<< You can be a sweet dream or a beautiful nightmare,
either way I don’t wanna wake up from you.
Turn the lights on!
Sweet dream or a beautiful nightmare,
somebody pinch me.
Your loves to good to be true.
Turn the lights on!
My guilty pleasure
I ain’t goin nowhere
baby, long as you’re here
I’ll be floating on air cause you’re my,
you’re my, you're my ...
You can be a sweet dream or a beautiful nightmare,
either way I don’t wanna wake up from you.
Tattoo your name across my heart,
so it will remain.
Not even death can make us part,
what kind of dream is this? >>
in entrambi i casi io non voglio svegliarmi da te.
Accendi le luci!
Dolce sogno o bell'incubo,
qualcuno mi dia un pizzicotto.
Il tuo amore è troppo bello per essere vero.
Accendi le luci!
Il mio colpevole piacere
non sta andando da nessuna parte
tesoro, finchè sarai qui
io fluttuerò in aria perchè tu sei,
tu sei, tu sei il mio...
Puoi essere un dolce sogno o un bell'incubo,
in entrambi i casi io non voglio svegliarmi da te.
Ho tatuato il tuo nome sul mio cuore,
quindi lì rimarrà per sempre.
Nemmeno la morte potrebbe separarci,
che razza di sogno è questo? >>
POV MELISSA
<< Vuoi che venga con te? >> mi chiese spegnendo
il motore.
Gli presi la mano e gli sorrisi.
<< No, grazie. Fabi mi sta aspettando proprio davanti
al portone. >> gli dissi baciandolo sulla guancia.
La mano già pronta sulla portiera. Mi fermò e prendendomi da
dietro la nuca mi scoccò un bacio sulle labbra.
Sorrisi scostandomi un po’ per guardarlo in viso.
<< Era un bacio portafortuna! >> mi informò.
Risi e lo ringraziai scendendo dalla macchina.
<< Mel! >> mi sentii chiamare. Mi chinai fino al
finestrino guardandolo accigliata mentre si sporgeva verso di me.
<< Andrà bene, lo so. E sarò comunque orgoglioso di
te, piccola! >> fece sorridendomi dolcemente.
Mi porsi a baciarlo ancora. Adoravo quando diceva cose del
genere, mi faceva sentire amata e apprezzata.
E poi avevo proprio bisogno di fortuna.
Gli esami, a mio parere, non erano andati molto bene. Non
ero riuscita a concentrarmi sullo studio. E sfido voi a riuscirci con un
ragazzo sexy nella vostra stanza che vi fa le avance mentre studi.
Alla fine come si poteva non cedere?!
<< Ci vediamo dopo, Rick! >> lo salutai mentre
mi dirigevo verso scuola.
E sarebbe stata l’ultima volta in assoluto, sempre se fossi
stata promossa …
Intravidi la mia amica appoggiata al muro vicino alla soglia
parlare con una ragazza della nostra classe.
Le andai incontro e la salutai baciandole le guance,
altrettanto feci con Sofia.
<< Oddio ragazze, sono nervosissima di scoprire i
risultati. >> fece quest’ultima torturandosi le mani.
Io e Fabi ci scambiammo uno sguardo d’intesa.
<< A chi lo dici?! Mia madre mi uccide se vengo
bocciata! >> esclamò Fabi.
<< E tu Mel non sei agitata? >> mi fece Sofia.
Aprii la bocca per risponderle ma mi precedette la bionda
con una battuta.
<< Lei ha altro a cui pensare, non può mica agitarsi
per la fine della scuola se ha un boyfriend che gira nudo in camera sua, no?
>>
<< Ma guarda chi sta parlando … e a proposito non ti
ha accompagnato oggi? >> mi informai.
Si guardò intorno e poi indicò un punto verso dietro di me.
Mi voltai e vidi i nostri ragazzi insieme parlarsi
appoggiati alla macchina.
Marco si accorse di noi e ci salutò. Ricambiai il saluto e
vidi Rick voltarsi verso di me e mandarmi un bacio volante.
Alzai gli occhi al cielo. Odiavo quando facevo lo scemo!
<< Quelli sono i vostri fidanzati? >> chiese
sorpresa Sofia.
<< Purtroppo si! >> mormorai infastidita.
<< Sono … molto carini, ecco! >> balbettò lei
rossa in viso.
<< Ma purtroppo sono già prenotati, quindi … >>
le fece notare un po’ gelosa Fabi prendendomi a braccetto e portandomi dentro
l’edificio.
<< Ehi, aspetta. Che fai? >> la rimproverai per
le sue maniere un po’ troppo possessive verso il suo ragazzo.
<< E che non la sopporto quella e poi fa caldo fuori,
almeno qui c’è l’aria condizionata. >> esclamò facendosi aria con la mano.
In effetti dopo quattro mesi la temperatura era salita alle
stelle.
<< Comunque, che ne dici di dare un’occhiata al
tabellone? >> chiese tornando ad essere nervosa.
Annuii poco convinta.
Mi prese per mano ed attraversammo il corridoio fermandoci
proprio di fronte ad esso.
<< Guarda tu, io sono troppo codarda! >> feci
abbassando lo sguardo.
<< Ok … >> mormorò avanzando.
Passarono i secondi ma non avvertii nessuna esclamazione di
stupore, vittoria o delusione.
Incominciai ad agitarmi sul serio.
<< Mel … >> mi chiamò con voce atona.
<< C-che c’è? >> balbettai.
<< Credo che frequenteremo di nuovo il quinto,
insieme! >> mi fece triste.
Alzai di scattò la testa pronta a urlare di frustrazione ma
vedendo il suo ghigno mi rassicurai all’istante.
Le diedi una spinta.
<< Non farmi mai più prendere uno spavento del genere,
pazza! >> la sgridai agitando l’indice per ammonirla.
Continuò a ridere e aprì le braccia.
<< Ce l’abbiamo fattaaaaa!!! >> urlò prendendomi
tra le braccia.
La pregai di abbassare la voce ma fu tutto inutile.
Mi propose di rifare lo scherzo con i ragazzi ma le dissi
che era fuori discussione perciò mise il broncio.
Appena vide Marco gli saltò addosso urlandogli
nell’orecchio: poverino!
Con la coda dell’occhio vidi Rick aprire le braccia imitando
l’amico con sguardo strafottente.
<< Smettila! >> gli dissi.
<< Oh, dai. Non hai voglia di buttarti al volo su di
me? >> fece scherzando.
Lo guardai male ma alla fine risi.
<< Sapevo ce l’avresti fatta, sei la mia secchiona
preferita! >> continuò scompigliandomi affettuosamente i capelli.
<< Non sono secchiona! >> protestai offesa.
<< Si che lo sei! >> dissero insieme Fabi e
Rick.
Li guardai. Si erano coalizzati contro di me?
<< Andiamo … >> feci tirandolo per la maglietta.
Non vedevo l’ora di dirlo alla mamma.
Li salutammo con una Fabi ancora urlante e salimmo in
macchina.
Con un sottofondo degli U2, la nostra canzone, proseguimmo
verso casa in un silenzio calmo.
<< Domani torno a casa di mio padre … >> fece
interrompendo le mie riflessioni.
Mi voltai a guardarlo pensando fosse un altro delle sue
prese in giro.
<< Eh? >>
<< E da un po’ che ci sto pensando e mi sembra giusto
così. Insomma Mark e Fabiana hanno diritto ad un loro spazio e poi le cose tra
me e papà diciamo che si sono risolte. >> mi spiegò.
Restai a fissarlo sbalordita.
<< E quando le avete risolte? >> chiesi.
<< La settimana scorsa è venuto a cercarmi da Marco e
abbiamo parlato un po’. Gli dispiace per ciò che mi ha fatto passare e mi ha
chiesto di ritornare a stare a casa con
lui. Scusami se non te l’ho detto prima ma non ero sicuro di credergli, ma
infondo ha mantenuto alla sua promessa. Ti ha lasciato in pace! >>
<< Non preoccuparti non me la sono presa. Ma tu sei
sicuro di volergli dare una seconda possibilità? >> domandai preoccupata.
Si strinse nelle spalle. << E’ pur sempre mio padre …
>>
In fondo fui sollevata. Non era bello avere un rapporto
distrutto completamente con un genitore. E poi, non si è mai troppo tardi per
cambiare.
<< Si, forse fai bene. >> gli dissi distratta.
Ripensai a mio padre. Da due mesi si era trovato una ragazza
più giovane di lui e sembrava innamorato.
Mia madre ne fu molto sollevata e si sentì finalmente
libera, mi confidò che avevano ordinato i documenti per il divorzio. Ma si
preoccupò per me e per Tammy, pensava volessimo una famiglia unita, tutti
insieme. Ma la rassicurai: volevo solo vederla felice! E credo che lo pensi
anche mia sorella.
<< A che pensi? >> mi chiese. Lo chiedeva molto
spesso e quasi impazziva se non gli rispondevo.
<< Che è bello riallacciare i rapporti e non avercela
più con nessuno, ma a volte è ancora meglio chiudere! >> risposi
sorridendogli ricambiata.
<< Hai ragione … >> fece.
Mi riaccompagnò a casa e ci salutammo con un bacio come al
solito.
<< Ci vediamo dopo! >> disse. Annuii e corsi
dentro casa.
Da un po’ di tempo aveva preso il mio posto al bar e non era
nemmeno stato difficile farsi assumere. Avevo convinto Mirko che poi dire
convinto non era il termine esatto, lui non se l’era fatto scappare ed era
stato contentissimo anche se lo avevo informato che adesso stava con me e
perciò era esclusivamente MIO.
Aveva annuito ma non mi aveva presa per parola e sapevo che
Rick si sarebbe stufato di avercelo sempre attorno e invece ero rimasta basita.
Forse lo faceva per me, ma erano diventati amici. E uscivano
persino insieme e quando lo scoprii lo informai che era gay. Ero stata perfida,
lo so, ma ero diventata molto gelosa di lui.
Lui mi aveva risposto che già lo sapeva dall’inizio e che
non lo chiamava finocchio tanto per dire. Ma mi aveva confidato che lo trovava
simpatico e un tipo molto adeguato negli uscite solo uomini con lui, Mirko e
Marco.
Ma io ne ero ancora gelosa perciò mi infiltravo, quando
potevo, nelle loro uscite ed obbligavo Fabi a farlo. Rick si era lamentata
dicendo che così non era più un’uscita tra uomini e allora gli avevo risposto a
tono chiedendogli a che gli serviva uscire da solo con i suoi amici se aveva
una fidanzata stupenda.
Lui, come avevo previsto, mi aveva bollata come gelosa e asseriva
che avrebbe continuato ad uscire con lui e che non c’era proprio niente di
male. Al ché avevo incominciato a ricattarlo dicendogli che se mi avesse
portata con lui avrei indossato della biancheria intima sexy. E come immaginai
accettò ben più che volentieri ma non disse niente al confuso Mirko che si
rodeva il fegato ogni volta che ci vedeva mano nella mano.
Ma quest’ultimo continuava a vedermi come amica ed era
ricambiato da parte mia, anche se mi vedeva come rivale in amore.
Ogni pomeriggio raggiungevo Rick al lavoro visto che non ne
avevo travato ancora uno . La mia scusa ufficiale era che non volevo
separarmene, ma la verità era che volevo tenerlo d’occhio nel caso Mirko o
qualche ragazzetta gli si fosse avvicinato per abbordarlo anche se lui
ammetteva continuamente di non vedere altri che me.
Ma non riuscivo comunque a trattenermi. Insomma, è la prima
volta che mi innamoravo sul serio ed era la prima volta che ero alle prese con
la gelosia.
E quando lo vedevo servire a donne e ragazze, con una vista
da falco appostato, iniziavo a rosicare di rabbia e mi tormentavo le unghie.
Ma sfido voi a non farlo avendo un ragazzo del genere. E poi
non ero molto sicura dei suoi sentimenti anche se mi aveva dimostrato più volte
di essere innamorato di me ma …
Cavolo, non mi aveva mai detto, nemmeno una volta, che mi
amava!
So che non è nel suo stile ma vorrei che almeno me lo
dicesse solo per una volta, mi sarebbe bastato, davvero.
Sospirai affranta chiedendomi se a Chiara gliel’avesse mai
detto.
Basta! Dovevo trovare il coraggio per dirglielo.
Passarono due settimane ma di quel discorso non ne parlai.
Decisi di farlo in vacanza, dai nonni materni. E vi avrei
portato anche lui con me che si era offerto di portarmici con la sua macchina.
Ero eccitata all’idea di noi due insieme, era la nostra
prima vacanza anche se non saremmo stati proprio da soli.
<< Mi raccomando chiamami almeno una volta ogni
giorno, non farmi stare in pensiero! >> mi disse mia madre mentre passava
a Riccardo le ultime borse da montare in macchina.
<< Si, mamma. Cercherò di ricordarlo! >> risposi
abbracciandola.
<< E salutami i nonni da parte mia. >> fece poi
staccandosi da me.
Guardai Tamara e la salutai con un breve abbraccio.
Sentii la sua mano infilarsi nella mia tasca e sobbalzai.
<< Ricordati soprattutto di fare sesso sicuro!
>> mi sussurrò nell’orecchio. Mi staccai all’istante e la vidi sorridere.
Scossi la testa, mia sorella era uno spirito libero e pazzo.
Per fortuna la sua fissa per Piero era finita, molto
probabilmente per Domenico, la sua nuova fiamma e mi informai se fosse sposato
o/e con figli. Ma era un tipo okay, levando però i tatuaggi e i vari piercing.
<< Finito con le valigie? >> chiese Rick
risalito dal piano inferiore un po’ affaticato.
Gli sorrisi ed annuii.
<< Allora ci vediamo fra tre mesi … >> mormorai
io allontanandomi verso la porta ma mia madre mi bloccò stringendomi ancora.
Cinque minuti dopo riuscii a staccarmi da lei che mi fissava
con gli occhi lucidi manco stessi partendo per l’Afghanistan.
Appena fui in macchina mi controllai le tasche e ne uscii un
profilattico che mi fece arrossire di vergogna.
Sempre la solita Tammy!
<< Allora, sei pronta piccola? >> mi chiese Rick
mettendo in moto.
Gli presi la mano e gliela strinsi.
<< Si! >> dissi decisa e felice.
Premette l’acceleratore e ricambiò la stretta.
Impiegammo dodici ore e mezza per raggiungere la Calabria,
più di 1200 kilometri di distanza e senza mai fermarci, a parte per le soste
brevi alle stazioni di servizio.
Fu un inferno per la schiena e Rick si lamentò ogni secondo
rendendo il viaggio un vero strazio e sentire musica era impossibile, lo faceva
innervosire. Desiderava la doccia e un letto e come dargli torto!?
Eravamo partiti la mattina alle nove ed eravamo arrivati
alle otto e mezza, poi dovemmo lasciare l’auto in un parcheggio pagato vicino al
porto. Da lì prendemmo mezz’ora di traghetto per la Sicilia, più precisamente
Messina.
Ci accoccolammo a poppa o quella comunque doveva essere il
sedere del traghetto.
Stavamo in piedi, stanchi di stare seduti. C’era freschetto
e mi strinsi a Rick che non perse occasione di palparmi un po’. Avevamo
raggiunto un livello di intimità fisica molto elevata e diventava quasi
doloroso separarci o almeno era così da parte mia e riguardo al batticuore non
era mai cessato ogni volta che mi guardava o toccava e non era per niente
diminuito.
Mi scostò i capelli e mi soffiò nell’orecchio provocandomi
brividi sulla schiena. Probabilmente me ne sarei vergognata parecchio se sul
ponte ci fosse stato qualcuno ma a quest’ora solo poche persone attraversavano
lo stretto e restavano solo due ragazze e un uomo, le altre forse erano rimaste
nei piani inferiori al caldo.
<< Ti va una sveltina in bagno? >> mi chiese sussurrando
malizioso con voce rauca.
Davvero molto romantico, devo dire. Ma ormai mi ero abituata
ai suoi modi da vecchio Rick che ogni tanto riemergeva.
<< No! >> risposi secca.
Per protesta mi morse un lobo facendomi quasi gemere e
chissà poi le altre che avrebbero pensato.
Respirai il suo odore di muschio che ormai era diventato mio
e permeava i miei vestiti.
Ogni giorno, dopo lavoro saliva da me e ci restava fino alle
undici. Dopodiché se la svignava prima che arrivasse mia madre che, ignara, pensava
ancora che fossi vergine e avevo paura che si arrabbiasse e mi impedisse di
rivederlo.
Infilò una mano sotto la camicetta e mi accarezzò la schiena
provocandomi solletico.
Risi cercando di scostare la mano.
<< Dai smettila, scemo, che ci guardano … >>
protestai ma lui sembrava ignorare il mio imbarazzo.
<< E lascia che guardino, hanno tutto da invidiarci!
>> rispose divertito baciandomi il collo in modo molto poco casto.
Alzai gli occhi al cielo e sospirai trattenendomi da
emettere gemiti di piacere.
<< Certo, convin … >> esclamai ma fui interrotta
dalle sue labbra che premevano sulle mie.
Il resto dell’attraversata continuò con le sue avance ed i
miei rifiuti forzati ma dovuti per le apparenze che lui non si degnava di
curare. Avrebbe continuato anche davanti ad un bambino, ne sono sicura.
Finalmente attraccammo e scendemmo con le nostre robe. Ci
sedemmo su una panchina lì vicino ed aspettammo mio nonno che ci avrebbe preso
con la macchina di un suo amico.
Appena lo vidi gli saltai quasi addosso: adoravo i miei
nonni, avevo un rapporto stupendo con loro.
Salutai quello che doveva essere “Gino”, il vicino di
campagna di mio nonno che vedevo ogni tanto quando venivo qui e lo ringraziai
per il passaggio.
Poi presentai Rick che appena strinse la mano a mio nonno se
ne pentì. Quest’ultimo la agitava allegro senza lasciarlo andare. Disse anche
qualche parola in dialetto che non capii.
Controllai l’espressione del mio ragazzo e come temevo era
scandalizzato ma non in senso cattivo. E non aveva ancora visto mia nonna …
Arrivammo a casa, che era più una vecchia tenuta piccola, e
salutammo grati il signor Gino che disse che era stato un piacere e che era
stato contento di avermi rivista.
La casa, avvolta nel buio, era attorniata da una distesa di
erba secca. Più in là si vedevano i terreni dove spuntavano i vari raccolti.
<< Agata!? >> chiamò la moglie entrando con
passo pesante facendo scricchiolare il legno del pavimento.
Le luci erano accese e si sentiva la televisione accesa nel
salotto di fronte.
<< Melissa! >> esclamò quest’ultima venendomi incontro
ed abbracciandomi forte. << Bambina mia bella, ma come sei diventata
grande e chi è questo bel ragazzo? >> chiese meravigliata squadrandolo
attentamente come fosse un dio sceso dal cielo.
<< Mamma mia quanto sei bello! >> continuò poi
andando ad abbracciarlo calorosamente.
Vidi Rick sbarrare gli occhi ed impietrirsi dalla sorpresa.
Il nonno rise dell’ espressione buffa.
<< Mi chiamo Riccardo Palmieri signora! >> si
presentò una volta che lo lasciò stare.
La nonna si girò sognante verso di me facendo scuotere i
capelli bianchi.
<< E’ il tuo fidanzatino? >> mi chiese ignorando
per un primo momento Rick.
Arrossi ed annuii scatenando le urla di lei che riprese ad
abbracciarci. Era peggio di mia madre!
<< E a quando il matrimonio? >> ci scherzò su il
nonno ma Agata lo prese sul serio.
<< Vi dovete sposare, ma che bello. E avete già
fissato la data? >> domandò euforica e mi chiesi se avesse bevuto
qualcosa prima che arrivassimo.
Con la coda dell’occhio vidi Rick deglutire nervoso.
<< Nonna! >> esclamai scioccata.
<< Non c’è bisogno di vergognarsi, nipotina mia.
>> continuò lei.
<< Ho solo diciassette anni, sono giovane! >> mi
giustificai io scatenando le risa di mio nonno.
<< E allora? Io mi sono sposata appena ne ho fatto
diciotto con questo bacucco. >> fece lei da intenditrice, poi guardò il
marito ultra settantenne. << Si, forse è meglio che cresci un po’ o
finirai per sposare un vecchio scemo come tuo nonno! >> concluse strizzandomi
l’occhio mentre quest’ultimo era pronto a ribattere e sapevo che questa cosa si
sarebbe prolungata per molto perciò chiesi immediatamente se potevamo sistemare
le nostre robe nelle stanze.
La nonna ci accompagnò al piano di sopra e davanti alla
prima porta si fermò e ci guardò dubbiosa.
<< State insieme ma non credo sia un bene dormire
nello stesso letto, proteste cadere in tentazioni prima del matrimonio.
>> borbottò tra sé mia nonna incurante delle nostre facce stranite.
<< Nonna, non dobbiamo sposarci. >> risposi
seccata. O almeno per ora. Non si sa mai …
<< Va bene, va bene. Scusate! >> rispose lei
alzando le mani. << Ma non ditemi che siete una di quelle coppie che
consumano prima del matr… >>
<< No, dormiamo in stanze separate! >> conclusi
entrando nella stanza e depositando le valigie.
Mia nonna doveva essere proprio fissata con il matrimonio,
avrebbe fatto scappare Rick di questo passo.
Dopo aver sistemato il vestiario nei cassetti scesi di sotto
con il mio ragazzo e ci accomodammo sulle sedie attorno al tavolo e cenammo con
il minestrone avanzato e salimmo a coricarci.
Mi baciò casto e si rinchiuse nella sua stanza guardandomi
con la faccia da cane bastonato a cui avevano tolto l’osso.
Indossai il pigiama e mi infilai sotto il lenzuolo.
Ci mettevo un po’ a prendere sonno quando non ero nel mio
letto soprattutto se sapevo che a pochi metri, in un altro letto, dormiva Rick
ed ecco che il cuore incominciava a martellare nervoso.
Ad un tratto sentii un urlo ma non distintamente per via
della porta chiusa. Sembrava provenire fuori nel corridoio e per un attimo
pensai fosse Rick.
Scossi la testa. Forse l’avevo immaginato.
Poco dopo mi addormentai.
Il mattino dopo mi svegliò il gallo che non la smetteva di
cantare, perciò mi alzai e mi lavai e vestii scendendo di sotto.
<< ‘Giorno, tesoro! >> mi augurò la nonna che mi
passava una tazza di latte caldo appena mi sedetti.
<< Il tuo fidanzato, non ricordo il nome, non si è ancora
svegliato. Non dev’essere mattiniero. >> osservò mio nonno che stava
seduto di fronte a me e leggeva il giornale.
Arrossii.
<< Si chiama Rinaldo, vecchio rincitrullito! >> lo
riprese sua moglie.
<< Veramente il suo nome è Riccardo! >>
borbottai sorseggiando il liquido caldo.
<< Come, scusa cara? >> mi chiese lei
guardandomi.
Scossi la testa.
<< Niente … >> risposi guardando altrove, poi mi
alzai e dissi che avrei svegliato il mio ragazzo.
Salii le scale e l’eccitazione di vederlo mi travolse.
Aprii piano la porta e lo vidi addormentato sul letto
singolo che occupava interamente.
Entrai e la richiusi attenta a non far rumore. Mi avvicinai
di soppiatto e con cautela mi sedetti di fianco a lui.
Aveva la bocca dischiusa e notai che russava un po’. Sorrisi
e pensai di svegliarlo baciandolo.
Mi chinai e feci combaciare le nostre labbra. I suoi occhi
si aprirono e gli sorrisi.
<< Ciao, amore! >> lo salutai.
Sorrise a sua volta e alzò una mano ad accarezzarmi la guancia.
<< Scappiamo. >> disse.
<< Cosa? >> chiesi stranita.
<< Ti prego, è da un giorno che sono qui, anzi poche
ore da che li conosco e già penso che posso sopportare mio padre. >>
disse alzandosi a sedere.
Risi sotto i baffi.
<< Poi, dopo ieri, non so se riesco a guardare in
faccia tua nonna! >> fece.
Alzai un sopracciglio e lo invitai a spiegarmi.
<< Beh, volevo aspettare che tutti si addormentassero così
potevo entrare nella tua stanza di soppiatto ma appena sono uscito dalla mia
camera mi sono trovato tua nonna davanti. Mi sono preso un infarto, poi con
quelle pantofole… e mi fissava. Sembrava l’esorcista! >> spiegò
animatamente.
<< Allora eri davvero tu che avevi urlato ieri notte …
>> esclamai ricordandomene.
<< E ci credo … >> fece eloquente.
Poi scoppiai a ridere. << Si, mia nonna è strana!
>>
<< Ecco da chi hai preso … >> osservò.
Presi il cuscino e glielo sbattei in faccia, lo scansò e mi
prese per le braccia facendomi finire addosso a lui.
Mi baciò e poco poi fare per resistere e lo prolungai.
<< Ti amo! >> dissi, forse, facendomelo
scappare.
A quel punto anche lui avrebbe dovuto dirmelo e invece
niente. Restò lì a fissarmi e non diceva niente.
Forse era arrivato il momento di sapere cosa ne pensava.
<< Rick … >> lo chiamai aspettando che parlasse,
ma niente.
I miei occhi divennero lucidi e lo richiamai.
<< Perché non lo dici? >> chiesi con voce rotta.
<< Rick?! >> insistetti.
<< Scusa è che … non ci riesco. Non fraintendermi, è
ciò che provo ma non riesco dirlo! >> fece finalmente.
<< Io ho bisogno di sentirmelo dire almeno una volta …
>> lo supplicai e lo vidi provarci.
<< Io ti … >> iniziò ma si bloccò.
Sbuffai alzandomi a sedere.
<< L’hai mai detto a Chiara? Dimmi la verità! >>
chiesi infine irritata sentendo una lacrima cadere.
Sospirò e guardò in basso e seppi che era così.
<< E perché con me non riesci? >> domandai quasi
isterica.
<< Non lo so, forse perché ho paura che se lo dico a
voce alta finirà tutto ancora una volta e mi ritroverò con il cuore spezzato!
>> confidò lui imbarazzato.
<< Ma io non sono Chiara e non ti sto mentendo sui i
miei sentimenti e non lo farò mai! >> ammisi decisa.
<< Lo so che non sei lei, ed è per questo che ho molta più paura di perdere te. >> disse.
<< Se non superi questo blocco mi perderai sul serio! >> conclusi seccata e delusa alzandomi dal letto e lasciandolo sorpreso e arrabbiato con se stesso.
Ritornai a
fare colazione informandoli che sarebbe sceso presto e quando lo vidi prendere
posto accanto a me non alzai il volto dal mio pane imburrato.
Il nonno ci
chiese se volevamo aiutarlo ai campi ed era così entusiasta all'idea che non
potei rifiutarmi e Riccardo fece lo stesso, forse per restare con me o forse
perché gli allettava davvero la proposta.
Fatto stava
che la nonna ci augurava una buona giornata ed un buon lavoro e ci ritrovammo
vicino al capannone degli attrezzi.
<<
Signore, come potremmo aiutarla precisamente? >> chiese Rick un po’
allarmato quando il nonno gli passò una vanga.
<<
Allora … Mel farà il raccolto, nella parte est, dei pelati. Tu girerai le zolle
quando io passerò a seminare e poi irrigherò quella zona. >> spiegò
passandomi due cesti enormi di filamenti intrecciati a mano. << E per
favore non chiamarmi signore, non sono un estraneo >> aggiunse
sorridendogli amichevole.
<< Ok,
allora la chiamerò nonnino se non le
dispiace … >> scherzò Rick e gli lanciai un’occhiataccia che però non
vide.
Quest’ultimo
lo prese sulla parola e ne fu contento.
Ci prestò
degli anfibi per non rovinare le nostre scarpe e ci dirigemmo insieme al campo
dei pelati.
<<
Nonno, ma non è presto per coltivarli? >> chiesi sinceramente interessata.
Lui mi
guardò soddisfatto e felice di rispondermi.
<< In
effetti si, ma se iniziamo adesso venderemo molta salsa quest’inverno e
soprattutto ne avremo di più per noi! >> rispose.
Era
ingegnoso ma non temeva che il raccolto
fosse marcio o comunque scadente?
<<
Interessante … >> borbottò Rick guardando un po’ timoroso, il campo,
pensando forse al lavoro che lo aspettava. Di sicuro non ne era abituato.
Il nonno mi
indicò la zona in cui dovevo operare io e mi misi subito al lavoro seguendoli
con la coda dell’occhio allontanarsi di una cinquantina di metri verso uno
spiazzo deserto già zappato a dovere dove il nonno gli spiegò come doveva eseguire
l’incarico.
Dopo che
finii la prima fila trasportandomi dietro il cesto ormai pieno trascinandolo
per terra notai che stavano lavorando duro e in sincronia, come fossero da
sempre abituati a quel lavoro.
Pochi minuti
dopo vidi Rick levarsi la maglietta per il caldo eccessivo e ficcarsela alla
bell’è meglio nella tasca posteriore dei jeans lasciando buona parte della
stoffa penzolare fuori.
E questo fu il minimo per farmi battere il cuore più
velocemente. Guardavo quella massa di muscoli che al sole sembravano dorare e luccicare
per via delle gocce di sudore che imperlava ogni centimetro della sua pelle e mi
chiedevo se al mondo ci potesse essere così tanta perfezione …
<< Mel, perché ti sei incantata? >> mi richiamò
il nonno facendo voltare Rick che capì che lo stavo ammirando e sorrise
malizioso e questo mi fece girare stizzita rossa in faccia.
Strappai i pomodori con rabbia dalla pianta e poco mi
importava in quel momento se li stavo rovinando.
Non mi voltai più e finii altre due file riempiendo le ceste
che fui costretta a portare indietro e a svuotarle per riempirle nuovamente.
Presi per i manici la prima e il respiro mi si troncò.
Caspita, se era pesante!
Ci riprovai ma non riuscii a sollevarla di un centimetro. Di
solito questi lavori li lasciavo a mio nonno ma non mi andava di chiederglielo
visto che era occupato ad irrigare e comunque volevo evitare che l’attenzione
si indirizzasse di nuovo su di me. Perciò incominciai a trascinarla molto
faticosamente dandogli strattoni.
Arrivata quasi a metà strada la cesta si sollevò
all’improvviso e pensai fossi stata io, ma quando alzai il viso notai con
disapprovazione che l’aveva presa e portata su una spalla, con tanta facilità,
il mio ragazzo o quello che potevo definire un prossimo ex.
<< Potevi chiedere … >> proferì sorridendomi.
Alzai gli occhi al cielo ed andai a prendere l’altra mentre
lui si incamminava vicino al capannone degli attrezzi.
Strattonai anche l’altra sbuffando frustrata dal fatto che
lui fosse molto più forte di me.
In poco tempo mi raggiunse e prese di nuovo in spalla la
cesta. Lo seguii poco più indietro e quando arrivammo mi chiese dove doveva
metterli. Gli indicai vicino il deposito e scaricò lì i contenuti.
Poi si voltò a guardarmi e deglutii a vuoto fissando il suo
fisico scolpito. Di scatto alzai la testa per intercettare i suoi occhi ed
evitare di arrossire ancora.
Mi si avvicinò e restai immobile.
<< E’ meglio che io ritorni al lavoro … >>
confessai poi girandomi ma lui mi afferrò il braccio impedendomi di continuare.
Quella parte di me prese subito fuoco al contatto come al
solito e non c’ero ancora abituata.
<< Ti prego Mel, non tenermi il broncio … >>
fece avvicinandosi trovandosi di fronte a me.
<< Cerca di metterti nei miei panni! >> risposi
io risultando meno acida di quanto volessi.
<< E tu nei miei! >> disse lui deciso.
Sospirai e scossi la testa.
<< Lo faccio, ma davvero non capisco. >>
ribattei afflitta.
Mi prese il viso tra le mani e la vicinanza del suo corpo
fece accelerare i miei respiri.
<< E che vorrei esserne davvero sicuro. >>
Questa frase mi lasciò sconcertata e gli scansai le mani.
<< Pensavo che il tuo problema fosse che non riesci a
dirlo … >> mormorai incredula e disgustata.
Lui annuì avvicinandosi di un passo.
<< Ed è così! >>
<< Ma mi hai appena detto che non ne sei sicuro.
>> conclusi con le lacrime agli occhi.
<< No, aspetta, non è così … Mel?! >> mi chiamò,
ma io me n’ero già andata.
Fino ad adesso non era mai stato innamorato di me. Forse
aveva provato un sentimento che si avvicinava di molto, ma restava il fatto che
non lo era.
Mi asciugai stizzita le lacrime con il polso. Ero scappata
senza pensarci in casa lontano da quel campo.
Mia nonna si era allarmata dal mio comportamento ma mi
lasciò stare pensando forse che avessi litigato con il mio “fidanzatino”.
Verso pranzo li sentii ritirarsi e andai a chiudermi in
bagno facendomi la doccia.
Quando uscii incontrai mia nonna che mi sorrideva posando un
vassoio col il cibo sul letto.
Si sedette su di esso e mi invitò a fare altrettanto.
Sospirai e le obbedii.
<< Bisticci tra innamorati? >> chiese premurosa
al ché io mi presi la testa tra le mani e piansi nuovamente. Sentii la sua mano
posarsi con fare rassicurante sulla mia schiena.
<< E’ proprio questo il problema, lui non lo è di me!
>> confessai.
Sospirò. << Ma che dici. Io vi vedo, sai? E vedo che
lui segue ogni tuo movimento, sembra molto protettivo nei tuoi confronti e
forse tu non lo vedi, ma è così. E ti ha perfino seguito in mezzo alla
campagna. E se questo non è amore, dimmelo tu cos’è! >> mi confortò lei e
ci riuscì.
Sollevai il viso e le sorrisi grata. Mi lasciò nella stanza
e disse che avrebbe riferito agli altri che mi sentivo troppo stanca per
scendere.
<< Ah … >> esclamò ricordandosi di qualcosa.
<< Si? >> risposi.
<< Stasera lo lascerò entrare nella tua stanza così
potrete risolvere e fare pace, ma bada che terrò le orecchie bene aperte,
perciò niente consumazioni! >> mi avvertì.
<< Guarda che non si usa più quel termine … >>
mormorai ma mi sentì lo stesso.
<< Oh scusa. Com’è che lo chiamate… Sesso? >>
pronunciò poi pensandoci su.
Arrossii fino al midollo.
<< Nonna?! >> esclamai imbarazzata.
Si richiuse la porta alle spalle e la sentii ridere dal
corridoio.
Sospirai e presi il vassoio incominciando a mangiare.
Mi rigirai dall’altro lato ma non riuscii nemmeno a chiudere
gli occhi.
Aspettavo di vederlo entrare dalla porta ma erano già le
dieci e mezza e di lui non c’era traccia.
Ormai dovevano essere tutti a letto, ma allora perché non si
muove?
Avrà preso sonno? O forse non gli importa di avermi ferita …
Oh, ma che dico. Certo che gli importa! Infondo siamo stati
insieme per ben quattro mesi in cui l’ho conosciuto a fondo e so che sono
importante per lui. Ma forse non lo sono abbastanza, non quanto lui lo è per me
…
Basta pensare, o mi scoppierà la testa!
La maniglia si abbassò e smisi di respirare.
La testa bionda fece capolino curiosando all’interno della
stanza per poi soffermarsi su di me.
Entrò veloce e richiuse la porta facendo meno rumore
possibile.
Mi alzai a sedere e lo vidi avvicinarsi cautamente al mio
letto con un espressione mortificata.
Non dissi niente, volevo che parlasse e mi dicesse cosa
voleva fare per il nostro futuro, sempre se ne voleva davvero uno.
<< Devo chiederti scusa … >> sussurrò
tormentandosi le mani e guardando il basso. Non l’avevo mai visto così
afflitto.
<< Posso sedermi? >> chiese poi accennando al letto.
Annuii in silenzio e lui fece ciò che aveva chiesto restando
però a dovuta distanza.
<< Aspettavo che tua nonna si addormentasse così
potevo venire qui a parlarti. Ma mentre aspettavo pensavo a cosa dovevo dirti.
So cosa ti devo parlare e credo che anche tu lo sappia ma non so come
dirlo! >> iniziò guardandomi poi negli occhi.
Aspettò che rispondessi, che gli dicessi qualcosa ma
ostinatamente restai zitta.
Lui sospirò abbassando il capo e annuendo a se stesso.
<< Nella mia vita non ho mai dato peso a quelle tre parole. Ero sempre stato un
tipo superficiale, devo ammetterlo. E quelle parole le ho già dette … a Chiara
perché io l’amavo! >> mi disse e mi sentii morire. Gli occhi iniziarono a
pungermi ma costrinsi le lacrime a non tergiversare, cercai di restare con
sguardo neutro ma ci riuscii poco.
Strinsi le mani attorno alle coperte fino a vedere le nocche
diventare bianche.
<< Ma non lo mai amata quanto amo te! … In confronto
il mio sentimento per lei, tempo fa, sembra solo una cotta. E solo adesso capisco
che non l’ho mai amata per davvero, fino in fondo… >> cercò di
convincermi.
E allora perché non lo
dici a me? Pensai sconsolata.
<< Per me è stato davvero difficile aprire ancora il
mio cuore dopo che lei l’ha ferito irrimediabilmente. Ma sono davvero felice di
averlo fatto con te, non me ne pento nemmeno un po’. Ma ero bloccato e forse lo
sono tutt’ora … ti prego cerca di capirmi! >> mi supplicò.
Alzai il viso per scrutarlo ed incrociai i suoi occhi lucidi
che contagiarono i miei.
<< Certo che ti capisco ma mi fa male sapere che le
hai detto una cosa che per me è molto importante in una relazione e invece a me
no … Non so se sarò in grado di accettarlo anche comprendendo la tua situazione
… >> dissi finalmente io.
<< Ti ho già detto che queste cose le provo con te, ma
tu vuoi per forza che io ti dica quelle parole. Sembra che non conti niente ciò
che sento ma solo ciò che dico. >> si altera lui e mi zittisce.
<< Adesso capisco … il problema non ce l’ho io, ma c’è
‘hai tu! Perché ti senti troppo insicura di te stessa e della vita e non sei
nemmeno sicura che qualcuno possa davvero amarti come ti amo io! >>
esclamò poi e temetti che i nonni si svegliassero.
Ma il timore venne sostituito subito dopo dalla gioia della
consapevolezza che era appena riuscito a dirmelo. Mi amava!
Ma poi chinai la testa mortificata riscontrando la
veridicità delle sue parole: io ero troppo insicura!
E mi sentii in colpa per averlo fatto soffrire perché avevo
io torto.
<< Scusa … sono una stupida … >> mormorai con
voce rotta.
<< Certo che sei una stupida! >> rispose lui con
voce addolcita.
<< Non m’importa se non puoi dirmelo, ma non
litighiamo più, ti prego. >> dissi infine lasciando sfogo alle ennesime
lacrime.
Due braccia famigliari mi strinsero e mi cullarono.
<< No, scusami tu se ho alzato la voce. Se vuoi
sentirti dire quelle tre parole allora te le dirò, ho troppo da perdere per
fare l’orgoglioso e lo stupido. >> mi disse lui nell’orecchio.
Scossi la testa nel suo petto profumato di muschio.
<< No … non ce n’è bisogno, non fa niente. >>
insistetti, non volevo forzarlo.
<< Beh, prima o
poi dovrò pure dirtelo anche perché tua nonna mi sta dando da pensare e
se prenderò quella decisione dovrò trovare il coraggio per dirtelo, no?!
>> disse e sembrò parlare più a se stesso che a me.
Mi scostai quel tanto per guardarlo negli occhi e cercare
spiegazioni alle sue frasi apparentemente senza senso.
Il suo sorriso si disegnò divertito e dolce sulle labbra.
<< Da quando siamo arrivati tua nonna pensa che ci
dobbiamo sposare e mi sono ricordato che mesi prima dovevo portare all’altare
Chiara e mi sono rammentato il disgusto e il terrore che ho provato quando mio
padre me l’aveva detto… >> mi
disse fermandosi a pensare quasi incredulo ma felice.
<< Ma non mi sono mai sentito così quando mi sono
immaginato te e me sposati, anzi, mi è piaciuta quasi l’idea di un futuro
insieme per tutta la vita … >> finì poi guardandomi un po’ imbarazzato.
Ed il suo imbarazzo diventò subito mio con il cuore che
temetti mi sarebbe uscito da petto.
<< Stai parlando sul serio? >> feci io cauta
osservando ogni suo minimo movimento.
<< Ecco, a dirla tutta, non è proprio una proposta di matrimonio
questa ma forse, chissà, un giorno … magari molto presto, lo farò! >>
ammise sospirando.
Gli sorrisi dolce.
<< E io accetterei volentieri. Ma spero solo non
avvenga troppo presto perché ho solo diciassette anni e non sarebbe proprio
legale e poi mia madre … non so proprio come la prenderebbe … >> feci io
sognante.
<< Ehi, frena con i film mentali. Quel che succederà
si vedrà! >> Rise e arrossii
vergognandomi.
<< Ma lo sai che diventi sexy quando arrossisci,
piccola? >> mi sussurrò all’orecchio provocandomi mille brividi sulla
schiena.
Stavo per ribattere ma la sua bocca arrivò per prima a
tappare la mia in un dolce bacio.
Lo prolungai come d’istinto
e gli allacciai il collo con le braccia.
Staccai la bocca e gli baciai la guancia e poi il lobo dell’orecchio
mentre lui passava ad infiammare il mio collo.
<< E tu eri sexy stamattina, senza maglietta …
>> ansimai al suo orecchio.
<< Sapevo che mi stavi guardando, chissà che video
porno ti sei fatta nella testa, sporcacciona! >> esclamò lui divertito
strappandomi una risata incredula.
<< Se vuoi posso mostrarteli! >> feci levandogli
la maglietta e scoprendo i pettorali ben sodi.
Passai a baciarli entrambi soffermandomi poi, un po’ timida,
a sfiorargli un capezzolo.
Sentii la sua presa a miei capelli, segno che gli piace.
Passai sfacciata la lingua sopra e risi subito dopo del mio
gesto ma lui non si sgomentò e mi incoraggiò a proseguire con i miei gesti.
Allora, decisa, lo spinsi all’indietro facendolo sdraiare
sul letto e mi posai su di lui.
Lo baciai dappertutto, toccandolo e sfiorandolo cercando di
essere il più sensuale possibile e man mano che proseguivo sentivo il suo piacere aumentare.
Mi levai svelta la maglietta intimandogli con lo sguardo di
non muoversi: dovevo ancora finire …
Feci volare i miei pantaloncini in aria e ritornai a
torturarlo.
Posai le labbra sul suo ombelico infilandoci poi la lingua e
lo sentii trattenere a stento un gemito.
Scesi lentamente giù e capii che stava seriamente
impazzendo.
Ma, sfortunatamente per lui, non ero ancora pronta per quello.
Infilai le dita tra la stoffa della tuta grigia che
indossava come pigiama e glielo sfilai dalle gambe.
Vidi il suo viso un po’ affranto perché non avevo continuato
ma fu ben felice di poter finalmente passare al sodo.
Mentre mi toglievo il reggiseno e il resto della biancheria,
lui faceva altrettanto.
E quando le nostre intimità, nude, si sfiorarono esplosero
scintille con l’eccitazione che andò a mille.
<< Ti amo, lo sai, Mel! >> mi disse prima di
sprofondare nell’estasi.
Sorrisi: tutto ciò che volevo era adesso qui davanti a me, o
per meglio dire, sotto di me. E finalmente potevo averlo …
<< Lo so, idiota. Anch’io ti amo … >> risposi
mettendomi più comoda così da garantirgli un’entrata facile.
Da quando non ero più vergine ero diventata più sfacciata e
più … porca, a dirla tutta!
<< Tua nonna starà origliando?! >> fece lui
mordendomi il mento.
<< Non se ne accorgerà se non urli. >> dissi maliziosa
e ironica.
<< Ci proverò … >> rispose ridacchiando e
stringendomi i fianchi.
E mi penetrò nel corpo e nell'anima, per sempre ...
Fine ...
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Non ci
crederete ma mi sto un po’ commuovendo. Per quanto abbia sperato che finalmente
ci fosse il lieto fine adesso mi sento un po’ triste, come di solito, quando
finisco di leggere una storia.
Ma spero con
tutto il mio cuore di avervi lasciato qualcosa con questa fic come il non
giudicare una persona dalla copertina perché si potrebbe rilevare molto sensibile
e splendida e soprattutto diversa da come ci aspettiamo.
Ringrazio di
cuore a chi mi ha seguito fino alla fine e a chi mi recensito, mi avete fatta
sentire davvero apprezzata e inoltre voglio ringraziare a chi l’ha inserita
nelle seguite, nelle preferite e nelle ricordate. Siete fantastici!
Mi farebbe
davvero piacere rincontrarvi nelle mie future storie, ne ho già in mente due o
tre, perciò tenetevi aggiornate al mio stato.
In questo periodo, se vi può interessare, stavo scrivendo questa nuova storia ed ho postato il primo capitolo tra i telefilm, Supernatural. Se l’avete visto o se per caso ne siete fan, mi farebbe davvero piacere una vostra opinione o che anche solo ne deste un’occhiata. Non mancherà di certo uno sfondo romantico quanto comico e avventuriero, come nel mio stile.
La fanfic si chiama Memory Loss.
Come regalo
di natale volevo solo farvi sapere che FORSE, e ribadisco solo forse perché non
ne sono certa, vorrei dare un seguito alla storia “ Is not enough! “. Ma sarà
in un prossimo futuro, prima vorrei sistemare i primi capitoli venuti male.
Spero vi piaccia l’idea …
Adesso vi
saluto, ma spero di rincontrarvi presto.
Vi adoro,
Mary!