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Autore: jaejae    11/12/2011    6 recensioni
[INFINITE | Pairing: WooGyu (Woohyun e Sunggyu)]
Non è una novità che Woohyun vede Sunggyu come il proprio punto di riferimento, la loro amicizia è solida e sincera, e naturalmente Woohyun è il primo ad essere convinto che tra loro fili tutto liscio. All'improvviso, però, un'ubriaca dichiarazione d'amore da parte di Sunggyu metterà in crisi ogni certezza che Woohyun aveva sempre avuto.
Tra litigate, allontanamenti, parole non dette e gelosie, le paranoie di Woohyun sembrano proprio senza fine... ma porteranno a qualcosa di buono?
Una breve fanfiction di soli due capitoli sul mio pairing preferito.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve!
Come avevo già detto, dato che questa è praticamente una oneshot divisa in due, ecco l'aggiornamento velocissimo: mi sembrava inutile far aspettare senza motivo.
Il capitolo riprende gli avvenimenti esattamente da dove si erano interrotti nella prima parte, cioè il punto in cui Sungjong va nella stanza di Woohyun per informarlo che... beh, Sunggyu pare voler iniziare un qualcosa con il nostro maknae. Cosa succederà adesso?
Buona lettura!


Capitolo 2.

Woohyun stava completamente uscendo di testa, non reggeva più quella situazione. Dopo la confessione di Sungjong a riguardo di un ipotetico, almeno quanto assurdo, appuntamento con Sunggyu, l'incrollabile sicurezza e autostima di Woohyun aveva iniziato a vacillare. Inesorabilmente.
Dopo l'uscita di scena di Sungjong, senza rendersene veramente conto, come un automa, uscì dalla stanza e a passi leggeri si incamminò verso la camera occupata da Sungyeol, Myungsoo e Dongwoo. Il manager non c'era, era in sala a parlare al telefono. Senza neanche bussare aprì la porta e s'intrufolò nella stanza sperando di non beccarli in situazioni strane della serie "stavamo guardando un porno insieme" o magari mezzi nudi perchè si stavano cambiando. Per fortuna sembravano tutti tranquilli e vestiti, chi leggeva o ascoltava la musica, tipico momento rilassante prima di mettersi a dormire. Appena entrò, gli occhi di tutti e tre si puntarono su di lui e assunsero un'aria non molto incoraggiante da "che cazzo vuoi?".
Restò un attimo in piedi davanti alla porta chiusa, emettendo un sospiro amareggiato, poi si avviò verso il letto di Dongwoo e ci si sedette sopra. I tre proprietari della stanza si scambiarono a vicenda un'occhiata perplessa che Woohyun finse di ignorare. Si grattò distrattamente il collo.
«Voi credete che se una persona viene rifiutata da quello che le piace, poi è normale che dopo pochissimo tempo accetti di uscire con qualcun altro?», chiese dal nulla, fingendo che fosse una domanda posta per pura curiosità. Gli altri tre si scambiarono un altro sguardo interdetto, come per stabilire chi dovesse prendersi la briga di rispondere e sorbirsi qualunque cosa fosse successa dopo, perchè con Woohyun non si poteva mai stare tranquilli. Fu Sungyeol, temerariamente, a sbottare a voce alta: «Perchè no?»
«Perchè... beh, non dovrebbe passare un po' di tempo tipo per... smaltire la delusione?» disse Woohyun facendo un breve gesto della mano come per aiutarsi a spiegarsi meglio, perchè in verità era non poco in difficoltà nel tentativo di apparire calmo e non farsi scoprire, ma a quanto pare, né Dongwoo, né Sungyeol, né Myungsoo avevano intenzione di risparmiarlo. Woohyun sentì come una ginocchiata nello stomaco quando Myungsoo, nel suo solito stile cool, infranse ogni sua aspettativa: «Hyung, uscire con qualcun altro è il modo migliore per svagarsi e dimenticarsi delle delusioni passate, non lo sai?»
A questo, effettivamente, non aveva pensato. E quel che è peggio, realizzarlo lo infastidì ulteriormente: Sunggyu voleva dimenticarlo. Non solo la litigata e quello che era successo dopo la sua ubriaca dichiarazione, voleva dimenticarsi anche dei sentimenti che lo avevano unito a Woohyun. Non voleva che dimenticasse.
«Ma di cosa stai parlando, comunque?», la voce di Dongwoo lo risvegliò dal torpore. Sussultò quando la testa di un Sungyeol tutto divertito spuntò dal secondo piano del letto a castello su cui era sdraiato e con voce maliziosa aggiunse: «O di chi?»
Attimo di panico. Ripensò alla conversazione che aveva avuto con Sungjong. Con lui la storia dell'amico aveva funzionato, così su due piedi decise di riciclarla, sperando che non facessero domande: «Nessuno che conoscete. Un mio amico si trova in una situazione simile e mi ha chiesto un consiglio, per cui...»
«Amico chi?», insistette Sungyeol senza smettere di sorridere a bocca spalancata. Woohyun lo maledì mentalmente.
«Nessuno che conosci», rispose sbrigativamente, non azzardandosi a guardare l'altro in faccia. Non era bravo a dire bugie. No, ok, era bravo, ma quella era una questione di vita o di morte. Sentì che la morte già stava incombendo quando Sungyeol rise e gli sbatté in faccia la dura realtà: «Woohyunie, tu non hai amici che noi non conosciamo.»
Si morse il labbro inferiore, fissandosi i piedi scalzi. Cambia discorso, cambia discorso. Disse la prima cosa che gli venne in mente, e anche la più sbagliata. «Comunque io sono meglio di Sungjongie, vero?»
Calò quel tipico silenzio che ogni volta seguiva una frase stupida. Quella era una domanda che rientrava tra le proibite. Era come un patto silenzioso che avevano stipulato tra loro sette della band: non chiedere mai chi sia meglio o peggio, se non rientrava in ambito lavorativo. Avrebbe causato troppe crisi, crisi che Dongwoo cercò di attenuare dandogli una piedata su un fianco e sbottando: «Yah, nessuno qui è migliore di qualcun altro, Woohyun-ah.»
Woohyun annuì come sollevato. Certo, nessuno era meglio di altri. Quindi a lui non mancava nulla rispetto a Sungjong, giusto? Magari solo la scioltezza poco virile con cui Sungjong sculettava ballando le coreografie dei gruppi femminili, quello sì... stava per tirare un sospiro di sollievo, quando Sungyeol decise di infilare un dito nella ferita non ancora rimarginata: «Guarda che Sungjongie è attraente a modo suo, non lo sottovalutare.»
Impallidì.
«A me piace», ammise Myungsoo senza scomporsi un istante. Dongwoo annuì sporgendo il labbro inferiore, sereno.
Woohyun si sentì mancare. Coloro che aveva reputato alleati e che credeva lo avrebbe sollevato o che almeno gli avrebbero dato una qualche conferma in quel momento di insicurezza, in realtà erano tutti stati incantati dallo stesso potere che Sungjong, evidentemente, esercitava su Sunggyu. Il maknae carino che obbediva gentilmente a tutti i suoi hyung, aveva alla fine conquistato il loro cuore, mentre Woohyun... beh, lui non aveva mai avuto motivo di conquistare nessuno dato che aveva sempre avuto Sunggyu, il suo potere di leader, dalla propria parte.
Come un automa, senza dire nulla e senza neanche salutare, uscì dalla stanza dirigendosi verso la propria. Prese un respiro profondo. Ma sì, non aveva bisogno di nessuno di loro. Stava bene anche così. Già. In fondo aveva sempre degli amici esterni alla band che potevano ascoltarlo e capirlo e infondergli coraggio. Quella sera avrebbe un po' chattato con amici e si sarebbe fatto un bel giro in internet per distrarsi.

Woohyun si stava vergognando a morte. Avrebbe voluto chiudere immediatamente il computer portatile e cominciare a prendersi a sberle da solo. Non sapeva bene come tutto questo fosse iniziato, ma girando per internet aveva trovato alcune immagini che ritraevano lui e Sunggyu insieme. Nulla di compromettente o con strani significati nascosti, le solite cose che facevano in amicizia o per scherzo ma su cui le fans si facevano miliardi di filmini mentali, finendo per dire cose come "Guardate questo, è la prova che la WooGyu è reale!". Loro di solito si facevano delle grosse risate su quelle cose, ma in una situazione simile, Woohyun aveva iniziato a pensare a come avrebbero reagito le fans se per assurdo, in qualche mondo parallelo, fossero venute a sapere che la WooGyu era davvero reale, come fantasticavano loro. Si chiese come tutte quelle ragazze se li immaginavano di solito, come s'immaginavano una loro possibile relazione sentimentale. E senza neanche rendersene conto, era passato dalle fanart alle fanfiction. All'inizio aveva preso la cosa con leggerezza, solite storie che potevano tranquillamente apparire etero se non fosse stato per il sesso dei due protagonisti, in più pensava che la caratterizzazione che gli davano le fans non gli appartenesse poi molto, ognuna aveva una visione differente, perciò si limitò a pensare che quel Woohyun di cui parlavano fosse solo un suo omonimo.
La cosa si fece davvero imbarazzante però quando, senza realmente rendersene conto, passò dalle tormentate storielle d'amore alle scene di sesso. All'improvviso si rese conto che lo immaginavano anche in quelle situazioni, per di più con un altro uomo, e incominciò a rendersi conto che nell'immaginario della storia c'era proprio lui, non un ipotetico omonimo. E davvero, dopo aver letto che si apprestava a fare un lavoro di bocca a Sunggyu, avrebbe davvero voluto chiudere la pagina di internet e far finta di nulla, fingere che quell'assurda lettura non fosse mai avvenuta, ma non riusciva a fermarsi. Prima che se ne accorgesse, iniziò a pensare a come sarebbe stato.
In quel momento era sdraiato supino sul letto con il pc portatile appoggiato sulla pancia. Alzò lo sguardo e visualizzò un Sunggyu senza maglietta che lo sovrastava, gli occhi così sottili da sembrare chiusi, le labbra umide socchiuse e i capelli che creavano un'ombra attraente sul suo viso. Sunggyu aveva delle belle braccia. Lo circondavano. Visualizzò i pettorali e gli addominali che non erano così scolpiti come i suoi, ma non erano male. Non aveva mai visto hyung senza boxer, ma non doveva essere messo male. Più o meno di lui? Fargli un lavoro di bocca...
Woohyun sussultò di botto. Ad occhi sbarrati, freneticamente, cliccò la X rossa nell'angolo destro della pagina e richiuse il computer.
Che. Cavolo. Stava. Facendo?
Si guardò in giro, provando come la sensazione che qualcuno nascosto nella stanza l'avesse colto in fragrante. Si mise le mani tra i capelli, sconvolto. Se leggeva quelle cose e si metteva addirittura ad immaginare come sarebbe stato, significava che era gay o aveva strani istinti repressi? No. Certo che no. Quella era unicamente curiosità, era umano averla e lui era un tipo curioso di natura. Sì. Era perfettamente normale. Se mai era Sungjong a non essere normale, tantomeno Sunggyu.
Assottigliò gli occhi, pensieroso. Sungjong e Sunggyu... loro non erano una coppia famosa tra le fans, giusto? Nessuno pensava che potesse esserci qualcosa tra loro, perchè non erano mai stati così vicini da destare sospetti. Come poteva essere una relazione tra loro? Cosa si dicevano quand'erano soli, cosa facevano, si divertivano o avevano conversazioni serie? Se uscivano insieme magari avevano già fatto qualcosa? Tipo qualche abbraccio. Raggelò al pensiero di un bacio. No. Assolutamente. Sunggyu non era tipo da fare cose simili. O forse...
Woohyun riaprì il computer e cercò delle altre fanfiction.

Fu svegliato qualche ora dopo da dei rumori che venivano dall'esterno. Qualcuno in cucina. Stordito si guardò in giro e cercò la sveglia con gli occhi. Era circa mezzanotte, aveva creduto fosse più tardi. Barcollando si alzò per andare a vedere che stava succedendo; decise che intanto che andava in cucina si sarebbe bevuto un bel bicchiere d'acqua fresca, aveva sete. Aprì la porta della camera e uscì. Con gli occhi studiò i propri piedi che scivolavano lentamente sul marmo bianco del pavimento, ma non ne sentiva la consistenza, gli sembrava di volare. Aprì appena la porta della cucina, ma si fermò prima che potesse venire notato da qualcuno quando si accorse di chi c'era all'interno e quando la sua mente realizzò ciò che i suoi occhi stavano vedendo.
Sungjong era seduto sul bordo del ripiano in legno accanto ai fornelli, come faceva spesso. Teneva le gambe aperte, facendo spazio a Sunggyu che vi era in mezzo, in piedi di fronte a lui, vicino, si abbracciavano. Sungjong gli accarezzava i capelli castani sopra al coppino, Sunggyu a sua volta gli baciava famelicamente il collo. Sungjong emise un leggero sospiro d'apprezzamento e ne emise un altro quando la mano di Sunggyu si spostò dalla coscia del più giovane alla pelle bianca e morbida nascosta sotto alla maglietta appena sollevata. I due si allontanarono un attimo per guardarsi negli occhi. Dolcemente, a lungo, per poi riunirsi con un bacio. Un vero bacio, non quelli che Woohyun vedeva di solito nei drama. Avrebbe voluto fermarli, gridare, allontanarli, ma non gli usciva neanche una parola, era immobilizzato.
«Sungjongie, ti amo», sussurrò Sunggyu.
Woohyun si svegliò di soprassalto. Guardò l'ora dalla sveglia. Mezzanotte, ma dalla cucina nessun rumore.

Dopo lo shock non indifferente che gli aveva provocato quell'improbabile sogno di mezzanotte, Woohyun aveva nuovamente rimuginato troppo a lungo. Si era improvvisato psicologo di sé stesso e aveva realizzato con profondo sgomento che quel sogno era evidentemente dovuto ad un qualche trauma psicologico che la sua mente non riusciva propriamente ad elaborare. A dirla proprio tutta, quella era la conclusione a cui era giunto in particolare per dare ulteriormente la colpa a Sungjong e soprattutto a Sunggyu di qualcosa. Così, da lontano, li guardava male e li insultava mentalmente.
O forse, semplicemente, le fanfiction gli avevano fatto seriamente male. Ogni volta che incrociava lo sguardo di Sunggyu si sentiva in imbarazzo per tutto (il sogno, le fanfiction, le fantasie e la litigata, tutto insieme) e si allontanava ulteriormente, crudelmente. In più le storie che aveva letto con protagonisti Sunggyu e Sungjong l'avevano soltanto spinto ulteriormente più giù nella convinzione che poteva capire perchè Sunggyu preferisse Sungjong. Le fanfiction gli avevano offerto lo scenario perfetto per visualizzare come poteva essere il più piccolo in una situazione intima: il maknae innocentino tutto "no, non voglio" per nascondere l'imbarazzo che in realtà lo voleva ed era tutto un mugolio eccitante. Woohyun si scandalizzò per i suoi stessi pensieri.
Doveva sul serio star uscendo fuori di testa o qualcosa così, non poteva essere solo l'influenza delle fanfiction slash, perchè in vent'anni di vita non aveva mai avuto sogni erotici o simili, anche se gli sembrava difficilissimo poter definire un sogno come quello addirittura erotico. Si diceva e ripeteva che non era affatto gay, tantomeno una ragazzina amante dei boys love, infatti li aveva letti per puro caso. Di fatto il sogno non l'aveva per nulla eccitato, ci mancherebbe, gli aveva solo tolto il sonno... e tutto quello che stava succedendo l'aveva spinto a vedere Sunggyu sotto ad una luce diversa. La luce di un uomo sessualmente appetibile.
Woohyun se lo chiedeva ormai da un po' di tempo: da quando il suo hyung era diventato così bello? Era strano. Aveva iniziato a notare un cambiamento costante nell'aspetto di Sunggyu, che si faceva sempre più spiccato ai suoi occhi di giorno in giorno. Ogni giorno notava un particolare diverso a cui non aveva mai fatto caso prima: perchè improvvisamente, nell'arco di pochi giorni, il leader pareva essere diventato più alto? Perchè i suoi capelli sembravano all'apparenza davvero morbidi, luminosi e piacevoli al tatto? Non gli erano mai sembrati così, prima. I suoi occhi avevano sempre avuto quella forma allungata che lo facevano sembrare un gatto addormentato? Non aveva mai trovato il suo viso così dolce, prima. E i suoi denti erano sempre stati così bianchi e perfetti? E le sue mani erano sempre state così, con le dita affusolate e lunghe? Quei bicipiti sembravano perfetti per quelle spalle larghe. Hyung non era troppo magro, era perfettamente proporzionato e il suo didietro... come spiccava bene in quei jeans.
Woohyun avrebbe voluto sbattere la testa contro la parete milioni di volte. Tramortirsi, farsi male, cercare di avere un trauma cranico sperando di perdere la memoria... tutto, pur di continuare a vivere nella libertà di non rendersi conto di cosa stava accadendo in lui. Non poteva crederci che era arrivato a quel punto.
Tanto per provarsi che tutto questo era solo una fase passeggera che sarebbe passata in un batter d'occhio, quella sera decise di gustarsi un porno in solitaria. A volte li guardava insieme agli altri ragazzi della band, senza nessun imbarazzo di fondo, erano tutti uomini ormai grandi e con degli impulsi, dopotutto. Ma quella sera no, era un momento sacro che doveva condividere solo con sé stesso e la sua eterosessualità che, probabilmente, in quel momento stava preparando le valigie per partire, andarsene lontano, in qualche posto al caldo. Stava emigrando. Poteva confidare che poi tornasse.
Woohyun fissò attentamente lo schermo del computer, in piena fase di riflessione. Non era mai esistito che addirittura riflettesse durante la visione di un filmino. Il punto era che, a dirla tutta, non aveva mai pensato alle ragazze in termini specifici: non si era mai soffermato particolarmente a pensare cosa gli piacesse di più o di meno in una ragazza. Una ragazza era un essere femminile ed, essendo lui un essere maschile, era attratto da loro. Fine della storia. Questa era la regola su cui aveva fatto affidamento da quando era bambino, quando aveva iniziato a capire la differenza tra maschio e femmina e che i bambini non vengono portati da una cicogna che si faceva il mazzo trasportando neonati. Non aveva mai guardato gli uomini con occhi diversi, ma non si era mai neanche legato ad una ragazza al punto da dire che l'aveva amata o altro. Eppure quando si masturbava pensava alle ragazze e aveva sempre funzionato tutto... fino a quel momento. Stava guardando un porno e si stava annoiando. Forse perchè Sunggyu continuava ad essere il suo chiodo fisso: gli mancava da morire, voleva abbracciarlo.
In quel momento, notando che niente si stava alzando ai piani bassi... Woohyun sentì le lacrime pungergli gli occhi, perchè aveva capito che la storia della sua vita aveva improvvisamente imboccato un vicolo cieco da cui non c'era ritorno.
Woohyun pianse guardando un porno, quella sera.

Probabilmente, realizzò Woohyun, non poteva sperare che Sunggyu hyung si svegliasse una mattina e come se niente fosse decidesse di far pace con lui. No, purtroppo sarebbe stato troppo facile così. Woohyun doveva fare qualcosa, prendere in mano la situazione. Non poteva certo essere lui a fare il primo passo nell'avvicinarsi a Sunggyu, era troppo imbarazzato e a disagio, in più tutte quelle strane sensazioni legate al leader non facevano altro che spingere Woohyun lontano da lui il più possibile... figuriamoci se riusciva a trovare le palle per andare lì e cercare di chiarire, ammettendo pure che... che...
Woohyun fissò Sunggyu: era bello da morire quel giorno, merda.
Si morse il labbro inferiore. Tutto questo lo stava distruggendo. All'inizio aveva pensato che fosse unicamente un suo problema, durante il breve pianto liberatorio della sera prima, aveva sentito così intensamente, pazzamente ed irremediabilmente la mancanza di Sunggyu, che era fino con l'andare vicino tanto così al credere che magari ricambiava sul serio i sentimenti dell'altro, ma andiamo... era una scemenza. Di sicuro il problema non risiedeva in lui, ma era pressoché certo che se solo tutto fosse tornato come un tempo, anche quelle strane sensazioni sarebbero sparite per sempre. Sarebbe tornato il solito, allegro, pimpante ed etero al 100% Nam Woohyun che tutti conoscevano. Doveva solo far in modo che tutto tornasse a posto, che il puzzle si ricomponesse correttamente, così che lui potesse tornare com'era prima, senza più fantasie, immagini, pensieri o emozioni strane. Così magari hyung sarebbe tornato ad essere il leader che ai suoi occhi non appariva poi così attraente, ma solo un buon amico. Se Sunggyu tornava da lui e Sungjong si toglieva di mezzo, non ci sarebbero più stati casini. Ne era certo. E così, rimuginando di nuovo troppo a lungo, era giunto ad un'unica conclusione. C'era un unico mezzo che gli avrebbe concesso di allontanare Sungjong da Sunggyu una volta per tutte e che soprattutto avrebbe evitato che una scena come quella che aveva sognato giorni prima diventasse realtà, o che lui continuasse a tormentarsi costantemente, perfino nel sonno. Quel mezzo portava il nome di Hoya.
«Hoya, verresti un attimo con me?», lo invitò quel giorno stesso, durante una breve pausa dalle esercitazioni. Hoya, diffidente come al solito, inarcò un sopracciglio e con aria guardinga rispose: «Perchè?»
«Dai, ti giuro che non è uno scherzo», soffiò a denti stretti cercando di non attirare troppo l'attenzione degli altri. «E' importante.»
Hoya si guardò in giro come alla ricerca di un indizio che gli facesse destare qualche sospetto a riguardo di un possibile scherzo o attentato che avevano messo in piedi alle sue spalle (stando tutti i giorni tutto il giorno con quei sei aveva scoperto che la prudenza non era mai troppa), ma era tutto tranquillo, erano tutti sparsi per la sala prove o fuori a farsi gli affari propri, così fece un cenno d'assenso e seguì Woohyun fuori dalla saletta in direzione del bagno.
«Dove andate?», chiese loro Dongwoo vedendoli allontanarsi insieme e tutto ciò che ottenne fu un asettico: «In bagno.»
«Insieme?»
Nessuna risposta.
Il bagno era piccolo, le piastrelle bianche riflettevano la luce che filtrava dalle finestrelle disposte in alto, lo specchio riportava tracce di gocce d'acqua non asciugate e le due uniche toilette erano entrambe vuote. Non c'era nessuno, e Woohyun lo trovò un colpo di fortuna inaspettato: non dovevano neanche aspettare di avere campo libero.
«Allora?», sbottò subito Hoya incrociando le braccia al petto. Woohyun diede un'occhiata al proprio riflesso allo specchio. Aveva davvero un aspetto orribile ultimamente. Decise quindi di assumere un'aria ancora più drammatica di quanto non apparisse la sua intera figura in quel momento e fissò l'altro dritto negli occhi.
«Cosa ne pensi tu dello strano rapporto che s'è creato ultimamente tra Sunggyu hyung e Sungjongie? Visto che adesso sono entrambi in stanza con te al dormitorio, presumo che ti sia fatto un'idea più specifica, no?», chiese cercando di apparire abbastanza diplomatico e sperando in una qualche reazione spontanea di Hoya, che invece si strinse nelle spalle per nulla turbato e disse: «Non so neanch'io di preciso. Sembra che stiano bene insieme, comunque.»
Che voleva dire "bene insieme"? Non gli faceva né caldo né freddo? Perso nell'indecisione, decise di sganciare già in apertura la bomba a sorpresa.
«Sungjongie è venuto a dirmi che escono insieme! In quel senso!», squittì con gli occhi sbarrati. Da Hoya, comunque, non arrivò nessun segno di qualcosa che poteva essere anche solo sorpresa o diffidenza. Era come se lo sapesse ma, semplicemente, non gli importava. E Woohyun sentì le proprie braccia cadere quando Hoya diede conferma ai suoi sospetti: «E allora? Io non ho particolari pregiudizi su queste cose.»
Se Hoya era stato tanto bravo ad evitare la bomba, Woohyun sperò di riuscire a smuoverlo usando la carta del sentimentalismo.
«Non ti da fastidio neanche un po'?», chiese guardandolo ad occhi socchiusi, affranto.
«Beh finché non cercano di coinvolgermi in questioni strane, per me ognuno è libero di fare quel che vuole.» La semplicità con cui Hoya disse quelle parole lo fece rabbrividire. Preferì non soffermarsi su cosa intendesse con "questioni strane".
«Non dicevo quello», sbottò. «Non ti da fastidio che ora Sungjong abbia allontanato la sua attenzione da te?»
Hoya sembrò rifletterci, preso in contropiede.
«Non proprio, non sono un tipo geloso, soprattutto con gli amici», sentenziò infine per poi continuare con un sorriso sul viso diverso dal solito: «La cosa più importante è che sia felice e a me sembra che lo sia.»
Woohyun abbassò lo sguardo e cliccò il tasto stop nel suo cervello, sostituendo il nastro della ragione con uno dei suoi soliti deliri che però non riusciva mai a stoppare in tempo, prima che andasse oltre. Era ormai troppo tardi quando rialzò lo sguardo e disse a Hoya: «Dì a Sungjong di restituirmi hyung.»
«Che?», sbottò l'altro visibilmente perplesso, con le sopracciglia aggrottate.
«Non so che diavolo stia passando per la testa di Sunggyu hyung ultimamente, ma voglio che Sungjong ritorni al suo posto e che hyung ritorni nella nostra stanza e che tutto torni come prima», spiegò sbrigativamente, ma questo non aiutò affatto Hoya a comprendere meglio la situazione.
«E io che c'entro? Vai a dirglielo tu, perchè devo farlo io?», gli chiese infatti, un'iniziale nota alterata nella voce, come quella di Woohyun che stava incominciando a tremare. Non riusciva a fermarsi. «Tu sei quello più vicino a Sungjong, se glielo dici tu lui ti ascolterà sicuramente.»
Calò un breve silenzio. Hoya rimase immobile, un attimo interdetto, poi sospirò. Scostò lo sguardo, fissando un punto imprecisato del pavimento come alla ricerca di un significato a tutta quella vicenda o forse stava solo scegliendo cosa rispondere.
«Io non sono come te, Woohyun-ah. Non mi va di distruggere la felicità di Sungjong così, perchè lo dici tu. Non so neanche perchè dovrei, voglio dire, non mi piace venire coinvolto così nelle questioni d'altri.»
Woohyun abbassò lo sguardo sul pavimento, appoggiandosi ai lavandini accanto a loro. Perchè solo Sungjong doveva essere felice? Perchè né hyung, né il maknae, né Hoya, né nessun altro in quel posto pensavano solo un po' a lui, a come si sentiva? Perchè non pensavano che ridere felici tra di loro mentre Woohyun li stava guardando lo avrebbe fatto stare seriamente una schifezza? Perchè Hoya non voleva aiutarlo?
«Distruggere la sua felicità?», borbottò ironicamente. Quando tornò a guardare Hoya, però, non c'era nulla di positivo né nella voce né nello sguardo. «E la mia felicità, allora? Sto passando dei giorni d'inferno da quando io e hyung abbiamo litigato, poi mi sono confidato con Sungjong e lui ha solo sfruttato la mia debolezza per portarsi via Sunggyu hyung!», farneticò a voce forse fin troppo alta, dimenticandosi che erano in un luogo dove chiunque dello staff o del gruppo avrebbe potuto entrare o ascoltare. Non gli importava più. E lo sguardo sconcertato e infastidito di Hoya fu come un ennesimo schiaffo in faccia.
«Ma ti senti quando parli?», ringhiò. «Sungjong non è così e se vuoi saperlo, è stato il tuo amato hyung ad avvicinarsi a Sungjong per primo, la sera in cui è venuto nella nostra stanza perchè avevate litigato.»
Woohyun si immobilizzò. Il nastro nel suo cervello s'interruppe di botto, iniziando a girare a vuoto, per poi rompersi, aggrovigliarsi, creando un casino. Perciò era stato Sunggyu a volere Sungjong con sé, non viceversa. Tutto ciò su cui aveva fatto affidamento era come quel nastro: distrutto.
«E poi parli di Sunggyu hyung come se fosse un oggetto o un cane da compagnia. Pensi solo a te stesso. Non mi stupisco affatto che si sia stufato di te.»
Woohyun sembrò riprendersi di colpo, come se si fosse svegliato di botto da un lungo sonno con una secchiata d'acqua gelida buttata dritta sul suo viso.
Ma lui... cosa diavolo stava facendo? Cos'aveva fatto per tutto quel tempo? Perchè aveva lasciato che hyung se ne andasse e perchè gli aveva dato motivo di andare a cercare comprensione e affetto da Sungjong? Perchè era stato cattivo, perchè continuava a sbagliare? L'ultima cosa che voleva provare era la disfatta, quindi aveva sempre messo sé stesso al primo posto dando sempre la colpa agli altri. Com'era finito ad odiare sé stesso? Quella era la peggiore delle sconfitte.
Sentì lo stress, l'angoscia e le brutte sensazioni accumulate in quelle ultime settimane farsi sempre più forti, sempre più intense, come una sostanza che cresceva autonomamente e affluiva travolgendo tutto. Stava per saltare come un tappo di sughero.
«Non so perchè voi due abbiate litigato così, ma se davvero vuoi far pace con hyung, la cosa migliore che puoi fare è affrontarlo tu stesso e convincerlo a tornare, senza coinvolgere me o Sungjong, sarebbe inutile... anzi, credo che peggioreresti solo le cose.»
In quell'esatto momento, quando Hoya finì di parlare, Woohyun scoppiò a piangere. Disperatamente. Senza nessun preavviso. Solo alzò lo sguardo verso l'altro e iniziò a gridare e a singhiozzare a bocca spalancata e ad occhi strizzati, come un bambino piccolo quando gli si rompe il suo gioco preferito. Sentì distrattamente la voce preoccupata o forse traumatizzata di Hoya che lo chiamava, che gli chiedeva che cosa gli prendeva così all'improvviso, ma non gli rispose e non lo guardò. Non si curò delle pacche solidali che il ragazzo iniziò a dargli sulle spalle per cercare di calmalo e farlo smettere, continuando a ripetere: "Hya, scusa Woohyunie, è tutto ok. Dai, basta". Non si fermò neppure quando sentì Hoya allontanarsi a passo svelto, uscire dal bagno. Non si curò di nulla neanche quando capì che l'altro era solo andato a chiamare gli altri, o forse solo Sunggyu e gli altri li avevano seguiti. Ma sentire la voce di Sunggyu che dopo settimane di distacco si rivolgeva di nuovo a lui con tono preoccupato, sincero, chiedendogli cosa c'era che non andasse, gli fece venire solo più voglia di piangere e lo fece, gridò ancora più forte mentre le lacrime uscivano copiose dai suoi occhi.
«Perchè sta piangendo così? Che gli hai fatto?», chiese di nuovo Sunggyu quasi minaccioso, sta volta rivolgendosi ad Hoya.
«Io niente! Parlavamo di te e Sungjong quando all'improvviso ha iniziato a disperarsi come un pazzo, un attimo prima era tranquillo!»
«Uscite un attimo, ci parlo io con lui» e questa era indubbiamente la voce di Sungjong. Woohyun sussultò e il suo pianto si bloccò esattamente com'era cominciato: senza preavviso. E così quel ragazzino voleva pure parlargli? Si premurò di guardarlo male, mentre il maknae tranquillizzava Sunggyu con un sorriso che "era tutto ok". Sunggyu lanciò un'ultima occhiata poco tranquilla ad entrambi e poi uscì seguito da tutti gli altri. Quando la porta si richiuse, Woohyun lo guardò in cagnesco. Sungjong incrociò le braccia al petto come una diva supponente.
«Hyung, di cosa parlavi con Hoya hyung, ah? Immagino che gli hai chiesto qualcosa di stupido come: "Hya, allontana Sungjong da Sunggyu hyung così che il mio hyung possa tornare da me con la coda tra le gambe"!», lo scimmiottò Sungjong con una faccia talmente scema che Woohyun non riuscì a trovare il coraggio di ammettere neppure con sé stesso che l'immagine che aveva offerto il più piccolo non fosse poi così distante dalla realtà.
«Perchè sei così ritardato, hyung? Se ami Sunggyu hyung e sei tanto geloso, vai e diglielo!»
Woohyun sbarrò la bocca e gli occhi ancora arrossati e bagnati di lacrime, sconvolto. Gli aveva appena dato del ritardato. La parola "ritardato" rimbombava ancora nel suo cervello mentre rispondeva: «Ritardato sei tu. E non è che lo amo o sono geloso...»
Sungjong alzò gli occhi al cielo.
«Non pensi che tutto questo sia un po' esagerato se per te lui è davvero solo un amico?», chiese. E Woohyun capì che non c'era via di scampo. Era fottuto. Non c'era scusa che reggesse, ma era troppo orgoglioso e ferito e il solito Woohyun per dirlo apertamente, quindi decise che Sungjong non l'avrebbe mai avuta vinta.
«Adesso ti senti tanto importante da poter giudicare e credi di sapere tutto solo perchè hyung si è stufato di me e preferisce te?», sbottò facendo la vittima.
Sungjong, però, non vacillò. Combattivo e fiero, alzò il mento e senza esitazioni gli sbatté la verità in faccia: «Lo vedi che sei ritardato? Non puoi pensare per un secondo a come si sente Sunggyu hyung? Non te lo dirò io perchè dovete chiarire voi due. E comunque tra noi non c'è nulla.»
A sentire quelle ultime parole, Woohyun ebbe uno svarione. Avrebbe voluto appendere Sungjong al muro e riempirlo di botte, ma la profonda sensazione di sollievo e pace in parte ritrovata che sentì fiorirgli con energia sgargiante nel petto, lo frenò dall'intraprendere qualsiasi azione violenta. Solo andò alla ricerca di conferme.
«Non avevi detto che uscite insieme in quel senso?», chiese. Sungjong si strinse nelle spalle, un sorriso si formò sulle sue labbra. «Solo per farti arrivare a questo...» e con aria profondamente ispirata continuò: «Alla realizzazione
Attimo di pausa.
«Di cosa?»
Woohyun vide le braccia di Sungjong cadere a terra. «Che ti piace!», gracchiò il più giovane, esasperato.
Woohyun sospirò e si voltò di nuovo verso lo specchio: il suo viso era un pasticcio di lacrime, moccolo e occhiaie. Non poteva credere che si era mostrato a quel modo di fronte al suo hyung, con quell'aspetto orribile e nel pieno di quella sceneggiata ridicola e infantile, era imbarazzato a morte. Hoya aveva ragione: doveva riconquistare Sunggyu da solo, senza trovare scuse stupide, senza incolpare gli altri, senza coinvolgere chi non c'entrava. Sì, non c'era verso, era proprio fottuto. Non c'era scusa che avrebbe potuto offrire a Sungjong, ma soprattutto a sé stesso, per giustificare quello che stava accadendo in lui. Non poteva negare nulla, tantomeno che sì, probabilmente gli piaceva sul serio. Il problema non era Sungjong, il problema non era Sunggyu, neanche il rapporto che quei due avevano instaurato. Questi elementi avevano solo composto la molla che aveva messo in moto tutto un meccanismo che in Woohyun era sempre stato fermo. Ma, davvero, Sungjong meritava lo stesso una punizione per il pessimo trabocchetto che gli aveva fatto, perciò quello stupido maknae non l'avrebbe mai e poi mai avuta vinta.
«Io amo già le Inspirits» e detto questo, Woohyun si avviò verso la porta, ormai pronto per affrontare il mondo fuori da quel bagno. E Sunggyu, soprattutto.
Appena mise un piede oltre la soglia, vide i menager arrivare svelti lungo il corridio. Evidentemente si erano spaventati per la loro improvvisa sparizione.
«Che fate qui? Cos'è questo casino?», chiese uno di loro. Sungjong si strinse nelle spalle e sbrigativamente rispose: «Woohyun ha avuto una crisi isterica improvvisa.»
I due si scambiarono un'occhiata perplessa, mentre Woohyun assunse l'espressione più innocente e apatica che gli riuscisse.
«Tornate ad esercitarvi, che è meglio.»

Quando Sunggyu, quella sera stessa, rientrò nella loro stanza, Woohyun perse un battito. Pensò per un istante che fosse venuto a prendere qualcosa prima di tornarsene da Hoya e Sungjong come aveva già fatto altre volte, glielo suggeriva il suo guardarsi attorno come alla ricerca di qualcosa. Ma nell'istante in cui sollevò lo sguardo su di lui, nel momento in cui accennò un sorriso seppur a disagio, Woohyun sentì come se il cerchio si fosse finalmente chiuso. Milioni di deviazioni solo per arrivare a quel punto, per sentire di nuovo la sua voce rivolgersi a lui: «Ti sei calmato?»
Annuì e senza neanche rendersene conto, si mise su a sedere e ritrasse le gambe, come per fargli spazio in modo che potessero sedersi di nuovo vicini. E Sunggyu, esitante, si avvicinò a lui e prese il posto che gli era stato offerto, ma ancora nessuno dei due si azzardava a sollevare lo sguardo per guardarsi negli occhi.
«Adesso mi puoi dire qual è il problema o no?», sospirò Sunggyu fissando un punto imprecisato del pavimento. Woohyun lo imitò, cercando quello stesso punto, ma non vedendoci proprio nulla, in realtà. Chissà cosa vedeva Sunggyu hyung in quel momento, chissà cosa pensava? Voleva saperlo. E così, semplicemente, Woohyun si tolse la sua maschera invisibile. Non avrebbe neanche funzionato con il suo hyung, dopotutto, lui sapeva sempre tutto... o forse era solamente quello che aveva sempre creduto. Sunggyu non lo sapeva cosa sentiva, cosa doveva dirgli, non lo sapeva. Avrebbe voluto chiederglielo: "Sei spaventato, hyung?". E allora, a sentire la sua risposta, avrebbe ammesso che anche lui lo era, ma sorridendo.
«E' iniziato tutto quando Sungjong è venuto a dirmi che uscite insieme. La cosa non mi piaceva, ho iniziato ad essere geloso e paranoico», fece una pausa, grattandosi nervosamente il coppino. «In verità prima ho chiesto ad Hoya di aiutarmi ad allontanarti da lui.»
Woohyun strizzò gli occhi preparandosi a un'imminente e meritata tirata d'orecchie, che però non arrivò. Sollevò lentamente le palpebre e lanciò un'occhiata a Sunggyu che, incredibilmente... sorrideva. Appariva sereno mentre guardava dritto davanti a sé e diceva: «Lo so. Sungjong mi ha detto tutto.»
Woohyun imprecò mentalmente. Maledetto maknae ficcanaso da quattro soldi. Per punirlo l'avrebbe schiavizzato come non mai per almeno un mese.
«Non preoccuparti, come ha detto anche lui non stiamo insieme. All'inizio l'idea era quella di uscire insieme per... per vedere se poteva nascere qualcosa di più», ammise Sunggyu con un attimo di esitazione, «Ma a dirla tutta mi riesce difficile vedere Sungjong come più che un semplice amico, in questo momento.»
In quel momento lo capì nitidamente, ne ebbe come la prova: il suo hyung non si era affatto stancato di lui, non aveva smesso di pensarlo, di amarlo e soprattutto non aveva preferito Sungjong. Probabilmente non avrebbe mai preferito nessun altro a lui per tutta la vita, non c'era nessuno al mondo che potesse essere così perfetto per hyung, come non c'era un altro hyung che potesse essere più perfetto di così per Woohyun. Capendolo, semplicemente, sorrise. Era felice.
«Non puoi stare con lui a causa mia, giusto?», chiese senza modestia e si sentì ancora più soddisfatto quando Sunggyu, dopo un attimo di pausa e imbarazzo, annuì.
Woohyun sospirò e fissò la parete di fronte a sé.
«Io avrò anche i miei difetti, hyung, lo so che a volte sono egoista e cattivo, ma non lo faccio intenzionalmente. Tu però sei davvero incasinato, Kim Sunggyu», disse a gran voce, dando una colpetto con il gomito al braccio dell'altro, scherzosamente, come un tempo. Sunggyu lo guardò perplesso.
«Voglio dire... prima dici che mi ami, poi mi dici di dimenticare, poi dici che non puoi rimangiartelo e mi dici di nuovo che ti piaccio, poi però scappi e vai a rifugiarti da Sungjong e pensi pure di iniziare una specie di relazione con lui... credo che dovresti deciderti.»
Sorrise, ma Sunggyu non stava sorridendo e lì si accorse che probabilmente non era l'unico a star passando una sorta di travaglio interiore. Woohyun decise allora che quello era il loro momento. Il momento di dirsi tutto, ma era difficile trovare il coraggio per fargli capire anche solo un minimo cos'aveva passato in quelle settimane, non sapeva neanche se avesse avuto senso farglielo sapere, ma non era più sicuro che gli importasse di qualcosa. Si passò una mano tra i capelli e socchiuse gli occhi, perdendo la sensazione di ciò che lo circondava. C'erano solo lui e hyung in quel momento.
«Perdonami, hyung. Scusami per quello che ti ho detto quella volta, sono stato uno stronzo. In queste settimane non ho realmente pensato ai tuoi sentimenti, ho solo pensato a me. Volevo rovinare anche il tuo rapporto con Sungjong, pur non avendo alcun diritto di essere geloso o arrabbiato con voi, è solo che... non volevo che ti portasse via, credevo di non essere più al primo posto per te.»
Calò un breve silenzio. Voltò lo sguardo rivolgendolo a Sunggyu: era come stordito, se ne stava lì a bocca aperta come un demente e i suoi occhi sembravano come due fessure. «Perchè non sei venuto a dirmelo, allora?», chiese, e Woohyun sapeva che c'era una semplice risposta: «Mi vergognavo.»
«Anch'io mi vergognavo... mi imbarazzava pensare a come mi ero dichiarato e non ricordavo neanche molto bene cosa ti avessi detto quella volta. Mi ero davvero pentito, ma non sapevo come affrontarti: se fossi tornato sapevo che probabilmente avremmo solo peggiorato le cose, dovevo aspettare che ti fosse passata. In realtà mi sono avvicinato a Sungjong perchè sembrava capirmi e mi ha davvero aiutato in questo periodo, è più furbo di quanto pensassi, quel maknae.»
Woohyun si sentì come svuotato: il loro momento era arrivato come se n'era andato. Tutte quelle settimane d'angoscia che avevano trovato una soluzione in pochi minuti, semplicemente essendo sinceri l'uno con l'altro. Non era stato difficile essere onesto con lui, perchè per tutto quel tempo gli era sembrato impossibile? E in quel momento si guardarono negli occhi, sul serio, dopo tanto tempo, e Woohyun rimase abbagliato. Di nuovo se lo chiese: hyung era sempre stato così bello? Quanto cavolo gli era mancato? Avrebbe voluto buttargli le braccia al collo e tenerlo stretto, anche solo un minuto, solo per accertarsi che non fosse un sogno, che fossero davvero finalmente giunti a quel momento, ma non lo fece. Si sorrisero sinceramente e si sentì rinascere.
«E adesso?», borbottò Woohyun. Adesso cosa sarebbe successo?
«Questo devi dirmelo tu.»
Voltò lo sguardo dando un'occhiata all'intera stanza, sporca, disordinata, come abbandonata. Doveva proprio riordinare, in quelle settimane non s'era proprio curato di quella povera camera, ma era ancora abbastanza accogliente per far tornare la persona che doveva essere lì con lui una volta per tutte.
«Torni nella nostra stanza?», chiese e Sunggyu lo imitò, fece vagare lo sguardo per tutta la stanza. Un sorriso nostalgico gli solcò il viso.
«Sì. Sono stanco di dormire sul pavimento nella stanza di quei due.»
Woohyun ridacchiò per nascondere il senso di colpa immaginando le nottate d'inferno che doveva aver passato il suo hyung, raggomitolato in una trapunta sul pavimento duro e gelido. Visualizzando la scena, la faccia di Sungjong comparì improvvisamente davanti ai suoi occhi.
«E con Sungjong?», chiese velocemente, come se si fosse appena ricordato di una faccenda indispensabile, e per lui lo era, effettivamente. Sunggyu si strinse nelle spalle e disse con l'aria di chi stava parlando del tempo: «Manterrò lo stesso buon rapporto di adesso, suppongo.»
Era una delusione, sì. Woohyun avrebbe preferito sentire qualcosa come "adesso che t'ho ritrovato Sungjong ritornerà ad essere il solito sguattero della casa, chissenefrega di lui", ma sapeva che una cosa simile non era possibile, non più. Sarebbe stato difficile vedere Sunggyu così gentile anche con qualcun altro, ma finché era lui a mantenere saldamente il primato, non importava poi molto.
«Basta che non lo assecondi e non incominciate ad uscire insieme sul serio», borbottò afferrando il cuscino e strizzandolo contro il petto e vide Sunggyu assottigliare ulteriormente gli occhi, non sapeva dire se perplesso o indispettito, mentre lo fissava stupidamente a bocca aperta.
«Non ti ruberà il primo posto come amico, perciò che ti cambia se dovessi uscirci insieme una volta che mi sarà passato quello che provo per te?», gli chiese alla fine e a Woohyun caddero le braccia. "Primo posto come amico"? Mio Dio, le cose erano due: o lo faceva apposta per cercare conferme o semplicemente non aveva capito niente di tutto il loro discorso di prima. Sungjong proprio non gli aveva suggerito nulla? Come faceva a non arrivarci da solo, ad ogni modo? «E chi ha detto che voglio che ti passi?», sbottò Woohyun prima che potesse frenarsi. Si fissarono. Calò un sottile silenzio. Woohyun deglutì rumorosamente, Sunggyu lo fissava immobile. E adesso? Incredibilmente, Sunggyu si mise a ridere.
«Woohyunie, mi sa che l'unico davvero incasinato qui sei tu. Prima mi rifiuti malamente implorandomi di rimangiarmi la dichiarazione, poi diventi geloso se mi avvicino a qualcun altro, poi neghi di amarmi però vuoi lo stesso che continui ad essere attratto da te... che disagi strani hai?»
Lo "strano disagio" che aveva era l'incapacità di dichiararsi apertamente. Si chiese se fosse un disagio comune e soprattutto se fosse una patologia persistente, se quel blocco lo avrebbe frenato ancora a lungo. Se lo chiese mentre affondava il mento nel cuscino e borbottava: «Non lo so. Forse è perchè così sono sicuro che rimarrò sempre al primo posto per te.»
Bugiardo. Grandissimo bugiardo.
«Ecco che fai di nuovo l'egoista. Io non voglio vivere nessuna relazione controversa. O mi accetti e stiamo insieme oppure continui a rifiutarmi e mi aiuti a dimenticarti. In queste cose non esistono le vie di mezzo, Woohyunie.»
Lo guardò. Ecco Sunggyu il leader fiero ed integro che lo scrutava con un'espressione del tutto seria. Probabilmente non faceva altro che ferirlo sempre di più con quell'atteggiamento, giusto? Si grattò nervosamente un braccio. Era a disagio da morire. Andiamo, Woohyun, tira fuori le palle. Doveva dirglielo, doveva affrontare il suo maledetto strano disagio prima che fosse troppo tardi. Da dove le tirava fuori le parole giuste? Decise di tirare a caso.
«Hyung, forse Sungjong ha ragione. Io forse ti amo davvero più che come un amico, forse... e dico forse... in queste settimane mi sono accorto che forse... per un semplice amico uno non prova certe cose, giusto? Anche il fatto che non voglio che mi cancelli dal tuo cuore forse significa che, beh... forse...», farneticò nervosamente, senza azzardarsi a guardare nella direzione di Sunggyu, ma quando quest'ultimo lo afferrò per un braccio, poi per le spalle e lo attirò a sé abbracciandolo, a Woohyun venne un'incredibile voglia di piangere. Il profumo di hyung, la consistenza del suo maglione, le sue mani calde e tutto di lui, era così perfetto. Era quello il suo posto. Venne percorso da un brivido quando gli arrivò quel sussurro: «Lo so. Ho capito, Woohyunie, ho capito.»
«Voglio stare con te», continuò a voce alta dopo aver preso un respiro profondo per calmarsi, sentendo che doveva dirglielo perchè farglielo solo capire non era abbastanza. «Però tu devi stare al mio ritmo, capisci? Io non ho ancora ben realizzato o accettato niente di tutto questo, sto agendo d'impulso adesso.»
«Lo so», bisbigliò di nuovo Sunggyu e Woohyun si sorprese di sentire la sua voce colma d'emozione. Era quella la conferma di cui aveva bisogno. Sorrise e tirò su col naso, cercando di trattenere le lacrime, poi lo allontanò, sciogliendo l'abbraccio. Era stupendo stringersi così, ma la scena gli aveva fatto tornare in mente alcune fanfiction e pensò che fosse meglio premurarsi di far intendere a hyung che, anche se ora c'era quel rapporto tra loro, non avrebbero certo concluso la serata rotolandosi nudi nel letto. Gli lanciò un'occhiata imbarazzata e disse: «Ho letto delle fanfiction davvero imbarazzanti e non credo che ora come ora potrei fare cose come quelle che scrivono, quindi facciamo un passo alla volta, oh?»
Sunggyu lo guardò stravolto e gli chiese: «Hai letto delle fanfiction?»
Woohyun si diede dell'imbecille: non osava immaginare cosa poteva aver pensato hyung ad una rivelazione simile, adesso passava pure per pervertito.
«Cioè non proprio "letto", mi sono solo capitate sotto agli occhi per puro caso», si giustificò ma Sunggyu scoppiò a ridere, quelle risate che faceva da imbarazzato, con la bocca spalancata e il viso rivolto verso l'alto, visibile segno che qualsiasi scusa non avrebbe retto. «Cosa ridi?», borbottò Woohyun dandogli un colpo su un braccio.
Calò di nuovo il silenzio. Woohyun si chiese se dovesse iniziare a parlare di qualche cavolata a caso tanto per spezzare l'atmosfera imbarazzata e chiudere il discorso "fanfiction" e riprendere un buon ritmo nella conversazione. Stava per aprire bocca, quando Sunggyu parlò per primo: «Woohyunie, giuro che non ti salterò addosso, però... posso baciarti?»
Era sconvolto. Totalmente. Come poteva chiedergli una cosa simile con quell'aria del tutto serena e impassibile? Mille scene che aveva immaginato leggendo fanfiction iniziarono ad accavallarsi nella sua testa, facendolo avvampare. No. Doveva mantenere contegno.
«Non ho appena finito di dire che dobbiamo andare lentamente?!», gracchiò scandalizzato, stringendo il cuscino ancora più stretto a sé. Sunggyu fece la sua ennesima risata imbarazzata che però durò solo un paio di secondi, poi tornò mortalmente serio. Forse era lui il più imbarazzato.
«Scusa», disse con un cenno del capo. Attimo di pausa. «Beh, allora vado a prendere le mie cose nella stanza di Sungjongie e Hoya.»
Woohyun sbarrò gli occhi. Beh? Rinunciava così? Si morse il labbro inferiore: doveva fare qualcosa. Cavolo, non lo sapeva neanche lui se lo voleva davvero oppure no, non sapeva se... prima che se ne rendesse conto, afferrò Sunggyu per un braccio, impedendogli d'alzarsi.
«Non più lungo di cinque secondi e a labbra chiuse», stabilì con aria imbronciata e con le guance che scottavano. Sunggyu non mutò espressione mentre gli si avvicinava e tutto ciò che Woohyun riusciva a pensare era "oddio, oddio, oddio...". Strizzò gli occhi, avvertendo il respiro caldo del suo hyung sul viso. Oddio. Lo stava per fare davvero. E quando sentì le labbra dell'altro sulle proprio, il cervello di Woohyun staccò la spina, divenne tutto bianco, sentiva solo i battiti impazziti del proprio cuore che risuonavano nelle orecchie.
Alla fine, Woohyunie si scordò di cronometrare la durata del bacio e di tenere le labbra sigillate.

FINE.



Considerazioni finali:
Dunque, parlando un po' delle mie idee riguardo la fanfiction, parto col dire che sono relativamente soddisfatta del risultato finale.
Essendo molto lunga e non avendo molto tempo per me per scrivere e non sempre ho la giusta carica per farlo, la stesura ha richiesto molto tempo (più del previsto, almeno). La trama potrà apparire un po' troppo affrettata, me ne rendo conto: in pratica si risolve tutto in un capitolo, ma hey, come già detto e ribadito, questa è nata come oneshot... e non mi andava neanche di allungarla, sinceramente, ho solo seguito l'istinto.
Sunggyu dovrebbe essere il secondo protagonista, ma se sommiamo le parti in cui è apparso e ha parlato... beh, può sembrare un personaggio secondario, questo perchè Woohyun s'è preso tutto lo spazio, su di lui e sulle sue azioni/pensieri ruota tutto quanto, senza che Sunggyu abbia voce in capitolo. Eppure Sunggyu c'è sempre, è una presenza costante, un nome che si ripete. Mi dispiace avergli dato così poco spazio, soprattutto perchè è il mio bias (quello assoluto), ma alla fine non rimpiango nulla. Se mai rimedierò con un'altra fanfiction.

In conclusione, grazie mille a Miss_Zaoldyeck, l'unica gentilissima persona che ha recensito il primo capitolo e che ha messo la fic nelle seguite, e a MBLAQ Mir che sta seguendo la storia. Adesso che è conclusa, sinceramente, spero di vedervi un po' più numerosi, anche perchè questa è in assoluto la prima fanfiction in ambito Kpop che ho scritto e pubblicato e mi piacerebbe avere un qualche tipo di considerazione esterna, anche le critiche sono apprezzatissime.
In più sto pensando di iniziare a scrivere una long fic sempre sugli INFINITE e mi piacerebbe, successivamente, pubblicarla sul sito. Spero quindi di non avervi delusi con questa prima breve storia e che continuerete a seguirmi... almeno le poche persone che frequentano la sezione e sanno chi siano gli INFINITE, s'intende. '_'
A presto!
  
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