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Autore: cheekbones    09/12/2011    7 recensioni
"Anche tu mi sei mancato" si guardarono complici, per poi abbracciarsi.
"Ehi, ehi, ehi, McGuardone, le mani a posto!" si irritò Tony, facendoli separare.
"Per favore, evita" Ziva incrociò le braccia al petto e lo guardò male. "Ho sempre la mia pisto..."
Tony, divertito, alzò le braccia in segno di resa. "Bene, dobbiamo raccontarti un sacco di cose!" si illuminò McGee, prendendola per mano. Abby le afferrò l'altra: "Oh, si, proprio tante!" la trascinarono lungo il corridoio, mentre l'israeliana guardava implorante Tony.
Quest'ultimo ridacchiò e scosse la testa, mimando con le labbra pistola. Ziva gli mostrò la lingua.
Nonostante fosse accerchiata dai due amici, la ragazza notò subito il professor Gibbs che, caffè in mano, veniva verso di loro. Si fermò di poco, in tempo per poterle tirare un sonoro scappellotto.
"Hai studiato, David?" Bentornata, Ziva.
"Si, prof!" Grazie, Gibbs.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 9
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- NCIS is part of who I am

Tony, 9x01



Il viaggio di ritorno fu silenzioso: Ziva pensava ancora a quante cose suo fratello doveva averle nascosto, a quanto doveva ancora soffrire per avere una vita che avesse una parvenza di normalità. Poi si voltava, Ziva, e vedeva i volti ora sereni dei suoi amici, che l'avevano recuperata. Loro non sono scappati, visto papà? sorrise tra sè e sè, pensando che non era più sola. Poteva affrontare il ritorno di Ari e di Ray senza paura, poteva litigare ancora con suo padre, ma sapeva che aveva sempre qualcuno da cui tornare.
Arrivati a casa Sciuto, Abby la abbracciò come se fosse una sopravvissuta in guerra. "Oh, Zee..." balbettava di continuo.
"Venite qui, voi due, miei coraggiosi eroi!" allargò un braccio per attirare anche loro nell'abbraccio.
Tony guardò Ziva, che gli sorrise e gli fece cenno di avvicinarsi. Si abbracciarono tutti e quattro, lì fuori, al freddo.
Abby aveva cominciato a singhiozzare, un pò per lo spavento, un pò per la felicità: "Sono così contenta di riavervi interi! Siamo proprio una bella squadra, non c'è che dire! Quanto sono fiera dei miei tre moschettieri!"
Gli altri scoppiarono a ridere, ancora stretti l'uno all'altra.
"Dai, entriamo. I miei genitori hanno preparato la cioccolata calda!"
Seduta sul divano di casa Sciuto e con una bella tazza calda e fumante tra le mani, Ziva raccontò brevemente delle conclusioni a cui era arrivata: "Quando la mia tata mi ha dato il fascicolo su mio fratello, gli ho dato subito una sbirciata e ho visto che il nocciolo della cellula dormiente in cui si è infiltrato Ari è a Parigi. Ray ci ha salutati in francese, penso venga da lì"
"Però... non si sente..." replicò McGee.
"Si, è vero. Ma la cosa non mi stupisce. Ho sentito russi spacciarsi per spagnoli: credimi, è possibile" aggiunse Zive, laconica.
"Questo vuol dire che... Ray è un terrorista?" mormorò Abby, spalancando le iridi scure.
"Forse. Ma se conosce mio fratello e lavora con lui, vuol dire che o è un infiltrato, oppure un agente del posto. Non so..." scosse la testa.
"Vabbè! In ogni caso è quasi ora di cena" tossicchiò Tony. "Devo tornare a casa..."
"Già!" sussurrò McGee. Abby divenne rossa e disse: "Dai, Tim, rimani! Mamma ha fatto il polpettone! Naturalmente vale anche per voi..."
"Io devo tornare a casa" fece Ziva, ringraziando Abby per la cioccolata, e si alzò dal divano.
"Ti accompagno, tanto a piedi dobbiamo fare la stessa strada" Tony si stiracchiò. "Tim?"
"Io accetto l'invito di Abby" sorrise.
"Allora ci vediamo domani, squadra" ridacchiò Tony, col saluto militare. Ziva rise con lui e salutò con la mano.
Appena fuori casa, tutti e due si strinsero le giacche attorno al corpo per il freddo.
"Che giornata" commentò Tony.
"Vero. Volevo..." Ziva si schiarì la voce. "Volevo dirti... grazie. Sai, non è facile per me ammetterlo ma... senza di voi probabilmente questo periodo della mia vita sarebbe stato infernale, e invece... avete rischiato tantissimo, pur di trovare Ray e me. Grazie. Sul serio"
Tony la guardò stupito: "Wow" sospirò. "Wow, davvero"
"Puoi dire qualcosa di diverso?" s'innervosì la ragazza.
"Ok. Ehm... bè, quello che abbiamo fatto per te, insomma... l'abbiamo fatto perchè siamo una squadra, come ha detto Abby. Sembra strano... perchè noi quattro insieme siamo strani, però funzioniamo bene" sorrise e alzò le spalle. "Non devi ringraziarci. Tu probabilmente avresti fatto la stessa cosa, solo con qualche pallottola in più" scherzò.
Durante il tragitto verso casa, Ziva raccontò a Tony di Tali, di sua madre e di Ari. Del loro rapporto, della vita in Israele, del Mossad e di suo padre. Gli raccontò anche delle amicizie distrutte e dei cuori infrati, del tramonto di Tel Aviv e della stella di Davide che portava al collo.
"Ma sei sicuro che puoi accompagnarmi a piedi fino casa?" se ne uscì, improvvisamente.
"Anche se fosse, non ti lascerei sola. Hai sentito, Ray, no? Lui e tuo fratello torneranno, chissà per cosa. E in quel momento è meglio che tu non sia sola"
"Tony... ho una pistola nello zaino, sparo benissimo e pratico tre tipi differenti di arti marziali. Non credo che tu possa difendermi meglio di quanto non farei io da sola" gli tirò una spallata divertita.
"Lo so. Ma... ehi!" la guardò spaventato. "Pistola nello zaino?"
"Si" disse Ziva tranquillamente.
"Allora tutte quelle volte in cui hai minacciato di spararmi, tu...?"
Ziva fece un mezzo sorriso.
"Ziva...? Ziv...? Oh mio dio"



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"... certamente, la Rivoluzione Industriale..." Gibbs si fermò per cinque minuti. Odiava che i suoi studenti non seguissero la lezione e capitava spesso che riprendesse qualcuno. Non era mai accaduto, però, che tre dei suoi studenti fossero bellamente addormentati sui banchi; non era mai accaduto che a lui dispiacesse svegliarli, tra l'altro. Fece cenno alla classe di stare in silenzio e si avvicinò a Tony DiNozzo che ronfava, su cui dormiva profondamente Ziva David, poggiata alla sua spalla. Davanti a loro, Timothy McGee dormiva premuto sul banco.
Solo Abby Sciuto sembrava quasi del tutto sveglia, ma sbatteva le palpebre troppo velocemente.
Il professor Gibbs diede prima uno scappellotto doppio alla coppietta, che si svegliò di soprassalto, poi incaricò Abby di farlo con McGee.
"Buongiorno, ragazzi" Gibbs li guardò divertito con le braccia incrociate.
I tre lo guardarono colpevoli. "Non voglio sapere cosa avete fatto ieri sera tutti e quattro..." guardò male Abby. "Ma pretendo che durante le mie lezioni siate svegli e attenti, prendendo appunti. Intesi?"
"Certo prof. Ma... deve ammettere che la Rivoluzione Industriale non è un argomento proprio interessantissimo!" commentò a denti stretti Tony. Ziva gli tirò una gomitata.
"Un'altra parola e vi metto in punizione. Tutti e quattro!" Ziva, Tim e Abby protestarono.
"Ehi! Siamo una squadra, no?! Se mette in punizione uno, mette in punizione tutti" sghignazzò Tony.
"Non puoi utilizzare questa cosa per tuo profitto!" replicò Ziva.
"Oh, si che posso! L'ha detto lei ieri sera!" indicò Abby.
"Ma lo dicevo in senso..."
"STOP!" urlò Gibbs. "Peggio dei bambini. Ora state attenti, per favore. Che mi tocca sopportare" borbottò tra sè e sè e continuò la spiegazione.
Passata l'ora di Gibbs, Ziva si avviò verso Letteratura, Tony verso Francese, McGee verso Matematica e Abby verso Chimica.
Jethro li guardò uscire dalla sua classe tutti e quattro insieme, per poi dividersi. Raggiunse l'ufficio di Shannon in due falcate e spalancò la porta. "Sai, Jethro, i civili di solito bussano" sbottò infastidita Shannon.
"Scusa. Devo dirti una cosa" si sedette davanti a lei.
"Cosa c'è?"
"Credo che tu possa concludere le sedute con Ziva. Sta bene" sussurrò e sorrise. "Ha fatto amicizia"
"Tu dici?"
"Si"
 
"Ma guardalo!" si arrabbiò Abby, puntando rudemente la forchetta in una patata.
"L'ho visto, Abby" sorrise Ziva. McGee nascose il sorriso bevendo.
"Devi dirgli qualcosa!"
"Cosa, Abby?"
"Qualunque cosa!"
"Gliela dirò dopo, allora. Abbiamo Educazione Fisica insieme nella prossima ora" alzò le spalle.
Tony non si era seduto con loro a mensa, e questo aveva fatto arrabbiare molto Abby. Soprattutto perchè si era seduto al solito tavolo con la sua ragazza, con i ragazzi della squadra di basket e le cheerleader. Ziva non sembrava esserci rimasta molto male, anche se Jeanne la infastidiva profondamente; era un pò gelosa, ma non l'avrebbe mai ammesso, anche perchè Tony non era affatto di sua proprietà.
Lo stava fissando pensierosa, quando lui alzò lo sguardo su di lei e le fece una boccaccia. Ziva rispose alzando il dito medio.
"Che bello, però!" esclamò McGee. "E' tornato tutto come prima!"
"Tony dovrebbe essere seduto qui con noi! Siamo suoi amici!" replicò Abby.
"Pensaci, Abbs. Già è strano che ci rivolga la parola, pensa se cominciasse a mangiare con noi. Non sarebbe più molto credibile come capitano dei Chudley, no? Deve mantenere lo status quo" spiegò Tim. "E comunque la squadra di basket non mi maltratta più!"
"Per Tony?" domandò Ziva, prendendo un boccone del suo pasto.
"Si, ci ha messo una buona parola"
"Questo non lo scusa" borbottò Abby. Ziva e McGee si guardarono esausti.
"Cambiamo argomento, dai!" fece allegra Ziva, come non lo era mai stata. "Hai comprato un vestito per il Ballo?
"Ancora no!" l'espressione di Abby la fece ridere, tanto era disperata. "Dammi un consiglio!"
"Bè, visto che hai questo bel pezzo di cavaliere..." indicò Tim, che arrossì. "Evita vestiti come quello di Carnevale!"
"Più sobrio, dici?" la ragazza si mordicchiò il labbro, pensierosa.
"Già. Magari potreste organizzarvi! Mi ha detto una che sta con me a Letteratura che col suo ragazzo deve pensare al colore per abbinarlo ai fiori" la ragazza si dipinse sul volto una smorfia disgustata. "Non so perchè qui vi facciate tutti questi problemi..."
"Però l'idea dei fiori non è una cattiva idea" rise Abby.
"Mi raccomando, fatevi una foto" li avvisò Ziva. "Voglio vedervi!"
"Ma come, non vieni più?" sobbalzò McGee, spaventato. L'idea che l'israeliana andasse con loro, lo rendeva stranamente felice. Forse perchè non aveva tanti amici al di fuori dei soliti nerd e a Ziva si era affezionato. Poi era la sua consulente riguardo Abby e quella sera doveva esserci.
"Ovvio che no! Ray era il mio cavaliere e sinceramente l'idea di comprare un vestito non mi attira!"
"Dai Zee! Non puoi farmi questo!" Abby mise il broncio. "Tony voleva che andassimo tutti insieme!"
"Si, ma Tony sta con Jeanne, tu stai con McGee.."
"Ma non si dovevano lasciare quei due?" domandò Tim. Abby annuì.
"Non credo che lo farà" sorrise Ziva. "Non ne ha il coraggio. Conosciamo Tony, Jeanne è il suo passepartout per lo scintillante mondo dei popolari. Se si lasciano, minimo la squadra di basket lo uccide. Stesso discorso del tavolo" alzò le spalle.
"Tony vuole venire al Ballo con noi" esclamò convinta Abby. 
"Questo lo so. Probabilmente convincerà Jeanne"



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L'ora di educazione fisica era sempre stata accolta con entusiasmo fuori dall'ordinario da Ziva, a differenza delle altre ragazze: si divertiva un sacco sulla trave, sulla corda, a correre e a fare capriole dappertutto. Suo padre l'aveva sempre obbligata a fare pesantissima attività fisica e, per la prima volta, lei sentiva di poterla prendere quasi come un gioco. Tony la guardava sempre ammirato, perchè saltava dappertutto ed era velocissima: la mia piccola ninja... pensava divertito.
Dall'altra parte della palestra, Ziva David cercava di capire chi fosse quel ragazzo riccio e alto, con gli occhiali alla Harry Potter, che cercava di parlare con lei: "... ecco, perchè... io volevo..."
"Scusa ma tu... chi sei?"
Il ragazzo divenne rosso: "Sono Jimmy. Jimmy Palmer" vista la mancanza di reazione di Ziva, specificò: "Sono il tuo partner ad economia domestica!" finalmente vide un lampo di comprensione negli occhi della compagna.
"Ma sììì! Jimmy!" gli diede una pacca sulla spalla. "Dimmi pure..."
"Io, ecco... volevo chiederti se ti va di venire al Ballo con me" disse, mentre si torceva le mani dall'emozione.
Ziva rimase paralizzata; una serie di pensieri passarono nella sua testa (a partire dal Dove avrà trovato il coraggio di chiedermelo al Accidenti, come faccio a dirgli di no?!). Pensò, poi, che effettivamente poteva anche accettare, tanto Tony ci sarebbe andato con Jeanne a quel Ballo - le venne una fitta allo stomaco. Sorrise d'istinto a Jimmy.
"Bè, sai che ti dico?! Quasi, quasi..."
"Quasi quasi ti dice di no!" Tony le poggiò con molta nonchalance il braccio sulla spalla, ignorando la faccia stupita di Ziva.
"Oh... " Jimmy cominciò a balbettare cose senza senso. "Hai già un cavaliere?" riuscì a chiedere alla fine.
Il ragazzo, meravigliato che avesse ancora della voce in gola, disse: "Lei al Ballo ci viene con me!"
"Davvero?!" esclamarono all'unisono sia Ziva che Jimmy. Tony li guardò male: "Si, davvero! Ora, se vuoi smetterla di importunare la mia dama... sciò!" gli fece una smorfia, tanto da spaventarlo e farlo correre via.
"Io COSA?!" strillò Ziva, con le mani sui fianchi. L'istinto disse a Tony di fare un passo indietro.
"D'accordo, occhioni belli, calma!, ti stavo proteggendo dal Gremlin!"
"Era simpatico! E magari avrei voluto dirgli di si!"
"Credimi, no" ridacchiò Tony. "E comunque adesso non si pone il problema, visto che al Ballo ci vieni con me!"
"Oh, ma che bello!, io tu e Jeanne..." Ziva alzò gli occhi al cielo.

"Devo solo lasciarla!"
In quel particolare giorno, il loro professore di Educazione Fisica non sembrava molto predisposto a fare lezione.
"Tony!" lo chiamò da lontano.
Tony si voltò verso Ziva: "Ti prego, dammi tempo...!" la pregò con gli occhi, poi raggiunse il professore: "Si, coach?"
"Vai negli spogliatoi maschili: nella mia borsa c'è una palla da basket, fate una partita. Io ho un tremendo mal di testa" si massaggiò le tempie
"Ok!" il ragazzo corse come gli era stato ordinato, tuttavia, appena entrato, si accorse di qualcosa di strano - a parte la puzza di sudore insopportabile. Gemiti. Quelli che sentiva erano gemiti. Sorrise, eccitato: avrebbe beccato qualcuno con le mani nel sacco, voleva proprio sapere chi era l'idiota che si era portato la ragazza negli spogliatoi.
"Prima o poi ci scopriranno" La voce di lui. Eppure Tony l'aveva già sentita, ne era sicuro.
Si avvicinò alla borsa dell'allenatore e prese la palla. Stava per andarsene, quando la voce di lei lo fece bloccare nel bel mezzo della stanza.
"Bè, finchè nessuno lo scopre, godiamocela..." Jeanne. Avrebbe riconosciuto la sua voce gracchiante tra mille.
La bocca di Tony si spalancò, fino quasi a toccare il pavimento e il volto assunse una smorfia oltraggiata. Puttana! pensò tra sè e sè, nessuno puà tradire Anthony DiNozzo Jr! Semmai, io tradisco! E meno male che mi sentivo pure in colpa del fatto che la volevo lasciare...
Più che deciso a beccarla con le mani nel sacco, solo per vederla diventare verde e rinunciare, dopo la sua spifferata al preside, al posto di capitano della squadra delle cheerleader, si affacciò verso le docce e lì li vide: c'era Jeanne attaccata come un koala addosso a...
"Vincent!" urlò Tony, più stupito che realmente arrabbiato. I due amanti si voltarono terrorizzati e, alla vista di Tony, Jeanne scoppiò in lacrime.
"No, tesoro, ti prego... non è come credi!"
Tony scoppiò a ridere, portandosi una mano sulla faccia: "Classica frase, te la potevi risparmiare!" e, continuando a ridere, disse: "Ma di tutti i bei ragazzi che ci sono a scuola, proprio con lui? Il giocatore di basket peggiore che abbiamo in squadra, oltre che il più stupido?!"
Vincent disse solo un "Ehi!" contrariato, che Jeanne lo zittì.
"Tony, ti prego. E' stata solo una mancanza mia... ultimamente sei così assente..."
"Bene, ora adesso la colpa è mia" incrociò le braccia. "Sai, avevo pensato di dire tutto al preside..." entrambi divennero pallidi. "Ma, visto che non voglio mettere nei guai Vincent perchè è già messo male di suo ed è sempre stato un amico decente, sto zitto. Naturalmente non voglio più avere niente a che fare con nessuno dei due... " si avvicinò perfido a Jeanne: "E se qualcuno te lo chiede, ti ho lasciata io e se così non fosse, dico la verità, così finite entrambi nella merda. Non mi va di passare per il cornuto della situazione" uscì fiero di sè dagli spogliatoi.
"DiNozzo! Quanto ci hai messo a prendere quel pallone?!" borbottò il professore.
"Mi dispiace" si scusò il ragazzo. Vide i suoi compagni organizzarsi in squadre e giocare.
"Noi dobbiamo parlare, Tony..." Ziva lo afferrò per un braccio.
"Tranquilla" sorrise lui. "Problema risolto!"
E, in quel momento, Jeanne Benoit uscì piangente dagli spogliatoi.

Ziva e McGee ridevano a crepapelle, mantenendosi la pancia. Abby, invece, stava ritta in piedi, poggiata con le spalle al suo armadietto e scuoteva la testa ritmicamente. "Non ci posso credere" mormorava, a sospiri alterni. Gli altri due continuavano a ridere, osservando Tony DiNozzo. "... e vogliamo parlare di lei che strilla: Pensavo mi amassi!" si aggiunse McGee.
"E delle sue amiche oche che le urlano: Jeanne cara, ti si è sciolta la matitaaa!!" Ziva e McGee scoppiarono di nuovo a ridere pesantemente.
"Si, bravi, prendetemi in giro!" sorrise Tony. "Intanto mi ha cornificato. Mi raccomando, non ditelo in giro"
"Mi dispiace un pò per lei!" se ne uscì Abby. "Però... che stronza!" e rise anche lei.
"Quindi..." cominciò McGee. "Andiamo al Ballo tutti e quattro insieme? In gruppo?" guardarono tutti Tony.
"Senza limousine non ci vengo!" commentò questo perentorio, beccandosi un abbraccio stritolatore di Abby.

"Ecco qua le misure" Shannon porse un foglietto a Gibbs, che lo prese perplesso. "Jethro...! Le misure del mio mobile!"
"Ah, già!" esclamò. "Devi dirmi che legno devo usare... se devo metterci qualche fantasia..."
"Allora, per il legno mi andrebbe bene uno chiaro, sai... per la fantasia, ti lascio carta bianca" sorrise Shannon, sedendosi sulla cattedra.
"Che fai?"
"Sto correggendo i compiti di quelli del primo anno" sbuffò Gibbs, mostrandoglieli. "E' impressione mia, o arrivano sempre più stupidi?"
"Madonna, non essere così catastrofico!" rise. "Miglioreranno col tempo, il liceo è sempre stato sinonimo di cambiamento"
"Sarà. Ma non posso proprio leggere certi errori" sbadigliò.
"Sei stanco?" gli chiese preoccupata. "Se vuoi li correggo io..."
"No, grazie. E' che ho dormito poco"
"Come mai?"
"Il mio amico Tobias ha portato con sè sua figlia Emily, ieri sera da me" sorrise. "Non voleva dormire, così ci siamo visti tre film Disney"
Shannon lo guardò stupita: "Non pensavo ti piacessero i bambini"
Jethro alzò le spalle e non le rispose.
"La mia idea sulle tue serate era più o meno birra e... la smorfia del Rimuginare"
Jethro scoppiò a ridere e Shannon arrossì: era la prima volta che riusciva a fargli fare un'espressione diversa dal fastidio. "La smorfia del cosa?"
"Tu hai una smorfia" gli indicò la faccia. "Quando stai pensando. O rimugini. L'ho chiamata la smorfia del rimuginare"
"Mi osservi parecchio, allora" Gibbs alzò un sopracciglio e la sfidò con lo sguardo.
Ma Shannon non vi cascò, scese dalla scrivania e gli sorrise: "Stasera passo da te con due pizze. Voglio proprio vedere come verrà il mio mobile"


 

  
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