Era assediato dai Grifondoro. Non bastava più che fosse costretto ad avere a che fare con Silente la McGranitt; ora che aveva un pupillo che era un Grifondoro non poteva più isolarsi tra i Serpeverde al di fuori delle lezioni. No, Harry, ovviamente, contava molti Grifondoro tra i suoi amici, e stava mostrando un'allarmante propensione a farsi amici anche tra le altre Case. Almeno Harry era diventato amico anche di Draco, e questo aveva, di conseguenza, fatto entrare nel giro alcuni degli altri Serpeverde. Tuttavia, Piton aveva lo spaventoso presentimento che fosse solo questione di tempo prima del momento in cui si sarebbe trovato a giocare a fare l'ospite con i Tassorosso e gli altri nella sua stessa casa.
Almeno l'erede dei Malfoy stava contagiando gli altri. In classe, qualche giorno prima, Paciock era riuscito a produrre una tagliente replica in risposta ad un insulto di Parkinson, e il moccioso Weasley stava dimostrando un talento sorprendente nel complottare. Inoltre, l'influenza di Draco (insieme alle sue capacità di auto-preservazione perfettamente levigate) avrebbe assicurato che nessuno degli scherzi che i piccoli mostri stavano indubbiamente pianificando sarebbero stati diretti contro Piton o le sue lezioni.
Certo, se Piton doveva essere onesto, non erano i Grifondoro più giovani che lo stavano realmente rendendo pazzo: dopo tanti anni di insegnamento era più o meno immune agli studenti. No, erano il bastardo e il lupo mannaro quelli che desiderava di poter eliminare dalla faccia della terra. A cosa stava pensando quando aveva deciso di assistere gli idioti Malandrini? I Grifondoro – specialmente quei due – avrebbero dovuto essere annegati alla nascita. Ma no, lui li aveva aiutati, e quel mattino tutti i nodi erano venuti al pettine.
Piton aggrottò la fronte e si sforzò di ricordare che, dopotutto, il suo piano aveva avuto successo. Gli Auror erano rimasti pienamente sconcertati davanti alla fuga di Black, e il caos e le lamentele si erano quasi del tutto spente entro poche settimane: Caramell non aveva intenzione di permettere che i fallimenti della sua amministrazione fossero largamente pubblicizzati.
Pochi giorni dopo la fuga, quando l'aveva ritenuto sicuro, Piton aveva provveduto a raccogliere Lupin da un caffè in Italia. Con il senno del poi quello era stato un errore, in quanto il cameriere aveva anche troppo chiaramente dedotto che stesse incontrandosi con il lupo mannaro per una tresca illecita; così, aveva dovuto sopportare gli ammiccamenti irritanti dell'uomo e le sue insistenti gomitate allusive e i sospiri romantici. Fottuti Italiani.
Aveva portato Lupin alla casa di famiglia dei Prince, dove il lupo e il cane si erano abbracciati in una nauseante orgia d'auto-recriminazioni e lacrime. Le cose erano solo peggiorate quando Remus aveva cercato di esprimere la loro gratitudine a Piton. Il professore di Pozioni era riuscito a malapena a fuggire prima di essere abbracciato (abbracciato!) da entrambi i Malandrini. Rabbrividì al ricordo. Avrebbe dovuto usare qualche genere di incanto scrostante sulla propria pelle, se fosse realmente accaduto.
Black l'aveva poi fatto irritare ulteriormente procedendo ad un recupero fastidiosamente veloce; anche se questo, almeno, l'aveva messo in condizione di cominciare ad occuparsi dei Dursley molto più in fretta di quanto Piton si fosse aspettato. Ma anche ciò si era rivelato deludente: i parenti di Harry non avevano opposto resistenza alcuna ai Malandrini.
Severus brontolò. I Babbani di questi tempi avevano così poca resistenza. I disgustosi Dursley erano stati quasi troppo facili da affrontare. Tra l'organizzazione del suo amico d'infanzia e le idee creative di Sirius, erano occorse meno di quattro settimane prima che i Babbani cominciassero ad avere spasmi e tic involontari e a gettarsi a terra ogni volta che udivano un rumore forte. Piton sospirò. Aveva davvero bisogno di trovare qualcuno che potesse offrirgli una sfiga genuina.
Aveva fatto visita ai Malandrini circa dieci giorni prima e li aveva trovati entrambi nel suo maniero, spaparanzati sui divani e intenti ad insegnare agli elfi domestici canzoni d'osteria estremamente volgari. “Vedo che la vostra etica lavorativa non è migliorata con il tempo,” ringhiò Piton. “Perché non state torturando i Dursley?”
Black gli sorrise e gli rivolse quella fastidiosa risata simile ad un abbaiare. “Tutto sotto controllo, ragazzo mio. Oggi è il giorno in cui Petunia pulisce la casa, e noi abbiamo intercettato Vernon sulla via per l'ufficio.”
“E dunque?” Remus gli rivolse un sorrisetto. “Diciamo solo che Petunia non si è accorta che il suo spazzolino per il wc aveva un aspetto vagamente familiare.”
Piton sbatté le palpebre. Doveva ammettere che era un'idea decisamente creativa, specialmente per due cretini che erano a malapena riusciti a superare la lezione della McGranitt sulla trasfigurazione da forme animate ad inanimate. “E'... adeguatamente creativo,” ammise, controvoglia.
I due idioti si illuminarono in viso e batterono il cinque.
“Dal momento che appare ovvio che i Babbani non richiedano la vostra attenzione indivisa, e che il bastardo sembra aver ripreso a sufficienza ad assomigliare a quell'irritante cosa che è solitamente, posso chiedervi quando progettate di liberare la mia casa?” domandò Piton.
Entrambi lo guardarono, i sorrisi che scomparivano. “Ci stai buttando fuori?” chiese Sirius, basito.
“Pensavi che vi avrei dato vitto e alloggio a tempo indefinito?” chiese Piton, il tono egualmente incredulo.
“Be', sì,” ammise Black, lanciando un'occhiata sbalordita a Lupin.
“Progettavi veramente di trascorrere i prossimi cinquant'anni della tua vita all'interno di queste barriere, uscendo fuori solo occasionalmente per maledire i Dursley?” Piton li fissò, incredulo. Era l'unico a comprendere che, con la sua minuscola capacità di concentrazione, Black sarebbe presto diventato annoiato ed irritato in una tale prigionia? Che si sarebbe imbarcato in una qualche ridicola bravata per cercare d'incontrare Harry o di gettare discredito su Caramell o qualunque altra nozione da Grifondoro alloggiasse in quel suo cervello piccolo come un pisello? Che sarebbe stato indubbiamente catturato e ucciso?”
“Ma – ma -” balbettò Black, incoerente.
“E' tutto a posto, Sirius,” intervenne Lupin in fretta. “Severus ha ragione. E' già stato più gentile con noi di quanto avessimo il diritto di aspettarci. Non possiamo continuare ad imporgli la nostra presenza. Sono certo di poter trovare un piccolo appartamento per noi, da qualche parte. Non ho molti risparmi, ma ci sono parecchie aree Babbane dove gli affitti sono piuttosto ragionevoli.”
Piton adocchiò il lupo mannaro con incredulità. “Ho un'idea ancora migliore, Lupin. Perché non vedi semplicemente se Malocchio Moody o Amelia Bones hanno una camera da letta vuota che Black possa usare?” chiese, sarcastico.
Di fronte all'espressione di confusione di Lupin sbottò, “Cosa c'è che non va in te, sciocco? Ai Grifondoro manca qualunque istinto di sopravvivenza? Nell'istante in cui Black lascia queste barriere, non ci sarà posto in Gran Bretagna sicuro per lui. Sei davvero un tale sempliciotto, o hai finalmente realizzato che il cagnaccio è un inutile bastardo ed hai deciso di consegnarlo?”
“Certo che no!” ringhiò Lupin in risposta, la sua tempra normalmente imperturbabile che per una volta si infiammava. “Ma cosa ti aspetti che facciamo ora che ci forzi ad andarcene? Sai perfettamente non abbiamo risorse.”
“Aspetta! Ho un'idea!” intervenne Black. “Ci sono delle caverne nella Foresta, vicino ad Hogwarts. Potrei vivere lì come Felpato, e le Acromantule e le altre creature non mi infastidirebbero.”
Piton si massaggiò stancamente la fronte. Era così stanco di avere a che fare con i Grifondoro. Erano come grossi, stupidi cani che non riuscivano a capire dove la palla fosse scomparsa quando la mettevi dietro la schiena. “E suppongo che sopravviveresti mangiando ratti, o qualunque cosa riusciresti ad acchiappare?” chiese, già conoscendo la risposta.
Black scrollò le spalle con rassegnazione. “Se devo. Magari posso sgattaiolare nelle cucine di Hogwarts una volta ogni tanto.”
“Dove gli elfi domestici ti cattureranno prontamente, per impedirti di minacciare la vita del loro caro Harry Potter, e dove Silente farà quel che fece dieci anni fa e ti consegnerà ad Azkaban. Immediatamente prima di darti al Bacio, il Ministero ti sottoporrà a Veritaserum e poi il lupo mannaro ed io diverremo fuggitivi a nostra volta.” Piton poteva sentire le avvisaglie di un mal di testa in arrivo. Anche i Tassorosso del primo anno non erano ingenui come questi due. Come diavolo i Malandrini erano riusciti ad evitare così tante detenzioni, se questa era la loro idea di piano astuto?
“Er...” Black apparve imbarazzato, ma Lupin stava aggrottando la fronte, pensieroso.
“Forse il Ministro non ci noterebbe se ci travestissimo con -” cominciò il lupo mannaro.
“Basta così!” Era ovvio che Piton avrebbe dovuto pensarci da solo. Oh, quei due potevano essere capaci di tormentare Babbani e ragazzi in età scolastica, ma la nozione di progettazione strategica di Lupin e Black rivaleggiava con quella di Harry – senza la scusa di quest'ultimo di avere a malapena undici anni. No, toccava a Piton. Lasciati a sé stessi Lupin e Black si sarebbero aggirati nei posti più ovvi, praticamente implorando di essere arrestati. Non avevano idea che il mondo proseguisse oltre i confini di Hogwarts e Diagon Alley?
No, non poteva confidare che si sarebbero tenuti al sicuro; e, malgrado fossero idioti, erano entrambi maghi potenti e devoti al ragazzo. Piton intendeva circondare Harry con tutti i maghi e le streghe potenti che poteva, così che, quando l'inevitabile scontro con il Signore Oscuro fosse arrivato, Harry avrebbe avuto alleati in abbondanza e nessun bisogno di contare sul Ministero, su Silente o su chiunque altro. Piton non poteva far conto su Black neanche per dedurre che i toast venivano fuori dal pane, ma sapeva, senza ombra di dubbio, che poteva fidarsi di lui per proteggere Harry, anche a costo della propria vita. Questo era il genere di cose per le quali i Grifondoro vivevano (be', in realtà, per le quali morivano...). Il punto era che il bastardo non ci avrebbe pensato due volte prima di prendere su di sé un'Avada Kedavra destinata ad Harry, e ciò significava che Severus aveva bisogno di tenerlo in libertà.
Oltretutto, Piton aveva bisogno di rendere sicura la libertà di Black per assicurare la propria stessa salvezza a lungo termine. Non aveva intenzione di vivere sotto la minaccia di un Veritaserum amministrato a Black per interrogarlo, e del suo coinvolgimento che veniva alla luce. Aveva bisogno che il bastardo venisse dichiarato innocente e fosse intoccabile, e ovviamente non poteva contare sui Grifondoro per riuscirci da soli. “Ecco cosa farete...”

Diversi giorni più tardi il Mondo Magico della Gran Bretagna venne sconvolto da una rivelazione scioccante: Sirius Black era vivo e vegeto in Svizzera! La Gazzetta del Profeta aveva un'enorme fotografia di un Black che sorrideva e salutava con la mano all'esterno della filiale di Zurigo della Gringott, mentre il titolo che l'accompagnava era:

Al Mangiamorte Black viene garantito asilo politico in Svizzera!


A Sirius Black – a lungo ritenuto un Mangiamorte e il traditore di Lily e James Potter – i genitori del Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto – è stato garantito asilo politico dalla Svizzera dopo la sua audace fuga da Azkaban. L'ex-Auror, ora a capo della Nobile e Antica Casata dei Black, è stato imprigionato poco dopo la morte dei Potter per il presunto assassinio del suo intimo amico Peter Minus e di una dozzina di passanti Babbani. Fonti confidenziali ipotizzano che Minus – che a sua volta era un amico dei Potter – abbia coraggiosamente affrontato Black per il suo tradimento, solo per venire distrutto dal più potente mago. Quando Black ebbe finito con lui, solo il dito di Minus rimaneva. Il Ministero reputò Black una tale minaccia alla società che, dopo la sua cattura, venne immediatamente spedito ad Azkaban.
Ieri, in una sorprendente catena di eventi, il governo svizzero ha confermato che Black ha raggiunto Zurigo ed ha fatto richiesta per l'asilo politico. La Svizzera ha accolto la sua petizione ed ha respinto le decise richieste da parte del Ministro della Magia, Cornelius Caramell, per la riconsegna immediata di Black.
Il Presidente del Concilio Magico Svizzero, Pascal Schlumpf, ha rilasciato una dichiarazione, parte della quale segue: “La Svizzera è orgogliosa di poter assistere il signor Black nel restaurare il suo buon nome. Per dieci anni il signor Black è stato incarcerato illegalmente sulla isola di Azkaban – in una chiara violazione della Dichiarazione dei Diritti Universali del Mago. Inoltre, il trattamento disgustoso del signor Black da parte del governo britannico è eguagliato solo dal suo disgustoso uso dei Dissenatori quali guardie carcerarie sull'isola. Stati civilizzati hanno da lungo tempo condannato l'uso medievale della Gran Bretagna dei Dissennatori a tale scopo, ed è un tributo alla forza mentale e alle capacità magiche del signor Black che sia emerso da una tale ordalia con la sua mente intatta. Il rifiuto di lunga data della Svizzera di firmare un trattato di estradizione con la Gran Bretagna è stato basato in gran parte sulle politiche inumane della Gran Bretagna, e il trattamento del signor Black conferma la correttezza della nostra decisione. E' nostra speranza che il signor Black sceglierà di stabilire la propria casa in Svizzera, un bellissimo Paese i cittadini del quale sono dediti agli ideali di legge e giustizia.”
Il signor Black ha commentato, “Hanno anche della cioccolata favolosa – per non parlare delle donne! Sembra quasi che siano tutte snodabili, o qualcosa del genere. In effetti, le cose che le donne svizzere fanno con la cioccolata sono incredibili...” Il resto dell'osservazione del signor Black è inadatto alla pubblicazione in un giornale per famiglie.
Una fonte vicina al presidente svizzero offre come spiegazione a quest'inspiegabile offerta di rifugio ciò che segue: “Ricordate l'ultimo Summit Europeo, quando il vostro Ministro si è ubriacato ed ha pensato che sarebbe stato divertente far scivolare dell'Amortentia nel calice del Presidente Schlumpf? Ricordate come il vostro giornale abbia stampato quelle fotografie di quel che è accaduto dopo con la delegazione dalla Svezia? Ricordate la reazione della signora Schlumpf quando ha visto quelle fotografie? Non avete un detto che sostiene che “la vendetta è un piatto che va servito freddo”? Perché avete una fissazione, voi inglesi, con questi stupidi scherzi?”
Un altro ufficiale governativo di alto rango del Concilio Magio Svizzero ha commentato, “Qvando capo di una di più vecchie e ricche famiglie magiche in Bretagna ariva a porta di tua casa e chiede ospitalità, cosa altro posiamo noi dire se non 'Vieni dentro e porta tutto tuo denaro con te'? E, dopotuto, voi avete reso cose facili per noi. Voi mai avete dato processo allo uomo, e poi aspetate che noi lo diamo a voi per Bacio? Sì, certo.”
I goblin della filiale della Gringott di Diagon Alley si sono rifiutati di commentare, ma un portavoce goblin della filiale di Zurigo ha affermato, “Siamo felici di permettere al signor Black di attingere dalla sua fortuna. Confidiamo che o il signor Black sarà ritenuto innocente dalla nuova indagine dell'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia sul suo passato, nel quale caso alla nostra banca inglese sarà permesso di scongelare il suo patrimonio, o saremo in grado di far saldare ogni debito dall'erede del signor Black o dalla sua tenuta. Nell'evento estremamente improbabile che il governo inglese sia sciocco abbastanza da cercare di impadronirsi di tutti i conti del signor Black e di bloccare la Gringott,” qui il portavoce ha fatto una pausa ed ha scoperto numerosi denti affilati e appuntiti, “il Mondo Magico inglese scoprirà per quale ragione sia una così pessima idea infastidire un goblin.”


Quel mattino, quando Piton entrò nella Sala Grande per colazione, colse frammenti di una conversazione bisbigliata tra Silente e la McGranitt. Era ancora molto presto e solo pochi studenti erano seduti alle tavole, ma – stranamente – gran parte del corpo insegnante era già lì.
“Non essere ridicolo... diventerà furioso quando lo scopre... non possiamo mostrarglielo qui... studenti sulla linea di fuoco...” La voce della McGranitt era bassa, ma la sua ansietà era evidente.
Silente emise un verso di disapprovazione, il tono rassicurante. “... un uomo adulto... la prenderà come un adulto... emozioni sotto controllo... certo che starà bene...”
“Oh, Severus,” Lo chiamò la Bumb, dolcemente. “Hai visto il Profeta di oggi?”
“Perché?” chiese sospettosamente, notando come il resto del corpo docente sembrasse ritrarsi da lui.
“Pensavo che potessi trovare questo interessante.” Bumb fece levitare una copia del giornale verso di lui, e il resto degli insegnanti sussurrò in fretta una serie di Protego.
Piton lesse l'articolo di testa e si fece prima bianco in viso, poi rosso. “Er, Severus, ragazzo mio,” iniziò Silente, incerto, la sua fiducia che vacillava bruscamente davanti all'espressione sul viso del professore di Pozioni. “Per favore, non lasciare che questo -”
Il calice di Piton, pieno di succo di zucca, mancò l'orecchio del Preside di pochi centimetri. “QUEL MISERABILE BASTARDO!”
Gli studenti nella Sala fissarono, gli occhi spalancati, il loro professore, normalmente gelido, che lanciava stoviglie piene di cibo e bevande tutt'attorno a sé, mentre il resto del corpo docente cercava riparo sotto al tavolo.
Un paio di elfi domestici comparvero dal nulla per protestare con chiunque stesse sprecando cibo a quel modo: ma un'occhiata all'espressione di Piton bastò a farli svanire all'istante. Solo dopo che ebbe interamente svuotato la tavola degli insegnanti dal cibo, stracciato la copia di Bumb del Profeta e saltato su quel che ne restava, le urla furiose di Piton si fermarono. Teste sbucarono cautamente al di sopra della linea del tavolo, mentre l'uomo traeva un respiro profondo, si aggiustava le vesti e incedeva a larghi passi fuori dalla stanza.
La McGranitt si ritrasformò, abbandonando la forma felina nella quale si era nascosta al di sotto dell'ampio torso di Hagrid, e gettò un'occhiata al Preside, l'espressione compiaciuta che proclamava “Te l'avevo detto”. Silente sospirò e osservò il caos nella Sala Grande. “Be', avrebbe potuto andare leggermente meglio,” ammise, tristemente.

Tornato nelle sue stanze, Piton si lasciò sprofondare in una sedia con uno sbuffo. Quell'imbecille di Black! Come osava improvvisarsi le battute? Quelle osservazioni sulla cioccolata e le donne svizzere? Sarebbe stato fortunato se la gente del luogo non l'avesse appeso per il suo – Hmmm. Le labbra di Piton si torsero in un sorriso. In realtà, questo sarebbe stato poi così terribile?
Costrinse la propria mente lontana da tali, piacevoli immagini mentali ed una volta ancora studiò la sua copia del Profeta. Sì, la dichiarazione per la stampa che aveva scritto era stata usata dal presidente svizzero praticamente parola per parola. Era sorprendente cosa la promessa di un generoso contributo per una campagna elettorale potesse fare. Gli Svizzeri erano sempre così... pratici... riguardo a certe cose. E, certo, l'uomo aveva desiderato pazzamente l'opportunità di farla pagare a Caramell per quella storia della pozione d'amore. Piton ghignò. Ci si guadagnava sempre a tenersi aggiornati sulle politiche internazionali; e, dopo aver tenuto traccia del vertiginoso vortice dei rancori adolescenziali di Hogwarts, conservare traccia delle inimicizie diplomatiche era sorprendentemente facile. Quelle erano piuttosto tranquille rispetto alle alleanze in continuo mutamento degli adolescenti in fase ormonale.
Alzò gli occhi al cielo, al ricordo di quanto sbalorditi Lupin e Black fossero stati al suggerimento di andare all'estero. Cercare alleati al di fuori della Gran Bretagna, apparentemente, non era mai passato per le loro piccole menti. “Pensi che Voldemort si aggiri attorno a Godric's Hollow o nella Foresta Proibita?” chiese, quasi strappandosi i capelli per la frustrazione di fronte alla loro incomprensione. “Sicuramente se n'è andato da un pezzo dalla Gran Bretagna – a cercare nuovi alleati e a recuperare le forze. Tu devi fare lo stesso!”
“Non agirò come qualche Signore Oscuro Serpeverde!” aveva sbottato Black, oltraggiato al suggerimento.
“Bene. Resta qui e fai la fine di un guscio senz'anima, idiota!” ringhiò Piton. “Penso che Caramell monterà la testa di Lupin sul suo muro, quando il boia avrà finito con lui.”
Sirius si era gelato, colpito dal pensiero che Lupin finisse sul patibolo per averlo aiutato, e molte delle sue obiezioni si sciolsero. “Be', perché la Svizzera?” domandò, di malumore. “Fa freddo, lì. Perché non qualche altro posto con un sacco di bikini, come il Brasile, o spiagge nudiste, come la Danimarca?”
Piton serrò i denti. “Solo tu saresti imbecille abbastanza da sceglierti un potenziale rifugio basandoti sui costumi da bagno,” ringhiò. “La Svizzera non ha trattati di estradizione con la Gran Bretagna; il suo attuale presidente disprezza Caramell; la sua popolazione era neutrale in guerra, perciò la tua reputazione sia come Mangiamorte che membro dell'Ordine sarà irrilevante, e il loro sistema bancario è famoso per essere indipendente.”
Poco sorprendentemente, Lupin ci arrivò per primo. “Perciò pensi che la Gringott del posto permetterebbe a Sirius di accedere ai suoi conti?” chiese, gli occhi che gli si illuminavano.
Grifondoro. Piton si massaggiò la fronte e fece del suo meglio per spiegare le cose con parole molto piccole. “E' risaputo nei circoli bancari che tutte le filiali della Gringott sono magicamente connesse. La magia dei goblin è piuttosto abile nel collegare due locazioni distanti. Non hai prestato attenzione nelle lezioni di Storia di Ruf? Come pensi che riuscissero a mettere in atto tutte quelle imboscate?”
Black ridacchiò. “Ascoltavi veramente il fantasma? Che perdente! Prendevi anche appunti?”
“Il punto,” chiarì Piton, “che anche il lupo mannaro sembra afferrare, è che in Svizzera sarai in grado di finanziarti, mettendoti così al sicuro dalle persecuzioni mentre lanci una controffensiva nel mondo della stampa.”
“Oh.” Black ci pensò sopra. “E questo sarebbe bene, giusto?”
Piton si sforzò di ricordare ancora una volta che stava avendo a che fare con i Grifondoro. “Niente ratti,” disse, lentamente e distintamente. “Niente Dissennatori. Denaro. Attenzione. Donne.”
Ora Black sembrava decisamente felice. “Perché non l'hai detto prima?” chiese. “Andiamo! Avanti, Lunastorta! Che cosa stai aspettando?”
E ora, guardando la prima pagina del Profeta, Piton vedeva i risultati dei suoi sforzi. Doveva ammettere che Black aveva un buon aspetto. Lupin e gli elfi domestici erano riusciti a riparare a molti dei danni causati da Azkaban, ed ora Black appariva il ritratto del nobile sofferente, magro ma ancora rudemente affascinante, piuttosto che sporco ed emaciato. Nessuna meraviglia che i paparazzi europei ci fossero andati a nozze. Era ricco, bello, giovane e disponibile: il sogno di ogni giovane strega.
Piton fece una smorfia al pensiero di quante donne stessero in quel momento sicuramente strisciando ai piedi di Black. Conoscendo il bastardo, avrebbe in fretta realizzato quanto efficace la storiella del “torturato dai Dissennatori” sarebbe stata nell'attrarre le donne. Si poteva sempre far conto su Black per usare una prigionia ad Azkaban come un modo per attirare gallinelle.
Anche Remus era in Svizzera, anche se lui stava seguendo gli ordini e mantenendo un basso profilo. Sarebbe stato maggiormente in grado di usare Passaporte per fare avanti e indietro, così, continuando a somministrare la giustizia dei Malandrini ai Dursley e a negoziare con la Bones all'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia per conto di Black.
Piton fece Evanescere rapidamente la sua copia quando un tamburellare cauto risuonò contro la sua porta. “Che c'è?” ringhiò, aprendo per trovare un Silente dall'aspetto piuttosto preoccupato.
“Volevo solo assicurarmi che tu stessi bene, ragazzo mio,” disse Silente in un tono inteso a placare l'altro. “Ho già protestato con Rolanda per averti mostrato il giornale in modo tanto brusco.” “Sono assolutamente disinteressato alla locazione di Black o alla sua condizione,” disse Piton, freddamente. “Se questi idioti svizzeri hanno intenzione di offrire rifugio alla feccia Mangiamorte, allora si meritano tutto quel che ne deriverà.”
Silente sospirò. “Sì, be', sembrerebbe che possa esserci stato un... errore.”
Le sopracciglia di Piton si inarcarono. “Cosa?”
“Anche se non è ancora apparso sui giornali, i miei contatti al Ministero mi hanno informato che Sirius ha reso disponibili copie delle sue memorie per Pensatoio. Stanno venendo esaminate dagli Indicibili per assicurare che siano genuine e non adulterate; ma, se vere, sembrerebbe che uno spaventoso errore sia stato commesso.” Albus dimostrava tutto ad un tratto ciascuno dei suoi molti anni.
“Intendi dire che non ha tradito Potter e Minus?” domandò Piton, proseguendo la recita.
Silente chiuse gli occhi per un attimo, e la sua voce suonò pesante di colpa. “No. Sembra che non l'abbia fatto.” Aprì gli occhi e guardò Piton con espressione quasi supplichevole. “Non ho mai pensato che Lily e James avrebbero cambiato il loro Custode Segreto senza dirmelo; ma, per dare ascolto a Sirius, loro tre decisero che Sirius era una scelta troppo ovvia. Fecero cambio con Peter Minus ma lo tennero segreto, pensando che gli attacchi avrebbero continuato a concentrarsi su Sirius. Decisero di non dirlo a nessuno, neanche a me,” aggiunse, con inconscia arroganza. “Quando morirono, io presunsi naturalmente che Sirius fosse responsabile, e quando Peter si costruì quell'alibi... Non ne ho mai dubitato. Sapevo che Peter non era mai stato capace di preparare piani elaborati, e perciò non mi passò mai per la mente di chiedermi perché Sirius si sarebbe unito così al Signore Oscuro. Certo, Peter non stava agendo da solo – aveva avuto il Signore Oscuro e i Mangiamorte a guidarlo – e ovviamente aveva imparato bene quel che serviva. Bene abbastanza da essere in grado di incastrare Sirius e di assicurarsi che nessuno di noi parlasse in sua difesa.” L'espressione di Albus era tormentata dal disprezzo di sé. “Volevo tenere Harry al sicuro e mettermi alle spalle l'intera, orribile tragedia... E così ho condannato Sirius a dieci anni di tormento.”
“Considerando che aveva condannato me a sette anni di tormento, mi perdonerai se non mi unisco alla tua orgia di senso di colpa,” intervenne Piton, acidamente. “Forse ti farà sentire meglio ricordare che il tentato omicidio è spesso punito con un decennio ad Azkaban. Grazie al tuo intervento, a Black sono stati garantiti diversi anni di libertà dopo avermi spinto dal lupo mannaro; ma le cose sembrano essersi concluse in maniera soddisfacente, alla fine.”
Per un attimo pensò di aver esagerato, perché gli occhi di Silente s'incendiarono di furia, brevemente: ma poi le spalle del Preside crollarono, e i suoi occhi si fecero meramente stanchi e tristi. “Ah, povero Severus. Sei il più ferito di tutti noi, non è così?”
Insultato, Piton cominciò a protestare, ma Silente alzò una mano per imporgli il silenzio. “Non sono venuto qui per discutere della prigionia di Black con te, Severus. Sono qui meramente per avvertirti che i ricordi di Sirius probabilmente saranno condivisi con la stampa entro un giorno o due. Harry ne sentirà parlare sicuramente, e se – come sembra sempre più probabile – Sirius sarà esonerato, senza dubbio cercherà di vedere il suo figlioccio.”
Piton scrollò le spalle con tutta la noncuranza che riuscì a racimolare. “Bene. Lascia che si prenda la tutela del mocciosetto. Lo considererei una gradita liberazione.”
L'espressione di Silente gli disse che l'uomo non si era lasciato trarre in inganno dall'affermazione di Piton. “Dubito che si arriverà a questo, Severus; ma penso che Harry dovrebbe essere preparato a ricevere le notizie ed all'eventuale incontro. Forse sarebbe nei suoi migliori interessi che Sirius gli fosse presentato prima, invece che dopo, e mostrerebbe a Sirius, anche, che non ha bisogno di cercare di ottenere la tutela del ragazzo per poterlo vedere.”
Piton lanciò un'occhiataccia al Preside. “Se pensi che io abbia intenzione di andare incontro a quel bastardo di Black in qualunque modo -”
Silente apparve severo. “Mi aspetto, Severus, che tu farai quel che è meglio per Harry.” E con questo rimprovero, si volse e lasciò le stanze.
Piton lanciò un'occhiataccia alla porta per pochi istanti, puramente per l'effetto scenico; poi buttò giù una lettera veloce. Chiamando un elfo domestico, disse alla piccola creatura di recuperare il gufo di Harry dalla Guferia, e studiò distrattamente la pergamena mentre aspettava.
La fase uno ha avuto successo. Indici una conferenza stampa con memorie in Pensatoio entro una settimana. Pretendi un incontro con il ragazzo subito dopo. Incoraggia Felpato a giocare allo scoperto.
Quando l'elfo riapparve con il gufo appollaiato sulla testa, Piton porse la pergamena ad Edvige. “Al lupo, se non ti dispiace,” disse brevemente. Lei fischiò e l'adocchiò con aria d'attesa.
“Esosa,” brontolò lui, dandole un biscottino gufico. “Sei manipolativa come il tuo padrone.”
Lei gli lanciò un'occhiata che poteva essere descritta solamente come un sogghigno, e lui si girò verso l'elfo. “Riportala alla Guferia.” Difficilmente il gufo poteva partire dal sotterraneo privo di finestre.
L'elfo squittì felice, “Sì, Maestro di Pozioni Professore Signore!”
Quel pomeriggio, Piton stava camminando lungo i corridoi, godendosi un raro momento d'esistenza privo di studenti, quando colse risatine d'adolescente. Girò l'angolo per trovare Harry e diversi altri studenti del primo anno che esaminavano con attenzione il giornale di giornata. Avevano evidentemente finito la storia di copertina e stavano leggendo il profilo di Black nelle pagine interne.
Harry sbirciò al di sopra della spalla di Seamus, spingendo a gomitate Vince e Greg da una parte. I due dinosauri gli fecero doverosamente spazio, mentre Draco reggeva il giornale un po' più in alto.
“Non è il tuo padrino, Harry?” chiese Neville.
“Lui?” chiese Terry Boot, il tono acutamente invidioso.
“Ecco, aspetta – lo sta facendo di nuovo!” Ernie Macmillan ridacchiò, indicando la foto.
Harry osservò l'alto uomo dai capelli scuri nella fotografia sorridere al largo gruppo di ammirate giovani streghe, diverse delle quali reggevano cartelli che dicevano: “IO AMO SIRI”. Un oggetto giunse volando verso di lui dall'esterno del raggio della macchina fotografica, e Sirius l'afferrò, poi se lo avvolse attorno alle dita, guardando direttamente verso la macchina fotografica e inarcando suggestivamente le sopracciglia. Il suo pubblico di ragazze gridò e sospirò.
“Cos'è quello?” chiese Ron, perplesso.
“Un tanga,” rispose Piton in tono rigido, coprendo gli occhi di Harry con una mano e sottraendo il giornale dalle mani di Draco con l'altra.
“Ehi -” L'acuta protesta di Draco si interruppe bruscamente quando questi si volse e vide chi gli aveva confiscato il quotidiano.
Piton lanciò un'occhiataccia circolare ai ragazzi. “Se tanto siete carenti in cose da fare da sentire il bisogno di immagini pornografiche per intrattenervi, sarò lieto di assegnarvi tante punizioni quante saranno necessarie per rimediare.”
“N-no, signore!” gli assicurò Draco in fretta, strattonando gli altri ragazzi, che stavano ancora cercando di afferrare cosa l'uomo avesse detto. “Non abbiamo bisogno di essere messi in punizione!”
Quello gli altri ragazzi potevano capirlo, ed un coro di assensi risuonò in fretta.
“Allora fuori dai piedi!” ringhiò Piton, e i ragazzi si dispersero, svanendo quasi alla stessa velocità degli elfi domestici.
Harry alzò gli occhi verso il suo tutore, ansioso. L'uomo era sembrato terribilmente irritato, ed aveva accartocciato il giornale di Draco quasi avesse voluto lanciargli un Incendio. “Um, non intendevo guardare qualcosa di brutto,” tentò, docilmente. “E' solo La Gazzetta del Profeta.”
“Una porcheria è una porcheria,” replicò Piton. “Se decidono di pubblicare una simile immondizia, mi aspetto che tu abbia il cervello di evitarlo.” Sapeva perfettamente bene di starsi comportando ingiustamente, ma era tutto a posto. Il moccioso aveva sicuramente sentito parlare del suo scoppio d'ira alla tavola della colazione, e Potter avrebbe dovuto sapere che era meglio non irritare il suo tutore quand'era di Cattivo Umore. Se il piccolo idiota non aveva ancora imparato quella fondamentale lezione della vita, allora non c'era momento migliore di quello presente.
“Mi dispiace,” disse Harry in fretta. Sembrava che le voci avessero ragione, e che il suo professore fosse spaventosamente stizzito per qualcosa. Tuttavia, aveva notato che l'uomo non aveva veramente assegnato una punizione ad Harry o ai suoi amici. Aveva solo minacciato di farlo. Harry sorrise tra sé e sé. Il professor Piton era un uomo così buono.
“Hmf.” Piton lanciò al ragazzo un'occhiata malvagia. “Suppongo che saresti interessato ad incontrare il tuo padrino?”
Harry scrollò le spalle. “Gli altri ragazzi dicono che sembra un sacco forte.” Fece una pausa. “Non mi dispiacerebbe incontrarlo, ma non è poi così importante,” disse, badando bene a mantenere un tono casuale. L'ultima cosa che voleva era che il suo professore pensasse che gli preferiva un qualche sconosciuto.
“Bene. Considererò l'ipotesi di organizzare la cosa. Ora torna alla tua Sala Comune – la tua punizione non è conclusa, e se ti scopro nuovamente qui fuori lo rimpiangerai. O hai bisogno di uno scapaccione per ricordarti l'importanza dell'obbedienza?” minacciò.
“Stavamo tornando dalle lezioni quando Draco ci ha mostrato il giornale,” protestò Harry; ma scappò via in fretta verso la Torre prima che il professore potesse riconsiderare la propria indulgenza. Piton lo osservò allontanarsi con la fronte aggrottata, poi andò a lamentarsi amaramente con Minerva e Albus riguardo a cosa il Profeta si stesse abbassando a pubblicare di questi giorni.
Sfortunatamente, lungi dal commiserarlo, la McGranitt l'aveva incastrato con la sua richiesta di supervisionare la punizione dei suoi leoni: ed ora era qui, la sua reputazione da Malvagio Pipistrello in prezzi, la sua nemesi d'adolescente divenuto l'idolo d'Europa e il suo protetto che si aspettava fiducioso che lui organizzasse un incontro con il più famigerato mago della Gran Bretagna. Poteva andare peggio?
“Oh, Severus?” Albus si affacciò dalla cornice della porta. “Minerva ti ha accennato alla tua nomina nel Comitato per l'Amicizia tra le Case e per le Decorazioni Natalizie?”



Note alla traduzione: Ho realizzato che non ce la faremo mai ad arrivare ai capitoli natalizi sotto Natale. x°°°D Forse febbraio. In compenso, sono arrivata talmente avanti con la traduzione nel tentativo di farcela che ho capitoli pronti, adesso, fino alla fine di dicembre.
Bisogna sempre vedere il lato positivo delle cose.

Un grazie a tutti voi che vi fermate sempre, con tanta pazienza, a mostrarmi che non traduco per me stessa.

Un grazie speciale a ElePads, che ha ri-Trasfigurato correttamente un Pesatoio, evidentemente un qualche magico equivalente di quello strumento di tortura post-medievale che è la bilancia, in un Pensatoio.
  
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