Crossover
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Autore: Furiarossa    09/12/2011    2 recensioni
The bird of Hermes is my name
Io sono un diavolo di maggiordomo, un perfetto maggiordomo ....
La sfida del secolo fra i demoni più potenti del mondo degli anime, Sebastian Michaelis e Alucard, ma soprattutto una sfida fra la famiglia Hellsing e la famiglia Phantomhive.
Hellsing e Kuroshitsuji, mistero, violenza, humor. 365 prove, una per ogni giorno dell'anno in cui i nostri personaggi dovranno affrontarsi.
Fra il comico demenziale e il terribilmente serio, esattamente come nella realtà, benvenuti al reality del secolo: benvenuti a Kuroshihellsing.
[Opere principali: Kuroshitsuji; Hellsing][Altre opere: Doctor Who, Dracula, Castlevania, Le Cronache di Narnia, Lost]
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Anime/Manga, Cartoni, Libri, Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 82

Prova 23: Il maligno intruso

 

Era una mattina splendida. Il Sole splendeva alto nel cielo, gli uccellini cinguettavano, e la neve si era sciolta per lasciare il posto ad un panorama primaverile del tutto inadeguato alla stagione e al mese in cui i nostri dolci concorrenti si trovavano.

Merito della fortuna data dal braccialetto di Walter? Penso proprio di si.

I nostri concorrenti si svegliarono tutti nello stesso istante. Tutti svegliata dalla stessa cosa …

Nelle loro narici, schifoso, abietto, sbagliato, si insinuò un fetore paragonabile solo all'emanazione di gas che i maggiordomi scaricano quando sono sotto pressione (almeno quelli degli anime. Secondo voi funziona anche con Sebastian?).

L'odore era quasi peggiore di quello dei piedi di Seras e dico quasi perché, se fosse stato peggiore, avrebbe ucciso all'istante tutti i presenti. Qualcosa di peggiore dell'odore dei piedi di Seras non può che essere tossico, non credete?

Integra si alzò per prima e uscì dalla stanza con il suo pigiama tutto decorato a simpatiche faccine di Walter e si diresse verso la stanza del suddetto. Quando vi fu arrivata, picchiò con forza contro il pannello di legno con il pugno chiuso

«Walter!» gridò

«Che c'è?»

«Va ad eliminare questa puzza orribile!»

«Ci posso provare, lady Hellsing, ma non posso garantire nulla ...»

«Non mi interessa, Walter! Va ad eliminare questo orrido fetore prima che decida di farti a pezzi!».

Walter sbuffò, si alzò, si stiracchiò, si grattò un fianco ed uscì. Integra gli indicò il corridoio

«Va'!» esclamò.

Il piccolo maggiordomo, tutto moscio, si diresse verso la fonte del fetore a suo rischio e pericolo.

Man mano che camminava, la puzza orrenda aumentava sempre di più … Walter si tappò il naso, facendo una faccia di chi è appena caduto dal sesto piano succhiando un limone e con il mal di denti.

Attraversò i corridoi, rischiando più volte di venire travolto dagli abitanti delle camere che schizzavano via tossendo, mezzi intossicati.

Camminò intrepido, anche se il fetore aveva raggiunto picchi orrendi.

Andersen, che era il più vicino alla fonte dello schifoso odore, spalancò la porta della sua camera, barcollò un paio di volte e cadde quasi addosso a Walter, ma la fortuna lo assisté: non morì schiacciato dal grosso Iscariota per un pelo.

Ma se Andersen era il più vicino alla fonte di quell'odore allora …

«No, non nel cortile interno!» gemette il piccolo maggiordomo «Vi prego, non lì!».

Sospirò. Si passò una mano tra i capelli. E si rese conto che, se non avesse affrontato quell'incubo, Integra non gliene avrebbe fatto affrontare più un altro.

Deglutì, e alzò le braccia a proteggersi come se fosse nel bel mezzo di una tempesta di neve (più che altro, una tempesta di vomitevole puzza che sembrava l'incrocio fra un mucchio di sterco fresco e una dozzina di libbre di carne rancida) e ricominciò ad avanzare.

Arrivò lentamente a destinazione, stordito, e si azzardò ad abbassare le braccia.

Immediatamente una zaffata verdognola gli raggiunse le narici e Walter represse a fatica, stoicamente, un conato di vomito prepotente.

«Ci siamo» disse, con voce strozzata.

Il cortile interno appariva molto diverso da come lo aveva visto l'ultima volta.

Era un ambiente soleggiato. Non c'era un alito di vento, in quel quadrato di casa, c'era un afa tremendo e un ombrellone piantato nel centro del cortile interno. Il muro era ancora lì, ma l'edera era marrone e secca, abbarbicata stancamente ai mattoni corrosi.

Walter si guardò intorno, stupito, trattenendo il fiato per la sorpresa e la puzza. I fiori bianchi c'erano ancora, ma erano semichiusi e ripiegati su se stessi, come se avessero mal di stomaco. Dei precedenti concorrenti della casa del reality, ridotti a poco più che zombie, non c'era neppure l'ombra.

Walter cominciò a sudare, entrando nel cortile interno, e tossì forte.

Tutto l'ambiente era condito con strane, morbide, volute di gas verde acceso, come pennellate vaganti.

«Ugh» il maggiordomo dovette reprimere un altro conato.

Una piccola figura gli si avvicinò e si fermò solamente quando fu quasi sopra i suoi piedi. La puzza era ormai insopportabile, ma Walter tentò di capire tra tutto quell'afoso verde cosa fosse.

Un musino dolce lo fissava, con occhioni neri e orecchie pendule, vellutate. Era un piccolo bassotto, nero e marrone, che gli abbaiò contro. Scodinzolò con il salsicciotto che aveva al posto della coda, giocoso.

Sembrava stranamente a suo agio in tutta quelle volute di gas, che era talmente tanto da risultare potenzialmente dannoso per l'organismo. Ne era praticamente circondato, come se quello fosse una specie di aura.

Per quanto ne sapeva Walter, i cani hanno un olfatto molto più sviluppato di quello umano. Non riusciva proprio a spiegarsi come quel cagnolino stesse lì a scodinzolargli, tranquillo e placido, anziché agonizzare in un angolino, con quella puzza nelle narici.

A malapena lui riusciva a sopportarla, come faceva quel cagnolino a rimanere tanto indifferente?!

E poi da dove era sbucato?

Si chinò su di lui, per accarezzargli la testa «Ma come fai?» gli chiese, dolcemente e tossì «Ma non la senti questa schifezza?». Il fetore era arrivato ad un livello critico. Walter si sentiva male, aveva lo stomaco aggrovigliato e la nausea stava avendo il sopravvento. Ma non era solo questo.

Da quando quel piccolo, innocuo mammifero si era avvicinato aveva sentito un malessere spargersi in tutto il corpo. Si sentiva come … come se avesse un'influenza centuplicata. Si trattenne per un pelo dal vomitare addosso all'animaletto.

Il cagnolino abbaiò, e stirò le labbra in un sorriso di quelli che solo i canidi sanno fare. Scodinzolò, contento e avvicinò il muso al suo naso.

Walter chiuse gli occhi. Si accasciò su un fianco, senza neppure un gemito. Non si mosse più.

Il cane lo annusò, curioso. Gli rifilò un colpetto di muso giocoso sul gomito. Il braccio del piccolo maggiordomo scivolò più in là, ma l'umano non ebbe reazioni.

Abbaiò una o due volte, invitandolo a svegliarsi e giocare, poi perse l'interesse per quello strano, piccolo umano, e si allontanò dal suo corpo inerte.

Se non voleva giocare allora poteva restare lì dov'era, a far finta di essere morto. Tanto, prima o poi si sarebbe svegliato. Non era la prima volta che succedeva. Aveva visto molte altre volte umani comportarsi come il piccolo esemplare di ora. Si coricò, fece un lungo sbadiglio e chiuse gli occhi.

Una voce stridula cominciò a scandire molte parole dietro di lui, parole oscure che non avrebbero mai dovuto essere pronunciate.

Il cagnolino non se ne preoccupò, continuando ad ignorare l'ambiente circostante.

Nel frattempo, Integra non ne poteva più. Walter era partito e non era più tornato, e quel tanfo non accennava nemmeno per un secondo ad attenuarsi. Stavano morendo tutti intossicati.

Tutti i concorrenti, meno Walter ovviamente, si erano riuniti nella Sala Grande ancora in pigiama e avevano cominciato a protestare contro lo schermo spento

«Non potete farci una cosa così, non è kawai!» strillò Lizzie pestando i piedi e tossendo, con un'enorme pinza rosa con un fiocco appesa al nasino. Ci si continua a chiedere ancora oggi come il dolce nasino di Lizzie non si sia spezzato a causa del peso della pinza, ma è uno dei tanti misteri a cui non si può trovare risposta e che albergherà per l'eternità all'interno della casa del reality

«Mi sono rotto di questa puzza con la p maiuscola! Cacciatela!» gridò Bard «A dirla tutta, mi sono rotto di voi, dei vostri giochetti e delle vostre false amicizie!» la sua voce si incrinò «Infami! Bugiardi! Falsi! Egoisti!»

Integra si mise a tuonare con la sua voce da mostro «Levatela immediatamente, questa era la goccia che fa traboccare il vaso!»

«Sapevo che dovevate spingerci al nostro limite!» esclamò Sebastian, con espressione di sofferenza e tono di assoluta disapprovazione «Ma così è esagerato! Siete pregati di levare questo insopportabile fetore che satura la nostra aria, rendendola irrespirabile!»

«Sono il Conte Solubile!» urlò Ciel, sbattendo per terra un piedino calzato dalla sua ormai famosissima scarpa di baobab «E pretendo che togliate questa puzzosità! Voglio che leviate questa insopportabile fetenzia di spazzatura e cose puzzose!»

«Mi avete quasi ammazzato!» protestò ad alta voce Padre Andersen, e l'aria intorno a lui si fece nera, con gli occhiali e la croce lucente, con i denti ancora visibili giusto per fare vedere la sua espressione arrabbiata «Che razza di scherzo è questo?!»

Lo schermo si accese all'improvviso, placando per qualche secondo le proteste dei concorrenti, sia Hellsing che Kuroshitsujiani.

Principalmente perchè la normalmente sexy top-model era stravaccata come una cafona su una poltrona rossa, sbafando un paninozzo, con le guance gonfie e piene di cibo come quelle di un criceto che si ficca in bocca i semi di girasole, appropriato sfondo per il «Uh?» della conduttrice.

In quell'esatto momento le proteste dei concorrenti si quintuplicarono, con tutti che strillavano con quanto fiato avevano in gola, pur di liberarsi di quell'aria pestilenziale dai polmoni (ugh!).

«Non è colpa nostra» Disse la conduttrice, mentre la top-model che fungeva da avatar continuava a mangiare e sputacchiare briciole a destra ed a sinistra «Non sappiamo come questa puzza sia arrivata!»

«Come, non sapete?» chiese Sebastian «Questa cosa è possibile?»

«Si ... »

«Allora voi non siete in grado di controllare quello che entra ed esce dalla casa?»

«Siamo in grado» spiegò la conduttrice, mentre la top-model avatar si strozzava con il panino ed iniziava a diventare blu «Ma siamo troppo pigri per farlo. E poi ci siamo fatti una partita a poker»
«Ma vi pare questo il modo?» li accusò Padre Andersen «Dovete prendervi cura di noi, non cercare di ucciderci!»

«Beh, noi non abbiamo cercato di … ok, forse a volte abbiamo cercato di uccidervi, ma non è questo il caso. Avete il giuramento solenne di tutta la regia e di tutti i tecnici che noi non c'entriamo assolutamente nulla!»

«E come faremo a fare una prova con questo tanfo nell'aria?» domandò Bard «Sono rotto di dover sempre fare prove estreme! Perché diavolo non facciamo come nel Grande Fratello? Perché non facciamo prove idiote come, non so, cercare di parlare lo spagnolo o imparare poesie ...»

«Perché questo reality non deve somigliare al Grande Fratello. Questo reality deve essere ganzo! E dalla regia mi viene una proposta»

«Se la proposta è farmi indossare una tuta da lavoro sporca di polvere e di tre taglie più grande, vi avverto che non ci sto» furono le condizioni di Ciel, incoerentemente «E non farò nemmeno il giornalista spericolato per voi e non mi infilerò la testa nel water»

«Non farai nessuna di queste cose, Ciel! Cielo, Ciel, ma da dove ti vengono certe idee?».

Il bambino sorrise trionfante e si picchiettò sulla tempia

«Dal mio splendido cervello» disse

«Ah beh, condoglianze … dev'essere l'odore che circola nell'aria che ti ha rincretinito»

«Io non sono rincretinito!» si lamentò il piccolo Conte, poi iniziò a pestare con estrema rabbia i piedi per terra e, quando le sue esili gambette si stancarono, ordinò «Sebastian, muovimi le gambe e fammi pestare i piedi per terra con un movimento molto indignato»

«Yes, my lord» rispose il maggiordomo, poi afferrò le sottili caviglie di Ciel e le mandò su e giù come due pistoni, sbattendo al suolo le sue durissime scarpette di legno di baobab.

La conduttrice sospirò

«Bene» disse «In ogni caso la nostra idea riguardava la vostra prova di oggi … volete starmi a sentire, oppure me ne vado?»

«No, no, vogliamo sentirla!» esclamarono in coro Sebastian e Padre Andersen, per poi guardarsi rispettivamente in gattesco e cagnesco.

La conduttrice sospirò nuovamente (che fosse innamorata?) e disse

«Allora, signori, dalla regia viene questa proposta: la vostra prova di oggi consisterà nel trovare la fonte di questo disgustoso odore ed eliminarla! A chi ci riuscirà, signori, andranno ben cinque punti, un succulento bottino in grado di far passare in vantaggio chiunque li riceverà! Eee go!».

I Concorrenti iniziarono a correre in tutte le direzioni. Sebastian schizzò al piano di sopra, controllò in dieci secondi cronometrati tutte le stanze, poi schizzò al piano di sotto. Bard, deciso a fare guadagnare punti alla sua squadra, corse verso la cucina, ma inciampò, ahimè pover'uomo, nei propri lacci sciolti e sbatté duramente con il petto a terra.

Finnian iniziò a saltare come Tigro in Winnie de Pooh, cioè come un cretino molleggiato, senza fissa direzione. Integra si recò nella propria stanza, chiamò il Maestro, lo legò al guinzaglio e lo usò come cane per fargli cercare con l'olfatto la fonte del puzzo disgustoso.

Alucard e Seras rimasero addormentati, uno nella propria credenza e l'altra nella sua bara, tutti e due con le narici dilatate ed espressioni disgustate stampate sui volti.

Meirin corse a destra e a sinistra pensando di rendersi utile, ma abbattendosi come un tornado sul mobilio già rotto e tenuto insieme solo da esili legamenti di scotch economico, rompendo ogni cosa sul suo cammino.

Tanaka-san si mise a sorseggiare del thé verde tenendosi il naso tappato con una pinzetta.

Ciel si chiuse nella sua stanza e si mise a parlare da solo ad alta voce, esercitandosi nel discorso di inaugurazione di un ipotetico centro commerciale. Dobbiamo ammettere che fu molto bravo nel dosare le parole e trasmesse vera emozione, ma la presentazione di un centro commerciale non avrebbe in alcun modo aiutato i suoi compagni di fazione.

Lizzie, invece, pensando che la puzza disgustosa non era una cosa kawai, si mise a cercarla con i boccoli gialli che facevano da radar, puntando sempre nella direzione giusta come l'ago della bussola diretto sempre a nord.

Il Maggiore si sentiva anche lui colpito dall'odore: intaccava la sua percezione dei profumi del cibo e questa era una cosa assolutamente imperdonabile! Così usò i suoi sensori da robot iper-sensibili e calibrati in maniera perfetta per trovare la puzza.

Padre Andersen si mise a correre come un matto, ad aprire tutte le porte di tutte le stanze , annusarne l'interno e poi richiuderle rigorosamente sbattendo la porta. Non fraintendeteci, Padre Andersen non è affatto un maleducato! Ma in quel momento era così arrabbiato, ma così arrabbiato, che avrebbe rotto il collo di un protestante che gli fosse capitato sotto le mani senza neppure cercare di convertirlo al cattolicesimo.

Mentre camminava, padre Andersen scorse da lontano Integra che teneva al guinzaglio il Maestro

«Ehi, lady Hellsing!» le gridò

«Che cosa c'è, Iscariota?»

«Trovato niente?»

«No, ma sono sulle buone tracce, vero Maestro? Andiamo Maestro, cerca, cerca!»

«Si, cerco!» esclamò il Maestro, poi puntò il naso in basso, per terra, e il suo volto parve dapprima illuminarsi, poi diventare di un malsano colora giallastro «Master Inty, credo di aver trovato la traccia finale … porta nel cortile interno!»

«Bene, andiamo! I cinque punti dovranno essere i nostri!».

I nostri tre biondi, Padre Andersen, Integra e il Maestro, arrivarono nel cortile interno. Lì si presentò loro lo stesso scenario che precedentemente si era mostrato al giovane maggiordomo, con una sola variazione: Walter stesso svenuto, per terra.

Poco lontano da lui c'era un animale. Si trattava di un cagnolino ed in particolar modo di un bassotto. Un cane salsiccia, con un musetto adorabile e orecchie pendule.

«Lui!» Esclamò il Maestro «Quel botolo pulcioso, si, è lui il mostro!».

Andersen si avvicinò al cane ed annusò l'aria intorno a lui. La faccia del prete divenne verde ed egli disse

«Puzza … di cane … bagnato».

Effettivamente il bassotto era un po' umido. Non si sapeva di cosa fosse bagnato, ma era bagnato. Guardava tutti con i suoi occhi lucenti che parevano due bottoncini.

«Beh» Disse Integra, facendo una smorfia di disgusto «Almeno lo abbiamo trovato … ma cosa diavolo è questa bomba di puzza?».

In quel momento partì una musichetta

Il cane pufoente, eh ehh

è proprio impertinente eh ehh

il cane pufoente, eh ehh

il cane pufoente, eh ehh”.

«E quante volte c'è bisogno di ripeterlo» Sbottò infastidito il Maestro «L'abbiamo capito che è il cane pufoente! Sbarazziamocene!»

«Sbarazziamocene» concordò Andersen «Ma come?»

«Buttiamolo fuori a pedate» fu la proposta di Integra, molto delicata come sempre

«Uccidiamolo e poi buttiamolo fuori a pedate» fu la proposta ancor più delicata del Maestro

«No!» disse Andersen «Anche se puzza, anche questa è una creatura di Dio!»
«E anche i mostri e i pagani sono creature di Dio» risposero in coro Integra e il Maestro, con risentimento

«Buttiamolo fuori» mormorò Andersen, sconfitto «Ma non possiamo ucciderlo!»

«Se non puzzasse tanto» disse il Maestro «L'avrei già fatto secco con un bel morso sul cranio. Ma non ho nessuna intenzione di mordere quel sacco ripieno di sterco!».

Il cane pufoente si avvicinò al maestro e gli leccò un piede. Aveva un alito caldo e disgustoso, che sapeva di carne marcia e di cane morto, e il Maestro si affrettò ad assestare una sonora pedata sul sederino del cane, facendolo volare dall'altra parte del cortile.

«Caiii!» Fece il cane pufoente.

E ci credo, che altro poteva fare? Mettersi a ballare a mezz'aria? Oppure dire «Oh, mi scusi signore, ma lei mi ha procurato un danno fisico»?.

«Tu!» Esclamò Integra, indicando Andersen «Prendi quella bestia e portala fuori!»

«Ma ...»
«Fallo! Questo è un'ordine della tua signora e padrona!»

«Io obbedisco solo ad Enrico Maxwell!» urlò Andersen

«E io sono più in alto nella gerarchia rispetto al tuo Enrichetto dal Ciuffo» ruggì Integra, tenendo più saldamente il guinzaglio del Maestro, come se questo potesse rinfrancare la sua posizione di supremazia

«Ma ciò non toglie che io non ti appartengo, protestante! Io sono un cattolico e servo la chiesa sotto ordine del Papa e del suo più diretto intermediario, Enrico Maxwell!»

«Beh, ora sei qui, Andersen! E visto che sei qui ti conviene eseguire i miei ordini, prima che io decida di farti a pezzi!»

«Non ho nessuna intenzione di prendere ordini da te, donna!»

«E io non ho nessuna intenzione di far si che i miei ordini vengano messi in discussione da te, uomo-pianta!»

«Mi hai dato dell'uomo-pianta?»

«Si, perché, cosa sei? Non mi sembri una donna-pianta!»

«Ah, è così, adesso andiamo sugli insulti personali?»

«Maestro! Sbranalo!».

Ringhiando come un cane il Maestro saltò addosso ad Andersen ed iniziò a mordergli la faccia. I due rotolarono per terra, avvinghiati, e ben presto caldi fiotti di sangue rosso macchiarono i loro vestiti.

Nessuno dei tre biondi si accorse che, mentre litigavano, Sebastian era arrivato nel cortile, aveva afferrato per la coda con un paio di pinze il cane pufoente, lo aveva portato via e lo aveva gettato dalla finestra. Poi, il diligente maggiordomo aveva aperto le finestre per fare arieggiare la casa.

Eh si, è proprio vero: fra i tre litiganti, il quarto gode. Ok, è la versione modificata del tutto, ma non è proprio carina ed azzeccata? No? Si? Si. O no. Decidete voi.

In qualunque caso, Sebastian si precipitò nella Sala Grande, calpestando senza ritegno il povero Walterino per terra, e cominciò a fissare sorridendo il tabellone.

La ragazza sullo schermo lo guardò. E stramazzò a terra e cominciò a contorcersi, passando rapidamente dal blu al verde fino ad arrivare al rosso pomodoro. Si stava strozzando con il panino. Di nuovo. Questa top-model non sapeva neppure mangiare un sano paninozzo!

Tossendo, rossa, deglutì e finalmente riuscì a riprendersi quanto bastava per salutare Sebastian con una manina e appoggiarsi alla poltrona.

Dallo schermo scomparve la ragazza e apparirono i punteggi totali, mentre lo schermo virava dal bianco al pesca che in basso sfumava in un bel rosa, con i punteggi in nero:

Hellsing – 67

Phantomhive – 69

Sebastian gioì interiormente, ma ovviamente fuori mantenne il ritegno che si conviene ad un vero maggiordomo perfetto.

Nel frattempo, nel cortile interno, avvennero due cose importanti contemporaneamente: i tre litiganti, nel non sentire più l'afflusso del tanfo continuo che aveva invaso l'aria fino a pochi secondi prima, smisero di litigare e Walter si svegliò. Insomma, Sebastian gli era passato sopra, se non si fosse svegliato adesso voleva dire proprio che era appena morto di puzza!

Integra esclamò «Dov'è il botolo schifoso?»

Il Maestro mugolò qualcosa in risposta, con ancora in bocca il braccio fasciato di stoffa del grosso Iscariota e le labbra sporche di sangue, mentre Andersen più che altro sibilò e tirò un ceffone al Maestro con la sua manina delicata, poi si voltò verso Integra e disse saggiamente

«Boh».

Il Maestro mollò la presa e si avvicinò di nuovo ad Integra, lanciando occhiate di disprezzo verso il nostro amato Alex, poi rispose ad Integra «Le sue tracce olfattive vanno fuori dalla finestra. Qualcuno l'ha gettato fuori»

In quel momento udirono un mugolio provenire alle loro spalle, e un rumore frusciante di stoffa.

Si girarono.

Walter si mise seduto e si portò una mano alla testa, confuso, e sussurrò «Che ... cosa? Dov'è il cagnolino che non sente la puzza? E la puzza? E il cagnolino che puzza? E io puzzo?»

Integra si avvicinò a passo svelto e si chinò su di lui, dopodiché lo afferrò rudemente per la cravatta e lo attirò a se fino a toccare il suo naso di Master infallibile con quello del maggiordomo. Bastò a terrorizzarlo. Cosa voleva questa volta la sua crudelissima Master?

«Walter?» chiese la donna, quasi ringhiando

«S-si?» balbettò il maggiordomo, temendo per la sua sorte.

Integra lo acchiappò per le spalle e cominciò a sbatterlo con violenza urlando «Dimmi che lo hai buttato tu fuori! Dimmi che sei stato tu a buttare quell'ammasso di ciccia e puzza fuori da quella finestra!»

«No, mia signoraaa!» strillò Walter, shakerato quasi come quando Integra voleva da lui i sigari. Alle sua parole, Integra sbuffò e lo buttò per terra bruscamente, rialzandosi.

«Questa è stata proprio sfiga» commentò Integra rivolta al Maestro.

Walter trasalì sentendo citare la sfiga. Sfiga? Loro? E il suo braccialetto allora? Non poteva mica smettere di funzionare all'improvviso, no?

«Lo avrà trovato qualcun altro della nostra fazione» azzardò timidamente Andersen, coperto di mozzichi e sangue suo e del Maestro.

«Speriamo» fu il commento di Integra «E speriamo che quel mostro non ritorni mai più ...». Tirò un sospirone, poi acchiappò Walter per un braccio e il Maestro per il guinzaglio e li trascinò via, verso la Sala Grande.

«Non sei la mia padrona. Non ti seguirò» dichiarò Andersen, risoluto, mentre la seguiva docilmente

«Va bene» acconsentì Integra «Puoi farlo»

«Va bene. Posso farlo» disse Andersen, duro, senza smettere di seguire Lady Hellsing.

La donna non disse nulla. Il suo potere di Master colpiva ancora: la sua perseveranza nella dominazione mondiale le aveva procurato tanta esperienza che ormai, senza neppure esercitare tutta la sua tremenda autorità, piegava alla sua volontà chiunque, persino gli altri Master.

Come potete notare, in effetti, sta portando il suo collega e fidanzatino al guinzaglio. E non è un'espressione figurata!

Raggiunsero la Sala Grande così, bizzarro gruppetto, e guardarono il tabellone

«D'oh!» esclamarono tutti e tre, rattrappendosi come se si stessero ritraendo da un'esplosione vicina o uno spettacolo particolarmente schifoso.

Lo schermo era luminoso lampeggiava, come se fosse contento (sadico. Solo i nostri della Casa del Reality possono avere il televisore al plasma sadico) e segnava:

Hellsing – 67

Phantomhive – 69

«Ciucciati il calzino» intervenne Finnian, arrabbiato, osservando il tabellone con le sopracciglia talmente abbassate sugli occhi che praticamente i bulbi oculari non era più visibili.

Era una cosa spaventosa.

«Ggh» fece Walter, osservando il giardiniere dei Phantomhive

«Che c'è?» chiese quello, sorridendo ma mantenendo le “sopracciglia cattive”

«Già, che c'è?» gli fece eco Seras, spuntata da chissà dove, ondeggiando le braccia tutta contenta

«Buzzurri» borbottò Walter, e si girò dall'altro lato per non vedere la faccia orribile di Finnian il giardiniere.

Integra si arrabbiò molto. Si girò verso Andersen con lentezza, nello stesso istante in cui dal sistema Dolby Surround, per capriccio dei direttori degli effetti speciali e, si, anche delle conduttrici e autrici del reality, partiva una musichetta psycho.

«Alexander Andersen» disse lei, calma, mentre veniva attorniata da un'aura oscura di rabbia. Il Maestro cominciò a ringhiare con ira.

Cioè, dico io, ma lei è umana, questa cosa è normale?

«Se ciò è successo …» Integra lo puntò con l'indice e digrignò i denti, poi ruggì «Se ciò è successo è tutta colpa tua!»

«Mia?!» esclamò indignato l'Iscariota «Come sarebbe a dire che è colpa mia?!»

«Se tu avessi obbedito immediatamente a me non avremmo cominciato a litigare e nessuno della fazione opposta avrebbe potuto buttare fuori quel botolo rognoso!»

«Certo, avrei dovuto obbedire e morire di puzza!» ribatté il grosso prete con sarcasmo, agitando le braccia in una gestualità applicata con foga «Mai, protestante! Perché non ci mandavi il tuo maggiordomo, eh?».

Walter storse il naso, ripensando a quanto era successo poco tempo fa. Sussultò. Con la coda dell'occhio aveva catturato un movimento in basso, verso il suo polso … abbassò lo sguardo. Le pietre sul braccialetto pulsavano di luce, sembravano ammiccare

Non ti preoccupare” sembravano dire “ci penso io” …

«Perché, testa di rapa, era svenuto!»

«Testa di rapa?!»

«Hai ragione, sembri più un rovo che una pianta di rape, ma mi suona male testa di mora»

Il maggiordomo distolse lo sguardo dal braccialetto. Aveva colto un altro movimento, stavolta che proveniva dal televisore al plasma. Sorrise.

«Cosa stai insinuando, donna?!»

«Sto solo insinuando che sei un uomo-pianta, uomo-pianta!»

«Ragazzi» cercò di chiamarli Walter, entusiasta di ciò che aveva appena scoperto «Ehi, guardate qui! Guardate!».

Ma i due, ahimè, erano troppo presi dal loro litigio per accorgersi del piccolo maggiordomo, e così continuarono imperterriti a battibeccare tra di loro

«Ah, si?!»

«Si!»

«Ah, si?»

«Si!»

«Bene, sir Hellsing, da ora in poi ...»

«No, io, Lady Hellsing detto le condizione e le regole di questa casa!»

«Mia signora» il maggiordomo provò nuovamente ad attirare l'attenzione della sua padrona, provando ad alzare ancora di più il tono della voce, che tuttavia era stata coperta da un'ingiuria da parte del grosso Iscariota che con il suo vocione non aveva faticato a far risultare uno spreco di aria l'urlo di Walter.

Il Maestro aveva cominciato ad agitarsi e a tirare il guinzaglio, implorando Lady Hellsing di andarsene di lì, ma la donna non si accorse neppure di lui, troppo intenta nel nuovo incarico che aveva deciso di finire personalmente.

Perbacco, quella sottospecie di schifoso cattolico-pianta stava mettendo in discussione il suo status di Master! Questa era una delle cose che proprio non poteva permettere sotto il suo dominio!

Il Maestro provò invano a richiamare l'attenzione di Lady Hellsing. Si stava facendo via via sempre più nervoso, e Walter capì che non era un buon segno.

A quanto pare quel tizio che continuava a menare la gente per farsi figo agli occhi della sua Master si comportava più o meno come un cane, quindi se cominciava a fare così non era un buon segno.

Alla fine il Maestro osò. Tirò due pacche sulla spalla destra di Integra, piuttosto forti, per richiamare la sua attenzione e contemporaneamente urlò «Integraa!» a poca distanza dal suo orecchio.

La donna si girò immediatamente verso di lui, sul viso un'espressione molto, molto arrabbiata.

Scese il silenzio.

Walter pensò che il Maestro le avrebbe prese, e forti anche. Integra non andava trattata così, voleva rispetto, obbedienza e paura dai suoi sottoposti. E i suoi sottoposti, per i suoi canoni, erano praticamente chiunque.

Andersen tentò di non immaginare come sarebbe divenuto a breve il Maestro. Di certo lo avrebbero trovato molto cambiato … probabilmente non in meglio. È vero, lo aveva fatto perchè era teso come una corda di violino, ma questo non lo giustificava perchè:

A. Non si capiva perchè fosse teso come una corda di violino

B. Integra faceva sempre qualcosa contro chi le mancava di rispetto. Prendeva provvedimenti immediatamente, sul posto, e con qualunque arma avesse a disposizione in quell'esatto secondo.

Ed Integra qualcosa, in effetti, fece.

Qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato.

Si rilassò e disse tranquillamente «Che c'è, Max?».

Ad Andersen e Walter per poco non cadde la mascella. Come, dopo tutto quello che avevano pensato ... non gli faceva niente? E … Max?

È vero.

Talvolta l'amore cambia tanto le persone che quasi non le riconosci più.

«Sta per tornare, andiamocene via da qui!» esclamò il Maestro, poggiandole una mano sulla spalla «Andiamo!»

«Chi sta per tornare?» chiese Integra, ma inutilmente.

Non che il Maestro, da stupido, non le dette la risposta che cercava.

Semplicemente, non ce ne fu alcun bisogno.

Un ventata schifosa, orrenda, vomitevole, verdognola, raggiunse i loro nasi e si sparse per la stanza.

Tutti e cinque, visto che erano arrivati anche Seras e Finnian, trasalirono e si tapparono il naso. Il Maestro ululò imprecazioni in Gallifreyano, che non riporteremo perchè oltre ad essere volgari dovremmo fare un mucchio di cerchi sul foglio di Word (il Gallifreyano non si scrive come la nostra lingua) e ci sembra poco consono e, poi, c'è anche da dire che siamo pigri qui in redazione.

In qualunque caso il Signore del Tempo era schifato, e Seras esclamò «Mastaaaah!», disgustatissima.

Tentarono di guadagnare l'unica porta che della Sala Grande, ben decisi a rifugiarsi nella stanza di Integra a chiusura ermetica dove, dalla finestra, avrebbero potuto respirare liberamente l'aria pulita che c'era fuori dalla Casa del Reality, ma qualcos'altro accadde.

La porta si aprì di fronte a loro all'improvviso, facendoli sobbalzare.

Morbide volute verdi si intrufolarono dentro la Sala Grande, ancora più orribili della puzza di prima a cui si aggiunsero per il dolore di tutti. Lo stomaco di tutti si strizzò a livelli impossibili.

«Respirate con la bocca» suggerì il Maestro, e tutti obbedirono. L'odore non era neppure lontanamente sopportabile, lo testimoniano il fatto che Andersen, Walter e Finnian vomitarono un po' più in là, ma almeno era meno accentuato di prima.

Ma le zaffate di tanfo insopportabile continuavano ad avvicinarsi a loro, lente ed inesorabili.

E, tra di esse, una figura piccola salsicciosa, con tondi occhietti neri e dolci, orecchiette pendule e vellutate, zampette tondeggianti e con le unghie ben limate, musetto a punta e coda a salsicciotto scodinzolante.

Abbaiò una sola volta, verso di loro, e il suo alito aveva un odore tremendo.

Giochiamo?”.

Il Cane Pufoente era tornato. Più Pufoente che mai.

Ed era ben deciso a rimanere.

E, cosa peggiore, i nostri eroi erano in trappola nella stanza puzzolente, visto che il botolo e il suo tanfo irrespirabile erano appena entrati dalla loro unica via di salvezza … o forse no.

I due Master adocchiarono la finestra nello stesso istante, e cominciarono a indietreggiare, imitati dal grosso Iscariota, dal piccolo maggiordomo e dai due biondi. Walter non aveva ancora ben capito come facesse il cagnolino a resistere in quella puzza e da dove questa arrivasse, però sembrava proprio che i due Master avessero un piano e quindi li seguì senza obiezioni.

Anche Andersen, che prima si era dimostrato restio ad obbedire ad Integra, li seguì immediatamente. Che scelta avevano? Rimanere tra le schifezze puzzose di quell'inferno di animale?

Il cane si avvicinò con un saltello a loro, abbaiando.

Il cane pufoente, eehh!” intonò l'orribile vocetta acuta che seguiva il cagnolino fetente dovunque egli andasse “Lascia una scia fetente, eehh! Il cane pufoente, eehh! Il cane pufoente, eehh!”

Il primo ad arrivare alla finestra fu il Maestro. Per fortuna, le finestre della Dark Side, come già detto in precedenza, erano molto grandi e quindi non fu necessaria una scalata epica.

Uscirono in fretta, con il Maestro che la aprì e si fiondò fuori trascinando Integra con sé e l'ultimo dei cinque, Andersen, chiuse con cura la finestra.

Il cagnolino, tutto dispiaciuto, raspò con le zampe il vetro. Avesse fatto pietà se dal suo corpo non si fossero levati gas verdognoli pronti ad ucciderli tutti come veleni tossici.

Il Maestro ringhiò, mostrando i denti, ed il Cane Pufoente, emanazione di Via Verdi, fuggì nel suo mare di puzza.

I cinque inspirarono l'aria fresca ed esterna, mentre il loro organismo si ripuliva dalle scorie di quella fetenzia orrenda.

Integra sorrise.

Gli altri quattro rimasero estasiati a guardarla, perchè era un sorriso sincero, genuino, non uno dei suoi soliti sorrisi sadici e crudeli. Era una cosa rara e bellissima, che accadeva di rado. Non potevano proprio perdere uno spettacolo del genere!

D'improvviso il maggiordomo ebbe un'illuminazione, ricordo di quanto era accaduto prima che sopraggiungesse il puzzoso animaletto

«Ecco perchè avevano levato i punti ai Phantomhive sul tabellone» constatò Walter «Perché la prova di oggi era cacciare la fonte della puzza fuori di casa, ma la cosa che puzzava era rientrata!»

«Perché non ce lo hai detto prima?» chiesero Integra, Andersen, Seras, Finnian e il Maestro contemporaneamente, con facce arrabbiate

«Perché io ve l'ho detto, ma voi non mi ascoltavate!»

«Quel cagnolino puzza più dei miei piedi» interloquì Seras, e scoppiò in una risatina contenta

«Eh, già» annuì Finnian, che non aveva mai sentito l'odore dei piedi di Seras, e sghignazzò pure lui

«Ah, è il cane a puzzare?» chiese Walter, e finalmente capì. Ecco perchè il cane non era infastidito: era il suo odore, ormai ci era abituato,

Era il suo odore ...

«Gggh. Che aberrazione» decretò il maggiordomo, con ribrezzo, e Seras e Finnian risero, perchè non sapevano minimamente che cosa potesse significare l'oscura parola “aberrazione”, e per tutto il resto dei seguenti venti minuti si fecero “gggh” a vicenda.

Ma solo loro erano finalmente usciti, sfuggendo con astuzia al Cane Pufoente di Bagnato ed Escrementi.

E gli altri concorrenti?

I poveracci che sono rimasti dentro?

Vediamo cosa è successo agli altri …

Alucard aveva ripreso a dormire beatamente nel suo mobiletto impregnato di magia oscura, perchè non aveva più percepito la presenza del Cane Pufoente. Il suo lettino era l'ultimo ricordino del demoniaco visitatore e del suo Mastodonte, insomma l'ideale per dormire per un vampiro … eppure

Il Master lo guardò dall'alto in basso. Non importava che lei fosse più bassa, lei poteva fare tutto, perfino guardare dall'alto in basso la gente più alta di lei.

Il suo viso era crudele, lo era sempre stato, ma oggi sembrava … Alucard deglutì, prevedendo grossi guai.

Sembrava che la sua padrona avesse in serbo qualcosa per lui.

La donna unì le punte delle dita e gli rivolse un sorriso malvagio, mentre il fumo del sigaro che aveva in bocca tracciava piccoli disegni in aria.

Alucard pensò che Integra doveva smetterla di fumare, che era rarissimo che le persone che fumavano dalla mattina alla sera come raggiungessero i novant'anni, anzi non ne aveva mai sentito parlare di gente così, che si sarebbe rovinata i polmoni e sarebbe morta con la voce roca e l'alito tabaccoso, ma non glielo disse. Non osò dire ad alta voce i suoi pensieri, perchè Integra aveva qualcosa in serbo per lui, oggi.

«Master» le chiese il Nosferatu in rosso, intimidito «Perché mi avete fatto convocare nel vostro ufficio?».

Ecco, Alucard capiva che c'era qualcosa che non andava quando lui stesso cominciava ad usare con Teggy il “voi”.

«Alucard» esordì lei, seria, guardandosi con grande interesse le punte delle dita «Ho notato che ultimamente le tue prestazioni di joker dell'Hellsing sono calate di molto. Le tue ultime missioni sono state un fiasco totale negli ultimi tempi. Per dirla in parole povere, ultimamente hai fatto davvero schifo. Non ce lo possiamo assolutamente permettere, mi capirai se ti dirò che non sono affatto contenta dei tuoi risultati. Seras, invece, ha dimostrato di avere una certa attitudine per questo tipo di cose, recentemente ...»

Alucard deglutì, preoccupato «Quindi …?»

«Quindi, Alucard, Seras ha fatto missioni migliori delle tue. Dracula ...» Lei lo fissò negli occhi, secca, decisa, incontestabile, implacabile, e soprattuto crudele come mai lo era stata «Sei licenziato»

Alucard boccheggiò, incapace di dire nulla

«E Seras prenderà il tuo posto come joker dell'Hellsing».

Seras entrò dalla porta. Era scalza, e la puzza dei suoi piedi si sentiva chiaramente nell'ambiente dello studio di Integra, eppure la donna parve non udirla minimamente, perché non si scompose

«Mastah!» esclamò contenta, e rise in tutta la sua babbagine. Era una tonta cento per cento.

Ecco, adesso sapeva che cosa dire.”

«NOOOOOO!».

Il vampiro urlò con quanto fiato aveva in gola, fino a scorticarsela, fino a sentire i polmoni divenire poco più che due palloncini sgonfi. Si rialzò di scatto, battendo la testa contro la superficie del mobile, ansando. Si guardò intorno.

Dov'era adesso? Oh, santa mammina transilvanica, non ci poteva proprio credere! Integra lo aveva appena licenziato!

Si slanciò fuori dal suo letto improvvisato e si guardò intorno come un pazzo. Quella non era la Dark Hole! La sua cameretta! Dov'era?

Alucard si fermò.

Gli ci volle qualche secondo per riuscire ad elaborare che, effettivamente, si trovava nella casa del reality da ventitré giorni, il Master Integra non lo aveva ancora licenziato e a Seras, dopo l'avventura con le sirene, teoricamente non puzzavano più i piedi.

Eppure la puzza non era un sogno. C'era, eccome se c'era.

Il nasone ad Alucard non serviva solo per bellezza, per questo non gli fu difficile (e soprattutto non fu piacevole) udire quella fetenzia nell'aria, quell'aroma di Eau de Fogne Schifos o, nuova fragranza molto apprezzata però uscita da poco sul mercato, Eau de Cammelle Mort Da Très Tempe Sotte Le Solè.

Bah, non capisco come facciano a piacere alla gente certe cose.

Alucard arricciò il naso disgustato.

«Ehi, Police-Girl» chiamò, rivolto alla bara.

Nessuna risposta. Neppure il suo consueto “Mastah!”.

Alucard aprì la bara senza tante cerimonie, ma la trovò vuota.

«Dove si è cacciata quella Police-Girl dai piedi puzzolenti?» ringhiò «Credevo che se li fosse lavati quando è uscita con Padre Andersen! Sporcacciona!».

Così il grosso Nosferatu, risoluto, uscì dalla stanza … e nel corridoio c'era un odore tremendo. Era come di quintali di olio di oliva vecchio fossero stati messi ad annaffiare una tonnellata di uova marce condite con una grande moltitudine di tipi di sterco di animale in cui avesse camminato a piedi nudi Seras Victoria, con sopra distesi una coppia della rara specie di verme più lungo del mondo morto e in decomposizione da un po' di tempo, con il fiore più grande del mondo piantato lì vicino e che è nel pieno della sua fioritura annuale (che, per la cronaca, fa un odore schifoso secondo tutti i testimoni) e il tutto dentro un enorme sacchetto di plastica commerciale di quelli che mandano un odore nauseabondo.

Il potere del Cane Pufoente si stava rafforzando, e più lui diveniva potente più la puzza diveniva nauseabonda e stomachevole.

Potete ben immaginare quale fu la reazione del Nosferatu: abbandonò il passo risoluto e rientrò di corsa nella stanza, con il respiro affannoso.

Non appena fu dentro, un conato di vomito sopraggiunse, ma lui lo respinse a forza.

A quanto pare la prova di oggi non sarebbe stata cosa facile.

«Ma che …?» Alucard sbirciò dal buco della serratura. L'aria era verde.

La Casa aveva l'attitudine di apparire in modo diverso grazie ad anche un solo elemento che era diverso quella mattina.

Con quel tanfo nell'aria, sembrava un luogo corrotto e proibito, l'enorme antro di una strega mostruosa e perversamente malvagia e, soprattuto, priva di naso.

Perché una strega normale, cioè con l'appendice nasale funzionante, non sarebbe mai riuscita a fare niente con quella schifezza in giro.

Alucard giurò solennemente che, non appena avesse trovato Seras, l'avrebbe picchiata molto forte.

Cioè, sapeva che i piedi della Police-Girl puzzavano molto, ma non avrebbe mai immaginato che avessero potuto fare quel … Alucard rifletté un po', ma non riuscì a trovare un nome adatto per quell'odore, così si limitò a dire “quello schifo”.

Insomma … bleah!

Alucard pensò esattamente questo

Malanova mu 'nci 'ngruppa a chi ha creato questa casa, in questa stanza non c'è neanche una finestra!”.

Mu 'nci 'ngruppa” significa: che gli vada di traverso.

Ma, cioè, vi rendete conto che eravamo nel castello di Dracula e lui era Dracula? Si stava inviando da solo sventura? Forse si era scordato che quel castello era suo … Dopotutto può capitare a tutti di scordarsi che la propria casa è la propria casa, no?

D'improvviso Alucard notò che dalla parte inferiore della porta si stava insinuando una nebbiolina verde, che gli lambiva dolcemente le caviglie.

Trattenne il fiato.

Era in trappola. Che cosa fare?

 

Ciel aprì gli occhi di scatto. Sbuffò, visibilmente innervosito. Sebastian non lo aveva ancora raggiunto per svegliarlo e prepararlo per l'arduo giorno che gli si prospettava davanti, come capo di un'associazione di servitori incompetenti che sapevano solo distruggere qualunque cosa gli si presentasse davanti, dietro, ai lati, sotto e sopra.

Era andato di nuovo a coricarsi, pensando che Sebastian avrebbe risolto in fretta il problema che gli si prospettava e non degnandosi neppure di assistere, ma sembrava che quell'incompetente maggiordomo ci stesse mettendo più del dovuto.

Così strillò forte, stizzito «Sebastian!».

Curiosamente, non vide entrare immediatamente il demone dalla porta della sua camera come di suo consueto, così urlò più forte «Sebastian, brutto coso magro! Vieni qui!»

«Io sono già qui» cinguettò candidamente una voce alle sue spalle. Sebastian si inchinò, assumendo un'espressione mortificata «Sono dovuto accedere alla vostra camera attraverso la finestra, Bocchan, e quindi il vostro scarso spirito di osservazione vi ha impedito di notarmi»

«Chi ti ha detto di entrare alle mie spalle? Sai che non ci guardo mai!» sbuffò irritato Ciel, poi chiese «Come mai sei entrato dalla finestra? Spiegamelo!»

«Il corridoio è appestato da un cagnolino di nome Cane Pufoente, un'entità originata da una grande concentrazione di energia negativa e malvagità. Se avessi aperto la porta, il tanfo generalo da tale essere avrebbe potuto raggiungervi e nuocere al vostro organismo»

«Portami fuori» ordinò secco colui che si era autonominato “il Conte Solubile”, sventolando una mano con noncuranza «E liberami di quel Cane Puffolosente. Uccidilo, buttalo in mezzo alla strada, deodoralo e poi mettilo in bocca a un Grozzo, facci quello che vuoi basta che lo mandi via»

«Cane Pufoente, Bocchan» corresse Sebastian, chinando la testa «Non Cane Puffolosente»

«Quello che è».

Sebastian prese in braccio l'ultimo erede del Casato Phantomhive e uscì fuori dalla finestra, per poi deporlo delicatamente fuori. Infine rientrò dentro la casa, chiuse con cura la finestra e uscì dalla stanza di Ciel.

Il conte si guardò in giro con il suo sguardo truce. Vide una cavalletta non molto distante, e pensò di scipparle le zampe per passarsi il tempo … quando vide uno strano scenario poco più in là.

Integra guardava il Sole, sorrideva e fumava strani sigari, e il Maestro, Andersen, Seras, Walter e Finnian che stavano a guardarla con uno sguardo strano.

«Sembrano scemi»

Sbuffò, reprimendo l'istinto di ridere di loro.

Si alzò, ignorando la cavalletta che saltellò via e si spiaccicò contro il tronco di un albero. Fece per camminare via …

Fu tutto molto veloce. Prima era in piedi, e poi era disteso, con un peso sulle spalle.

«La puzza non è kawai» decretò Lizzie, imbronciata, buttata a peso morto su Ciel

«Lizzie!» esclamò il conte, sorpreso «Che ci fai qui?»

«Il tuo maggiordomo che si veste sempre di nero, tutto brutto, tutto magro, ugh, mi ha preso, mi ha detto che per il mio bene non dovevo stare lì (e ci credo, stavo crepando di puzza!) e poi mi ha buttato fuori dalla ...».

Non ebbe neppure il tempo di finire.

In rapida successione, fuori dalla finestra vennero scagliati Mey Rin, il Maggiore, Tanaka-san e Bard, in modo da creare un assurdo e acciaccato sandwich.

«Credo di essermi rotto qualcosa» confessò Bard

«Tu semple lotto!» esclamò spazientita la cameriera, in accento cinese «Mai sano! Tu più talocco di cosa taloccata!»

«Detto da una cinese è un grave insulto» borbottò il cuoco, incrociando le braccia

«Tu hai qualcosa contlo cinesi?»

«Basta, levatevi di dosso!» mugugnò Ciel, mezzo morto, sotto i suoi servitori più l'extra della sua fidanzata e l'enorme mola cicciosa del Maggiore «Mi sono rotto io adesso!»

Scendendogli di dosso Mey Rin accusò Bard di “avel attaccato lottulite acuta al Signolino” e Bard rispose che non sapeva che cosa fosse la “lottulite acuta”, sebbene conoscesse molte malattie.

Mentre i servitori e la fidanzatina di Ciel più Max Montana si levavano di dosso al bambino ed il piccolo conte si rialzava in piedi, venne nuovamente rispedito a terra da un'ondata di conigli che gli si riversarono tutti addosso, tra cui l'enorme Baionetta e l'intraprendente Piscio, che rispettivamente gli schiacciarono la testa e gli fecero i propri bisognini liquidi fra i capelli.

I conigli avevano tutti un'espressione angosciata, con il naso storto, gli occhi sgranati, i capillari scoppiati e le orecchie abbassate. Con queste facce spaventose, i conigli tornarono dai rispettivi proprietari.

Quando Ciel si accorse che aveva pipì di coniglio tra i capelli turchini (?), assunse un'espressione non dissimile a quella dei conigli.

Finnian si mise a piangere perchè il suo Orecchio, amico fin da quando aveva cinque anni (?) non lo avrebbe mai più abbracciato e non si sarebbe più fatto abbracciare.

Nessuno ci badò, così Finnian, senza ascoltatori alla sua melodrammatica storia … no, non smise, si mise anzi a piangere più forte. Lui voleva davvero bene a Orecchio.

Come mai era un mistero, visto che l'aveva conosciuto un secondo e il secondo seguente egli stesso lo aveva ucciso con un letale abbraccio ...

 

Sebastian, demone universalmente riconosciuto per aver creato un curry divino con l'unico ausilio del suo naso sopraffino, stava letteralmente crepando di puzza. Ma un ordine diretto del suo Bocchan non poteva certo essere trascurato, così strinse i denti ed andò avanti.

Respirando con la bocca, stoicamente, lottò contro la corrente verde che lo investiva …

Trovò il Cane Pufoente che lo fissò con i suoi occhietti dolci.

Ecco un motivo per odiare i cani, si disse tra sé e sé.

I cani. Puzzano.

La malefica bestia si era annidata in cucina e aveva fatto razzia di due pacchi di biscotti appena arrivati dalla regia, ma oltre questo la stanza sembrava non aver subito danni permanenti. Sebastian aprì la finestra più vicina, prese il bassotto con le fidate pinze che aveva nascosto nello stesso posto in cui normalmente teneva coltelli e forchette, sue dilette armi, e con un movimento rapido e fluido lo scagliò dalla finestra.

Il Cane Pufoente, volando, incontrò il brutto cihuahua dell'incontro fra Bard e il Grozzo, lo salutò e l'altro lo morse sul naso.

Di nuovo, il mitico Sebastian Michaelis, maggiordomo perfetto, aveva vinto contro la schifosa bestiola.

Attorno a Sebastian l'aria cominciò a turbinare. Il demone si guardò intorno, scoprendo i denti perfetti e bianchissimi, allarmato. Abbassò un po' la testa, chinandosi in un atteggiamento da predatore, come se fosse pronto a scattare.

Con un rumore di risucchio, i nembi verdognoli lo aggirarono quasi intenzionalmente e si diressero lentamente verso la finestra, seguendo lo sfortunato Cane Pufoente.

Questa era una delle peggiori maledizioni dell'incarnazione di Via Verdi: ogni qualvolta si insedia in una casa produce più tanfo, e il tanfo lo insegue e si accresce a poco a poco. Ugh.

Sebastian si tolse la pinza dal naso e respirò, un po' timoroso.

Tirò un sospiro si sollievo.

La casa era salva.

Sorrise e, alzando un dito con fare da saputello, annunciò «Un bravo maggiordomo estingue sempre il problema alla radice».

Il Cane Pufoente, roteando ululò un avvertimento.

Un giorno lui sarebbe tornato … o forse si stava solo giustamente lamentando del brutto cihuahua che lo mordicchiava sul naso senza pietà alcuna?

Sebastian si terse la fronte dal sudore e sospirò. Si affacciò alla finestra da cui aveva scagliato non il cane dal tremendo odore ma la servitù e Lady Elizabeth Cornelia ecc …

Sorrise dolcemente al gruppetto ammassati tutti uno contro l'altro Integra, quasi fossero tutti spaventati. Come risposta al suo dolce e rassicurante sorriso, quelli lo guardarono con una faccia da shockati.

«La puzza voooola ...» cinguettò Seras, e ridacchiò insieme a Finnian, nervosa.

In effetti non c'era da stupirsene, avevano vissuto un'esperienza piuttosto traumatica, è normale che bambinetti stupidini come Seras e Finnian, le entità più temute dai maggiordomi, stessero cercando di non uscire pazzi.

Sebastian lanciò come di rito uno sguardo di superiorità a Walter, immediatamente ricambiato, poi si rivolse al suo Bocchan e alla servitù, nuovamente sorridente «La casa è stata liberato dell'atroce puzzo che la appestava. Ora è tutto pulito e profumato, potete entrare»

«D'oh!» esclamarono gli Hellsing, rattrappendosi come se qualcuno li avesse colpiti

«Alla faccia della fortuna!» insorse Walter, e fece finta di minacciare con un indice levato il suo braccialetto, sussurrando parole di rimprovero.

«Sei incurabile» commentò Finnian, e Walter fece per ribattere, ma fu interrotto dalla Police Girl :«Anche tu» convenne Seras.

I due si abbracciarono felici. Si dicevano da soli di essere senza cura ed erano pure contentissimi. Mah.

«Siete proprio scemi» Commentò Integra, incrociando le braccia e scuotendo la testa come a dire “cretinoidi senza via d'uscita”

«Yeeeeeeh!» esclamarono all'unisono i due biondi.

I concorrenti della Casa del Grande Macello entrarono senza ulteriore indugio dalla finestra, e, nel caso dell'incubo chiamato SerasFinnian, con un entusiasmo ingiustificato.

 

Alucard sgranò gli occhi, schiudendo appena la bocca in un atteggiamento sorpreso.

Lo stomachevole odore si stava ritirando. La puzza che poco prima gli lambiva le caviglie se ne stava andando, strisciando via, con un rumore di risucchio un po' schifoso.

Il Nosferatu in rosso, incuriosito, sbirciò dalla serratura.

Non c'era più traccia dello schifo precedentemente avvertito. La Casa aveva ripreso il suo normale, consueto odore.

Alucard sospirò di sollievo.

Uscì fuori, e, guidato da un istinto inconsapevole, si ritrovò a passeggiare fino alla Sala Grande.

O forse, più che un istinto inconsapevole, furono delle strane parole che venivano pronunciate dal sistema dolby surround, parole che alle sue orecchie vampririche risultavano antiche e misteriose, oppure molto stupide, perchè non sembravano avere un senso. Erano accompagnate da una musica molto lieve, in sottofondo.

Una voce strana declamava

Ia. Sono tornato. Vi son mancato spero. Ho rivisto il mio quartiere, frà. Adesso ti raconterò quello che ho visto, ie, ie.” La voce si infervorò “Abbiamo aspetto a lungo! Adesso finalmente siamo uniti! Facciamogli vedere chi siamo!” ad Alucard venne da pensare “Ma che cosa hai aspettato? Tu e chi siete uniti? Ma chi sei?”. Il vampiro sobbalzò quando il cantante esplose con una parola che suonava più o meno come “Luridcashmadafakka!!” e poi si ritrovò sempre più perplesso quando quello cominciò a cantare “Quando ti guardi intorno, vedi baambini puovri, e non solo, ma quando ti guardi intorno vedi bambini puovri, e non solo”.

Alucard pensò che non aveva visto tutti questi bambini poveri in giro.

E poi pensò che fosse scontato che tu non vedessi solo una marea di bambini puovri intorno a te, sennò il mondo sarebbe stato proprio brutto.

Raggiunse gli altri. Sullo schermo, invece della solita bella ragazza, era apparso un tizio sconosciuto che continuava a mostrare una medaglietta rettangolare che aveva al collo e che continuava a dire cose senza senso seguite da immagini senza senso. Per esempio, l'immagine di due pupazzetti di centurioni romani combaciava con le frasi “quando ti guardi intorno vedi bambini puovri”. Ma dico io, che c'entrano 'sti centurioni romani con i bambini puovri?

E poco più avanti, uno dei due centurioni cadeva e cominciava a rotolare a scatti.

Mah. Messaggi subliminali incomprensibili.

Walter sbatteva il suo braccialetto come se fosse rotto e ringhiava cose sottovoce. Seras e Finnian dicevano “i bambini puoooovriii!” e sbattevano le palpebre contenti. Guai in vista.

Purtroppo, il ridicolo tizio svanì e tornò la bella ragazza. Walter smise all'istante di sballottare l'oggettino che aveva al polso e prestò attenzione allo schermo.

«Bene» Disse la conduttrice «Dopo questo breve intervento del nostro rapper che è nato nel ventisei agosto millenovecentoottantotto e, udite udite, adesso ne ha diciotto, Spitty Cash, che sembra essere stato apprezzato particolarmente dai nostri dolci Seras e Finny, vi comunico due cose per farla breve: i Phantomhive prendono cinque punti!»

«Yeeeh!» esultò Seras, beccandosi un pugno in testa da Alucard e Integra e un calcio nelle costole dal Maestro.

Eppure, la voce della conduttrice riprese con urgenza, mentre i Kuroshitsujiani festeggiavano «Adesso, ragazzi della Dark Side, affrettatevi! Sta per cominciare il tanto amato Intervista col Vampiro!».

Un rumore strano, di vento, riempì la stanza. I concorrenti si ripararono con le braccia dalla forti raffiche di vento ritmiche che venivano da una fonte invisibile.

Il TARDIS apparve gradualmente al centro della stanza e dal suo interno affacciò uno spettinatissimo Dottore, sorridente, che chiese «Qualcuno ha detto Intervista col Vampiro?» .

Dieci secondi dopo erano tutti davanti alla televisione a guardare un'altra puntata di un programma in cui Alucard si passava il tempo facendo domande imbarazzanti ai suoi ospiti e poi picchiandoli a sangue.

  
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