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Autore: PuccaChan    12/12/2011    5 recensioni
Ho deciso di modificare questa storia, che inizialmente conteneva un unico capitolo, in una raccolta di ciò che potrebbe passare per la mente dei personaggi di SIH in momenti particolari...
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Per l’ennesima volta, quella notte, Onodera Ritsu aprì gli occhi e cambiò posizione nel letto. Era inutile, non riusciva proprio a prendere sonno. Teneva gli occhi chiusi sperando così di accelerare il processo, ma il sonno non veniva.
Sdraiato sul fianco destro guardò Takano, che evidentemente non aveva avuto alcun problema ad addormentarsi: disteso supino, con un braccio alzato sopra la testa e appoggiato mollemente sul cuscino, dormiva beato.
Ah certo, non aveva mica preoccupazioni, lui! Invece Ritsu ancora una volta si trovava invischiato a pensare e ripensare a ciò che era appena successo tra loro… di nuovo. Perché, perché non riusciva mai a resistergli?? Si riprometteva sempre di non cascarci più e giurava a sé stesso che quella sarebbe stata l’ultima volta... e invece, puntualmente, a Takano bastava una parola o uno sguardo per averlo in suo potere. Era così frustrante…!
Ritsu spostò gli occhi dal bell’addormentato e guardò la sveglia sul comodino accanto alla sua testa: erano le 2:15, il che voleva dire che stava cercando senza successo di dormire da oltre un’ora. Ne aveva abbastanza: decise di alzarsi.
Per un attimo gli passò per la mente la possibilità di tornare a casa sua; dopotutto, era pochi metri più in là… no, dai, non sarebbe stato educato andarsene nel bel mezzo della notte, senza una parola e di nascosto, come un ladro.
Che ironia, lui e Takano vicini di casa… ogni volta che ci pensava, a Ritsu pareva sempre di essere finito a capofitto nelle pagine di un qualche fumetto sdolcinato.
Mentre indossava i boxer si accorse di aver sete, così andò in cucina per bere un pò d’acqua. Chissà dove li teneva i bicchieri Takano? Probabilmente dove li tenevano tutti quanti, vale a dire sui pensili sopra il lavello… e infatti eccoli là. Aprì il rubinetto, riempì il bicchiere e lo vuotò quasi d’un fiato; dopodiché lo riempì di nuovo, stavolta a metà, e bevve ancora, ma più lentamente. Mentre beveva si guardava intorno.
Si sarebbe detto che quella cucina rispecchiasse in pieno la personalità del padrone di casa: era essenziale, senza fronzoli e senza niente di superfluo, proprio come Takano. Ritsu sciacquò il bicchiere e lo rimise a posto. Non aveva ancora sonno, così gironzolò un po’ per le altre stanze. Anche il resto della casa era intonato allo stile della cucina: soggiorno sobrio, libri perfettamente allineati sugli scaffali, bagno immacolato, vestiti e biancheria varia accuratamente riposti nel guardaroba; perfino la camera degli ospiti era in condizioni impeccabili, anche se non gli risultava che Takano avesse mai ospitato qualcuno. Ritsu era piuttosto impressionato: chi l’avrebbe mai detto che Takano fosse un perfetto padrone di casa! Certo che al confronto il suo appartamento era una vera e propria stalla… ma era colpa sua se qualcuno al lavoro lo spremeva fino all’ultima goccia cosicché non aveva né il tempo né la forza di pulire?
Mentre faceva quelle considerazioni Ritsu sbadigliò: forse dopotutto cominciava a sentirsi proprio stanco. Tornò in camera in punta di piedi; Takano dormiva sempre. Ritsu si avvicinò al letto ma, passando davanti a un grande comò, notò una fotografia appoggiata sul ripiano lucido. La prese e andò vicino alla finestra, illuminata dalla luce della luna piena, per guardarla meglio: c’era un giovane ragazzo in mezzo a due donne, tutti e tre seduti su di un muretto. Alle loro spalle, il mare. Una delle donne era piuttosto anziana e l’altra più giovane: dovevano essere la nonna e la madre di quel ragazzo. E in quanto al ragazzo, altri non era che un giovanissimo Takano.
Ritsu riconobbe immediatamente i suoi tratti di adolescente e il suo cuore ebbe una scossa violenta. Le due donne sorridevano serene all’obbiettivo, ma lui se ne stava tutto serio in mezzo a loro, con gli occhi spenti, come se fosse distratto. Sembrava piccolo, incredibilmente piccolo e fragile; un ragazzino sperduto. Ritsu si chiese quando poteva essere stata scattata quella fotografia: forse appena dopo che si erano lasciati? Anzi, che LUI l’aveva mollato, per meglio dire? Doveva essere proprio così: i suoi occhi erano talmente tristi, e vuoti…
Ritsu rimise la foto al suo posto con mani tremanti, sopraffatto da tutta una serie di emozioni. Com’era stato stupido… aveva sprecato tanto di quel tempo… cercò di scacciar via quei pensieri scuotendo la testa di qua e di là. Faceva troppo male ammetterlo, non aveva voglia di pensarci in quel momento.
Tornò a infilarsi sotto le coperte. Si era appena sdraiato quando Takano si girò verso di lui e gli appoggiò un braccio addosso. Borbottava qualcosa d’incomprensibile e Ritsu trattenne il respiro; ma Takano continuò a dormire.
Ritsu girò lentamente la testa e si ritrovò a guardare il suo viso addormentato. Alla luce tenue della luna gli parve bellissimo: le sopracciglia risaltavano sulla fronte chiara, il profilo perfetto del naso spiccava nettamente, e le ciglia sembravano ancora più lunghe. Aveva la bocca semiaperta; Ritsu, esitante, vi avvicinò un dito per poi passarlo sulle labbra soffici, piano piano, per non svegliarlo. Per un attimo gli sembrò di scorgere un lieve sorriso su quelle labbra… ma no, doveva essere un effetto dato dalla luce lunare.
Sentì il braccio di Takano muoversi sul suo corpo e stringerlo forte.
“Ritsu…” mormorò pianissimo.
Lui si stupì: ma che faceva, lo sognava pure? Certo che sembrava proprio un'altra persona, così addormentato, tranquillo come un bambino… niente a che vedere con il demone invasato che urlava a tutto spiano in cui sapeva trasformarsi, di tanto in tanto.
Ritsu si sentì inaspettatamente invadere dalla tenerezza. Che cosa provava realmente per quel ragazzo? Quante volte si era già fatto la stessa domanda…! Ma la verità era che non lo sapeva, non riusciva ancora a leggere con chiarezza nel proprio cuore. O forse, aveva paura di farlo. Essersi ritrovati dopo tanto tempo, essere così vicino a lui… a volte sembrava troppo incredibile per essere vero. E lui non era più la stessa persona di dieci anni prima; qualcosa era cambiato per sempre, inutile far finta che non fosse così. Però… e se ci fosse ancora una possibilità, per loro due? Valeva la pena cercare di scoprirlo?
Ritsu sbadigliò di nuovo… era proprio ora di dormire. Si accomodò meglio nel suo abbraccio e si avvicinò ancora un po’, fin quasi ad appoggiare la fronte su quella di lui.
“Buonanotte…” bisbigliò.
Non aveva voglia di continuare a pensare. Ci avrebbe pensato domani.
Forse.

  
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