Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses
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Autore: vale_vale_gnr    09/12/2011    1 recensioni
il personaggio più enigmatico dei Guns N'Roses comincia a ricordare le sue ormai passate esperienze una notte d'estete... Ricordi ed emozioni riaffiorano... credeva di averli quasi dimenticati e invece...
Genere: Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti :) ringrazio le persone che fino ad ora hanno seguito la mia strampalata storia… questo capitolo è diverso.. è fatto in prima persona… buona lettura :)
 
 
Un altra pera sul mio braccio e di nuovo tornai nel mio mondo incantato.. dopo essermi sdraiato in quel bagno pieno di polvere il mio respiro si calmò e l’ansia tutt’ad un tratto svanì e pian piano profondai in un sonno ristoratore.
Mi svegliai diverse ore dopo e mi guardai attorno. Osservai la merda da cui ero circondato.
La puzza che emanavo non era minimamente paragonabile a quella di un cavallo. Pian piano mi alzai mentre la testa girava… mi sciacquai il viso e il mio sguardo cadde sullo specchio…. Ero davvero io quello straccio riflesso?? Ero davvero io quel lerciume che mi stava fissando con le occhiaie violacee e le pupille ridotte uno spillo? Da quanto cazzo di tempo non mangiavo qualcosa? Il cuore prese a battermi velocemente mentre la poca eroina in corpo cercava di frenarlo… devo calmarmi pensai… una sigaretta sarebbe stato l’ideale.. ma dov’erano nascoste???
Misi piede nel salotto traboccante di siringhe usate, bottiglie e pacchetti di sigarette vuoti, schizzi di sangue… in un angolo giaceva una scopa con attaccate delle corde ed un piatto. Che cazzo succedeva? Il lavabo della cucina era pieno di spazzatura e lì accanto al frigo c’erano le mie sigarette. Ne accesi una aspirando avidamente quel veleno. Non potevo essere io la persona che qualche minuto prima mi guardava dallo specchio. Non potevo essere diventato una feccia dell’umanità.. Non era mia intenzione diventare la merda che ero. Preso dal panico corsi in camera da letto e composi in fretta quel numero. La voce che mi rispose non la sentivo da anni ma era l’unica che in quel momento mi avrebbe tranquillizzato….

-“Pronto?”-
-“Vieni a prendermi ti prego!!”
-“Jeff?? Ehi Jeff che succede?”-
-“Ti prego papà.. ti pago io tutto il viaggio e tutti i casini che con questa richiesta ti procurerò… ma ti prego vienimi a salvare… come quand’ero piccolo e mi svegliavo di notte perché mamma faceva i turni ed io avevo paura…”
-“ dammi il tempo di arrivare”.
Appesi il telefono e cominciai a piangere disperato. Lacrime amare rigarono le mie guance e urlai tanto da non avere più voce. Quando mio padre arrivò mi trovò seduto lì vicino al telefono.
Non dissi una parola ma lo abbracciai tenendolo stretto…
-“ Non preoccuparti figlio mio !Sono qui…”-
Amavo il suono di quelle parole…
  
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