“No…
ancora cinque minuti!”
“Alzatevi,
vostro zio vi
attende!”
Aprii
gli occhi di mala
voglia dando una leggera spinta al servo che era venuto a svegliarmi,
quindi mi
alzai sbuffando: mi chiamo Achille, ho diciannove anni e sono un
semidio
invulnerabile figlio di Peleo e Teti.
Si,
può sembrare una figata,
ma credetemi, non è altro che una grandissima rottura di
scatole, almeno per
me.
Tutti
mi vedono come un
grande guerriero destinato a grandi imprese, un soldato senza macchia e
senza
paura, così non si accorgono della strizza tremenda che ho
all’idea di
affrontare il mio futuro… certo, come ogni Acheo desidero la
gloria, ma questo
non significa che la mia massima aspirazione sia quella di crepare su
un campo
di battaglia fra un paio d’anni!
Sfortunatamente,
questo non
lo posso dire a nessuno o verrei considerato un traviato, un eretico,
una
femminuccia e chissà che altro!
Come se
non bastasse mio
padre è morto quando io ero ancora un bambino in fasce e mia
madre, in quanto
ninfa dei mari, è sempre all’olimpo, quindi sono
cresciuto sotto il controllo
di mio zio, re di Ftia, che è giusto un tantino
pazzo… minchia che sfiga!
Ecco,
ora che mi sono
presentato, sarà bene che mi muova a raggiungere mio zio
prima che decida di
farmi giustiziare per una mezz’oretta di ritardo…
chissà poi perché pretenda
che faccia sempre colazione con lui!
Uscii
dalla mia stanza e mi
avviai sbadigliando poco elegantemente verso la sala del trono, dove
trovai mio
zio, un omone burbero con occhietti infossati e cattivi, che stava
mollemente
adagiato sulla sua persona personale, grasso da far schifo.
“Achille!
Finalmente!”
esclamò quando mi vide entrare lanciandomi
un’occhiata annoiata e io mi sforzai
di sorridere rispettosamente, anche se credo mi venì
più che altro una smorfia
schifata.
“Siediti,
svelto!”
Annuii
e presi posto nella
mia solita poltrona di fronte a lui, pronto a magiare il più
velocemente
possibile per andarmene da lì quando il portone alle mie
spalle si aprì: un
guerriero grosso quanto una montagna entrò e si
avvicinò a mio zio annunciando
orgoglioso: “Torniamo ora da Smirne, dove abbiamo acciuffato
il criminale.”
Oh
già, il criminale: mi
ricordai benissimo di quel povero disgraziato, nobile di Smirne che, in visita a
Ftia, aveva osato
dire che il suo servo era migliore dei nostri…
“Abbiamo
provveduto a
prelevare il suo schiavo e ve lo abbiamo portato, come
volevate.”
Mio zio
sorrise trionfante e
io mi voltai verso il portone: un secondo guerriero, tale e quale al
primo,
solo che più vecchio, stava entrando trascinando con
sé un ragazzo.
Doveva avere qualche anno meno di
me e mi ritrovai a
fissarlo come un cretino: aveva lucidi capelli corvini, occhi grigi e
dolci,
ora spaventati, un nasino perfetto e rosee labbra sottili.
Il
fisico magro era coperto
a stento dai pochi stracci freddi che indossava e non potei a meno di
notare
che collo, braccia e gambe erano segnati da scuri lividi violacei.
Il
guerriero lo fece
inginocchiare ai piedi del re e per un attimo incrociai il suo sguardo,
come
quello di un cerbiatto spaventato, mentre mio zio gli parlava
languidamente:
“Ora capisco perché il tuo padrone ti teneva
nascosto… devi essere figlio di
Afrodite per portarti dietro tanta bellezza! Come ti chiami
ragazzo?”
Lui
abbassò lo sguardo,
nascondendo gli occhi dietr0 una fitta cortina di capelli scuri,
rispondendo in
un sussurro: “Patroclo.”
E quel
nome volò sulle ali
del vento fino a me, insieme alla strana consapevolezza che quel
ragazzo
sarebbe stato al mio fianco molto più tempo di quello che
credevo.
“E
no…” ripreso con tono leggermente
più deciso: “Non so chi siano i miei genitori, ma
posso esser sicuro che non
sono figlio di Afrodite.”
“Bene
Patroclo.” Mio zio si
alzò fermandosi in piedi davanti al ragazzo, una mano unta
sulla sua testa:
“Diamo pure inizio alla tua permanenza a Ftia.”
Ciao a
tutti! E’ la prima ff
che scrivo su questa coppia e spero vi piaccia… in ogni caso
fatemi sapere cosa
pensate di questo prologo^^