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Autore: __Jude    12/12/2011    1 recensioni
"Queste gioie violente hanno fini violente, e muoiono nel loro trionfo, come polvere da sparo e fuoco, che si consumano al primo bacio."
Nina, 32 anni, ha vissuto un periodo meraviglioso della sua vita lavorando come fotografa per i 30 Seconds to mars. Poi però qualcosa ha ribaltato il suo mondo, costringendola ad allontanarsene e a dimenticarsene, nascondendolo a tutti. Fino a quando, una sera, decide di raccontare tutto a sua cognata Maggie. E tornare indietro è più doloroso di quanto sembri.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando mi succedono cose di un certo calibro ho sempre bisogno di un momento da sola, per riprendermi. Ho visto e provato tante cose nella mia vita, ma le emozioni forti sono sempre un colpo al cuore per me.
Le luci erano tutte spente e il tourbus era immerso nel silenzio più totale. Mi accoccolai su un divanetto accanto al finestrino, gli occhi struccati, addosso il pigiama, una felpa e pochi pensieri nella testa. Regolai il mio respiro con il battito del cuore, mettendo lentamente in ordine gli avvenimenti della giornata.
Ad un tratto, sentii una porta aprirsi e Rachel comparì nella penombra.
“Che ci fai ancora sveglia, Rach?”.
Lei inarcò le sopracciglia. “Potrei fare la stessa domanda a te, tesoro. E poi avevo voglia di una sigaretta” rispose sventolando il pacchetto di Lucky Strike e un accendino nero.
Guardai il display del mio Blackberry. “Alle tre del mattino?”.
“Alle tre del mattino”.
Aprì la porta del truck ed uscì. L’ aria fredda notturna entrò nella stanza e mi sfiorò le caviglie nude, facendomi rabbrividire. Mi alzai e decisi di raggiungere la mia amica, certa che ci fosse qualcosa che non andasse in lei. Non l’ avevo capito solo dallo sguardo, ma anche dal fatto che avesse voglia di fumare a quell’ ora. Rachel spesso fumava per tranquillizzarsi o non pensare; e sicuramente doveva voler allontanare dalla sua testa qualcosa di grosso per alzarsi così, nel mezzo della notte, e accendere una sigaretta.
Stava appoggiata all’ autobus con lo sguardo perso a contemplare chissà quale spaventoso pensiero. La luce era talmente poca là fuori che a malapena riuscivo a scorgere i suoi occhi, il naso e la bocca; ma come Da Lentini aveva dipinto nel suo cuore l’ immagine della donna amata, io portavo dentro di me e conoscevo quasi alla perfezione il viso di Rachel, in tutte le sue forme.
“Che cos’ hai?” domandai dolcemente, sistemandomi accanto a lei.
Una nuvola di fumo grigio uscì dalla sua bocca, quasi illuminando il nero della notte. “Niente. Dovrei avere qualcosa?”.
“Andiamo, Rachel, ti conosco da una vita, so quando qualcosa ti turba”.
Aspirò di nuovo dalla sigaretta, visibilmente nervosa, e buttò fuori il fumo, creando un silenzio che quasi mi uccideva per la sua pesantezza. “Ti prego, non chiedermi di dirtelo” disse con tono inespressivo.
Mi accigliai. “Perché scusa?”.
“Sei l’ ultima persona a cui dovrei e vorrei dirlo, ma non so se riuscirò a tenertelo nascosto. Quindi, ti prego, non insistere”.
Quelle parole e il suo tono fin troppo serio mi stavano facendo presagire il peggio. “Lo sai che non te lo sto chiedendo solo per curiosità, ma perché sono tua amica e ti voglio aiutare. O comunque fare qualcosa per far sparire quel musone dalla tua faccia. Anche se devo ammettere che l’ aria contrita ti si addice molto”.
Rachel sorrise appena al mio tentativo di sdrammatizzare e diede l’ ultimo tiro alla sigaretta. La buttò a terra con forza e migliaia di scintille aranciastre scivolarono sull’ asfalto.
“Io… io” biascicò. “Io penso di essere innamorata di Jared”.
Quasi mi strozzai con la mia stessa saliva. La realtà mi colpì in pieno volto come uno schiaffo, mandando in frantumi l’ ordine già pericolante dei miei pensieri. Non stavo ufficialmente con Jared e di certo non ne ero innamorata e perciò non potevo arrogarmi il diritto di sentirmi ferita dalle parole di Rachel. Ma ero profondamente attratta da lui, non solo fisicamente, e il fatto che mi ricambiasse poneva tutto su un altro piano. Sapevo di poterlo, e volerlo, avere e questo mi portava un gradino più in alto di Rachel. E poi, si sa, due amiche a cui piace lo stesso uomo non sono mai una cosa buona.
Sentii ogni centimetro del corpo gelarsi e appurai che era una sensazione che avevo già provato. “Oh, deja - vu”.
“Come scusa?”.
“Ma sì, Rachel, è già successo, porca miseria!” risposi battendomi una mano sulla fronte. “Mark! Te lo ricordi, Mark? Piaceva a entrambe, poi è saltato fuori che a lui piacevo io. E tu ci sei stata da cani, all’ inizio! E’ la stessa identica situazione!”.
Rachel sgranò gli occhi. “Oh, merda, non ci avevo pensato…” mormorò. “Allora sono maledetta! Cupido ce l’ ha con me! Tutto l’ universo ce l’ ha con me! E’ destino che non amerò mai l’ uomo giusto!”.
“Allora, intanto non urlare che sennò svegliamo tutti” le dissi guardandola negli occhi e mascherando il mio panico. “Poi, perché hai detto ‘penso di essere innamorata di Jared’ e non ‘sono innamorata di Jared’?”.
“Perché non ne sono poi così sicura! Cioè, non è che non ne sono sicura, è che non so... nel senso, prima ero sicura di amarlo, ma poi ho parlato a lungo con Shannon e…”.
“Un momento” la interruppi. “Che cosa c’ entra adesso Shannon?”.
“Eh, mi dovevo confidare con qualcuno”.
“E proprio con Shannon, il fratello dell’ uomo che pensi o sei sicura di amare?! E poi da quando siete così intimi, voi due?” sbraitai perdendo il mio autocontrollo. “Oddio, mi sta venendo l’ emicrania”.
Mi accucciai massaggiandomi le tempie e Rachel si accoccolò accanto a me. “Allora, dobbiamo stare calme, manteniamo la calma, altrimenti non ne veniamo a capo” continuai.
“Nina, non c’è niente da risolvere. Lui sta con te, a me passerà. Mi è passata con Mark, mi passerà anche con Jared” rispose lei risoluta. Per un attimo quasi ci credetti.
“Intanto, non stiamo insieme…”.
“Ma se ti ha baciato davanti a tutti! E scommetto che non era la prima volta”. “Vabbè, ma che c’ entra! Mica un bacio lega per forza sentimentalmente due persone”.
Rachel mi guardò con lo sguardo di una mamma che insegna alla propria figlia una lezione. “Un bacio di quel tipo sì”.
Sospirai, non sapendo davvero che rispondere, e maledissi tutta quella situazione sapendo che stava facendo del male alla mia amica. Nei suoi occhi, però, non c’ era odio per me; forse un po’ di ostilità, ma di sicuro non mi odiava. Certo, forse avrebbe detestato Jared per un po’, ma le possibilità che provasse lo stesso sentimento per me erano scarse, proprio perché ci eravamo già trovate in quella situazione già una volta. Quasi mi fece male sapere che lei mi avrebbe voluto bene nonostante tutto.
Il residui di gelo che albergavano da molto nel mio cuore s’ impossessarono del mio viso e della mia gola, donando al mio tono una freddezza quasi spietata. “Rachel, io posso rinunciare a lui, davvero”.
La mia amica sorrise amaramente. “Vedo come lo guardi e come sembravi felice quando ti ha stretto tra le braccia. Fidati, non devi e non puoi rinunciare a lui”.
“Ma…”.
“Niente ‘ma’. Con Mark ti chiesi di scegliere e non deve esser stato facile. Ora scelgo io per te”.
Gli occhi mi pizzicavano come se ci avessero infilato degli spilli, sulle spalle sentivo un peso che quasi mi soffocava e un male che già conoscevo mi feriva dall’ interno. Non so descrivere quanto mi sentii sbagliata e cattiva in quel momento.
“Mi dispiace, Rachel”.
Ci abbracciammo con forza e disperazione, stanche di combattere l’ una con i sentimenti dell’ altra.

Quando mi svegliai, il nostro tourbus già si muoveva. Guardai il display del cellulare e pensai che era ancora troppo presto, ma mi alzai lo stesso. Avevo una gran voglia di darmi da fare, quel giorno, più per voglia di distrazione che per operosità.
Mi infilai silenziosamente in bagno e la figura che mi guardava nello specchio mi fece quasi paura. Coprii le occhiaie con del correttore, mi truccai e mi vestii velocemente con abiti comodi.
Sbucai nel salottino sbadigliando e cercai in giro qualcosa di commestibile. Trovai appoggiata sul tavolino una scatola di cereali, la presi e ci infilai la mano, portandomi quelle palline di muesli alla bocca. Fuori dal finestrino riconobbi un paesaggio di autostrada e realizzai che San Diego era ormai lontana. Mi voltai e quasi rimasi paralizzata. Un Jared con solo un asciugamano in vita mi sorrideva dall’ altra parte della stanza. Seguii con lo sguardo le linee che i muscoli pettorali e addominali disegnavano sul suo corpo e mi sembrò di ritornare ai 16 anni, quando avevo gli ormoni decisamente in subbuglio.
“Buongiorno” disse venendomi in contro e baciandomi una guancia.
“Ma tu ce l’ hai un minimo di decenza?” sbottai, più per ammonire me stessa che lui.
“Perché? Ti da fastidio?”.
Aprii la bocca per ribattere, ma non trovai le parole giuste. Jared ridacchio e infilò la mano nella scatola di cereali. Ne tirò fuori uno e lo sgranocchiò con gusto, con addosso stampato quel sorriso vittorioso e soddisfatto.
“Sai, stavo per andarmi a fare una doccia… vieni con me?”.
Deglutii e cercai di pensare a cosa mi avevano insegnato tutte le puntate di ‘Desperate Housewives’ e soprattutto il modo in cui Gabrielle teneva in pugno Carlos. Ignorando il battito furioso del mio cuore, mi avvicinai a lui più di quanto già non fossi, trovandomi a pochi centimetri dalle sue labbra. Le dischiusi e il mio respiro sulla sua bocca sembrava quasi un 'sì'.
“Mi sa che passo, stavolta”.
Sgusciai dal suo sguardo di ghiaccio e salii di sopra. Tomo e Shannon mi accolsero con un buongiorno. Shan mi guardava con uno sguardo da cane bastonato, ignaro del fatto che sapessi già tutto.
Sospirai sedendomi al tavolo accanto a Tomo. “So già tutto, Shannon, quindi levati quell’ espressione colpevole dalla faccia e non rovinarmi la giornata”.
La sua pelle sembrò spianarsi, liberata dalla tensione, e mi sorrise. Non ero arrabbiata con lui, anche perché distogliere Rachel dall’ idea di essere innamorata di Jared non poteva che essere positivo. Conoscevo la mia amica abbastanza per sapere di lei due cose fondamentali: si innamorava troppo facilmente e spesso confondeva l’ affetto con l’ amore. Forse perché nessuno gli aveva mai mostrato cosa fosse l’ amore.
Consideravo Shannon come una sorta di alleato, ma era pur sempre un uomo e un uomo che consola una donna in pena d’ amore non è mai raccomandabile.
“Scusa una cosa, Shan” esordì Tomo. “Da quando vai a dare consigli sui rapporti tra sessi opposti alle donne?”.
Il batterista rise con quella sua risata da orso. “Senti, Rachel è una bellissima ragazza confusa e bisognosa di una spalla su cui piangere… cosa avrei dovuto fare?”.
Roteai gli occhi, mentre Tomo si copriva la faccia con le mani, rassegnato. “Come sei profondo” dissi.
“Le sto solo facendo bene” concluse e forse era un po’ vero. “Certo, se venisse a letto con me gliene potrei fare anche di più”.
Gli tirai una manciata di muesli. “Shannon, ti giuro, se la fai stare male più di quanto già non stia, vengo in camera tua silenziosamente, in una notte buia e tempestosa, e ti taglio le palle”.
Scoppiò di nuovo a ridere, ma dal suo sguardo capii che aveva percepito il concetto.
Finii di fare colazione con un delizioso cappuccino preparato da Tomo e volai di nuovo di sotto a prendere il materiale da lavoro. Arrivata alla fine delle scale vidi Rachel sbucare dalla camera.
“Buongiorno, cara” disse assonnata.
“Buongiorno… senti, occhio perché ci dovrebbe essere Jar…”.
Non feci in tempo a finire la frase che Jared uscì dal bagno portandosi a presso tutta la sua bellezza, passandoci davanti in accappatoio e con un sorriso angelico. Rachel lo seguì con lo sguardo finché non lo vide infilarsi in camera sua.
Socchiuse gli occhi e sospirò, mentre io la guardavo mortificata ed in imbarazzo. “Ehm… troppo tardi”.
Sollevò le palpebre e finse un sorriso rilassato con un espressione da Oscar. “Temo che l’ universo stia cercando di dirmi di chiudermi in convento o perlomeno diventare lesbica”.
Risi e le scompigliai i capelli. “L’ universo sta cercando di dirti: resisti!”.
“Sì, resisti a Jared Leto! Ecco cosa mi sta dicendo! Come se fosse anche lontanamente possibile!” sbottò. “Mondo del cazzo…”.
L’ abbracciai, cercando di farle coraggio. In qualche modo ci riuscii, perché i miei abbracci erano talmente rari che quello che le regalai in quel momento illuminò il viso di Rachel. Mi si spezzava il cuore a vederla così e speravo con tutta me stessa che le cose si risolvessero in fretta, anche perché sia io che lei sapevamo per certo che ormai tra me e Jared era scattato qualcosa. E forse era troppo tardi per tornare indietro.
Sciolsi l’ abbraccio e il suo sorriso leggero mi fece stare un po’ meglio. Guardò fuori dal finestrino il paesaggio in movimento.
“Dove stiamo andando?”.
“All’ aeroporto di Phoenix. Da lì andiamo a Montreal”.
Le si illuminarono gli occhi. “Non sono mai stata in Canada!”.
Mi schioccò un bacio sulla guancia e salì di corsa a fare colazione. Presi macchina fotografica, cavetto e computer ed iniziai a caricare le foto della sera precedente. Mentre le riguardavo sorridevo come una bambina al ricordo di quelle sensazioni violente e sconvolgenti. Durante gli ultimi anni di università, quando smisi di seguirli e ascoltarli così assiduamente come facevo a sedici anni, pensavo che i 30 Seconds to Mars se ne fossero andati dal mio cuore. Ma in quel momento, capii che non lo avevano mai lasciato.
Avevo appena finito di mettere la mia roba nella valigia quando raggiungemmo l’ aeroporto. Fuori dal truck sospirai, un po’ triste per la consapevolezza di dover lasciarlo. Jared mi fu accanto a mi cinse il fianco con un braccio.
“Probabilmente ne riavremo uno simile, se non uguale” mi disse inforcando gli occhiali scuri.
“Già, ma questo era… speciale”.
Desiderai sapere che sguardo avesse mentre mi sorrideva e mi baciava le labbra.

  
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