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Autore: lelle31    09/12/2011    1 recensioni
Che succederebbe se una ragazza appena arrivata in città si trovasse invischiata nel caso Kira? E se la stessa ragazza fosse entrata a contatto con un Death Note in precedenza? E se, come se non bastasse, fosse già morta una volta? Potrebbe spezzare l'apparente quiete di una persona, cambiando non solo il suo destino, ma anche quello di molti altri? Leggete e scopritelo.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 POV SELENA

Quando riaprii gli occhi mi trovai adagiata sul sedile anteriore di un’auto stranamente familiare. Non ricordavo a chi appartenesse o dove l’avessi già vista, sapevo solo che non era la prima volta che ci salivo.

Facendo scorrere lo sguardo all’interno del veicolo nel tentativo di cogliere qualche particolare utile a rinfrescarmi la memoria, notai che non ero sola. Un ragazzo biondo e molto attraente stava infatti guidando a tutta velocità verso una meta sconosciuta. Ero molto sorpresa di non  essermi accorta subito che la macchina era in movimento, ma mi sentivo talmente intorpidita  che mi sembrava già un miracolo riuscire a pensare più o meno fluidamente. Forse se mi fossi sgranchita un po’, sarebbe apparso tutto più chiaro …

Il mio corpo, però, sembrava faticare enormemente a ricevere i comandi del cervello, dunque ci vollero svariati tentativi per riuscire a muovere anche solo un piede. Era come se improvvisamente pesassi il triplo di quanto avessi fatto prima di addormentarmi. Alla fine rinunciai, sbuffando infastidita. Quel suono destò l’attenzione del mio compagno di viaggio.

“Finalmente ti sei svegliata, amore” mi disse dolcemente. Io conoscevo quella voce. E anche piuttosto bene. “Chris?”, verificai, in tono impastato. Lui per tutta risposta mi strinse la mano. Una stretta gentile e serrata al tempo stesso. Confortevole e rassicurante. Tuttavia, c’era qualcosa che non andava.

In realtà, realizzai, iniziando pian piano a recuperare lucidità, ci sono parecchie cose che non vanno.

Tanto per dirne una, il fatto che non avevo la minima idea di come fossi finita lì con lui. O di dove fossimo diretti, per dirne un’altra.

“ Dove stiamo andando?”, mi informai dunque, abbastanza vigile adesso da notare che era notte fonda e che stavamo percorrendo la statale. Chris si voltò parzialmente verso di me, con gli occhi azzurro ghiaccio che luccicavano nell’oscurità. “Non devi preoccuparti” dichiarò, ostentando una calma che mi spaventò più di qualsiasi altra cosa “Loro non ci troveranno. Questo è l’importante”.

“Loro chi?” indagai, terrorizzata “Chris, cosa stai dicendo? Voglio tornare a casa. E’ tardi e sono stanca” e me la sto facendo sotto dalla paura, avrei voluto aggiungere. Lui scoppiò in una risata fragorosa. Senza controllo. Sembrava un pazzo. Forse si era fatto di qualcosa. Non era proprio il caso che guidasse in quelle condizioni, comunque. “Chris, accosta” gli ordinai, in tono deciso e irremovibile “Non so cosa tu abbia bevuto o ti sia fumato, ma adesso il volante lo prendo io. Si va a casa. Subito”.

“A casa” ripeté, come se fosse una specie di battuta. Sentivo che stava per succedere qualcosa di orribile. Era come se una valanga si fosse messa in moto per travolgermi e io non potessi far altro che stare lì a guardarla. “ No, io a casa non ti ci riporto. Non lo farò mai più!” quasi urlò, accelerando maggiormente. Diedi una rapida occhiata al contachilometri. Eravamo quasi ai duecento. Mi prese il panico.

“Ti prego rallenta, Chris! Così rischiamo di farci male tutti e due” lo supplicai, con le lacrime agli occhi. Ma lui non mi ascoltò. Stava continuando a farfugliare in maniera folle e sconnessa. “Ma non lo capisci?” gridava “Io lo sto facendo per noi due! Loro non vogliono che stiamo insieme. Loro mi odiano” improvvisamente, abbassò la voce. Sembrava che anche lui fosse sul punto di scoppiare a piangere. “ Io ti amo. Non posso stare senza di te. La mia vita non avrebbe più senso se fossi costretto a starti lontano”. Poi mi fissò.

Negli occhi potevo leggergli una preghiera disperata. Voleva che accettassi il suo gesto, che lo capissi. Improvvisamente un flash mi passò per la mente. Fu talmente veloce che non riuscii a decifrarlo. Però sapevo che era qualcosa che lo riguardava, qualcosa di oscuro. Qualcosa che mi aveva fatto sentire minacciata e in trappola. E che nonostante tutto avevo accettato. Perché lo amavo anch’io. Molto più di quanto io stessa desiderassi.

“Chris,” dissi, con un profondo sospiro “ anche io ti amo e voglio stare con te. Ma questo non è il modo giusto per farlo. Non possiamo scappare, sarebbe da egoisti. Ti rendi conto di quanto soffriranno le nostre famiglie, quando scopriranno la nostra fuga?” . La verità sembrò colpirlo con la dovuta forza per la prima volta in quella serata. Lo capii perché tornò a concentrarsi sulla guida, rallentando sensibilmente. Era il suo modo per nascondermi quanto fosse imbarazzato per quella situazione. Lo capivo in un certo senso, ma non avevo ancora finito.

“Dobbiamo tornare indietro, tesoro. Soprattutto tu, devi tornare indietro” a cosa mi riferivo? Nella mia mente c’era come un velo nero, a coprire quelle informazioni. Tuttavia continuai “ Devi tornare ad essere il ragazzo che eri prima. Il vero Chris. Accetta quello che hai fatto. E perdonati. Solo così potremo andare avanti”. Ancora non sapevo di cosa stessi parlando, ma Chris sembrava esserne più che conscio.

“Ciò che ho fatto” sussurrò “E’ imperdonabile. Non c’è speranza per me”.

“Certo che ce n’è!” esclamai, sconvolta “Ascoltami. Non eri in te. Ed è assolutamente comprensibile. Quello che hai fatto sarà anche sbagliato, ma ha salvato moltissime persone. Pensa a questo”. La storia non finiva lì. C’era dell’altro, anche se non riuscivo a ricordarlo. Tuttavia, la cosa importante in quel momento era farlo rinsavire. Così mi concentrai sulle sue reazioni.

Parve riflettere a lungo sulle mie parole, poi disse, infine, con voce sommessa “Non posso. Sono già abbastanza nei guai, ma questa notte ho passato il segno. Ti ho drogata, rapita. Voglio essere molto lontano da qui domani, quando inizieranno a darmi la caccia. E tu verrai con me”.

Un moto di rabbia impotente mi pervase fino alle viscere, superando l’orrore e l’angoscia che mi attanagliavano. Allora era vero. Chris era uno psicopatico. Forse lo era sempre stato. E aveva ucciso delle persone. Molte più di quelle che mi aveva confessato. Ero certa di questo dettaglio, anche se la mia mente si rifiutava di recuperare le prove relative a quella consapevolezza. Ma nonostante tutto io mi ero fidata di lui. Lo avevo amato. Avevo conservato i suoi segreti. Che stupida. Come avevo potuto credere che ci fosse qualcosa di vagamente buono in lui?

In quel momento, aggrappandomi alle crudeli fitte di dolore dovute al fatto che mi sentivo offesa e tradita, per non cedere al panico, afferrai il volante. “Che fai?” gridò Chris, cercando di riprendere il controllo della macchina.

Era una lotta disperata. Io giravo da una parte, per scoraggiarlo e convincerlo a fermarsi e lui dall’altra, contrastandomi con tutte le sue forze. Alla fine la spuntò lui. E io seppi che per me non c’era più speranza. Avvertivo la valanga vicinissima, ormai.

Mentre percorrevamo la curva che costeggiava il bosco di sequoie, un camion sbucò a tutta velocità nella corsia di senso contrario. Ciò non avrebbe comportato problemi, se non avesse improvvisamente invaso la nostra. Chris sterzò violentemente per non andargli addosso, ma anche noi eravamo esageratamente veloci.

“Chris!” urlai, mentre sfondavamo il guardrail, dirigendoci troppo rapidamente contro le sequoie … 
 

Mi svegliai di soprassalto, sudata e con il cuore che mi martellava rumorosamente nel petto. Qualcuno mi stava scuotendo, probabilmente nel tentativo di strapparmi a quell’incubo orribile.

“Svegliati” mi ordinò infatti una voce bassa e tranquilla.

“Ryuzaki?” domandai, in tono molto più fermo di quanto mi aspettassi. Improvvisamente, l’abat-jour sul comodino si accese, illuminando un poco la stanza.

Ora potevo vederlo. In piedi, accanto al mio letto, con i capelli neri se possibile ancora più spettinati del solito e un leggerissimo velo di preoccupazione nello sguardo. Ci fissammo in silenzio per qualche secondo, mentre le mie pulsazioni si stabilizzavano. Rendermi conto di essere tornata alla cara, vecchia, rassicurante realtà, mi tranquillizzò talmente tanto, da far ripartire il mio lato razionale a tempo di record.

“Tu che ci fai qui?” chiesi a Ryuzaki, sospettosa, esternando il primo interrogativo che mi passò per la testa “Perché sei entrato nella mia stanza?”.

“Ti ho sentita urlare” mi spiegò, mantenendo la voce calma e il viso inespressivo “Credevo stessi male”.

Mmmh. Dovevo aver fatto proprio un bel po’ di casino. Speravo almeno di non aver svegliato anche Watari.

“ Mi dispiace di averti tirato giù dal letto” gli comunicai, alzandomi.

“Non stavo dormendo” mi assicurò. Certo. Ora si spiegavano le occhiaie.

“Dove vai?” domandò, seguendomi in salotto.

“ A schiarirmi le idee e a cercare qualcosa che mi faccia riprendere sonno, visto che sono solo le …” e lanciai un’occhiata all’orologio del lettore dvd “… 3 e tra qualche ora ho lezione”. Ero troppo vigile e confusa per riaddormentarmi come nulla fosse. E poi avevo paura di sognare di nuovo dettagli terrificanti del passato che la mia mente aveva accuratamente rimosso.

La notte dell’incidente, che per ironia della sorte era l’unico evento che riuscissi a ricordare chiaramente dei nebulosi mesi precedenti il coma, bastava e avanzava. “Credo che ci siano delle tisane nel mobiletto in basso” mi informò Ryuzaki, indicando l’angolo cottura. Lo ringraziai e dopo qualche minuto trovai una bustina di camomilla. Poi tirai fuori una tazza, mentre l’acqua si scaldava.

Ryuzaki nel frattempo aveva preso posto sulla poltrona e fissava apparentemente il vuoto di fronte a sé. Questo mi fece tornare in mente qualcosa di importante.

“Io e te  dobbiamo parlare” lo avvisai, spegnendo il fuoco.


POV L


“Riguardo a cosa, di preciso?” le chiesi, mentre versava l’acqua bollente nella tazza. In realtà avevo già un’idea di quello che aveva da dirmi, ma feci finta di niente.

Selena, dal canto suo, rimase in silenzio finché non si fu accomodata sul divano. Poi appoggiò la tazza fumante sul tavolino, aspettando che si raffreddasse. Quando mi rivolse la parola, il suo tono era quasi ostile “Perché non mi hai avvertita?”.

La domanda, posta in modo così diretto e senza alcun tipo di preambolo, mi spiazzò un poco, tuttavia rimasi impassibile nel domandare a mia volta “ Di che cosa avrei dovuto avvertirti?”.

Lei spostò il suo sguardo dai miei occhi verso il cielo. “ Del casino in cui mi stavo ficcando … no, anzi,  del casino in cui tu ti ritrovi e in cui io, da brava stupida, ho avuto la bella idea di seguirti!” esclamò, tutto d’un fiato. 

 Poi chiuse gli occhi e si massaggiò la testa. “ Ho passato il pomeriggio su Internet a leggermi tutto quello che riuscivo a trovare su Kira e ti giuro che mi è venuta la nausea. Lo sai quanti fan completamente folli ha quel tizio? E, soprattutto, sai cosa farebbero a te, se riuscissero a metterti le mani addosso, caro il mio detective L?” e mi lanciò un’occhiata in tralice.

Quindi l’aveva scoperto. La cosa non mi sorprendeva più di tanto, le avevo dato tutti gli elementi per arrivarci. Però avrei dovuto fare un bel discorsetto con le mie fonti, che si erano decisamente dimenticate di riferirmi qualche particolare. Io, d’altronde, avevo avuto un pesce più grosso da cercare di far abboccare nel pomeriggio, per prestare tutta la mia attenzione a quella ragazza. Forse, d’ora in avanti avrei dovuto tenerla d’occhio più da vicino. Le mie considerazioni furono, tuttavia, nuovamente interrotte.

Selena infatti, dopo aver sorseggiato un po’ di camomilla, aveva poggiato la tazza e si era rimessa a parlare. “ Quello che fa Kira mi disgusta” dichiarò, senza tanti giri di parole.

Era strano avere a che fare con una persona che diceva esattamente quello che pensava. I criminali di solito non si disturbavano tanto, piuttosto esprimevano i propri sentimenti seminando cadaveri.

“ Cioè,” cercò di chiarirsi “non è che non preferirei un mondo dove non devi guardarti le spalle ad ogni passo che fai e dove le ragazze potrebbero girare da sole anche di notte senza essere costantemente pronte al peggio. E, allo stesso modo, non è che ogni tanto non venga la voglia di dare una bella lezione a certa brutta gente. Ma ciò non significa che sia giusto”.

A quel punto, mi guardò dritto negli occhi. Solo per un secondo ebbi paura che in qualche oscura maniera riuscisse a leggermi dentro, cosa che non avevo mai lasciato fare a nessuno, tranne forse Watari. E per lo spazio di quell’istante, cercai di rendere il mio volto ancora più indecifrabile.

Poi, Selena posò gli occhi sulle proprie mani e io tornai ad ascoltarla, sollevato. “ Adesso so perché hai pensato che io potessi essere lui … o lei, o chiunque sia. E so a che razza di rischio ti esponi ogni giorno. Ti ammiro per questo, in realtà” arrossì un poco, ma continuò il suo discorso

“ Ecco perché resterò qui con te senza fare obiezioni. Così potrai scagionarmi senza che ti rimanga il minimo dubbio e saprai di aver fatto bene il tuo lavoro. Se posso rendermi utile in qualcosa durante la mia permanenza, sappi che sono pronta a farlo. E direi che questo è tutto” sorrise e mi sembrò quasi che si sentisse in colpa.

“ Scusa se ho monopolizzato la conversazione. Lo faccio spesso, anche se so che è irritante. Volevi dire qualcosa anche tu?” mi chiese, in tono lievemente contrito, mentre vuotava la tazza.

“ Non è rimasto molto da discutere, mi sembra. Quanto al renderti utile, per ora la cosa migliore che puoi fare è continuare ad andare all’università e vivere la tua vita come se non mi avessi mai incontrato”.

La vidi alzare le sopracciglia “Non sento di avere tutta questa libertà”.

“In effetti non ce l’hai per ora, ma è probabile che l’avrai presto” la rassicurai, pensando a Light Yagami e ha tutti i sospetti che mi aveva suscitato. Si avvicinava molto di più all’idea che avevo di Kira lui, di quanto Selena non avrebbe mai fatto. Mi era chiaro, anche se non la conoscevo molto.

Eppure, esserne completamente sicuri senza uno straccio di prova, sarebbe stato da imprudenti. E io non mi ritenevo tale.

A questo, andava ad aggiungersi il fatto che l’idea di averla intorno per un po’ non era così terribile. Mi piaceva, in un certo senso. E speravo che non mi procurasse troppi guai. “ D’accordo” rispose lei, infine “Comunque, se andrà sempre come oggi, non credo avremo tanti problemi. Adesso che so che sei davvero dalla parte dei buoni e che non mi farai del male, mi sento molto più tranquilla” e si lasciò andare ad uno splendido sorriso, seguito da un rumoroso sbadiglio.

“Direi che è ora di tornare a letto. Grazie di tutto. Buonanotte”.

“Buonanotte” le augurai a mia volta. Poi mi venne in mente una cosa che avevo udito poco prima. Quando, strappato a un breve sonnellino da grida improvvise, mi ero precipitato nella stanza accanto, per verificare quale fosse il problema. In quel momento l’avevo sentita pronunciare  un nome.

 “Selena, chi è Chris?”. Lei rabbrividì, prima di riuscire a controllarsi. Si arrestò a pochi passi dalla camera da letto.

“ Questa è una storia che ti racconterò un’altra volta, forse” rispose a voce bassa, senza voltarsi.

Dopodiché entrò in camera e si chiuse la porta alle spalle, lasciandomi alle mie riflessioni notturne.  

  
 
 
 
L’angolo dell’autrice
Salve a tutti, eccomi di ritorno. Dunque, innanzitutto, sono molto felice che il capitolo precedente sia piaciuto e spero sia lo stesso per questo.
In secondo luogo, finora ho seguito abbastanza il corso dell’anime e anche se continuerò a farlo potranno esserci piccole modifiche, per esempio Ryuzaki passerà più tempo all’università.
Da questo capitolo in poi, inoltre, pian piano verrà fuori il passato misterioso di Selena che, capirete presto, non è dove l’ho messa per caso, ma ha un ruolo più che preciso e definito.
Bene, con questo penso di aver finito con le anticipazioniJ.
Ringrazio ancora una volta chi mi segue e mi sprona a scrivere.
Un bacio, lelle31
 

  
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