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Autore: AgnesDayle    11/12/2011    8 recensioni
Tra i quartieri alternativi di Brixton, Shoreditch e Camden Town la vita di Agnes Dayle è destinata a legarsi ad un gruppo rock emergente, e in particolare a due dei suoi componenti: Ian e Colin. Due giovani londinesi molto diversi tra loro che in comune hanno solo una passione, quella per la musica, e un certo interesse per Agnes.
Accompagnata dalle migliori canzoni rock di sempre, Agnes sarà catapultata in un mondo senza tempo fatto di concerti, feste sfrenate e personaggi eccentrici.
DAL PROLOGO:
"Quando verranno a chiederti del nostro amore, un amore così lungo tu non darglielo in fretta." Un ingorgo di parole premeva sulle labbra serrate ma quella promessa, almeno quella, l'avrebbe mantenuta. Non avrebbe omesso nulla. Avrebbe parlato della grande passione che li aveva uniti, dell'abisso nero e profondo in cui era stato facile perdersi e di un legame, d'affetto e d'amore, l'unica luce che non sarebbe mai andata via.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sutcliffe' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Capitolo 13



 A Valentina,
Alle nostre chiacchierate su Amy e Pete,
Alla tua capacità di vedere.



Down in a hole



4 Agosto 2012

Un attimo prima di uscire dal locale, Agnes dedicò un'occhiata alle due figure che le stavano accanto. Si chiese che fine avessero fatto il divertimento e la spensieratezza di poche ore prima.
Al fianco sinistro c'era tanta, troppa ebbrezza. Di quella che ti fa tenere gli occhi socchiusi e rallenta i movimenti del corpo e della mente. Colin.
Al fianco destro una cieca ostilità. Il corpo era teso, i pugni vibravano, la mascella contratta. Ian.
Entrambe le immagini le provocavano una stretta al cuore. Con delicatezza posò le mani sui gomiti di entrambi, come a volerli rassicurare e sostenere.
Colin la guardò stralunato. Forse in quello stato neanche la riconosceva.
Ian, invece, rimase con lo sguardo puntato sulla porta. Ma il corpo sembrò rilassarsi al tocco della ragazza.
Quando la guardia del corpo aprì la porta del locale e iniziò a fare spazio tra i fotografi, Agnes sospinse leggermente entrambi affinché uscissero tutti insieme.
Non voleva lasciarli neanche un momento. Erano troppo vulnerabili, seppure in due modi molto diversi.
I flash dei fotografi la accecavano, i loro nomi urlati di qua e di là la confondevano. Ma diverse volte le avevano spiegato che il segreto stava nel non fermarsi. Continuare a camminare.
-Cazzone, perché non ti giri?- Agnes si voltò alla ricerca del fotografo che aveva parlato. Con angoscia vide che ce l'aveva proprio con Ian. -Smettila con queste cazzate del musicista maledetto ché non vali niente!-
Allarmata provò ad accelerare il passo, ma le fu impossibile.
Ian si era fermato.
Intimorita sollevò gli occhi nella sua direzione e lo vide immobile. Gli occhi erano puntati sempre avanti.
-Grazie,- disse il fotografo con voce divertita. - Se adesso ti giri, faccio anche una fotografia a quella faccia di culo!-
In un attimo Ian gli fu addosso. Atterrita lo vide alzare il pugno e scaricarlo con tutta la sua forza contro il viso dell'uomo. Più e più volte.
Si guardò intorno alla ricerca di aiuto e vide che nessuno osava avvicinarsi per fermarlo.
Senza pensarci, gli andò vicino e gli strinse il gomito con forza. Quando lui si voltò sorpreso verso di lei, ne approfittò per mettersi subito tra Ian e il fotografo.
Gli portò le mani al petto e iniziò ad allontarlo con calma.
Con la coda dell'occhio vide Colin fissarli. Quello non era uno sguardo ebbro, ma furibondo e pieno di astio. Come se fosse arrabbiato con lei per aver impedito a Ian di continuare.
Poi portò lo sguardo sugli occhi di Ian e ciò che vide la atterrì. La guardavano, ma sembravano non vederla davvero. Era come se si fossero persi dentro a un buco nero, dove nemmeno lei poteva raggiungerli.
Sconfortata si chiese come fossero arrivati a quel punto.

***

La campagna inglese scorreva velocemente sotto i suoi occhi sereni. Appoggiata al sedile, teneva il capo rivolto verso il finestrino. Il paesaggio verdeggiante e carico di umidità, così come i tetti scuri delle case e i giardini ben curati, le parlavano della sua semplice infanzia, di tutti gli anni trascorsi a sognare.
Sorrise teneramente al ricordo di quella piccola Agnes che si muoveva tra le sparute strade del suo paese, così simile a quelli che ora le passavano davanti. Tornarono alla mente tutte le volte in cui si era detta che avrebbe avuto qualcosa di più che una semplice esistenza tra quelle strade. E solo lei sapeva quante volte se l'era ripetuto.

Qualcosa di più...


Un leggero movimento al suo fianco la distrasse da quei pensieri.
-Qualcosa ti fa sorridere?- le domandò una voce bassa e serena, più vicina di quanto avrebbe dovuto.
-Niente di importante- gli rispose mentre si voltava così da dedicargli l'attenzione che nel suo solito modo sottile le stava chiedendo.
Quel qualcosa di più era proprio lì, in quel pullman che la stava portando a Liverpool.
Non era un mezzo lussuoso, ma neanche il catorcio che fino a qualche mese prima i Fifth Beatle avevano dovuto usare per spostarsi a Londra. Riuscivano a stare tutti comodi. E questo era più che sufficiente, considerato che erano in dieci.
Accanto a lei c'era seduto Ian, affiancato dallo scontroso Karl. Nei sedili di fronte c'erano Dave, Colin e una mora dagli occhi maliziosi. Davanti, insieme all'autista, c'erano quelli che Dave aveva ribattezzato 'Sanguisughe', più semplicemente l'agente di Agnes e l'incaricato della EMI.
Alle sue spalle un ragazzo smilzo stava sistemando la sua telecamera.
-Sei nervosa?- le domandò Ian con un cenno della testa verso il cameramen.
Agnes sollevò le spalle in segno di noncuranza.
-Direi di no. Tu?-
-Sai che parlare non è il mio forte- rispose con un sorrisetto allusivo.
-Per fortuna abbiamo la prima donna- commentò lei posando gli occhi su un Colin più ciarliero e allegro del solito. Ovviamente lui non li degnò di uno sguardo, impegnato com'era a flirtare con la giornalista che di lì a poco li avrebbe intervistati.
-Che ne dite di iniziare?- domandò impaziente l'incaricato della EMI.
La giornalista distolse gli occhi da Colin visibilmente infastidita da quella intromissione. Gettò un'occhiata altezzosa al cameramen e gli disse di prepararsi.
Agnes lo vide assumere una posizione alquanto scomoda che, a quanto pareva, gli avrebbe consentito di inquadrare tutti.
-Quando vuoi, Kate- biascicò annoiato.
In pochi secondi nel volto della giornalista scomparve ogni traccia di superbia e venne sostituita da un luminoso sorriso, della cui autenticità nessuno avrebbe mai dubitato.
-Ciao a tutti, amici di RockPlanet. Oggi siamo in viaggio per Liverpool, in compagnia di un gruppo indie-rock che sta facendo parlare molto di sé. Ovviamente parlo dei The Fifth Beatle e dei suoi splendidi componenti: Sutcliffe, Simonon, Keese e Maddock- li presentò, rivolgendo quell'inquietante sorriso a ognuno di loro.
-Con noi anche Agnes Dayle, giovane volto della moda inglese e occasionale voce femminile del gruppo.-
Sembrò illuminarsi ancora di più quando finalmente potè rivolgere la sua attenzione a Colin.
-Dopo l'uscita del primo album e due strepitosi concerti a Londra, avrete grandi aspettative per la tappa di Liverpool.-
-Più che grandi aspettative direi che abbiamo un sano terrore,- rispose Colin con un sorriso sfrontato e sicuro che tutto trasmetteva fuorché terrore.
-Vedi, Londra è la nostra donna, la conosciamo e sappiamo come amarla e farla ricambiare. Liverpool è ancora una sconosciuta, dobbiamo ancora capire come prenderla,- spiegò rivolgendole un'occhiata allusiva.
Agnes si portò la mano alle labbra per nascondere il sorriso divertito causato dall'assurda risposta di Colin.
-La conquisterete sicuramente,- commentò la giornalista stringendo le labbra in una smorfia furba.
L'intervista proseguì con domande pertinenti alla musica, ai testi e ai gruppi cui si ispiravano. Alle domande più tecniche rispondeva quasi sempre Ian con la sua solita serietà e compostezza. Agnes aveva notato che il sorriso di Kate tendeva a incrinarsi quando si rivolgeva a lui. Sembrava che la mettesse a disagio. E ripensando al primo incontro con Ian e al senso di distanza che aveva provato davanti a quegli occhi chiari, Agnes non si sentì in grado di biasimarla.
L'intervista fu comunque molto piacevole, perché alle domande si alternavano le canzoni del gruppo e qualche cover particolarmente bella. Ian e Colin suonavano le loro chitarre acustiche e tutti, compresa Kate, cantavano spensierati.
Concluso un pezzo allegro, Kate posò i suoi occhi castani su Agnes.
-Secondo alcuni rumors Agnes, Ian e Colin condividono un appartamento a Brixton. E' vero?-
Agnes vide l'agente e l'incaricato della EMI voltarsi nella loro direzione. Lo sguardo era attento e vigile. Ma lei non vide nulla di male in quella domanda, così non perse tempo a rispondere.
-Sì, vivo con loro da Dicembre- disse semplicemente.
-Sempre secondo le stesse fonti, c'è un legame particolare tra due di voi.-
Forse era stata un po' troppo ingenua. Avrebbe dovuto immaginare  che la sua storia con Ian non sarebbe passata in sordina. Ma non capiva a quali fonti si riferisse, visto che in pubblico tendevano a non lasciarsi andare ad effusioni. Fin da subito Agnes aveva capito il profondo bisogno di riservatezza di Ian e si era quindi adeguata al suo comportamento. Persino davanti agli amici più stretti evitavano di baciarsi e abbracciarsi. A volte ripensandoci, si stupiva di come  questo non la colpisse minimamente. Il fatto era che Ian, pur non essendo un tipo espansivo, riusciva comunque a darle tutto quello di cui aveva bisogno. Anche un suo sguardo particolarmente significativo bastava a colmare il suo bisogno di amore.
Sentendo Ian irrigidirsi al suo fianco, preferì dare una risposta vaga ma allo stesso tempo sincera.
-Sono molto legata a tutti e due. Se oggi sono quella che sono, lo devo ad entrambi.-
-Sicuramente,- annuì Kate assottigliando lo sguardo. -Ma è chiaro che c'è qualcosa di più di una semplice amicizia tra te e Colin.-
Agnes trattenne a stento una risata. Ricordava a malapena quell'insignificante bacio che si era scambiata con Colin, ricordo reso ancora più sbiadito a causa dell'erba che avevano fumato quella lontana sera di dicembre.
Decise comunque di prendere un po' in giro l'impertinente giornalista, stuzzicandola con una risposta ambigua.
-Hai ragione, è qualcosa di più. Colin è quel genere di persona che chiunque vorrebbe avere nella propria vita.-
-Quindi siete più che amici...- constatò l'altra portando lo sguardo malizioso sul ragazzo accanto a lei.
-Oh, Agnes è sicuramente magnifica. Ho provato a conquistarla, ma lei non ne vuole sapere di me- rispose Colin con un'adorabile faccia da schiaffi.
Mentre ridacchiava, Agnes notò appena lo sguardo d'intesa che si stavano scambiando i due manager. Non ne capì il significato e accantonò con troppa rapidità quell'insignificante episodio. Solo a distanza di mesi  avrebbe richiamato alla mente quel momento. Il momento in cui quei due avevano fiutato odore di soldi e avevano concordato di gettare tre giovani inesperti in un buco troppo nero per non perdersi.

***

Odiava gli aeroporti. Sì, non poteva ignorare le facce allegre e curiose dei turisti di passaggio né la felicità di chi tornava a casa dopo un lungo viaggio. Ma ad Agnes trasmettevano sempre sensazioni negative, come un cattivo presagio.
Forse, e anche più semplicemente, li detestava perché erano testimoni dei suoi continui cambi d'umore.
Quando lasciava Londra, era sempre irrequieta. Senza dubbio c'era la curiosità per le grandi città della moda, come Parigi, Milano e New York. Ma ogni partenza aveva un retrogusto amaro. Forse era il distacco che ogni volta leggeva negli occhi chiari di Ian; forse era il tanfo di erba e alcol che aleggiava nel vecchio appartamento di Brixton; o magari la nota tetra che aveva scorto sotto la solita patina di allegria di Colin.
Quando tornava a Londra, invece, la felicità era resa sfocata da un altro tipo di irrequietezza. Non sapeva mai cosa avrebbe trovato al suo ritorno. Magari qualche nuovo scatto che avrebbe fatto infuriare Ian; o forse qualche stroncatura ai danni di Colin e del gruppo. In ogni caso, qualcosa che avrebbe reso ancora più complicati i rapporti tra loro.
Per ingannare il tempo in attesa del volo che l'avrebbe riportata a casa in quell'afosa giornata di fine Luglio, entrò nella libreria dell'aeroporto.
Nel reparto di musica notò The Fifth Beatle, l'album di esordio del gruppo. Non si spiegava ancora l'enorme successo che avevano riscosso in così poco tempo tra i giovani europei. Anche lì in Italia si iniziava a parlare di quel particolare gruppo inglese che veniva accostato all'Alternative Rock dei Franz Ferdinand e degli Arctic Monkeys. Proprio qualche giorno prima, con enorme orgoglio aveva sfilato per D&G con una delle loro canzoni.
Quando si spostò davanti all'espositore delle riviste, non potè trattenere un'espressione di disappunto. Giornali scandalistici e riviste di musica: suoi nemici in egual misura, seppure per motivi differenti.
Non sapeva dire con esattezza quando era iniziata l'ossessione dei paparazzi nei loro confronti. E soprattutto non sapeva spiegarsi il motivo di tutta quell'attenzione per le loro vite. Restava il fatto che da aprile in poi era diventato pressoché impossibile condurre una vita normale. Certamente in un primo momento questa curiosità nei suoi confronti l'aveva divertita e gratificata. Ma quando aveva iniziato a vedere fotografi nascosti anche nei posti più impensabili, quando aveva visto sulle riviste foto di lei e Colin in un Blockbuster o ad Hide Park, o di lei e Ian tra le bancarelle di Portobello Road, qualcosa dentro Agnes si era ribellato.
Ciò che davvero la irritava erano le assurde congetture dei giornalisti.
Alcuni la rappresentavano come una ragazzina desiderosa di attenzioni, che giocava con i sentimenti dei due musicisti per avere più successo. Altri, e purtroppo erano più numerosi, erano convinti che tra lei e Colin ci fosse una storia ostacolata da Ian. Il più delle volte, infatti, era quest'ultimo ad essere messo in cattiva luce dai giornalisti.
Secondo Agnes era una sorta di vendetta per il comportamento astioso di Ian nei loro confronti. Ormai il chitarrista aveva preso l'abitudine di ignorare qualsiasi domanda non attinente alla musica che gli veniva posta. Spesso dopo aver suonato in qualche trasmissione, se ne andava senza rivolgere parola al conduttore.
E più si richiudeva in se stesso, più curiosità destava nei fans e nei giornalisti. Così erano venuti fuori la sua infanzia senza radici, il suicidio del giovane Daniel, la rottura con i ricchi genitori. E quegli orribili articoli mescolavano fatti veri con congetture amorali e irrispettose che davano un'immagine del tutto distorta del suo Ian.
Ma se Ian era preso di mira dai giornalisti, nemmeno Colin se la passava bene. Cambiavano soltanto i detrattori. Nel caso del frontman del gruppo, infatti, le critiche erano mosse proprio dagli esperti musicali. La critica era inspiegabilmente spietata nei suoi confronti. Ne parlavano come di un fantoccio messo lì per il suo bel viso e che nulla capiva di musica. Secondo le riviste Colin doveva il suo successo alla genialità di Ian, vero leader del gruppo e autore della maggior parte dei testi.
Al ricordo degli ultimi mesi, Agnes voltò le spalle all'espositore e andò alla ricerca di un romanzo nella sua lingua.
Ma ormai non poteva più interrompere quel flusso di pensieri negativi. Così ripensò alla tensione che si era venuta a creare tra i due amici, nonostante nessuno dei due parlasse chiaramente all'altro.
Ian si indisponeva quando, a suo modo di vedere, Agnes e Colin si concedevano troppo ai giornalisti, parlando delle loro vite o sorridendo ai fotografi. Ma ciò che davvero gli faceva perdere la sua già scarsa pazienza era il comportamento di Colin in presenza dei giornalisti. Questi, infatti, tendeva a non prendere sul serio le loro congetture sul suo rapporto con Agnes, così se ne usciva con assurde dichiarazioni d'amore ad Agnes o con sguardi falsamente languidi. Ma se in un primo momento Agnes era sicura che ciò fosse dettato solo dalla voglia di scherzare, con il passare del tempo aveva iniziato a notare una certa soddisfazione negli occhi verdi di Colin. Come se quelle piazzate fossero una sorta di vendetta ai danni di Ian. Vendetta per cosa, Agnes non sapeva proprio spiegarselo.
Troppo nervosa per via di quei pensieri, abbandonò l'idea del romanzo e tornò alla panchina dove l'attendeva Bernie.
-Cos'è quella faccia lunga? Non sei felice di tornare a casa?-
-Certo. Sono solo un po' nervosa- rispose sedendosi accanto al suo manager.
-Per via della festa? Sono sicuro che sarà un successo, tranquilla.-
Quell'uomo la infastidiva enormemente. Non la capiva affatto e la trattava come una ragazzina superficiale.
Come poteva una stupida festa di compleanno innervosirla?
Sicuramente l'aveva organizzata con molta cura, selezionando le persone che lui avrebbe apprezzato e predisponendo il tutto in modo da evitare l'intromissione dei paparazzi. Ma di certo non era la festa a renderla così nervosa e cupa.
Era qualcosa di poco chiaro, simile a un presagio, che inspiegabilmente la spingeva a temere il 4 agosto, il giorno in cui Ian avrebbe compiuto ventisette anni.

***

Mentre lasciava andare il capo su e giù. Mentre muoveva i fianchi senza inibizioni e con forza batteva gli anfibi contro il pavimento. Mentre insieme ad Astrid urlava a squarciagola "I'll have to tell her, you tell her tonight". Proprio in quel momento, quella parte di lei che non poteva fare a meno della sua razionalità capiva che poteva ancora mettere da parte ogni malessere e divertirsi come un tempo.
Non si pentiva di aver organizzato quella festa. Nonostante in un primo momento Ian si fosse mostrato contrario, era riuscita a convincerlo che una serata di svago avrebbe giovato a tutti.
E guardando i volti dei suoi amici non  poteva che essere soddisfatta.
Aveva selezionato gli invitati con molta cura, scegliendo solo amici che si erano mostrati tali prima del successo, quando suonavano in locali decadenti e giravano per Londra con un furgone scassato: Gheorghe e qualche cliente particolarmente fedele del Kichherr's; Astrid e certi suoi amici; l'immancabile Woody e i suoi compari squattrinati; Mary e Mr Green; musicisti sconosciuti, modelle anonime e persone comuni.
Ovviamente questa scelta aveva infastidito Bernie e Rhodes, manager di Agnes uno e del gruppo l'altro. Questi, infatti, avrebbero voluto un evento mondano, che avesse una certa risonanza mediatica. In altre parole, foto ufficiali e personaggi noti.
Ad Agnes era apparsa strana la facilità con cui avevano rinunciato alla loro idea dopo il netto rifiuto del gruppo. Ma aveva accantonato la questione vedendo come i due effettivamente non avessero più messo il becco in quella festa, limitandosi a storcere il naso davanti alla lista degli invitati.
-Mi stai evitando?-
Anche se non avesse parlato, lo avrebbe riconosciuto comunque da quel particolare modo che aveva di prenderla per i fianchi. Agli occhi di chiunque quella presa salda sarebbe parsa un gesto possessivo, ma lei sentiva che avrebbe potuto scostarsi in ogni momento perché quel tocco era sempre gentile, più una richiesta di aiuto che un gesto di possesso.
-Sì, ti sto evitando,- rispose quando si fu voltata nella sua direzione.
-E perché dovresti?-
La presa sui fianchi si fece ancora più salda e trovò naturale fare un passo verso di lui.
-Perché abbiamo bevuto, amore mio- gli spiegò ridacchiando.
-E quindi?- insistette con il suo sorriso furbo.
-Quindi so già che finiremmo con il dare spettacolo e noi...- calcò volutamente quest'ultima parola -non vogliamo rendere gli altri partecipi della nostra vita personale. Giusto?-
Brilla com'era non si rese conto di aver preso un argomento alquanto spinoso, che in passato li aveva visti discutere animatamente. Secondo Agnes, se avessero dichiarato di stare insieme, l'attenzione dei paparazzi e dei giornalisti sarebbe subito scemata. Ma Ian, stranamente appoggiato da Rodhes, si era intestardito a non voler troncare le congetture dei giornalisti. Nessuno doveva intromettersi nella sua vita; e seppure di fatto lo facevano, da lui non avrebbero ottenuto alcuna risposta.
Fortunatamente anche Ian doveva essere brillo, quella sera. Perché non raccolse il tono provocatorio di quella frase e continuò a sorridere.
-Ma due amici possono anche ballare insieme.-
Bastarono qualche altra canzone e altri due bicchieri di superalcolici perché quel ballo perdesse quel po' di innocenza che aveva avuto all'inizio.
I loro corpi erano troppo vicini; i movimenti sempre più languidi e appena accennati, nonostante la musica movimentata; i loro sorrisi troppo carichi di malizia e seduzione.
Quando un getto d'acqua li colpì, Agnes faticò qualche momento prima di ricordare che in previsione della torrida serata d'agosto aveva ideato quel piccolo espediente per rinfrescare gli invitati.
Mentre urla divertite mostravano l'apprezzamento di tutti per quella trovata, Agnes riportò la sua ebbra attenzione sul viso di Ian. I suoi occhi, accesi da una luce stuzzicante, erano rapiti dalle gocce d'acqua che scivolavano lungo il collo di Agnes per poi perdersi sotto i vestiti.
-Cosa stai guardando?- domandò con voce sottile e maliziosa.
Ian scosse la testa fingendosi rassegnato.
-Di' la verità, hai organizzato tutto questo per farmi impazzire...-
Con l'indice iniziò a percorrere le sue labbra in una carezza gentile, come a volerle disegnare: prima il labbro inferiore, poi quello superiore.
-In che senso?- domandò con finta ingenuità.
Il ragazzo portò la mano dietro la sua nuca e la baciò con forza, dimostrandole quanto gli fosse costato trattenersi fino a quel momento.
Click.
Una luce abbagliante.
Click.
Confusa vide Ian scostarsi da lei con espressione irata e voltarsi alla ricerca di qualcosa. La lasciò da sola per seguire un uomo che si stava allontanando in fretta.
Forse era l'istinto, o forse una sensazione che aveva già da tempo, ma qualcosa la portò a cercare il suo manager. Non dovette faticare tanto, visto che si trovava solo a qualche metro di distanza. La stava guardando con un ghigno soddisfatto accanto a un Rodhes altrettatnto sorridente.
L'espressione dei loro visi le ricordò lo sguardo d'intesa che pochi mesi prima aveva appena notato nel pulmann che li aveva portati a Liverpool.
E allora capì chi c'era dietro all'interesse dei tabloid per Agnes Dayle e per i The Fifth Beatle. Capì che per gli abili Bernie e Rhodes erano solo un prodotto da vendere nella maniera più spregiudicata possibile. Già da tempo i due dovevano aver intuito che un triangolo avrebbe destato molto più interesse di una banale storia d'amore tra una modella e un musicista.
Ecco perché avevano incoraggiato il testardo Ian a non rilasciare nessuna dichiarazione. Ecco perché non avevano mai ripreso l'avventato Colin per le sue scherzose dichiarazioni. Ecco perché, in definitiva, avevano lasciato entrare un paparazzo che aveva fotografato lo scabroso bacio tra Agnes e Ian.
Certo, furbi com'erano non avevano messo in conto Astrid.
L'amica, avendo assistito alla scena, riuscì infatti a bloccare il fotografo per il tempo necessario ad Ian per giungere sul posto.
Conoscendo il suo carattere permaloso, Agnes preferì avvicinarsi per impedirgli di fare qualche sciocchezza.
Quando li raggiunse, la questione sembrava già risolta. Astrid aveva provveduto a cancellare la foto e a minacciare di denuncia il paparazzo. Ian, invece, si limitava a guardarlo in silenzio con espressione schifata.
-Che succede qui?-
Quando riconobbe la voce falsamente sorpresa di Rodhes, Agnes trattenne a stento l'impulso di voltarsi e mandarlo a quel paese. Qualcuno di sua conoscenza, però, non fece altrettanto.
-C'è che sei licenziato.- rispose un Ian particolarmente sarcastico.
-Cosa?- domandò quello sconcertato.
-Questo è il tuo modo di farci pubblicità?- chiese indicando la macchina fotografica nelle mani di Astrid. -Bene. A me non sta bene e ti licenzio.-
Agnes stava per dare il benservito anche al suo manager, quando la anticipò una voce impastata.
-Tu non licenzi proprio nessuno.-
Colin.
Ian lo guardò stranito. -Forse non hai capito...-
-Certo, noi non capiamo mai niente- lo interruppe beffardo. -Per fortuna che ci sei tu, vero?-
-Colin, sei ubriaco. Domani ti spiego- lo liquidò spazientito.
Agnes vide gli occhi di Colin accendersi di rabbia.
-Rodhes rimane fino a quando il gruppo non deciderà altrimenti. Il gruppo, Ian. Non tu- gli disse facendosi più vicino.
-Non te ne frega così tanto del gruppo quando fai le tue scenate davanti alle telecamere- gli rispose l'altro inviperito mentre gli andava incontro.
-Smettetela.-
Per Agnes al mondo non c'era niente di altrettanto scomodo e patetico che stare lì in mezzo tra Ian e Colin, le due persone più importanti della sua vita.

***

A distanza di tempo Agnes avrebbe ricordato sempre la notte del 4 agosto 2012. Ma non per il licenziamento di Bernie e Rhodes. E neanche per l'arresto di Ian per lesioni ai danni del fotografo che lo aveva provocato.
Lo avrebbe ricordato perché gli eventi di quella notte li avevano spinti sul ciglio di un dirupo. Negli occhi di Ian aveva intravisto quanto fosse profondo. Negli occhi di Colin quanto fosse pericoloso.
Sarebbe bastata una leggera spinta per fare sprofondare tutti.




Note:
Ed eccomi finalmente con il nuovo capitolo... Che vergogna ù.ù
Ragazze, so bene che è passato troppo tempo dall'ultimo aggiornamento, ma purtroppo è stato un mese pieno di impegni. Sono partita, ho avuto un esame e come se ciò non bastasse ho voluto anche partecipare a un Contest molto carino. In attesa del risultato ho iniziato a pubblicarlo. Se siete interessate, lo trovate qui! Sì lo so, è un genere molto diverso da Down in a Hole. Ma se farete bene attenzione, noterete certe somiglianze tra Agnes e Biancaurora.
Per quanto riguarda il capitolo devo dire che ho trovato molto difficile scriverlo e tuttora non sono completamente soddisfatta.
Come avrete notato, il capitolo porta il titolo della storia. Down in a Hole. Dall'omonima canzone degli Alice in Chains. Si tratta di un'espressione che si presta a diversi significati. In questo capitolo indica la condizione dei tre protagonisti nel mondo dello spettacolo, un mondo a mio parere troppo cinico perché persone dotate di una certa sensibilità possano trovarsi a loro agio. La mente ovviamente va ai controversi Amy Winehouse e Pete Doherty, ma anche allo schivo Alex Turner.
Altra canzone che mi ha ispirata è Happiness is a warm gun dei Beatles.
La canzone che canta Agnes è Tell her tonight dei Franz Ferdinand.
Ai manager del gruppo e di Agnes ho dato due nomi particolari. In realtà Bernie Rhodes è stato il famoso manager dei Clash. Ho scelto di dare loro questi nomi perché si dice che fu proprio Bernie Rhodes a convincere Joe Strummer ad estromettere dal gruppo l'amico Mick Jones, dando così inizio alla fine del gruppo punk.
Adesso smetto di annoiarvi dicendovi che per il prossimo aggiornamento non dovrete attendere così tanto. Credo che arriverà durante le feste.
Grazie a tutte, alle ragazze che ci sono state fin dall'inizio e a quelle che si sono aggiunte di recente.
Al prossimo capitolo,
Agnes.
   
 
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