Due giorni più tardi,
Suz era stata dimessa dall’ospedale con una gamba ingessata. Era a casa sua,
sdraiata sul divano che guardava la televisione, mentre il suo ragazzo, in
cucina, le preparava un toast.
- In arrivo! – esclamò dirigendosi verso la ragazza.
- Grazie – sorrise, e gli diede un leggero bacio.
Lui si sedette accanto a lei.
- Quell’altra ragazza? Quella che era alla guida? – chiese lui.
- L’ho sentita ieri – spiegò.
- A me non piace affatto – borbottò.
- Dici così solo perché mi ha quasi investita! – sbottò Suzanne.
- Saresti potuta morire! – gridò.
- Sì, Kevin, sarei potuta morire, ma non è successo. E poi è stato solo un
incidente – sbuffò.
Il ragazzo si zittì, contrariato.
Poco dopo, suonarono alla porta. Lui s’alzò per vedere chi fosse.
- Chi è? – chiese.
- Sono Gwen, Suz è in casa? – gracchiò la voce dal citofono.
- E’ la tua cara amica – disse Kevin, acido.
- E falla entrare no?! – saltò su la ragazza, improvvisamente allegra.
Lui aprì la porta.
- Beh, Suz, vi lascio sole, tanto lo sai che non la sopporto – esordì.
- D’accordo Kev, ci vediamo stasera – rispose, salutandolo.
Lo vide uscire e, pochi secondi dopo, Gwen comparve sulla soglia con una torta
e cinque bellissime rose rosse.
- Ciao! – mormorò sorridendo.
Suzanne tese gli angoli della bocca, mostrando trentadue denti bianchi e
perfetti. I capelli biondi le incorniciavano il viso leggermente truccato.
Gwen si avvicinò e le stampò un bacio su una guancia.
- La porto in cucina – disse indicando la torta.
Suz annuì.
- Ah, ce l’hai un vaso per le rose? – gridò dall’altra stanza.
- Prova ad aprire lo sportello in alto, a destra del frigo! – urlò Suzanne di
rimando.
- Trovato! -
La rossa tornò in salotto e si sedette sul parquet, di fronte all’amica.
- Allora, il tuo ragazzo mi odia ancora? – chiese ridacchiando.
- Non ridere, è pesantissimo! – esclamò Suz.
La risata di Gwen aumentò.
- E piantala! – sbottò la bionda, lanciandole un cuscino, divertita.
L’amica lo prese al volo e se lo mise sotto al sedere, per stare più comoda.
- E tu? Tu ce l’hai un ragazzo? -
- Negativo! – rispose. – Ne ho avuti, ma tutte storie piuttosto brevi. Mai
stata innamorata -
- Quello nemmeno io, no – mormorò Suzanne, quasi stesse parlando con se stessa.
- E … il tuo famoso esame universitario? -
- Me lo faranno recuperare al più presto! Tu piuttosto, com’è andata in
redazione? Mi avevi raccontato di un articolo … - domandò.
- Sì! L’hanno pubblicato! Ho il posto! Ma spero, ripeto, di riuscire a scrivere
un romanzo, prima o poi- spiegò.
- Sì, lo so. Ehi, ma … non ti stanchi a stare qui? – fece Suz, ad un tratto.
- Oh, se preferisci, me ne vado! – esclamò Gwen, alzandosi e dirigendosi verso
la porta.
La bionda l’afferrò al volo per un braccio, trascinandola indietro, verso di
sé.
- No! Non volevo dire questo! -
L’amica scoppiò a ridere. Suzanne la trovava incredibilmente bella. I capelli
ricci, rossi, non troppo lunghi, gli occhi castani e profondi, una pelle
chiara, il naso leggermente alla francese. Lo toccò con la punta dell’indice,
come si fa con i bambini. L’altra strizzò gli occhi, sghignazzando. Sorrise
anche Suz, ma tornò seria immediatamente, presa dall’irrefrenabile impulso di
baciarla. Ma che diamine le passava per la testa?
Anche Gwen si era fatta seria, osservandola, come chiedendole a cosa stesse
pensando. Vide un lampo negli occhi grigi della ragazza. Si avvicinò al suo
viso lentamente, posandole le dita su una guancia. Suzanne non ci capì più
nulla. Non riusciva più a resistere, così annullò la brevissima distanza che c’era
tra di loro, baciando l’amica. Quella sembrò tutt’altro che sconvolta. Rispose
al bacio con intensità crescente, disarmante, lasciando la bionda senza fiato.
Nel momento in cui le loro labbra si separarono, Gwen fissò gli occhi dell’altra,
che sembrava non capacitarsi di ciò che era appena accaduto. In effetti era
proprio così. Suzanne non aveva mai baciato una ragazza. Soprattutto, non aveva
mai baciato una ragazza in quel modo. A lei erano sempre piaciuti i ragazzi,
come poteva essere? Improvvisamente si rese conto di quanto fosse assurdo e
sbagliato, si rese conto anche che da
qualche parte esisteva ancora il suo Kevin. Gli voleva bene, pur non amandolo,
e lo stesso valeva per lui.
- Ma … ma che … ? Ma che stiamo facendo? – sbottò.
- Ci stiamo … baciando? – rispose la rossa.
- Questo lo vedo, ma … perché? -
- Che razza di domanda è “perché”? -
- Non lo so, io non ho mai baciato una ragazza, non mi è mai venuta nemmeno
voglia, di baciare una ragazza, cazzo! Io sono fidanzata! – esclamò in preda al
panico.
- Ehi, ehi, rilassati! Era solo un bacio! – tentò di calmarla Gwen.
- E’ sbagliato, Gwen, sbagliato –
continuava a ripetere.
- Ti vuoi dare una calmata? Non c’è niente di sbagliato, è stato un momento un
po’ così! Un semplice bacio, niente di più! – fece la rossa.
- Un bacio, niente di più. Non ho tradito Kevin. Ho baciato una ragazza, e non
c’era niente sotto. Solo un bacio. Nient’altro – si disse.
Ma in cuor suo, sapeva che dietro quel bacio c’era qualcosa di più. Qualcosa di
forte, che sentiva nascere solo ora. Qualcosa che la spaventava terribilmente, perché
aveva paura di non riuscire a contrastare. Durante quei pochi attimi, toccando
le labbra di Gwen, aveva avvertito una sensazione mai provata prima. Andava
oltre la semplice attrazione fisica. Andava oltre a qualunque cosa mai
sperimentata.