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Autore: DadaOttantotto    11/12/2011    3 recensioni
"Andrà tutto bene, Pierre. Non ti preoccupare." disse, passandogli accanto.
Il brasiliano annuì, anche se non del tutto convinto. Dubitava che Silvia e Apollo avessero lo stesso concetto di "mettere in ordine casa".
[Terza classificata al contest "Non aprite quella porta", indetto e giudicato da e r a t o]
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Apollo, Pierre Vieira, Silvia de Alisia
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Because (un)tidy is better
"Ecco fatto."
Apollo si sfregò le mani con aria soddisfatta, poi controllò l'orologio. Era in perfetto orario, come aveva previsto. Anzi, a dirla tutta era anche in anticipo: Silvia non sarebbe arrivata prima di un quarto d'ora.
Prese tra le braccia il piccolo Misao, sollevandolo all'altezza del suo viso,  e gli sorrise.
"Ora, se lo zio Pierre fa il bravo e non apre bocca", continuò, lanciando un'occhiata eloquente al brasiliano, "andrà tutto a meraviglia."
Il calciatore si passò una mano tra i capelli castani, sospirando sconsolato.
Per quanto ci avesse provato - per quanto tutti ci avessero provato, soprattutto Sirius -, aveva ormai capito che era scientificamente impossibile riuscire a fare entrare un po' di buonsenso in quella zucca vuota. Apollo era semplicemente Apollo, che piacesse o meno, e se lo dovevano tenere così com'era.
"Io posso anche stare zitto", replicò, "ma non credo che questo ti eviterebbe di essere..."
"Non dire quella parola davanti al bambino!", lo ammonì il rosso. "Non vorrei avesse ereditato certi poteri da sua madre."
Posò il figlio a terra, scompigliandoli teneramente i capelli con una mano; poi si incamminò in direzione della cucina, deciso a godersi una bella birra ghiacciata. In fondo se la meritava, no?
"Andrà tutto bene, Pierre. Non ti preoccupare." disse, passandogli accanto.
Il brasiliano annuì, anche se non del tutto convinto. Dubitava che Silvia e Apollo avessero lo stesso concetto di "mettere in ordine casa".
 
La prima cosa che Silvia vide appena entrata nell'appartamento fu l'enorme sorriso di suo marito. Il che poteva significare una sola cosa: c'era l'alta possibilità che Apollo ne avesse combinato una delle sue.
Quando poi le si avvicinò e l'abbracciò, posandole un delicato bacio sulla guancia, le sue paure si amplificarono.
"Com'è andata?" chiese titubante.
"A meraviglia!" rispose lui, con fin troppa enfasi per i gusti della bionda. "Pierre, Misao ed io ci siamo divertiti da matti a riordinare."
Sgranò gli occhi per la sorpresa. Suo figlio poteva averlo preso come un gioco... ma Apollo? E Pierre? Non ce li vedeva proprio.
"Ti... ti dispiace se controllo?"
"Fai pure."
Posò la mano sulla maniglia della porta della camera da letto e la aprì lentamente. Si accorse di stare trattenendo il fiato solo quando, dopo aver constatato il perfetto ordine del locale, rilasciò l'aria in un unico e lungo sospiro. Non c'era niente fuori posto, e questo valeva anche per tutte le altre stanze.
Che stupida! Era stata nervosa tutto il tempo, pensando a quale disastro avrebbe trovato una volta tornata a casa. Invece Apollo l'aveva stupita. Forse poteva davvero arrischiarsi a lasciarlo a casa da solo una giornata intera.
"Bene, devo ammettere che avete fatto davvero un ottimo lavoro."
"Vedi?" replicò il rosso, fingendosi offeso. "Questa è la dimostrazione della poca fiducia che nutri nei miei confronti."
La principessa gli sorrise in segno di scuse; poi prese le borse della spesa che aveva precedentemente lasciato nell'ingresso e fece per riporle nello sgabuzzino.
"Aspetta!"
Si bloccò di colpo, la mano sospesa a qualche centimetro dalla porta. Lentamente si voltò a guardare il marito, chiedendosi il motivo di quell'esclamazione.
"Non puoi metterle lì, perché... perché..."
"Perché, Apollo?"
Il rosso lanciò un'occhiata implorante a Pierre, chiedendogli aiuto. Per tutta risposta, il brasiliano si limitò ad alzare le mani, chiamandosene fuori.
"Allora?" chiese la principessa.
Ok, doveva inventarsi una scusa, una di quelle buone. Qualcosa che convincesse Silvia a star lontana dal ripostiglio.
"Non puoi perché... si è rotta la lampadina e lì dentro non c'è di luce."
Fantastico. Splendido, davvero. Non poteva sparare cavolata migliore.
La moglie lo guardò storto per qualche istante, poi sospirò.
"Non essere stupido, Apollo" obiettò. "Vedrò benissimo lo stesso."
Senza dargli il tempo di ribattere alcunché, spalancò la porta dello stanzino. Subito una montagna le cadde addosso, seppellendola completamente.
Per un attimo credette di morire, schiacciata o soffocata dalla moltitudine di oggetti che la ricoprivano. Poi, quando finalmente capì di cosa si trattava, la rabbia salì fino ad arrivarle alla punta dei lunghi capelli biondi.
Messo in ordine un fico secco! Apollo aveva preso tutto quello che era fuori posto nelle varie stanze e lo aveva ammucchiato nel ripostiglio. Ecco perché non voleva lasciarla entrare!
Riemerse a fatica, una macchinina giocattolo del figlio stretta nella mano destra, e si rimise in piedi, borbottando una sequela di minacce all'indirizzo del marito. Si voltò a guardarlo, scorgendo nel suo volto esattamente quello che voleva vedere: puro terrore.
Il rosso agitò le mani davanti a sé nel vano tentativo di calmarla. Conosceva quello sguardo, la luce che attraversava gli occhi celesti della sua consorte.
Un sorrisetto pericoloso si dipinse sul volto della principessa, lasciando trapelare le sue già chiare intenzioni.
"Ricorda, Silvia: nella buona e nella cattiva sorte."
Oh, certo. E gliel'avrebbe fatta vedere lei la cattiva sorte, molto volentieri.
"Pierre, il bambino."
Il calciatore si avvicinò prontamente al piccolo Misao, coprendogli gli occhi con una mano ed evitandogli di vedere quello che, ne era sicuro, avrebbe segnato la sua intera infanzia.
Silvia camminò lentamente in direzione del marito, gli occhi ridotti a due fessure e il braccio sinistro alzato verso di lui.
"Apollo", sibilò, lanciandogli occhiate di fuoco, "sei un animale!"
Ecco, stava per farlo. Stava per dire quella parola che lei tanto amava e lui sarebbe stato scaraventato contro qualche muro, tanto per non perdere l'abitudine. Ormai non c'era parete su cui la sua testa non avesse sbattuto.
"Psicocinesi!"
E mentre volava in direzione del salotto, Apollo pregò con tutto il cuore che, almeno in quanto alle abilità, i DeAlisia non fossero riusciti a tramandare i loro geni.

Ok, popolo di Efp! Iniziamo col dire che questa schifezzuola, non so ancora come, si è classificata terza al contest "Non aprite quella porta ", indetto e giudicato da e r a t o.
E seguitiamo dicendo che preferirei essere bersagliata da ortaggi freschi, se possibile. XD
Bon, ringrazio giudice e partecipanti al contest, e chiunque leggerà e/o recensirà e/o inserirà la storia in una delle tre liste!
Alla prossima! ;)
Baci8
   
 
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