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Autore: Alessia Killyourself    09/12/2011    1 recensioni
Ho capito come si sente,Sara.
Me l'ha detto in lacrime di essere incinta,mi ha mostrato i tre test di gravidanza che ha fatto,la paura nei suoi occhi mi ha stretto il cuore in una morsa terribile,mi è mancata l'aria e non sono riuscito a dirgli nulla di concreto. Ho solo balbettato per qualche secondo poi le ho detto in modo sgarbato di farmi pensare ed il suo sguardo si è fatto affranto mentre si accarezzava il pancino. Aveva paura ma già lo amava,il feto. Ho paura di chiamarlo...bambino,ho una terribile paura. Perché se lo chiamo così tutto diventa più vero ed io non voglio che questo si avveri.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scintilla di speranza.


Sara è incinta, da due settimane.

Me l'ha detto stamattina e rischiavo di svenire sul serio.

Dio!

Un piccolo esserino concepito grazie al nostro amore, che respirerà, sognerà, vivrà come me, come Sara.
Ed ho una fottutissma paura di non essere all'altezza di...questo! Insomma,un mostriciattolo che ha bisogno di cibo,vestiti,scuola,amore,una casa dove correre e giocare,sicurezza economica ed affettiva. Tutto quello che io non ho avuto da bambino e che ho ora,da sedicenne impaurito del futuro. Non sarei mai capace di privare il feto di una casa e di cibo sempre caldo,ma come posso fare?Ho solo sedici anni,sono stato adottato quando avevo dieci anni e quindi non so come potrebbero prenderla i miei. Non è semplice,cazzo! Maledetto profilattico che non ha fatto il suo lavoro a dovere,ora la mia Sara è in camera sua con le ginocchia conserte e le lacrime che delicate le scendono copiose sul viso mentre si accarezza il pancino ancora piatto.

Ho capito come si sente,Sara.

Me l'ha detto in lacrime di essere incinta,mi ha mostrato i tre test di gravidanza che ha fatto,la paura nei suoi occhi mi ha stretto il cuore in una morsa terribile,mi è mancata l'aria e non sono riuscito a dirgli nulla di concreto. Ho solo balbettato per qualche secondo poi le ho detto in modo sgarbato di farmi pensare ed il suo sguardo si è fatto affranto mentre si accarezzava il pancino. Aveva paura ma già lo amava,il feto. Ho paura di chiamarlo...bambino,ho una terribile paura. Perché se lo chiamo così tutto diventa più vero ed io non voglio che questo si avveri.

Io amo Sara,non la lascerò sola ma non so cosa fare,non so cosa dirle,non so come dirlo ai suoi genitori,non so come dirlo ai miei di genitori.

Non so cosa fare.

Il telefono vibra per l'ennesima volta.


Michele

Michele

Michele


Decido di chiamare Michele e dopo due squilli mi risponde.

-Andrè,hai detto che dovevamo giocare a calcio oggi! Che fine hai fatto?Ah ma ti ho detto che ho litigato con Aghata?Che litigata infernale!In pratica l'ho beccata...oh Andrè ma che era,un singhiozzo?Stai piangendo!?!-mi chiede allarmato e sento il tintinnio delle chiavi del suo motorino.

-Sara...è incinta,Michè...incinta.- biascico a fatica,cercando di articolare una frase sensata.

Sta per un po' in silenzio. Sento il suo respiro spezzarsi e poi bisbiglia qualcosa che non riesco a capire. Poi sento il tipico tu tu di un telefono riattaccato in faccia,un tu tu che brucia di amaro.

Mi ha abbandonato anche lui?No,lui è il mio migliore amico da sei anni!Non potrebbe mai farlo,abbiamo condiviso tutto,dalle macchinine alle lacrime,ai dolori,alle gioie. Non ne sarebbe capace,lui non è così. Ma il dubbio mi assilla ed il mio stomaco si corrode finché non sento la sua voce chiamarmi da giù. Gli rispondo che scendo,indosso il giaccone pesante,la sciarpa fine che mi ha regalato Sara ed il cappello perché è da qualche giorno che nevica e fa un freddo cane. Quando apro il portone due braccia forti mi abbracciano donandomi un calore che mi piace,mi fa sentire più sicuro e mi vergogno da morire per aver pensato ad un suo possibile abbandono. Ricambio il suo abbraccio con un sorriso amaro e dopo una palpatina al sedere si sposta ridendo e ci avviamo verso la gelateria infondo alla strada che ora vende cose calde come tè e cioccolata.

Ordiniamo un cornetto ed una cioccolata calda da portare e ci dirigiamo verso il solito muretto,in un rigoroso silenzio. Quel silenzio mi aiuta a pensare a qualcosa di concreto da dirgli e sopratutto come dirglielo e spiegargli quello che sento. Quando iniziamo a bere il calore che mi infonde la bevanda calda ed il cornetto mi aiutano a sputare il rospo.

-Ti ricordi due settimane fa?Quando ti ho detto che l'abbiamo fatto?-

Annuisce mentre da un grande morso al cornetto sporcandosi sul naso.

-Non avete usato precauzioni?-biascica masticando.

-Si,ma quel bastardino di un preservativo si è bucato a quanto pare-sbuffo quasi ringhiando. Michele mi guarda e sembra un uomo vissuto con quell'espressione. Ed in un certo senso è saggio proprio come un uomo vissuto e mi sento tanto piccolo in confronto a lui,in quel momento.

-Lo terrà?-la voce è profondamente seria e mi mette i brividi.

-Non lo so. Io...ho paura,cazzo! E lei quando me l'ha svelato si massaggiava la pancia con un affetto negli occhi ma anche un grandissimo terrore! E io ho risposto malissimo,gli ho detto di lasciarmi un po solo per pensare in modo sgarbato e non so cosa fare,ho paura e mi viene da piangere e sento la testa pulsare impetuosa e...cazzo Miché ho paura-dico come un fiume in piena,non riesco a fermarmi e ormai credo che scoppierò a piangere come un bambino a cui rubano le caramelle.

-Respira-mi dice e io lo faccio. Mi calma un po' ma l'ansia è sempre presente e minaccia di sopraffarmi. -Devi parlarne con Sara,non puoi decidere da solo Andrè. Ricorda che ha lei il bambino nella pancia-. Ha ragione,ha fottutamente ragione ma io sono un codardo e come tutti i codardi sono destinato a morire nel cuore. -Mi faccio schifo,sono un codardo. Non ce la faccio a parlarle,non ci riesco-Affondo le mani nei capelli e la disperazione mi assale.

-Devi farlo. Il bimbo è vostro,non è solo tuo,non è solo suo. Scommetto che troverete una soluzione e quando sarete felici questa storia la ricorderete con allegria. Forza-sospira stringendo la mia spalla per rassicurarmi. Lo faceva anche quando ero un bambino ed avevo paura di qualcosa,come ad esempio di salire sugli alberi per cogliere le ciliegie selvatiche. Ci arrampicavamo e le raccoglievamo,po correvamo a sciacquarle sotto la fontanella nel cortile e le mangiavamo riempiendoci la pancia. E' uno dei ricordi più belli che ho,i ricordi della mia vera infanzia agli inizi,dopo un anno da quando ero stato adottato. Pensare alla mia infanzia mi porta immediatamente a pensare all'infanzia dell'esserino che porta in grembo Sara ed un sorriso prende forma sul mio viso facendo scoccare la scintilla di coraggio che mi mancava. Il feto...i bambino diventerà un bambino proprio come lo ero io,riderà e mangerà le ciliegie dagli alberi,avrà un amico,una vita,un amore...una mamma ed un papà. Perché ora pensandoci bene quel bambino avrà i miei stessi occhi innocenti ed il mio stesso sorriso luminoso ed io...lo voglio perché lui...è il frutto del nostro amore.

-Lo voglio-dico sospirando come se un macigno avesse lasciato il mio cuore rotolando via. -Lo vuoi?-mi chiede inclinando la testa da un lato. -Quel bambino è vero,è vivo. Quel bambino avrà una vita ed una mamma ed avrà anche un papà. Quel bambino è nostro,Michè. E' nostro ed io...voglio che lui veda il cielo,la neve ed il mare-affermo con un sorriso sicuro. Mi sento...vivo e felice. Perché infondo non è proprio una catastrofe infernale e si può risolvere,credo.


   
 
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