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Autore: firework_1    13/12/2011    4 recensioni
La vita al fianco di Josh diventa sempre più complicata: La detective Kate Beckett si trova a dover lavorare su un caso di omicidio, pericolosamente legato alla sua vita privata; nello stesso tempo però si trova a dover districare i suoi problemi sentimentimentali con il "suo" scrittore.
Genere: Fluff, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO IV
Non ne poteva più, il cellulare non smetteva un secondo di squillare, in qualunque posto lui andasse, lei era lì ad aspettarlo. Camminava nervosamente per tutta la sala, non riuscendo a trovare un minuto di pace. Decise di fare una passeggiava fuori, per prendere una boccata d'aria. Ovviamente, lei era poggiata al cofano della sua macchina, ad aspettarlo.

  • Andrea vai via ti prego. Ho bisogno di stare da solo

  • Josh! cosa ti prende? Non gradisci più la mia compagnia? – disse la ragazza dai lunghi capelli neri, mentre camminava verso di lui muovendo i fianchi, in modo provocatorio.

Quando lui, non degnandola di uno sguardo, continuò per la sua strada, lei aumentò il passo, per poterlo raggiungere. Il suono snervante dei vertiginosi tacchi della donna che colpivano l'asfalto, fece perdere la pazienza a Josh. Si voltò di scattò, fulminandola con lo sguardo. Sperò che la donna ,vedendolo, avesse il buonsenso di fermarsi, ma non fu così. Corse fra le sue braccia, tentando di baciarlo, ma lui la respinse, riuscendo ad evitare quel contatto. Gli occhi della donna si infuocarono e sferrò un gancio sinistro sul volto dell'uomo.

  • Andrea! – urlò lui, portando una mano sul punto ferito.

In quel momento la donna, si tolse i tacchi e corse via.

 

  • Salve, posso esserle d'aiuto?

  • Sì grazie,sono la detective Kate Beckett, vorrei farle alcune domande sull'omicidio di Adam Mc.Coin, lavorava in questo ospedale giusto? – chiese alla ragazza della portineria.

  • sì, era il primario del reparto di cardiochirurgia prima che venisse sostituito

  • da chi è stato sostituito di preciso?

  • Da un giovane medico. Lavora qui di poco, si chiama Josh.

La detective non sembrò sorpresa da quella risposta. Josh, quando ancora stavano insieme, le aveva parlato molto di quanto desiderasse quel posto di lavoro e adesso, con il dr. Mc.Coin fuori dai giochi, il posto era finalmente suo.

  • sa se posso parlare con lui?

  • Sono spiacente, ma oggi non si è presentato a lavoro.

  • Cercherò di contattarlo in un altro modo. A che ora è finito il suo turno di lavoro ieri sera?

  • Il suo turno finiva alle 19:30, però lui ha lasciato l'edificio alle 22:45, mi ricordo molto bene perché ero io di servizio ieri sera.

  • Mi potrebbe fornire la lista degli ultimi pazienti di Adam e dei suoi collaboratori?

  • Certamente, ecco a lei.

  • La ringrazio...arrivederci.

Un romantico tramonto si espandeva nella città di New York, mentre la detective usciva dall'ospedale,dirigendosi verso il parcheggio, per poi tornare al distretto. Appena raggiunse la sua auto, si guardò intorno e vide che la macchina parcheggiata accanto alla sua le era familiare.

  • Kate, sei tu?

Josh la afferrò per un braccio, costringendola a voltarsi e a guardarlo negli occhi.

  • Kate, mi sei mancata tantissimo, le mie giornate sono troppo buie senza di te.

Sentendo quelle parole, un brivido le percorse la schiena, paralizzandola. Nonostante avesse la pelle d'oca però, la detective rimase impassibile e non rispose. Mentre osservava confusa la curva morbida delle labbra dell'uomo, che continuavano a muoversi velocemente, vide un angolo della sua bocca contrarsi, come se stesse a simboleggiare l'aria soddisfatta che Josh assunse quando cercò di cingerla anche con l'altro braccio. Questa volta però la detective reagì e afferrò entrambe le mani dell'uomo, incrociandogliele dietro la schiena.

  • Josh, sei in arresto per l'omicidio di Adam Mc.Coin.

 

Castle stava controllando i tabulati telefonici della vittima, in compagnia di Ryan ed Esposito, quando dall'ascensore del 12th uscì Kate, con Josh ammanettato al suo seguito.

  • preparate la sala interrogatori 1 – disse Beckett indicando le manette indossate dal ragazzo.

Lo scrittore sgranò gli occhi, scioccato da quella scena che non aveva ancora compreso a pieno.

Lei, prima di raggiungere la sua scrivania, lasciò il ragazzo nelle mani dei suoi colleghi.

  • che abbiamo?

  • Beckett..va tutto bene? – chiese Castle con aria preoccupata nei confronti della donna

  • Certo. Perché non dovrebbe?

  • Non so. Hai appena arrestato il tuo ragazzo. Questo non è un motivo sufficiente?

  • Non è il mio ragazzo...Quindi? I tabulati? – cercò un appiglio per sviare velocemente il discorso.

Nonostante lo scrittore volesse continuare quella conversazione, capì che non era il momento più opportuno e sfoderando un passo pesante, in modo da esprimere tutto il suo fastidio, raggiunse la postazione della detective.

  • Dai tabulati telefonici risulta che il giorno del decesso abbia ricevuto diverse telefonate da questo stesso numero. Lo stiamo già rintracciando.

  • Nient'altro? – Kate abbassò lo sguardo quando si accorse che lo scrittore stava cercando di guardarla negli occhi, nel tentativo di scoprire cosa ci fosse sotto.

  • Dai tabulati telefonici no, però risulta che ha utilizzato la carta di credito qualche ora prima che venisse ucciso, in un negozio sadomaso...vuoi fare un giro? – le chiese Castle con tono malizioso

  • Castle! In questo momento no, ho un sospettato da interrogare. Magari un'altra volta.

  • magari un'altra volta?

Non fece in tempo a finire la frase che la detective aveva già abbandonato la conversazione per dirigersi verso la lavagna.

Nonostante la proposta provocatoria di Castle, Kate non ribatté, o almeno non lo fece come il suo solito. La situazione aveva scosso la detective anche se lei non voleva ammetterlo: era una donna forte ed indipendente, non poteva lasciarsi condizionare dalla sua vita privata in quel modo.

Sfruttò nuovamente il pennarello nero, per trascrivere sulla lavagna che la vittima alle ore 22:45 aveva lasciato il posto di lavoro, nonostante il suo turno fosse finito alle 19:30. Dovevano scoprire cosa aveva fatto Adam, nelle ore successive, per ritrovarsi sotto il Willis Avenue Bridge, morto.

Ryan uscì dalla sala interrogatori 1, dopo averla preparata per l'arrivo della detective,per avvisarla che poteva entrare. Quando Kate si mosse, Castle la seguì come faceva di solito, ma questa volta lei lo fermò:

  • Castle, questa volta è meglio se resti fuori.

  • Va bene, però se hai bisogno di me, chiamami.

La detective entrò; Josh era seduto proprio lì davanti, con le manette ai polsi, che aspettava solo l'occasione per parlare. Lei sbatté i fascicoli, che aveva in mano, sul tavolo. Josh sussultò. Non gli era ancora mai capitato di avere a che fare con la detective Beckett in veste ufficiale, fino ad allora l'aveva sempre vista e solo come la sua Kate.

  • Josh.

  • Kate ti prego ascoltami – la voce del ragazzo ormai era una preghiera

  • ascolterò solo argomenti pertinenti all'omicidio di Adam Mc.Coin

  • Kate...

  • quand'è stata l'ultima volta che ha visto la vittima viva? – disse, stroncando sul nascere quell'ultima preghiera

  • alle 19:30, sono arrivato a lavoro e l'ho incrociato in corridoio. Avevo il turno proprio dopo il suo.

  • A che ora finiva il suo turno Josh?

  • Lo sai già – disse lui, cercando di incrociare lo sguardo della donna – alle 22:40.

  • e dove è andato dopo? Aveva un' appuntamento con una bionda per caso?

  • Credevo dovessimo parlare solo dell'omicidio

  • infatti, è quello che stiamo facendo

  • perché siamo parlando? A me sembra più un terzo grado

  • Il signor Mc.Coin ha lasciato l'ospedale,appena cinque minuti dopo di lei e sta cercando di dirmi che per le successive quattro ore non l'ha mai visto? – disse la detective cercando di riportare il discorso su un argomento adeguato.

  • esatto. Dopo il lavoro sono tornato in albergo, le telecamere di sicurezza dell'ingresso possono confermarlo

  • verificheremo subito il suo alibi. Sa se qualcuno avrebbe voluto Adam morto? Se aveva problemi di qualche tipo?

  • Noi due non parlavamo molto, però una volta siamo rimasti chiusi in ascensore per un po' e mi ha raccontato che aveva qualche problema con una donna. Una volta lo è anche venuto a prendere sul posto di lavoro in anticipo e mi hanno chiamato per sostituirlo, data la sua assenza.

  • La saprebbe descrivere?

  • Sì, la saprei descrivere perfettamente. In realtà, dopo la morte di Adam, ha iniziato a seguirmi: ovunque vada lei è lì ad aspettarmi.

  • Come mai la cosa non mi sorprende?

  • Non è quella che tu pensi.

  • Ah già, la presenza della donna a cui stavo pensando io era gradita. perdona il mio errore.

  • non è lei. La donna a cui ti riferisci è stata solo un'enorme sbaglio

  • fatto sta che è successo. Mi sa dire il nome della donna comunque?

  • Si chiama Andrea, ha dei lunghi capelli neri e un fisico molto “massiccio”, gira sempre come se si fosse vestita in un negozio sadomaso.

  • Immagino che sarai molto dispiaciuto da questa cosa

  • Kate...

Sentirono un colpo: dall'altra parte dello specchio, Castle stava bussando, con gli occhi sbarrati. Attirò l'attenzione della detective che uscì dalla sala interrogatori, per chiedere a cosa fosse dovuta quell'interruzione. Kate fulminò lo scrittore con lo sguardo.

  • che ti prende?

  • Il numero di telefono!! – urlò lo scrittore elettrizzato

  • Il numero di telefono cosa?

  • Il numero di telefono, quello da cui aveva ricevuto diverse telefonate il giorno in cui è morto, è intestato ad un certo Andrea; cavolo, credevo fosse un uomo! – lo scrittore alzò lo sguardo frustrato, come se sentisse di aver perso una scommessa .

  • va bene Castle, grazie

  • ehi, ma come? Non ti interessa sapere cosa aveva comprato con la carta di credito, alla fine?

  • Perché? lo sai?

  • No ma lo potremmo scoprire andandoci a fare un giro

  • ahahhh...bel tentativo.

  • Almeno ci ho provato – disse lo scrittore con aria di sconfitta mentre, la detective si mordicchiava il labbro inferiore, divertita dalla sua stessa esca.

Fece per tornare al suo interrogatorio quando si voltò nuovamente:

  • ah Castle, dimenticavo.. stasera ti porto a casa io.

ed entrò, ancora con un sorrisetto malizioso in volto.


ook..ecco a voi il quarto capitolo...grazie a tutti per la lettura :D ..sinceramente la prima volte che l'ho letto mi piaceva un sacco, però dopo la centesima rilettura..non sò..forse è un pò lento? ..comunque se avete qualsiasi tipo di commento fatemi sapere...così cercherò di migliore almeno i capitoli successivi :) ..scusate se ci ho messo un pò a pubblicarlo ma sto avendo un momento un pò...difficile, con tutti che mi parlano del mio futuro. è complicato.
un ringraziamento speciale a tutti quelli che seguono e commentano sempre questa storia e un bacione a quella piaga della mia co-scrittrice a cui voglio un mondo di bene :) spero vi stiate facendo un pò intrigare dalla storia :) notte a tutti, la tricheca vi saluta.
feed the birds!

  
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