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Autore: Emily27    09/12/2011    3 recensioni
Una notte di passione potrà trasformarsi nella parola "amore"?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Derek Morgan, Emily Prentiss, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SEDICESIMO CAPITOLO

 

 

 

Il giorno dopo il sole era tornato a splendere sulla città, ma non nel cuore di Emily, la quale si recò al lavoro in preda alla tristezza. Quella mattina non aveva nessuna voglia di vedere Derek, la causa della sua malinconia, quindi il fatto che lui non fosse ancora arrivato le recò un momentaneo sollievo. Appoggiò le sue cose alla scrivania e, sentendo il bisogno di un po' di caffeina, si diresse verso l'angolo ristoro.
“Se stai andando a prendere un caffè ti faccio compagnia” disse Hotch giungendo alle sue spalle.
“La mia intenzione è proprio quella” fece lei mentre arrivavano nella piccola cucina.
“Questa notte Jack si è fermato a dormire da me, anche se “dormire” non è la parola esatta. Aveva paura del temporale e si è svegliato due volte piangendo, per farlo riaddormentare ho dovuto raccontargli le fiabe, così praticamente non ho chiuso occhio” raccontò Aaron con un sorriso, versandosi una buona dose di caffè.
“Il papà lo vizia...” disse Emily aggiungendo il secondo cucchiaino di zucchero nella sua tazza.
“E' un piacere farlo.”
“Lo immagino.”
Si sedettero al tavolo l'uno di fonte all'altra. Lei iniziò a mescolare il suo caffè con gli occhi bassi e Hotch notò la tristezza che ombreggiava il suo viso.
“Tutto bene?” le domandò appoggiandole una mano sul braccio.
“Sì... E' solo che anch'io non ho dormito molto” rispose Emily sforzandosi di sorridere.
Per un momento Aaron sembrò riflettere su qualcosa, rivolgendo altrove lo sguardo che poi riportò su di lei.
“Mi hanno regalato due biglietti per La traviata, al National Theatre, ti andrebbe di accompagnarmi?”
Notando la sorpresa di Emily e la sua titubanza nel rispondere precisò: “Lo spettacolo è fra due settimane, non c'è nessuna fretta.”
Tirò fuori uno dei biglietti dalla tasca della giacca e glielo diede.
“Grazie” disse soltanto lei, messa un po' in imbarazzo da quell'invito, ulteriore dimostrazione e conferma dell'interesse di Aaron nei suoi confronti.
Lui le sorrise ed Emily fece altrettanto.
Derek arrivò giusto in tempo per vederli.
“Buongiorno” salutò senza troppo entusiasmo. Andò a versarsi una tazza di caffè, notando il silenzio che nel frattempo era calato tra i due.
“Ho per caso interrotto qualcosa?” chiese avvicinandosi al tavolo ma senza sedersi.
Emily scosse la testa, più per disapprovazione che in risposta alla sua domanda.
“No, niente...” disse Hotch, ma dal suo tono Derek capì che non era vero.
“Mi era sembrato...” buttò là con indifferenza. Bevve un po' del suo caffè. “Ho sentito un amico di Will, vogliono organizzare un addio al celibato. Tu pensi di venire?”
“Ha chiamato anche me, credo proprio che ci sarò” rispose Aaron mostrandosi entusiasta.
Derek inarcò le sopracciglia, ostentando stupore.
“Il nostro capo sempre così serio verrà all'addio al celibato?”
Emily alzò su di lui uno sguardo di rimprovero.
“Le abitudini si possono sempre cambiare” replicò Hotch leggermente infastidito.
Soltanto in quel momento Derek si accorse del biglietto che lei teneva in mano. E immaginò tutto l'immaginabile.
La traviata... Prentiss, da quando ti interessa la lirica?”
“Per quanto ne sai potrebbe essere da sempre.”
“Morgan, ti sei alzato con il piede sbagliato questa mattina?” domandò Aaron, poi il suo cellulare si mise a suonare. “Sì?... Dovrei controllare, ma ora sono fuori ufficio, la richiamo tra dieci minuti.” Si alzò. “Devo andare, ci vediamo dopo.”
Hotch se ne andò per la contentezza di Derek, il quale si sedette accanto ad Emily pensando che in quell'occasione lo squillo del telefono gli fosse stato amico. Lei fece per alzarsi, ma lui la trattenne per un braccio.
“Aspetta...”
“Cos'altro c'è? Mi sembra che tu abbia già dato abbastanza spettacolo” fece Emily con sarcasmo.
“Ascolta, giovedì sera non...”
Derek fu interrotto dall'arrivo di JJ.
“Dovete venire in sala riunioni, abbiamo un caso.”

 

* * *

 

La squadra era volata fino a Santa Monica, dove aveva dovuto occuparsi di un assassino seriale che strangolava donne in carriera sulla quarantina, per poi abbandonare i corpi delle vittime sulla spiaggia, di notte. Il caso era risultato particolarmente complesso e i profilers erano riusciti ad identificare ed arrestare l's.i. soltanto dopo alcuni giorni.
La sera prima di ritornare a Quantico avevano cenato tutti insieme in un grazioso ristorante poco lontano dall'albergo in cui alloggiavano. La serata era trascorsa in allegria e gli agenti avevano finalmente potuto rilassarsi dopo la pesantezza degli ultimi giorni. Rientrati in hotel ognuno si era ritirato nella propria camera, ma dopo breve tempo Derek ne era nuovamente uscito.
In quel momento si trovava davanti alla porta della stanza di Emily. Durante il corso delle indagini sul caso non gli era parso opportuno farlo, ma ora gli premeva continuare il discorso appena accennato con lei prima di partire per Santa Monica. Trasse un sospiro e bussò.
Dopo qualche istante Emily aprì la porta e lo guardò con stupore.
“Posso?”
Lo fece entrare. Indossava un pigiama rosa sbracciato con i pantaloni corti.
“Stavi dormendo?” le domandò Derek, vedendo il letto sfatto e soltanto la lampada sul comodino ad illuminare la stanza.
“No, mi ero appena coricata.”
“Se preferisci me ne vado.”
“Resta pure.”
L'imbarazzo tra di loro era palpabile, l'ultima volta che Derek era andato nella sua camera d'albergo durante un viaggio di lavoro della squadra la situazione era stata ben diversa.
“Ehi, com'è che io ho un balcone largo un metro e tu una piazza d'armi?” scherzò lui guardando oltre la porta finestra.
Emily gli sorrise.
“Sarà che io me lo merito.”
Insieme uscirono sul terrazzino, dal quale si poteva scorgere l'oceano.
“Volevo soltanto chiarire una cosa” esordì Derek. “Al contrario di quanto tu possa pensare, giovedì sera non sono stato a letto con quella ragazza.”
Emily si appoggiò alla ringhiera, con la brezza del Pacifico a scompigliarle un po' i capelli.
“Perchè me lo stai dicendo?”
Lui non rispose, in effetti non esisteva alcun motivo apparente per cui dovesse darle spiegazioni circa l'argomento.
“Non devi rendere conto a me della tua vita sentimentale, alla quale non voglio certo essere d'intralcio” sostenne lei, ma, come se neanche l'avesse sentita, Derek riprese: “Te lo giuro.”
Quelle parole fecero quasi sorridere Emily, la quale comunque gli credette, capendo dal suo sguardo che fosse sincero.
“Va bene, ammettiamo che sia così, e con ciò? Cambia forse le cose tra di noi?”
Vedendo che l'altro restava in silenzio ripetè in tono più acceso: “Cambia qualcosa Derek?”
“Tu desideri ancora che qualcosa cambi? O forse qualcuno te ne ha fatta passare la voglia...” insinuò lui.
Emily gli andò molto vicino e lo guardò dritto negli occhi.
“Ti darebbe fastidio?” domandò, calma.
“No... ” rispose Derek senza troppa convinzione.
“Te lo dico io com'è” disse lei puntandogli l'indice contro il petto. “Tu non intendi stare con me, ma vorresti che io non stessi nemmeno con qualcun altro.”
Derek non replicò, si limitò a guardarla, vinto.
Emily andò verso la porta finestra, fermandosi sulla soglia.
“E ora, se non ti dispiace, vorrei riposare.”
Lui le si avvicinò.
“Buona notte.”
“A domani.”
Derek uscì dalla stanza, ma come ebbe richiuso la porta, provò il forte impulso di ritornare dentro e prenderla fra le braccia. Non lo fece. Percorse lentamente il corridoio fino alla sua camera, con l'eco delle parole di Emily nella testa.

 
L'indomani, di buon'ora, Emily salì sul jet che avrebbe riportato la squadra a Quantico. Aaron e Derek erano seduti, da soli, da una parte e dall'altra del corridoio. Li oltrepassò e andò ad accomodarsi accanto a Rossi. Da lì poteva vedere Derek, il quale stava già ascoltando musica tenendo gli occhi chiusi. Emily sospirò. Quell'uomo aveva avuto il potere di sconvolgerle la vita, mai lo avrebbe immaginato. Sul fatto che lui fosse bello e attraente non vi era mai stato alcun dubbio, non si poteva negare l'evidenza, ma lei lo aveva sempre considerato soltanto un buon amico. Se le avessero detto che si sarebbe innamorata di lui, ci avrebbe riso sopra.
“Sai cos'ha detto il filosofo tedesco Georg Hegel?” le domandò David tutto ad un tratto riscuotendola dai suoi pensieri.
“Illuminami.”
Rossi spostò un po' la testa e guardò in direzione di Derek, poi si voltò verso di lei.
“Non c'è niente di più profondo di ciò che appare in superficie.”

  
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