Hello! Una piccola nota: LO SO che non tutte le
donne diventano pazze a causa degli ormoni e tutta la prima parte è soprattutto
in chiave comica, anche se c’è da dire che ALCUNE diventano così e con ALCUNE
mi riferisco a ciò che so che sarò se mai sarò io quella incinta durante
l’estate, considerato che ora che non lo sono ho già i miei bei momenti di
lunaticità e di voglie. Oltretutto se Mary e Marlene fossero state qui e
incinte, loro sarebbero state l’esempio di persone che prendono la situazione
in modo più equilibrato. Comunque non è da intendersi come la mia visione delle
donne incinte o delle donne in generale, lungi da me il volerCi
offendere con questo. È che Lily è una che di solito reprime le lacrime, che si
arrabbia facilmente, che ride facilmente, e lei e
Alice sanno della Profezia, sono in guerra, fa più caldo del solito, sono
chiuse in casa…
In più ne approfitto per dire che ho preso una piccola ispirazione da
Friends, dalle Rachel e Phoebe incinte per
l’esattezza.
All’estinguersi del settimo mese. [30
– 31 luglio]
«OH GODRIC!»
Frank, Sirius, Remus, Peter ed Edgar, tutti seduti
sulle poltrone di casa Longbottom, si alzarono di scatto e corsero verso la
cucina, dove Alice aveva insistito per essere lasciata sola a preparare il tè.
«Che succede?» domandò Frank, bacchetta alla mano. La sua espressione
divenne preoccupata alla vista della moglie che si massaggiava il ventre, «Sta
per nascere?»
«NO che non sta per nascere!» strillò lei, facendoli sobbalzare, «Ho
sbattuto di nuovo contro questo stramaledetto vaso, mi spieghi cosa ci fa in
cucina?»
«È un-»
«Lo stramaledetto portafortuna di tua madre, lo so, me ne fotto! Ogni volta che mi avvicino alla finestra
il mio enorme pancione lo urta! Non è un portafortuna, tua madre vuole
torturarmi!» strillò lei, «Perché diavolo questo bambino non si sbriga? Doveva
essere nato a inizio agosto, tanto lo sappiamo che nascerà prima della fine,
quindi perché non si muove?». Alice abbassò la testa e
si rivolse al figlio: «Muoviti!»
«Dobbiamo andare!» affermò Sirius di slancio, afferrando Peter. Remus li
seguì di gran carriera.
«Dove andate?» domandò ansiosamente Edgar, «Non lasciatemi qui!»
«Sei il testimone e padrino, come Sirius, quindi ti tocca. Infatti stiamo andando da James e Lily perché a lui toccano
loro.» rispose Remus frettolosamente.
«Questo vuol dire che mi mollerete lì?» domandò il Black in questione,
terrorizzato.
«Ed è più sicuro?» chiese Edgar, guardandosi indietro come un animale
braccato.
«NON MI IMPORTA! TUA MADRE È UNA VECCHIA ARPIA! SPOSATI LEI SE VUOI TENERE
LA SUA IMMONDIZIA!»
«Edgar, anche casa dei miei genitori sarebbe più sicura per noi, al
momento.» disse Sirius tetro.
«Da quanto non vedete Lily?» domandò Peter.
«Un mese, io e Dedalus eravamo alla ricerca di...»
la voce di Sirius si spense. Caradoc era ancora una ferita aperta
per l'Ordine.
«Due mesi.» rispose semplicemente Remus.
«Lily diventava isterica col caldo? Al momento non lo ricordo... comunque
poi è meno incinta di Alice, sarà meno isterica, no?»
«Ripeti ancora isterica, Sirius.» borbottò Remus, passandosi una mano sulla
fronte sudata.
«Proprio quest'anno doveva essere così afoso...»
si lamentò Peter.
«Perché ho promesso a Prongs che saremmo passati?»
«Perché è il tuo migliore amico e non sai tenere la bocca chiusa.»
«Grazie del supporto del cazzo, Remus. E poi scusa tanto, se non vuoi venire
a trovarli non venire, io di certo non li abbandono solo perché ho pau-sono
preoccupato per la possibile isteria di Lily.»
«Stavo scherzando.» si lamentò Remus, «Cos'è, col caldo diventi incinto
anche tu?»
Sirius lo guardò male; Peter rise.
Ad aprire la porta fu un James più pallido e
spettinato del solito.
«Salvatemi.» disse loro a mo' di saluto.
«Ci vediamo.» disse Peter, girando i tacchi. Sirius lo afferrò per la
collottola e lo sbatté contro James.
«Entra e muori con dignità, Wormtail.»
«Ditemi che vi siete ricordati i gelati.» mormorò James.
«Dovremmo?» domandò cautamente Remus.
«Ragazzi!» li salutò Lily, arrivando loro incontro con aria esausta.
«HANNO DIMENTICATO IL GELATO!» urlò James, facendoli sobbalzare e correndo
verso l'altro lato della stanza.
«Ehm... James? Prongs?» tentò Remus mentre
gli altri lo guardavano con tanto d'occhi.
«Sei scemo?» domandò Lily ovviamente, «Posso
reggere senza. E ti avevo detto di non chiedere favori per lettera, che ce ne si dimentica… Ma non mi importa.»
Tutti e tre ebbero l'impressione che Lily gli avesse dimostrato il
contrario fino a poco prima, ma tennero la bocca chiusa sull'argomento.
«Potremmo anche passare a prenderlo ora.» propose Sirius nervosamente.
Lei si voltò di scatto a guardarlo, poi i suoi occhi le
si inumidirono e lei si portò le mani alle labbra.
«Lo faresti per me? Con questo caldo?»
James spalancò la bocca oltraggiato mentre a Sirius si gonfiava il petto e
lui assumeva un’espressione molto eroica.
«Ovviamente. Andrei anche a piedi per te.»
«Oh, sei così dolce, Padsy!» squittì lei, andando ad abbracciarlo. Sirius
ricambiò subito con l'aria di un cane a cui veniva
strofinata la testa.
«Io... io andrò con lui!» dichiarò Remus con aria speranzosa.
«Moony, ci sei anche tu! Due mesi!» esclamò lei,
scoppiando effettivamente a piangere e andando a gettarglisi addosso.
James aveva ancora la bocca spalancata e indicò prima l'uno e poi l'altro a
Peter, che era basito e anche un po’ geloso.
«Che gelato vuoi, Liliuccia?» domandò Sirius; era stato assente solo per
quel mese ma nei precedenti era stato onnipresente, specie quando Lily aveva
voglie, dato che James cercava di non lasciarla mai
sola e quindi le alternative erano due: o lui andava a cercare il cibo che
l’amica desiderava, di solito qualcosa di disgustoso - mentre Edgar riferiva
che Alice aveva voglie molto più sane - oppure le faceva compagnia mentre era
James che andava a scovare pesche ad aprile o qualcosa di cui lei non aveva
ricordato il nome ma viola e fresco a giugno, e insieme giocavano a giochi da
tavolo per bambini babbani perché lei non poteva fare nulla di pericoloso o suo
marito avrebbe avuto un attacco di panico.
E anche lui lo avrebbe avuto, dato che era iperprotettivo quanto James, ma
questo cercava sempre di ometterlo quando prendeva in giro il migliore amico
davanti ad altre persone.
«Voglio panna e stracciatella.» decretò la donna.
«Okay.» disse Remus, annuendo.
«Con sopra quel biscotto al cioccolato che fa Florian...»
aggiunse lei, con gli occhioni lucidi che intenerirono i tre davanti a lei.
«Certo, e un ombrellino.» suggerì Sirius.
«Sì, e aggiungici anche un po' di cioccolato
intorno. E una pallina alla fragola e una al caffè. Oh, non è che potresti
prendermi anche un ananas?»
«Aha.» disse Peter con voce flebile e guardando la smorfia disgustata sulla
faccia di James.
«Sì! Avrò anche il mio ananas!» esclamò lei, saltellando sul posto come
poteva e battendo le mani, «Yay!»
«Yay!» ripeté Sirius e lei scoppiò a ridere entusiasticamente.
«È bellissimo! Ha!» esclamò con
eccessiva energia, poi chinò la testa e scoppiò di nuovo a piangere.
«No, amore...» gemette James, «Perché piangi adesso?»
«Non lo so perché! Stupidi ormoni! Con le altre donne
non è così esagerato!»
«Ogni donna
reagisce a modo suo.» le fece gentilmente notare Remus.
«Già, e tu
sei sempre stata molto ormonale.» convenne il marito, sincero.
Lily smise
di asciugarsi il viso e lo sollevò lentamente, coi
capelli sugli occhi e uno sguardo incredibilmente assassino: «Cosa intendi
dire?»
Sirius era
un Gryffindor nel cuore ed era un buon amico, perciò decise di sacrificarsi,
soprattutto considerando il fatto che Lily lo stava
coccolando: «James, vai tu a comprare il gelato, io voglio passare un po’ di
tempo con la mia sorellina, dopo tanto che non la vedo.»
Le labbra di
Lily tremarono: «Mi hai chiamata ‘sorellina’?»
James gli
scoccò un’occhiata invidiosa e anche grata e spinse via Remus e Peter con sé.
«Che
caruccia che sei.» sghignazzò Sirius, azzardando una pacca sulla sua testa.
Lily sorrise in modo adorabile.
E così li
lasciarono soli e Sirius si fece strada verso il
soggiorno, trovando una sedia rovesciata a terra e lanciando un’occhiata a
Lily.
«Stavo
litigando con James.» bofonchiò lei. «Non lo faccio apposta, lui è meraviglioso
ed io sono così ormonale… E non è neanche una scusa valida.» piagnucolò.
«Essere
ormonale è sempre una scusa valida» replicò lui saggiamente. «Litigavate per
cosa?»
«James ha
detto di non essere un uomo incivile d’altri tempi e che vuole essere coinvolto
in tutto.»
«Intendi
nella gravidanza?»
«Già.»
«Oh, posso
capire come questo innervosisca una donna…» commentò Sirius perplesso.
Lily fece
una risatina strozzata. «Vorrebbe entrare in sala parto.»
«Ma perché mai?» inorridì lui.
«È quello
che mi chiedo anche io! Alla fine gli ho detto che va
bene, purché resti al mio fianco e non vada a vedere cosa combinano i dottori…
resterebbe traumatizzato a vita, quello lì.» gemette
lei, prendendo una rivista dal tavolo. «Il litigio è
partito quando lui voleva leggere questa con me. Me l’hanno data al San Mungo e
parla proprio del parto… Finirebbe col non avvicinarsi più a me.»
Stavolta fu
Sirius a ridere, raccogliendo la sedia e sedendocisi: «Lils, tesoro, sono sicuro che James verrebbe a letto con te anche se te lo
facesse nascere lui il bambino. È James. E non è niente che non abbia già
visto, più o meno.»
Lei gli
diede un colpetto di rivista arrotolata sulla testa. «Non
essere disgustoso. E comunque potrebbe sempre esserci
qualche complicazione, scemo. I dott-no, i guaritori potrebbero
dover intervenire e so che questo sarebbe abbastanza per lui.»
Sirius
inclinò la testa leggermente, perplesso. «Scusa, cosa
vuol dire intervenire?»
Lily
arrossì. «Lo sai cosa vuol dire… Quando ci sono problemi di là
loro danno una mano.»
«Una mano? A spingere?»
«No!»
esclamò lei, alzando gli occhi al cielo. «Lascia perdere!»
«Quello che stai dicendo è nella rivista? Me lo vedo da
me.»
«Non credo
ti convenga.» lo avvisò Lily.
«Ci sono foto?»
«No.»
«E allora!»
Lei sbuffò e
aprì la prima pagina, cercando sull’indice. «Sirius, se ti fa schifo smetti subito di leggere.»
«Lily…»
disse lui con lo stesso tono paziente. «Sono un uomo,
per favore. Lo so come nascono i bambini, non li portano gli ippogrifi e
conosco il procedimento dall’inizio alla fine. Qualunque cosa sia, io e di
sicuro anche James potremo reggere. Anzi, James ti ama, quindi sarà lieto di esserti stato vicino in un momento di bisogno, se
ci saranno complicazioni.»
Sirius le sorrise rassicurante e poi diede un’occhiata al giornale.
«Sirius,
apri la porta.»
«NO!»
«Sirius… Mi
serve il bagno.»
«NON È VERO! E NE HAI DUE! COME HAI POTUTO FARMI
LEGGERE QUELLA ROBA? LA TUA MENTE È MALATA! SONO UN UOMO!»
Lily
sospirò, seduta a terra accanto alla porta del bagno dentro cui
Sirius si era chiuso a chiave. «Io ti avevo avvisato.»
«Mi hai fatto passare la voglia di fare sesso per
sempre! Anzi, no, questo è impossibile… mi hai reso gay,
perché potrò rivolgermi solo agli uomini d’ora in poi! Tanto vale che vada a
chiedere a Remus di uscire con me! Tanto manca giusto arrivare in seconda base
dopo il vischio!»
Lily
aggrottò la fronte: «Stai dicendo che normalmente
quindi sei bisessuale? Perché non è che se non vuoi
farlo con una donna perché hai un qualche trauma, ti rivolgi necessariamente a
un uomo. Puoi fare da solo o non farlo.»
«SMETTI DI
PARLARNE!»
«Siamo a
casa!» chiamò James in tono allegro. «Ho trovato
tutto! Lily? Sirius?»
«Siamo qui!»
chiamò lei, alzandosi in piedi faticosamente.
James, Remus
e Peter arrivarono subito, gli ultimi due carichi di cibo, e suo marito si
precipitò a darle una mano temendo che andasse in pezzi solo perché si
sollevava da sola.
«Che
succede?»
«Sirius ha letto la rivista sul parto e si è chiuso in
bagno. Non vuole uscire. Vedi perché non voglio farti leggere?»
James
spalancò la bocca e poi guardò la rivista che lei aveva in mano: «È così
brutto?»
Sentirono la
chiave girare nella toppa e Sirius aprì la porta del bagno così violentemente
da mandarla a sbattere contro il muro, pallido e schifato: «I guaritori fanno
cose orribili!»
«Tu lo sai
che ho già abbastanza paura di partorire così, vero?» mormorò Lily.
«Fatti
drogare!» ribatté lui a voce altissima. «Io dovrò uscire con Remus d’ora in
poi, sto peggio di te!»
«Ti ho già
detto-»
«Ho voce in
capitolo in questo?» domandò Remus debolmente.
«No, tu sei
a mia disposizione.» rispose Sirius, «Lily, per
l’amor… fatti drogare sul serio, okay? È terribile, terribile!
E appena le mie gambe saranno un po’ più stabili me ne andrò a casa. James!»
esclamò poi, afferrandolo per la maglietta, «Non andare! Lascia che sia tutto
un mistero! L’ignoranza è sottovalutata! Altrimenti non avrai mai più figli con
nessuna!»
«Posso
sapere cosa gli hai fatto leggere, Lily?» chiese Remus stoico.
«Complicazioni. Parto.» rispose lei telegrafica, «È
meglio per te se lasci perdere.»
«Non ne
avevo dubbi.»
«Mi fa male
il cuore…» piagnucolò Sirius, con la fronte poggiata allo stipite e il tono estremamente drammatico.
James guardò
Lily e si grattò la testa. «Facciamo che provo ad
accompagnarti in sala parto e ti tengo la mano, eh? Non guardo niente, tanto
non era mia intenzione, e non chiedo niente.»
«Meglio.»
«Puoi farmi
un favore?» mormorò Sirius, voltando la testa verso di lei. «Lascia
perdere quella rivista, ti spaventi e basta. Tanto va come
deve andare. Lascia perdere le complicazioni, che a
quelle ci pensano i guaritori e concentrati su quello che dovrai fare tu, tipo
spingere e respirare.»
«Non respira
già di suo?» chiese Peter, spalancando gli occhi.
«Remus, colpiscilo da parte mia quando hai le mani
libere. Certo che respira di suo! Volevo dire quel modo in cui si respira
pre-parto… Me l’ha spiegato Andromeda!» spiegò alle
occhiate sconcertate degli altri.
«Possiamo
andare ad appoggiare il gelato e il resto della roba in cucina?» domandò Remus,
continuando ad osservare Sirius sospettosamente.
«Sì… Lily,
ne hai ancora voglia?» chiese James con aria saputa.
Lei
assottigliò le labbra, roteando gli occhi per guardare dall’altra parte. «Ehm…»
«Lo sapevo.»
«Frank, se
devi lavarti i denti entra adesso.» chiamò Alice,
asciugandosi in fretta dopo essere uscita dalla doccia.
Il marito
entrò timidamente e cercando di evitarne lo sguardo. Quando però la guardò in faccia vide che era tranquilla e si rilassò.
«Scusa, è
che sai che odio non lavarli subito.»
«Tranquillo. Non è colpa tua, sono troppo lenta…» borbottò lei, sbuffando quando si rese conto che le era
caduta la maglietta a terra. Frank intercettò la sua occhiata omicida e si
tuffò a raccoglierla. «Grazie.» gli disse, irritata.
Lui rispose
con un cenno della testa, lavandosi di fretta i denti mentre lei terminava di
vestirsi. Alla fine Alice si appoggiò al lavandino e sbuffo di nuovo. «Mi dispiace di essere così isterica. Tua madre…»
«Guarda,
devi lasciarla perdere. I guaritori ti hanno detto che
va tutto bene così…»
«Lo so! E non è umano dare della grassa a una donna
incinta! I guaritori dicono… Giusto, come hai detto
tu! E poi io sono sempre stata di costituzione robusta! Cosa me ne frega a me
se lei non è ingrassata quanto me?» ringhiò lei, e poi si portò
le mani al viso, «Appunto. Mi dispiace. Tua madre mi rende sempre isterica di
per sé, e poi c’è il fatto che fa caldo, che il
bambino è in ritardo… e lo sappiamo che nascerà prima della fine di luglio, è
inutile che perda tempo così, e c’è la guerra…»
«E se non
nasce entro-»
«Frank. I guaritori hanno detto che è questione di
giorni, forse ore. Non so perché Neville…»
«O Daisy…»
«Se la prenda così comoda, ma non sperarci. Non
possiamo permetterci di sperare che la Profezia non sia su di noi, ne
resteremmo troppo delusi. Lily se la caverà perché il bambino deve nascerle il
mese prossimo, ma noi… è su di noi, punto.» disse Alice, «E comunque è maschio,
vedrai.»
«Lo so che hai paura e lo so che sei arrabbiata per un
sacco di motivi… e se noti, non me la sono mai presa con te per questo. Va
tutto bene, Alice, sei sempre stata una persona ragion… da quando ci siamo
sposati sei sempre stata una moglie ragionevole, dopotutto, adesso tocca a me
fare la persona con la testa sulle spalle.»
«Hai sempre
fatto la persona con la testa sulle spalle.» sorrise lei, massaggiandosi la
pancia rotonda.
«Stai andando benissimo. Ogni tanto esplodi, ma chi non
lo farebbe con tutto lo stress e mia madre in giro?»
sorrise anche lui.
«Giusto… e
poi mi manca Lily… mi manca poter uscire di casa… E
senza offesa, ma vorrei avere discussioni con altre donne ogni tanto. A volte è
venuta Dorcas, va bene… ma…» Alice esitò, «Dorcas mi fa un po’ paura.»
«Dorcas fa
paura a tutti, Ali.»
Lei sospirò
e poi sbatté entrambe le mani contro il lavandino, facendo sobbalzare Frank.
«Maledizione, mi ero appena vestita!»
«Cosa c’è?»
«Mi si sono
rotte le acque.» sbottò lei, cercando di ignorare le immagini di guerra che le
stavano passando davanti agli occhi e di concentrarsi sul fatto che stava per
essere una mamma. «In effetti avevo i crampi. Ora, per
prima cosa ho la valigia pront-»
«MERLINO, MORGANA, GODRIC! Cosa
facciamo? Cosa facciamo? Qual’era
il piano per le emergenze?»
«Fra-»
«CHIAMO
EDGAR!» le urlò lui, scappando con lo spazzolino ancora in mano.
Alice restò
a guardare la porta con aria sbalordita.
Frank,
dimenticato tutto quello che doveva fare in quella situazione nonostante avesse
stabilito lui stesso i passi da compiere per non complicarsi troppo la vita,
dimenticato anche come produrre un patronus e soprattutto che per anni era
stato il più calmo del gruppo e poteva occuparsi della situazione restando
tranquillo come al solito, si tuffò contro il camino
quasi colpendone il marmo con la testa e accese un fuoco gettandoci dentro la
giacca che aveva recuperato da una sedia della cucina.
«EDGAR! EDGAREDGAREDGAR!»
L’amico si
precipitò da lui, con i gemellini alle calcagna. «Mangiamorte?»
«Le si sono rotte le acque! Sta avendo il bambino adesso!
Ci serve un mezzo babbano, non posso portarla all’ospedale con la scopa!»
«Non avevi
preso una macchina proprio per questa evenienza?» si stranì lui.
Frank restò
in silenzio per un momento. «Giusto. VIENI QUI! Smaterializzati! Chiama tutti!»
Non gli
diede neppure il tempo di rispondere, saltando fuori dal camino e sobbalzando
alla vista di Alice che si avvicinava a lui con la faccia che gridava “idiota”.
«Perché sei in piedi? Siediti! No, stenditi! No,
siediti!»
«Frank…»
Edgar si
smaterializzò in quel momento fuori - Frank poteva vederlo dalla finestra e
quasi scoppiò in lacrime - ed era in compagnia di Sirius che aveva recuperato
nelle due smaterializzazioni che gli erano servite per
arrivare a casa loro. Sirius stava già armeggiando con lo specchietto per
chiamare James.
«Ragazzi! Ragazzi! Il bambino! Sta nascendo!» urlò Frank.
«Ma ora?» domandò Sirius, appena aperta la porta.
«No.»
rispose Alice per lui, «Ha un attacco di panico.»
«Chi ha un attacco di panico? Per l’amor di Morgana,
Alice, siediti! Vuoi partorire in piedi?»
«La valigia
con la roba per l’ospedale?» domandò Edgar con calma.
«In camera mia, nel mio armadio. È rossa.»
«La
macchina?» domandò Sirius, «Oi, James, Alice sta avendo il bambino e Frank è
nel panico.»
«Arrivo.»
disse James con un gran sorriso, «Il tempo di chiamare Peter per far compagnia
a Lily!»
«Falle gli
auguri e dille che passo appena troviamo una macchina anche noi!» gridò Lily.
«Appena li
porto all’ospedale passo a prendere voi!» la rassicurò Sirius.
«Guidi tu, Sirius? Io non penso di poter guidare.»
disse Frank ansiosamente, «Avrei dovuto prendere la patente, sono un padre
orribile! Alice, come ti senti? Ti devo portare qualcosa?»
«Devi
portare me all’ospedale…» gli ricordò Alice massaggiandosi le tempie.
«Hai mal di testa? Mal di pancia? Le contrazioni?»
«Frank, ti
amo, e quello che sto per fare aiuterà sia me che te.»
disse lei, prima di colpirlo con un pugno.
Sirius lo
guardò cadere a terra di peso, svenuto sia per il colpo che
per l’agitazione e probabilmente il fatto che negli ultimi minuti non aveva
respirato, e poi disse: «Appena arriva James lo carichiamo in macchina così.»
«Grazie.»
disse lei, solenne.
Nel giro di
cinque minuti tutto l’Ordine era in posizione per tenere sottocontrollo la
strada che avrebbero dovuto fare fino all’ospedale,
Sirius era alla guida dell’auto che Dung gli aveva procurato, Alice era seduta
accanto a lui e faceva respiri profondi, Frank era steso tra James, Edgar,
Dorcas e Remus nel sedile di dietro che era stato allungato grazie alla magia.
«Dorcas,
entri anche tu con me, vero?» domandò Alice, che cominciava ad avere un po’
paura.
«Certo. Non sono diventata Medimaga per niente. Vuoi
che dia un’occhiata alla testa di Frank, anche?»
«Nah, era solo un pugno. È svenuto perché è stupido.»
«Concordo.»
James tentò
di trattenere una risata, finendo con lo sghignazzare con Remus.
«Beati voi
che ridete, sono così nervoso…» borbottò Edgar.
«Anche loro,
per questo ridono.» disse Sirius, divertito. «Quasi arrivati.»
«Peggior
viaggio in macchina di sempre.» commentò Alice, «Non per come guidi, ma
continuo a pensare al fatto che tra poco dovrò partorire…»
«Non entrare
nei dettagli, Lily mi ha creato seri problemi con questo.»
Alice gemette, «Avrà letto gli opuscoli che ci hanno dato al san Mungo: “Non
vuoi un bambino a due teste? Passa a trovarci!”»
«Cosa?»
strillò James, appendendosi al suo sedile. «Può succedere?»
«NO!»
urlarono tutti, esasperati.
«Ma come
possono scrivere cose del genere?» inorridì lui, «Ci credo che Lily era spaventata a morte…»
«Non è l’unica… Vorrei che Frank non fosse una tale gallina e
venisse con me…»
Ci fu un
momento di silenzio, poi Dorcas rise sguaiatamente.
«Potresti
spiegare quello che hai appena detto?» domandò Sirius lentamente, cercando di
non distrarsi dalla guida. Aveva la tendenza a ridere agitando tutto il corpo e
non era il caso di avere un incidente in quel momento.
«Frank è svenuto l’ultima volta che gli ho chiesto di
entrare in sala parto con me. Oh. Avrei dovuto immaginare che avrebbe avuto un
attacco di panico oggi… Comunque, avrei voluto
qualcuno a cui stringere la mano…»
«Alice,
posso entrare io se vuoi.» offrì James di slancio. «Io
voglio aiutare come posso! Senza offesa, Ed, se vuoi andare tu…»
«Neanche
morto.» disse Edgar con un gran sorriso.
«Perché sei
così disponibile?» domandò Remus, aggrottando la fronte.
«Non lo so! È che le donne passano nove mesi incinte
con tutto quello che comporta e poi devono affrontare anche il parto… e così nasce una famiglia, no? Ed è meraviglioso ma
fa male e fa paura, quindi voglio fare il possibile per renderlo un pochino più
facile per loro, facendo compagnia e roba del genere.»
«Capitano,
questa è una cosa bellissima…» mormorò Alice con le
lacrime agli occhi. «Ma non so quanto sono a mio agio con te affianco a me che
sto senza niente addosso se non un camice.»
«Diretta.»
sghignazzò Sirius.
«Dai, Ali, non vedo mica nulla, sarò affianco a te con
uno sgabello o qualcosa a tenerti la mano! E poi insomma, tu mi hai visto nudo,
stare in una stanza dove tu sei quasi nuda ed io non vedo niente non è neanche
essere “pari”!» la stuzzicò lui.
Alice rise
mentre Sirius parcheggiava l’auto: «Vero, vero. Me
n’ero scordata.»
Tutti si
voltarono a fissare James, compreso Remus che aveva appoggiato un gomito sulla
testa di Frank, che era poggiata a una sua gamba, e teneva la testa reclinata
sulla mano guardandolo con espressione incuriosita. Sirius aveva sollevato le
sopracciglia più in alto che mai, Dorcas aveva assottigliato lo sguardo ed Edgar fece schioccare la lingua prima di chiedere:
«Nudo?»
«Bene!»
esclamò James, aprendo di scatto la portiera. «Ti aiuto a scendere,
Ali!»
Alice rise
ancora più forte.
«È UN
MASCHIO!» urlò Sirius, aprendo la porta con un calcio. Lily e Peter lo
accolsero con urla festose e poi lei cominciò a piangere, andando ad
abbracciare James che era arrivato con lui e Remus.
«È nato in
un attimo.» disse Remus, scuotendo la testa senza riuscire a smettere di
sorridere. «Il tempo di entrare e c’era già il piccolo Neville tra noi.»
«Vero.» disse
James, «Io sono entrato con lei
perché Frank era svenuto.» aggiunse orgogliosamente.
«Frank è svenuto? Per la paura?»
rise Lily.
I ragazzi si
scambiarono un’occhiata.
«Guarda, in
un certo senso sì.» disse Sirius cautamente.
«Appena si è
risvegliato è entrato in sala anche lui.» le fece sapere Remus, «C’è voluta
un’ora in tutto.»
«E non è
stato traumatico, quindi…» mormorò Lily, un po’
intimorita.
«Non ha
neanche urlato come dicono che succeda.» rispose James entusiasticamente.
«Dorcas ha detto che non tutti i parti sono dei bagni di…
sono tremendi come dicono.»
«Bene.»
annuì Lily, soddisfatta. «Poi andremo a trovarla.»
«Per
sicurezza aspettiamo che siano tornati a casa, Lil. Ah, non lasciare che
Dedalus si avvicini al nostro, quando sarà il momento. Ha rovesciato due
sgabelli nel tentativo di raggiungere la culla.»
Lily rise,
prima di rendersi conto che parlava sul serio e sgranare gli occhi.
«L’avete
sbattuto fuori, vero?»
«Lo abbiamo
spedito nell’importante missione di trovare fazzoletti per Frank che si è
sciolto in lacrime.» le comunicò James allegramente, minacciando poi gli altri
con un’occhiata assassina.
«Sì, solo
lui.» commentò Sirius ovviamente, ammiccando all’amico.
«James,
amore, ho finito tutto il cioccolato…»
lo informò Lily in tono languido. «Ragazzi, cosa posso
offrirvi invece? Una Burrobirra?»
James fissò
a bocca aperta le scatole vuote sul tavolo mentre Remus commentava che una
Burrobirra non era una cattiva idea e Peter nascondeva gli ultimi cioccolatini
in tasca. Sirius gettò i volantini del san Mungo nella spazzatura senza farsi
notare.
«C’era tutto l’Ordine. Bel modo di non farsi notare.
Moody aveva la schiuma alla bocca.» disse infine James
quando si fu ripreso.
Lily rise. «Beh, con un po’ di fortuna non l’avrà notato nessuno! Che
ore sono, le dieci di sera? Forse…»
Gli altri la
guardarono, chiedendosi il perché dell’interruzione, e videro che lei aveva
smesso di sorridere e aveva una mano sulla pancia. «Qualcosa non va.»
In un attimo
James era accanto a lei, «Con il bambino?»
«Ho avuto dolori da quando te ne sei andato. Pensavo
fosse la mia immaginazione, pensavo di essermi fatta suggestionare…» mormorò Lily, terrorizzata.
«Non puoi
averlo ora, manca ancora un mese! E più!» esclamò Peter, sbalordito. «È luglio!»
«È…» Lily sgranò gli occhi. «James, non posso avere questo
bambino ora!»
«Lily,
mancano praticamente quattro settimane, sono sicuro
che non è così pericoloso come pensi…» cominciò
Remus, pensando che lei fosse spaventata all’idea che fosse troppo prematuro.
«Sentite tutti, la macchina è ancora qua fuori,
possiamo portarla e vedere cosa ci dicono i Medimaghi.
L’Ordine è ancora lì, è abbastanza sicuro.» annunciò
Sirius, suonando nervosissimo nonostante cercasse di restare calmo.
«Non è
ancora detto, Lily.» sussurrò James, prima di alzare la voce: «Sirius ha
ragione, andiamo subito.»
Il viaggio
in macchina stavolta fu in completo silenzio, rotto soltanto da qualche piccolo
lamento di Lily, che era così spaventata da non
riuscire più a controllarsi. Alla fine James le prese le mani e le baciò una
tempia.
«Lily, qualunque cosa succeda andrà tutto bene. Ci sono
io con te.»
«E se nasce oggi? A fine luglio?»
«Se nasce oggi dobbiamo solo esserne felici e festeggiare, d’accordo?
Non capita tutti i giorni di nascere.»
«Quello che
dici non ha senso.» ribatté lei, stavolta con un mezzo sorriso.
«Come va la
pancia?»
«Fa sempre
più male… spero che stia bene…»
«È un
Potter, i Potter stanno sempre bene.» disse lui.
Remus annuì,
guardando fuori dal finestra. «Con tutte le volte che
io e Sirius abbiamo cercato di ammazzare James, su
questo ci puoi contare.»
«Lo so, anche io ho cercato di ucciderlo.»
«Tesoro, io sono ancora qui. Sono quello che ti sta
rassicurando, in teoria.»
Arrivarono
al san Mungo ridendo, perché James era volontariamente riuscito a rendersi
dieci volte più ridicolo del solito, distraendo in
parte Lily dalle sue paure. Una volta arrivati nel piano che avevano lasciato
un’ora e mezza prima, incontrarono Sturgis ed Elphias
che parlavano accanto alla camera di Alice e che smisero
immediatamente non appena li videro.
«Lily? Credevo non sareste venuti qui!»
li salutò Elphias, togliendo il cappello per dare una sistemata ai capelli
bianchi.
«E Dorcas
dov’è?» domandò Sirius, ignorandolo.
«Le ho dato
il cambio.» rispose Sturgis, «Che succede?»
«Qualcosa
non va con Lily.» rispose Remus più cortese.
«Oi, tu!»
chiamò James in quel momento, andando a fermare un guaritore che aveva
conosciuto poco prima. «Mia moglie ha qualche problema…»
Lily e Peter
si scambiarono un’occhiata, e notando quanto l’amico fosse pallido e tremante fu lei a sorridergli incoraggiante.
Il guaritore
chiamò una collega e Lily fu portata in un’altra stanza, mentre Sirius andava a
parlare con Frank e Alice per informarli e soprattutto per mantenere la mente
occupata.
Quando James
entrò nella stanza degli amici tutti si fecero
attenti. Frank, occhio nero e bambino in braccio, si mise a sedere.
«Sta per avere il bambino. In teoria doveva nascere a
inizio settembre ma è sorprendentemente bello grosso,
forse è la magia che ha aiutato a-»
«Quindi tutto bene?» lo interruppe Sirius e James annuì,
sebbene non sembrasse per nulla calmo.
«Io vado da lei. Potrebbe volerci un po’ quindi se
volete tornare a casa-»
«Ma sta zitto!»
«Vattene,
Jim.»
«Facci
sapere!»
«Auguri!»
«Fuori di
qui!»
James
sorrise a tutti loro, tornando al normale se stesso che tutti adoravano e quasi
sogghignando alla vista di Neville che dormiva placido tra le braccia
dell’ugualmente tornato sano di mente Frank, e si dileguò.
Raggiunse in
fretta Lily, che gli afferrò la mano nel momento in cui lo ebbe abbastanza vicino.
«Non lasciarmi.»
«Mai.»
«Sono
davvero felice che tu sia qui.» confessò lei. «Non mollare la mia mano.»
«Mai.»
ripeté lui, sfiorandole la fronte.
«Non possiamo darle una pozione che tolga del tutto il
dolore per non rischiare di addormentare il bambino. C’è qualche segno di
sofferenza da parte sua…»
cominciò la Medimaga e Lily annuì subito.
«Non fa niente. Voglio solo che stia bene. E che nasca
entro un’ora e mezzo.»
Tre ore dopo
Sirius, che era uscito a prendersi un caffè, sentì Lily urlare diverse cose
riguardanti la Medimaga che apparentemente le aveva detto di resistere ancora
un po’ e che lo fecero quasi arrossire. James aprì la porta un attimo dopo,
ridendo, e lui restò a fissarlo.
«Ma sei scemo? Cosa ridi?»
«Rido per non piangere. E poi Lily ha sempre avuto una
certa inventiva per gli insulti. Hai mica qualcosa di
freddo in mano?»
«No,
perché?»
«Perché vuole del ghiaccio da mettere in fronte. Sta bollendo, poveretta.»
«C’è caldo,
in effetti.» constatò Sirius, accelerando il passo per
stargli accanto. «Ancora niente?»
«Siamo quasi
lì. A qualche secondo dallo spingere. Apparentemente Lily ha una soglia del
dolore molto bassa per certe… situazioni, il che
forse spiegherebbe molto della sua isteria negli anni passati o forse non ci ho
capito niente, e in più non possono anestetizzarla più di tanto. E ha paura,
ovviamente, è talmente sotto stress che mi stupisco non sia ancora crollata.»
Sirius
guardò l’amico prelevare una bibita ghiacciata e poi commentò: «A volte ho la
sensazione che tu e lei mi nascondiate qualcosa riguardo a questa gravidanza.»
La faccia di
James gli disse che era così.
«Comunque.»
disse l’altro con disinvoltura. «Sta aspettando me. È
meglio che vada prima che si renda conto che l’ho messa incinta io e mi voglia
ammazzare. Senza contare che la Medimaga parla in modo un po’ troppo scazzato.
La volevo ammazzare pure io. Solo perché Alice è stata fortunata e ha avuto un
travaglio di due millesimi di secondo non vuol dire
che sono tutte così.»
«Vai vai, che se… Ma ci sono complicazioni?»
domandò Sirius, pensando inorridito a ciò che aveva letto quel giorno.
«Se sta
nascendo in anticipo direi che-»
«No, voglio dire… Lascia stare, preferisco non saperlo.»
«Sembrerebbe che vada tutto bene per ora. A quanto pare
Harry voleva nascere oggi ma è sanissimo, a quel che hanno detto i guaritori.»
«Harry?» ripeté Sirius, dimenticando il
resto.
James
sorrise radiosamente e gli diede una pacca sulla spalla prima di ripartire alla
carica.
Era il
trentun luglio ormai, e due caffè e una tisana per Lily dopo, i Malandrini,
Frank, Edgar e una stanca Alice trasportata su una barella al volo da un
apprensivo Sirius che si era fatto prendere dall’iperprotettività
anche con lei, erano tutti riuniti a vedere il secondo nato dell’Ordine della
Fenice, che stava semplicemente guardandosi intorno senza piangere.
«Voglio un
bambino.» commentò Sirius dal nulla.
«Guardalo,
si capisce già che avrà i capelli del Capitano…»
«I capelli
di solito cadono e ricrescono.» fece presente di nuovo Sirius, guadagnando
altre occhiate stupefatte. «Salve, Sirius Black, ho una cugina di nome
Nymphadora che ha sette anni.»
«Giusto. Comunque secondo me gli restano. Geni Potter e
via dicendo.» commentò Remus, spostando con
delicatezza la copertina per vederlo meglio. «È adorabile.»
«Vero?»
mormorò Lily con dolcezza.
«Avvicinatelo
a Neville che gli faccio una foto!» esclamò Edgar, e
Alice e Lily si appoggiarono l’una alla spalla dell’altra e sorrisero ai loro
bambini.
«Fatta?»
domandò Lily, notando poi che Sirius e James stavano cicalando a proposito di
che cosa comprare ad Harry. «Ehi, padrino, non lo vuoi
prendere in braccio un po’ anche tu?»
L’essere
saltellante che aveva preso il posto di Sirius mutò in
una rappresentazione del terrore in forma umana, e il ventenne andò a sbattere
contro il tavolo che stava sotto la finestra. «Io? Ma hai visto quant’è piccolo?»
«Padfoot…» cominciò James. «Questo è ridicolo…»
«Tu sei ridicolo, ti sei visto? Sembri una tredicenne
troppo truccata!»
«In effetti hai le guance parecchio rosse, Prongs…» intervenne Remus in tono indifferente.
«Sta zitto! E poi parli tu, che stavi parlando con la voce di una dodicenne alla prima cotta! Oh
ma che carino! Oh!»
«Mi stai
dicendo che ero più mocciosa di Sirius?»
«Oh!»
protestò Sirius, sollevando un dito medio che poi sbatté contro il tavolo
dietro di sé per nasconderlo a Harry. Ebbe appena il tempo di rendersi conto
che tanto Harry non avrebbe potuto vederlo prima che il dolore del colpo di
nocche appena dato lo facesse guaire e borbottare maledizioni
contro James.
«Ti sta
bene.» decretò James, trotterellando di nuovo da Lily e appoggiandole una mano
sulla spalla. «Te l’ho già detto che sei stata meravigliosa?»
«Solo venti volte da quando siamo qui.» rispose Edgar per
lei.
Lily rise:
«Peccato che Alice non abbia preso a parolacce nessuno.»
«Non avevo
tre ore e mezza di travaglio con una Medimaga cretina
che non ti ha dato nessuna pozione per il dolore.» replicò Alice lealmente.
«E poi fa
parte di te prendere a parolacce la gente.» le ricordò James, sedendosi accanto
a lei e toccando una manina di Harry con un dito. «Ci
pensate a quando andranno a giocare al parco assieme? O a Hogwarts?»
«Al parco
con zio Sirius, che lo aiutano a rimorchiare.» scherzò il padrino.
«Ma sul
serio, io già ce li vedo a giocare a Quidditch assieme
per Gryffindor…» sospirò Alice.
«Io
preferisco non vederlo ancora a Hogwarts, lo voglio tenere tutto per me e
coccolarmelo finchè posso…»
commentò Lily, avvicinando il viso al piccolo per potergli baciare la fronte.
«Vero.»
convenne James, sorridendo estasiato al quadretto famigliare. «Però mi piace
pensare che sarà un genietto in Transfigurazione
come il padre…»
«O in
Pozioni come la mamma…» disse Lily.
«O anche in
Incantesimi sempre come la mamma…» aggiunse Remus.
«E Neville
invece sarà un genio in Antiche Rune come il papà o in…
In cosa eri brava, Ali?» scherzò Frank e Alice finse di guardarlo male.
«In qualsiasi cosa più di te? Comunque non mi interessano le materie, magari sarà un bravo battitore
come me e quello sarà sufficiente. E sarà viziato da morire. Gli manderò pacchi
di caramelle e lui sarà imbarazzatissimo perché sua mamma
sarà sempre appiccicata a lui, ma tanto poi le dividerà con tutti e diventerà
popolare.»
«Grazie alle
caramelle?» rise James. «E le dividerà con Harry, che sarà popolare perché è mio figlio e figlio di Lily e quello è sufficiente.»
Tutti
risposero con versi di incredulità e insulti, e anche
Harry gorgheggiò mentre Neville continuò a dormire.
«Ma ve l’hanno drogato?» domandò Edgar, divertito.
«Ha già
preso dal papà.» osservò Frank, altrettanto allegro. «Bah, comunque per me può
anche andare da schifo a Hogwarts e nel Quidditch, l’importante è che sia
sempre sano e contento.»
«Parole
sante.» convenne Lily. «Magari saranno straviziati e abituati a mangiare come
se fossero re, visto che tutti e quattro non ci
andiamo piano, e magari Neville salterà fuori aggressivo come la mamma e Harry
arrogante come il padre, non mi interessa. L’importante è che siano felici e
sani e lontani dalla guerra.»
«Eeeeh, la guerra sarà finita e dimenticata per allora!»
esclamò Sirius, dando una pacca sulla schiena a Peter che era appena arretrato.
«E io non sono arrogante, sono conscio della mia grandiosità…»
«E io non sono aggressiva, è Frank che se la cerca…»
«E poi credo
che verranno fuori due bravi ragazzi, considerato che
verranno cresciuti da venti papà e venti mamme che saranno tutti eroi di guerra…» continuò Sirius allegramente.
«Tu sei uno di quelli che lo crescerà. Non potrà mai
essere un semplice bravo ragazzo.»
«Prongs, guardati allo specchio ogni tanto. E non per
peggiorarti i capelli. È ovvio che sarà un Malandrino.»
«E
trascinerà Neville nei suoi casini.» ridacchiò Frank. «E
magari anche futuri fratellini e sorelline di entrambi. Scommetto che
per loro sarà una pacchia andare a scuola, altro che noi.»
Lily e Alice
risero e guardarono i piccoli nello stesso momento, poi Alice sbadigliò.
«Oh, la
mammina è stanca.» la indicò Edgar.
«Ho passato
la notte sveglia…» fece spallucce lei, mentre Frank faceva di nuovo levitare il suo materassino. «Ci vediamo
dopo!»
«Dormi, dormi.» la salutò Lily con un gesto della mano, mentre anche
James prendeva in braccio Harry con l’aria di chi l’aveva fatto tutta la vita.
«Guarda,
sono istintivamente bravo anche in questo.»
«Sei
detestabile.» borbottò Sirius.
«Noi
andiamo, siamo tutti un po’ stanchi e immagino che Lily debba riposare…» disse Remus a nome di
tutti.
Peter si
trattenne per un momento e James lo notò: «Ehi, vuoi tenere in braccio Harry
anche tu prima di andare?»
«No!»
squittì lui.
«Un altro
come Sirius… Solo Remus è un vero Gryffindor qui.»
commentò Lily, stuzzicandolo con un sorriso stanco.
«Vero.»
disse Peter semplicemente, «Vado via.»
Sollevò una
mano in cenno di saluto, e quando fu alla porta Lily
si voltò di nuovo ed esclamò: «Vi voglio bene, ragazzi!»
Sirius si illuminò e rispose con un ghigno e un pollice sollevato;
Remus arrossì leggermente e sorrise a sua volta, e Peter incassò la testa tra
le spalle e poi fece un cenno con la testa.
James guardò
Lily e le sorrise immensamente divertito, prima di
mettere Harry nella sua culla accanto al letto di lei. «Affettuosa adesso, mh?»
«Ormoni.»
rispose lei con faccia da schiaffi.
«Sì, certo… Vado un momento a chiedere se posso trasfigurare la
poltrona per dormirci sopra.»
«Tu fallo e
basta!» esclamò lei.
James scosse
la testa in risposta e andò a cercare un Medimago, passando oltre Moody che era lì di guardia e che
gli strinse la mano rudemente. Lei rise, immaginando la faccia di James, e si
sentì traboccare di gioia: non le importava neppure che Harry fosse nato a
luglio in quel momento, avrebbero avuto tempo per pensarci e ora voleva solo
godersi quei pochi momenti di pura felicità.
Le sembrò
che lui la guardasse, per quanto fosse appena nato, e dondolò appena la culla. «Ciao Harry… Lo sai che mamma ti
ama tanto, vero? E anche papà e zio Sirius, zio Remus, zio Peter…
Tu sei tanto, tanto amato...» sussurrò con un sorriso
dolce, «Sei fortunato perché ti coccoleremo tanto tanto
e la mamma non ti lascerà mai andare…»
Si accorse
che James era tornato solo quando lui fece qualche passo verso di loro,
appoggiandosi a sua volta alla culla. «Oh sì, sei un
bellissimo bambino fortunato, Harry. Perché anche papà ti starà sempre
appiccicato, finché non diventerai un adolescente e ci butterai fuori dalla tua
camera. Ma fino ad allora passeremo il tempo a
svolazzare in giardino e a far disperare la mamma coi tuoi capelli.»
«Nah… mi piacciono i capelli che mangiano la gente, ormai…»
«Ecco,
Harry, quando mamma dice cose strane probabilmente si
riferisce a cose nostre successe in passato, tu annuisci e ignorala. Ignoraci tutti e due, anzi.»
«Mi sa che è
meglio, Harry caro…» rise Lily, «Quindi dormi sogni
tranquilli adesso, che mamma e papà sono un po’ scemi
ma ti amano e quindi andrà tutto bene.»
«E ti proteggeremo
per sempre.» aggiunse James in tono appena più serio. Lily ne incrociò gli
occhi e sorrise.
Non so
perché ciò che inizio felice deve sempre finire in modo depresso.
Comunque
Alice ha visto James nudo ma James non ha mai visto Alice nuda e questo
dovrebbe rispondere alla vostra implicita domanda: ma non avranno mica avuto
una relazione anche loro?
Ovviamente
spiegherò l’ “incidente”.
E ho usato la frase “sei tanto amato” perché è
l’unica cosa che mi andava bene nel film. Cioè, immagino che Lily abbia fatto
in tempo a dirgli almeno UNA frase prima che Voldemort sfondasse la porta, dato
lei era in piedi davanti alla culla con lui ancora in braccio. Non come la
scena in cui la porta è aperta e lei fa cinque minuti di discorso, magari, però
dirgli “ti amiamo tutti” era il minimo. E sono in guerra, quindi che lei ci
voglia pensare o no sa benissimo che deve approfittare il più possibile di ogni
momento tranquillo.
E questo sta
avvenendo un giorno prima la morte di Dorcas, se ricordate Frank
aveva proprio un occhio nero e lei aveva già preso in braccio Neville, ma non
aveva ancora avuto occasione di vedere Harry e ora sapete perché: era
esattamente il giorno dopo e lei non c’era, era a fare la guardia per loro.