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Autore: ElisaGervasi    12/12/2011    0 recensioni
Elisa è una ragazza italiana che vive a Londra, come ragazza alla pari, da circa due anni perché adora il Regno Unito. Ha deciso di finire lì il liceo; ed è proprio durante il suo ultimo anno di scuola che incontra i One Direction. Ovviamente la band le piace (piaceva, all'inizio), ma non in modo esagerato. Ho deciso di scrivere la storia in un periodo di alti bassi dei One Direction, che spero non si presentino mai, però lol
Grazie del tempo che mi dedicherete, buona lettura :)
-Elisa
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io frequentavo la scuola per Italiani a Londra. Una scuola molto più pesante di quella inglese, ma più leggera di quella italiana. Facevamo la maggior parte delle lezioni in italiano, a eccezione,ovviamente, della grammatica inglese e di storia.

Nella mia scuola non c'erano solo ragazzi italiani che vivevano in Inghilterra, ma anche ragazzi inglesi costretti dalle famiglie, magari con la scusa di una lontanissima origine italiana, a frequentare questa scuola per diventare bilingue, quando gli stessi genitori in italiano sapevano a mala pena chiedere dove potevano trovare un ristorante per mangiare un buon piatto di lasagne.

La mia classe era formata da 25 persone,per la maggior parte ragazzi, ma anche noi ragazze ci trovavamo bene. Eravamo abbastanza uniti e i ragazzi inglesi parlavano perfettamente italiano, mentre noi facevamo un po' più di fatica a parlare abilmente l'inglese. Io, comunque, ero una delle più brave. Era stato un mio desiderio venire qui, perciò se non mi impegnavo ero una scema con la 's' maiuscola.

Alice e Max erano i miei due migliori amici. Alice aveva 18 anni, come me: era di Milano e si era trasferita a Londra con suo padre quando i genitori aveva divorziato, con il pretesto di una zia che viveva già qui. Era di media altezza, magra, con dei lunghi capelli castani ed occhi azzurri. Era intelligente e simpatica. Con lei c'era sempre da divertirsi, ma non in modo esagerato o sguaiato: era la tipica ragazza apposto, simpatica e dolce, con la quale passare i pomeriggi era un vero e proprio piacere.

Max aveva invece 19 anni: era leggermente fuori corso - come tutti i ragazzi inglesi presenti nella nostra scuola – per via della scarsa sconoscenza della lingua italiana. Nè sua madre né suo padre erano infatti italiani. Era bassino per essere un ragazzo, di media corporatura, con capelli biondini ed occhi castani. Anche lui intelligente e semi-santarellino. Gli piaceva curare il suo look, ma non era un superficialotto. Spesso io e Alice lo prendevamo in giro,per il fatto che non praticasse nessun tipo di sport e tanto meno ne adorasse qualcuno. Si presentava come un effeminato, ma a quanto pare aveva molto successo con le ragazze.

Solita giornata a scuola, tante risate con i miei amici e qualche interrogazione. Ma quel giorno mi stavo annoiando più del solito, non vedevo l'ora di uscire e tornare a casa, sdraiarmi sul letto e dimenticarmi il mondo.

In prossimità della solita piazzetta degli uomini d'affari, mi ricordai di quei ragazzi visti mercoledì e mi chiesi subito se ci fossero ancora.

Svoltai l'angolo ed entrai in piazza molto cautamente.

Eccoli. C'erano anche oggi. Erano più tranquilli dall'ultima volta, ma non del tutto sollevati.

Erano sempre vestiti con colori sgargianti, e il ragazzo con i capelli boccolosi aveva ancora i pantaloni molto bassi, e lo stesso quello con i pinocchietto. Erano tutti in piedi e non riuscivano a stare fermi un attimo. Era come se stessero aspettando qualcosa. E in effetti dopo meno di un minuto uscì da un grande palazzo un uomo in giacca a cravatta. Si diresse verso di loro e tutti si girarono di scatto andandogli incontro. Il signore non sembrava avere un'espressione che prometteva bene, e il ragazzo con i capelli corti chiari se ne rese conto alzando gli occhi al cielo e incrociando le dita. Gli si pararono davanti ed ascoltarono quello che diceva per 5 minuti. Ad ogni mossa dell'uomo in smoking corrispondeva una smorfia di 'dolore' da parte di tutti, o quasi. Quando ebbe finito di parare, lo salutarono tutti con una stretta di mano e il tizio tornò di nuovo dentro il grande edificio. I ragazzi raccolserò le loro cose e si avviarono nella direzione opposta alla mia.

 

 

Ogni volta che passavo per quella piazzetta, loro erano lì. Giorno dopo giorno, le loro preoccupazioni sembravano rarefarsi e io non so per quale dannato motivo, aspettavo che un giorno scomparissero del tutto. Era come seguire un programma in tv, ma non trovare il telecomando per togliere quel maledetto 'sound off' e sentire ciò che stava succedendo. Un sacco di volte era successo che mi avessero visto, guardandomi sempre con lo stesso sguardo, come se fossi io la soluzione.

Un giorno li vidi in piazza contornati da una decina di uomini d'affari. Erano così impegnati ora ad ascoltare quello che dicevano, ora a parlare che riuscii ad avvicinarmi di più senza essere notata. Aprii lo zaino per cercare un quaderno o un giornale in modo da far finta di leggerlo in caso si accorgessero che mi stessi avvicinando e trovai uno di tanti giorni prima. Senza nemmeno vedere cos'era lo aprii ad una pagina a caso (facendo attenzione però che non fosse capovolto al contrario). Mi sedetti su una panchina dietro un albero in modo da poterli spiare in tranquillità. Ma ero troppo lontana per sentire qualcosa. L'unica cosa che riuscii a capire dal liabale fu “Avete tempo un mese” ma poteva essere qualunque altra frase dato che il labiale inglese era quasi sconosciuto per me. I ragazzi quasi saltarono dalla gioia e salutarno cordialmente tutti quegli uomini. Mi passarono davanti, io mi immersi in una finta lettura di un articolo del giornale che avevo in mano con tanto di segno col dito, e loro non si accorsero di me.

Poi girai pagina per essere ancora più convincente e la risposta mi si presentò come un urlo nel silenzio. Un'articolo diceva: “One Direction: la band che nel 2010 fece impazzire milioni di ragazzine in Europa e in America, si trova in grave crisi: di ispirazione o di unione?” Un'enorme foto degli stessi cinque ragazzi che stavo spiando in piazza era stampata sotto il grande titolo.

I One Direction, ma certo! Come hai fatto a non riconoscerli, Elisa? Eri loro fan!

Tornata a casa mi informai il più possibile su ciò che stava succedendo ed appresi che da quando i ragazzi si erano fidanzati si erano man mano allontanati e avevano smesso di comporre canzoni. La loro casa discografica, la Sony, aveva firmato un contratto secondo il quale dovevano produrre un album ogni 18 mesi ed erano fuori tempo massimo. Così la Sony aveva deciso di cancellare il contratto firmato nel 2009. Loro stavano lottando per mantenere il contratto attivo e forse ce l'avevano fatta, dal momento che li avevo visti gioire in piazza.

  
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