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Autore: Denki Garl    13/12/2011    5 recensioni
Sono Takanori Matsumoto, dolce e piccante, tutto carino e agghindato, ma non materiale per sole ragazze.
Il mio ragazzo crede che tutta questa storia sia una farsa, un modo per prendere per il culo la gente. Non che abbia tutti i torti a pensarlo, sarebbe una cosa proprio da me, se ci tenete a saperlo. Crede anche che sia un'esagerazione dovuta a quella volta che scoprii che sul web giravano voci secondo le quali ero gay.
I personaggi non mi appartengono, nulla si ispira alla realtà.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ruki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sugar and spice, and everything nice, he wasn't made for only girls.







Sono Takanori Matsumoto, dolce e piccante, tutto carino e agghindato, ma non materiale per sole ragazze.

Avevo quattro anni, quando tutto iniziò. Non ricordo di preciso il giorno, ma questo non è poi così importante ai fini della mia storia. Credo fosse un sabato, comunque, se proprio lo volete sapere. Quella mattina, a casa, c'eravamo solo io e mio padre. Mia madre era uscita a far compere, come credo ancora oggi sia solita fare. Ha sempre avuto quella di andare dal fruttivendolo, alla pescheria, eccetera eccetera al sabato mattina. Lo so perché più volte è capitato che mi portasse con lei, un po' come fossi un cagnolino. Non che mi ritenesse il suo bastardino da compagnia, non sto dicendo quello. Ma le vecchiette e le altre donne in generale ci fermavano sempre perché sembrava rischiassero di schiattare a non esternare la loro gioia nel vedere un bambino così bello e congratularsi con mia madre - come fosse stato solo merito suo, poi.
In ogni caso, quella volta non mi portò con sé. Ricordo che vagavo indisturbato per casa nel mio pigiamino, felice di non dover essere alla scuola materna. Odiavo quel posto, e ancor più le persone che lo frequentavano. Le maestre mi trattavano come un ritardato e gli altri bambini mi escludevano perché mi ritenevano diverso. Non che me ne importasse qualcosa, erano solo un branco di idioti, tutti quanti.
Mio padre si era piazzato davanti alla televisione, mi pare ci fosse una partita di baseball o qualcosa del genere, così non badava a me più di tanto. Credo sia per questo che entrai di soppiatto nella stanza dei miei, lui non voleva che ci andassi. Fu un rischio, quello che corsi, perché se mi avesse scoperto si sarebbe certamente arrabbiato, avrebbe urlato come un dannato eccetera eccetera. Ma quella volta non mi beccò, se proprio ci tenete a saperlo.
Una cosa che mi aveva sempre affascinato era vedere mia madre mentre si truccava, la mattina, prima di uscire. La osservavo attentamente, come rapito dall'eleganza con la quale sembrava mettersi il rossetto e quel solito filo di fard. È un po' un'arte, quella di truccarsi, non è mica cosa da tutti. Ho sempre pensato che lei fosse la migliore, in assoluto. Certo chiunque, a meno che non abbia un qualche handicap o chessoìo, può afferrare un fottuto pennellino e mettersi un po' di ombretto, ma mai nessuno lo farà bene come lo faceva mia madre.
Comunque mi misi a ficcanasare un po' in giro. Sono sempre stato maledettamente curioso, io, devo ammetterlo. Aprii più o meno tutti i cassetti, le varie scatoline e portagioie eccetera eccetera. Poi, come spinto da non so cosa, iniziai a provare i vestiti e le scarpe coi tacchi e sfilare per la stanza passando apposta davanti allo specchio. Non avete idea di quanto mi piacesse quella fottuta calzamaglia rosa shoking.
Mi sentivo un Dio, con tutto il rispetto. Sentii l'impulso irrefrenabile di correre, prima in soggiorno e attirare l'attenzione di mio padre, poi fuori di casa perciò che il mondo intero potesse vedermi; ma non lo feci, se proprio ci tenete.
Continuai così per anni, alla fine. Poi dovetti smettere, ma fu una vera e propria repressione, vi dico. Mio padre mi sbatté in terapia, ritenendo che non fossi un vero uomo. Ma che ne può sapere lui, non ha mai provato.
Ad ogni modo, ora sono adulto e vaccinato, vivo per i fatti miei e ho un lavoro che mi fa guadagnare quanto mi basta per spassarmela. Molte delle persone che conosco, anche se alquanto superficialmente (colleghi di lavoro e via dicendo), crede che per un periodo mi prostituissi. Devo aver ancora scritto in fronte «puttana» da quella volta che al liceo mi pestarono. È così che mio padre mi sgamò, se proprio volevate saperlo.
Il mio ragazzo crede che tutta questa storia dello pseudo travestito sia una farsa, un modo per prendere per il culo la gente. Non che abbia tutti i torti a pensarlo, sarebbe una cosa proprio da me, se ci tenete a saperlo. Crede anche che sia un'esagerazione dovuta a quella volta che scoprii che sul web giravano voci secondo le quali ero gay e mi incazzai a morte, ma, sinceramente, di dare così a gratis un'ulteriore motivazione per la quale pensarlo, non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello. Avete ragione anche voi, a ribattere che appena qualche momento fa ho affermato di stare con un uomo, ma fidatevi se vi dico che Ryo Suzuki sa essere più donna di me, in particolari occasioni.
E poi, se proprio devo dirlo, non è che abbia una bandiera con su scritto
«mi piace conciarmi da donna» che sventolo a ogni fottuta occasione, per cui davvero non capisco tutto questo accanimento contro di me. Prendete il mio chitarrista, Kouyou. Lui è certamente più femminile di quanto lo sia io. Eppure, a lui, lo piazzano sempre a fare il macho incula piccoli vocalist indifesi. Mi fa imbestialire ogni volta che ci penso, se proprio ci tenete che lo dica. Ryo dice che sono troppo insicuro, che dovrei fregarmene altamente e andare avanti per le mie. Ma in realtà gli fa un sacco comodo, ogni volta mi offre un'opportunità di sfogo su un piatto d'argento. O, dovrei dire, su un letto dalle lenzuola leopardate con tanto di manette in tinta. È per questo che ho avuto più uomini, nella mia vita, che donne. Non è che non mi interessino, ve l'ho detto, è solo che non capiscono.

Sono Takanori Matsumoto
, dolce e piccante, tutto carino e agghindato, ma non materiale per sole ragazze.

















DE's:

Non ho molto da dire al riguardo, solo un paio di cose che, ohlallà!, riuscirò a unire in un unico periodo. Questa fic nasce quando, questa mattina, mi capita di ascoltare King For A Day dei Green Day, sul quale testo è difatti basata, e mi viene in mente di promuovere Ruki da puttana a drag queen. Nulla di serio, solo un modo diverso per perdere un po' di tempo.  
Ah, già che ci sono. Non ritengo che mi sia venuta particolarmente bene, mi aspettavo di fare di meglio, sinceramente, ma amen.

Mi eclisso,
see ya!

badspider.
   
 
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