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Autore: EdenGuns    11/12/2011    5 recensioni
Don't ever leave me
Say you'll always be there
All I ever wanted
Was for you
To know that I care
P.s. Il titolo di ogni capitolo è il nome del personaggio che parla in prima persona. Niente da aggiungere, solo buona lettura e lasciate un commento! ;)
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Guns N' Fuckin' Roses'
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8. Izzy

 

« There wasn't much
In this heart of mine
There was a little left
And, babe, you found it
It's funny how I never felt so high»
Think about you, GN'R

 

La siringa era rotolata per terra, lontana da me.

Slacciai il laccio emostatico e abbandonai il capo allo schienale del letto.

A fare da colonna sonora a quella pericolosa incoscienza c'era Highway to hell. In un certo senso era la canzone perfetta per il momento.

Le palpebre si facevano pesanti, le membra sempre più stanche e la percezione della realtà andava scemando.

La porta si aprì improvvisamente e io voltai il capo infastidito.

« Che cazzo stai facendo, Jeff?»

Oh, fanculo Bill, vatti a fare un giro.

Chiusi gli occhi ignorandolo.

« Quando la smetterai, eh?»

Mi strattonò per il braccio, cercando di ottenere una minima reazione da me.

« Fatti i cazzi tuoi.»

Lui rise amaramente: « Pensi che non me ne freghi nulla di come si sta riducendo il mio migliore amico?»

Schiusi le palpebre; era in piedi davanti a me, con le braccia incrociate e lo sguardo pieno di doloroso sarcasmo.

« Non è una novità, Bill. E' da una vita che sto così» sussurrai.

Lui mi guardò, con quegli smeraldi ardenti capaci di scrutarti nel profondo.

Ma così facili da leggere per me.

« Non voglio vederti morire.»

Scoppiai a ridere, senza però alcuna nota di gioia nella mia voce.

« Se morirò sopravviverai.»

Strabuzzò gli occhi e si sedette sul bordo del letto.

« No, e lo sai.»

Non esternava i suoi sentimenti facilmente e quando lo faceva gli risultava faticoso, quasi fisicamente.

Un particolare che mi aveva sempre affascinato di quel ragazzino, dall'aria così innocente, che però picchiava gli insegnanti. Ci eravamo conosciuti a scuola, a Lafayette, e l'avevo preso sotto la mia ala protettiva senza un preciso motivo. Semplicemente mi stava a cuore.

Avevamo condiviso ogni cosa, persino una ragazza una volta. E ci volevamo bene, nonostante tutto.

« Senti Bill, ora non è il momento.»

Scosse la testa: « Io non voglio vederti così.»

Iniziava quasi ad infastidirmi, e la droga in circolo non contribuiva a mantenermi calmo.

« E poi da che pulpito; mi sembra che neanche tu sia un santarellino. Comunque se non mi vuoi vedere basta che tu esca dalla mia stanza.»

Richiusi gli occhi, sospirando.

« Almeno io mi so controllare.»

« Ma non riesci a non prenderti una cotta per la ragazza di uno dei tuoi più cari amici. Complimenti signore dell'autocontrollo.»
Il silenzio regnò sovrano per del tempo quasi interminabile.

« Hai ragione, davvero. Ma è difficile...»

Le ultime parole che sentii, prima di sprofondare nel sonno.

 

« Duff, non siamo soli.»

« Sono tutti chiusi in camera, non usciranno facilmente...»

Accostai il più piano possibile la mia porta, con l'intenzione di uscire di casa senza fare rumore.

Nel salotto c'erano quei due, ormai inseparabili, a fare loro cose di cui non volevo sapere nulla. Eden gli era seduta a cavalcioni sopra, sul divano, e le mani di Duff massaggiavano senza ritegno i suoi glutei.

Scossi la testa, ancora con i sintomi della dose addosso e mi mossi il più silenziosamente possibile.

« E se arrivano gli altri?» stava chiedendo la ragazza, mentre lui lottava per sfilarle la maglietta.

« Ti preoccupi per niente, dolcezza.»

La baciò con passione, infilando le mani sotto la misera stoffa che la copriva.

Rimasi fermo in piedi, un po' scioccato, e incrociai le braccia al petto.

Non credevo ai miei occhi: avevano piena conoscenza l'uno dell'altra, anche se si conoscevano da qualche settimana o poco più.
Non che io avessi la cognizione del tempo. Ma dall'incontro con quella stronza di Adrianna mi pare fossero passate almeno tre settimane.
Ma “qualche” non è tipo sinonimo di “tre”? No? O forse è passata più di qualche settimana...
Ecco, di nuovo!
Oh Jeff, ma perché ti devi incasinare con 'ste cose inutili?

Insomma, il tempo a che serve? Tanto se ti annoi passa lento, se ti diverti veloce; è sempre così. Nulla di più.
Un gemito mi fece tornare alla realtà bruscamente. Eden era rimasta in reggiseno e lui la baciava sempre più coinvolto.
Non vedo le mani di Duff... Ah, ecco il perché del verso.
Scossi la testa desolato e cacciai un rumoroso colpo di tosse.

Vediamo se i due ragazzi tanto vogliosi l'uno dell'altra si accorgono di me.

Entrambi continuarono il loro passionale percorso senza degnarmi di uno sguardo.

Evidentemente no.

« A me spiace davvero interrompere, ma...»

Si girarono entrambi di scatto e lei diventò tutta rossa.

« ...Izzy!»

Duff si grattò la testa imbarazzato mentre Eden si avvolse con la coperta appoggiata al bracciolo del divano.

« Non per altro, ma almeno andate in camera.»

« Sì, mi spiace.»

Risi: « Non ti preoccupare. Lo so che Duff può essere parecchio insistente.»

Sorrise.

« Beh, io vado. Buona scopata.»

Abbassarono lo sguardo sorridendo imbarazzati e mi salutarono con un cenno. Io presi il giubbotto dalla sedia nell'entrata e uscii vittorioso, ripensando alle loro buffe espressioni.

 

Giusto un giro per prendere aria.

La dose non mi aveva stroncato perché ormai troppo poca per me, ma mi aveva lasciato un disorientante senso di vuoto.

Mi strinsi nel giubbotto di pelle mentre camminavo per le fredde strade di Los Angeles, con una sigaretta stretta tra le labbra sottili.

Era quasi Natale, intermittenti lucine iniziavano ad adornare i negozi e l'aria si faceva gravida di dolci aspettative.

Una festività che non mi aveva mai colpito più di tanto; semplicemente mi passava sopra, come la maggior parte delle cose, d'altronde. Mi limitavo a fare e ricevere regali, a partecipare alle cene se ne fossero state organizzate e ad augurare buone feste a tutti.

Entrando nel negozio di dischi fui percorso da un brivido per il brusco cambio di temperatura.

« Stradlin, ma chi si vede!»

Andai alla cassa dove un ragazzo con dei dread lunghissimi e corvini mi sorrideva agitando la mano.

« Ehi Bon, come va la vita?»

« Bene, amico, non c'è male.»

Sorrisi a mia volta, guardandomi in giro.

« Qualche novità?» chiesi, crogiolandomi nel tepore del piccolo ambiente.

« Ho dei vinili nuovissimi, vuoi vederli?»

« Che scherzi? Certo che li voglio vedere.»

Con una pacca sulla spalla mi accompagnò nel retrobottega, strapieno di dischi e strumenti vari.

Jeff, benvenuto in paradiso.

C'era un lieve odore di vecchio, che io particolarmente amavo; uno di quei profumi che ti porterai fino alla tomba, come quello del tuo primo amore o del tuo libro preferito.

Bon iniziò a mostrarmi vari vinili e ne mise su uno, dal sound psichedelico.

Adoravo quel ragazzo. Ci si riusciva a parlare senza tante preoccupazioni, aprendosi in un modo che non si sarebbe mai pensato di fare. Solo perché si era sicuri che lui non avrebbe mai tradito.

Canticchiava col cantante della band che suonava in sottofondo, come era solito fare mentre rollava uno spinello.

Io intanto strimpellavo sulla chitarra che mi aveva detto di provare.

« Come va con la tua ragazza?» chiesi.

Sospirò forte, accendendosi la canna: « E' strana, sfuggente. Piange e mangia. Fa praticamente solo quello, ormai. E non vuole che scopiamo.»

Deglutii soffocando un colpo di tosse.

Un po' incinta. Ma lo scoprirà da solo.

« Non lo so, prova a starle più vicino.»

« Le ho provate tutte, Izzy! E la amo troppo per lasciarla andare...»

L'amore, sempre l'amore.

Ma Cristo, scopare e basta è più soddisfacente e non crea brutte situazioni.

Quando lo capirà l'umanità?

Come quei due, Duff e Eden. Non avevo mai visto due persone tanto innamorate l'una dell'altra, per giunta in pochissimo tempo. Avevano un rapporto che probabilmente si sarebbe potuto costruire solo dopo anni di convivenza. E lui era così perso, quando lei non c'era.

Indivisibili.

E Axl. Come la guardava.

Non riesco a capire se il suo sia solo un capriccio o vero interessamento.

« Come va con la band?»

Mi riscossi guardando smarrito Bon.

« Ehm, bene. Ci hanno fatto un contratto» dissi, tirandomi sulla fronte il cappello.

Lui si aprì in un grande sorriso: « Cazzo Stradlin, e me lo dici così? Tra poco starò qui a vendere il vostro primo disco e a raccontare di quando il famoso chitarrista dei Guns N' Roses veniva a farsi una canna e ad ascoltare buona musica con me!»

Risi.

« Io metto le mani avanti! Per ora con i soldi del contratto ci prenderemo una bella casa, poi vediamo come va.»

« Sempre il solito ragazzo ragionevole. Lasciati trasportare dall'entusiasmo!»

Sospirai.

Fosse facile.

Bon notò il mio disagio e si affrettò a cambiare argomento: « Ti va di ascoltare i Floyd?»

Mi si illuminarono gli occhi.

« Cazzo, sì!»

 

Era mezzanotte e qualcosa. Almeno, così diceva il mio orologio scassato.

Nello studio di registrazione c'era un persistente puzzo d'alcol e Slash stava intrattenendo me e gli altri della band con delle battute.

Steven non si era presentato e Axl non aveva voce, così avevamo registrato solo le parti delle chitarre e del basso di una o due canzoni. Il lavoro procedeva a rilento.

Stiracchiai le braccia, attento a non lasciar cadere la mia sigaretta accesa, e sbadigliai.

« Sei una mezza sega, Stradlin. E' mezzanotte e hai già sonno.»

Risi per la voce da trans che Axl aveva.

« Taci testa di cazzo con la voce da travione.»

Gli altri risero a loro volta, tornando poi alle loro attività.

Chiusi gli occhi, abbandonando il capo allo schienale della scomoda poltrona su cui sedevo.

Sentii Slash iniziare a strimpellare per tenersi in allenamento; un riff mi colpì particolarmente.

« Rifallo.»

« Eh?»

Lo guardai, incitandolo con la mano.

Lui fece spallucce e lo riprodusse di nuovo.

« Mi piace.»

Mi si accese qualcosa dentro, scaldandomi il cuore.

Allungai la mano e presi la mia chitarra: « Continua.»

Slash si lasciò andare, facendo scorrere con fervore le dita sulle corde tese.

Mi accordai con lui e costruii una melodia correlata alla sua. Sentii anche il suono profondo delle corde di Duff accompagnarci.

« E' bellissima, cazzo» esclamò Axl, per quello che gli permetteva la sua voce.

Concentrato, scrissi le note sul primo spartito sporco di vodka che mi capitò a tiro.

E' lei, sì.

« E cosa ci scriviamo su?» chiese Duff, continuando a suonare con scioltezza.

Axl sembrò illuminarsi e iniziò ad armeggiare nella tasca del suo giubbotto. Ne sfilò un foglio spiegazzato e lo aprì, con un certo luccichio negli occhi.

« Ecco, io ho scritto questa cosa... Non so perché, mi è venuta spontanea senza pensare a qualcuno in particolare.»

Quando mentiva sorrideva come un ebete.

Che cazzo avrà fatto ancora?

« Si intitola Sweet child o' mine.»

   
 
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