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Autore: emychan    14/12/2011    4 recensioni
Terzo posto al contest 'All you need is love' indetto da superkiki92 su Efp.
Ambientata dopo la terza stagione, ignora la quarta!:D
Attenzione:un sacco di UST e Merthur(ovviamente:P)
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Pochi mesi dopo la battaglia con Morgana, Arthur continua a cercare la sorellastra per riportarla a Camelot. Le sue motivazioni, però, non sono né la vendetta, né il perdono. Il suo unico pensiero è infatti Merlin, il servitore che sembra aver smarrito una parte di se stesso dalla fuga della strega. Arthur è convinto che soffra per amore, ma è davvero così?
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Morgana, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
Capitoli:
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Eccomi!!!!!:D

Civile sostenuto con successo!:DD

Ed eccomi come promesso ad aggiornare!

Grazie a SeleneKyoto per aver commentato! 

La storia sembra riscuotere poco successo, come mai?? Cosa non funziona?:((

In attesa del prossimo capitolo vi rimando alla mia nuova one-shot: Tre carte

E se vi piace Slam Dunk: Assurdo

Cap.4: Fratelli

Arthur non aveva mai viaggiato completamente da solo.

Per ovvie ragioni suo padre non l’aveva mai permesso, non che avesse mai sentito la necessità di restarsene solo tra i boschi o a

caccia.

La vita di un principe era già abbastanza solitaria, e lui amava stare in compagnia degli altri.

Certo, per gran parte dei suoi ventiquattro anni, si era dovuto accontentare della falsa amicizia di nobili e cavalieri, di qualche servo

tremante troppo impaurito per parlargli, ma era sempre meglio di niente.

Poi era arrivato Merlin e tutto era stato più semplice.

Era stato difficile all’inizio, adattarsi a qualcuno che gli diceva in faccia ciò che pensava, senza preoccuparsi di ferirlo o farlo infuriare,

ma nel profondo, Arthur aveva amato quel lato del suo servo fin da subito.

Merlin rappresentava quella persona che aveva sempre disperatamente cercato, quella parte della propria vita che era rimasta vuota e

dolorante.

Merlin era il suo primo amico. La prima persona che aveva amato davvero.

Non quell’amore che ti lascia sveglio la notte o che ti fa sudare le mani, non era mica una ragazza, ma qualcosa di più sereno. Di più

naturale.

Quel sentimento che arriva senza fare rumore, senza provocare problemi. Quell’amore che ti coglie impreparato e ti lascia l’amaro in

bocca quando scopri di provarlo, perché mai te lo saresti aspettato.

Era anche il sentimento più sconveniente che Arthur potesse provare.

Perché Merlin era un servo. Perché Merlin era un uomo.

Perché Merlin, non lo ricambiava e non lo avrebbe mai fatto.

Sfortunatamente, il suo era anche quel tipo di amore che non potevi mettere a tacere. 

Che non potevi scacciare né dimenticare. Che ti faceva soffrire, per tutta la vita.

Il principe lo sapeva e aveva cercato in tutti i modi di combatterlo, ma era un mostro che la sua spada non poteva uccidere.

Un mostro che, per essere nascosto, l’aveva reso meschino e bugiardo.

Aveva baciato una donna che non amava, aveva dichiarato sentimenti che sapeva di non provare.

Aveva mentito al mondo intero e giocato col cuore di chi non lo meritava.

Gwen era dolce, era buona, era bella.

In un’altra vita, in un’altra storia, Arthur l’avrebbe resa la sua regina senza rimpianti, ma non in questa.

Per quanto ci provasse, non erano le sue labbra che desiderava né il suo corpo che sognava.

Provava qualcosa per lei, certo, ma non era così stupido da credere che fosse amore.

Non nel senso più puro del termine. Non nel modo in cui amava Merlin.

Per Gwen poteva migliorarsi, poteva combattere e struggersi.

Vederla con Lancelot lo distruggeva, ma con Merlin era diverso.

Per lui aveva voglia di piangere. Per lui non aveva forza per combattere o infuriarsi, saperlo di qualcun'altra lo uccideva e lo spogliava

di ogni difesa.

Per Merlin avrebbe voluto essere il re migliore della terra e, quando prima di una battaglia, il suo servo lo vestiva dicendogli che

credeva in lui, nel suo destino, Arthur sentiva di aver già vinto.

Non c’era sentimento che potesse offuscare un incanto simile. Purtroppo.

Dopo una notte in compagnia dei suoi soli pensieri, finalmente il principe raggiunse il punto in cui avrebbe dovuto incontrare Lancelot.

Era una radura poco distante dal confine con Cenred.

Il suo cavallo sembrava agitato, aveva difficoltà a controllarlo da quella mattina, più di una volta si era fermato lungo il sentiero,

indietreggiando spaventato. Arthur aveva dovuto faticare a lungo per convincerlo ad avanzare.

Non capiva perché si comportasse in quel modo, non c’era niente di strano lì intorno.

Sentendolo di nuovo fermarsi, il principe strinse le redini esortandolo a continuare. Lmarei scosse il muso e nitrì spaventato,

indietreggiando di qualche passo.

Confuso Arthur si guardò attorno, non c’era nessuno, ma la foresta era troppo silenziosa; passandogli una mano tra la criniera bianca

per tranquillizzarlo, il principe smontò ed estrasse la spada.

“Quella non ti servirà” la voce era femminile e arrivava dagli alberi intorno alla radura.

Arthur si voltò, cercando il suo nemico, ma prima che potesse reagire, la sua spada volò a terra.

“Chi sei?” gridò il principe avanzando di un passo, forse poteva recuperare il pugnale che teneva nascosto nello stivale.

“Non mi riconosci più?” rami spezzati e lenti passi annunciarono l’arrivo di qualcuno.

Nascosta da un lungo mantello nero, gli occhi verdi più gelidi di quanto li ricordasse, Morgana gli sorrise “Ciao, fratello” sputò con

disprezzo.

“Morgana” pronunciò incredulo il principe. Incapace di dire altro ora che l’aveva davanti agli occhi.

“Ho saputo che mi cercavi” la strega si levò il cappuccio scoprendo i lunghi capelli neri e lo studiò da capo a piedi “Hai deciso di

lasciarmi il trono?”

La rabbia che si era ripromesso di sconfiggere fu più prepotente di quanto si aspettasse “Come hai potuto farlo? Come hai potuto

tradirci in quel modo?” le chiese quasi gridando.

Non aveva programmato di lottare con lei, né di sfidarla, ma trovarsela di fronte così spavalda, così piena di odio e disprezzo per chi

l’aveva sempre amata, aveva risvegliato tutto il dolore del tradimento.

“Devi crescere Arthur, restare attaccato alle gonne di tuo padre non ti ha mai fatto molto bene, sei così stupido” lo canzonò la donna

girandogli attorno come un predatore.

Il principe la seguì con sguardo furente, le braccia incrociate sul petto “Mio padre può aver fatto scelte sbagliate, ciononostante non

meritava ciò che gli hai fatto” le rispose con voce tremante per la rabbia “E gli altri? Le persone innocenti che hai ucciso? Nemmeno

loro lo meritavano”.

“Un sacrificio necessario. Dovresti capirlo meglio di chiunque”.

“E Merlin? Anche lui era un sacrificio necessario?” sibilò con una punta di disgusto.

Come poteva parlarne in quel modo? Tutte quelle persone morte a causa della sua vendetta, tutta quella sofferenza, e lei si comportava

come se non le importasse.

La reazione al nome del suo servo non fu affatto quella che Arthur si aspettava, tutto il viso di Morgana si contorse in una maschera

d'odio e disprezzo che lo fece indietreggiare inorridito.

Mai le aveva visto un’espressione simile “Merlin” sibilò con rabbia “Quel piccolo verme traditore. L’avrei ucciso con molto piacere e,

quando lo avrò tra le mani, si pentirà di avermi intralciato”.

La minaccia era pura e sincera, Arthur inghiottì a vuoto, confuso e vagamente spaventato.

Non c’era alcuna traccia di amore in Morgana, nessun rimpianto, niente a cui potesse appellarsi per riportarla in sé.

Non c’era dubbio che li odiasse, Merlin più di tutti, anche se non ne capiva la ragione.

Forse si sentiva tradita perché il servo si era schierato col principe e non con lei?

Comunque stessero le cose, Arthur ringraziò il cielo di non aver portato con sé il ragazzo, non sapeva come avrebbe potuto reagire di

fronte a un rifiuto simile. Onestamente, non sapeva nemmeno come avrebbe potuto guardarlo in faccia sapendo la verità.

“Tu gli manchi” provò a dirle “Lo sta distruggendo”.

In tutta risposta, Morgana scoppiò a ridere di gusto “Sei davvero stupido Arthur, mi chiedo se capirai mai qualcosa di quello che ti

circonda”.

Il principe la guardò confuso.

“Il tuo caro, dolce Merlin, ha cercato di uccidermi più di una volta, perché mai dovrei mancargli?”

Arthur scosse la testa incredulo, non era possibile. Stava mentendo.

Merlin non era tipo da… non avrebbe mai fatto del male a nessuno. Neppure a Morgana. Soprattutto a Morgana.

La donna osservò la sua reazione in silenzio, il capo chino su una spalla, un sorriso canzonante stampato sul viso di porcellana “Ci sei

rimasto male?”

“Non ti credo. Merlin ti ama” scosse ancora il capo, riconciliare le due immagini era impossibile.

Merlin non avrebbe mai fatto una cosa simile. Mai.

“Chiediglielo, allora. Chiedigli cosa successe il giorno in cui Morgause mi prese con sé. Il tuo Merlin non è altro che un bugiardo e un

traditore” sibilò con astio e Arthur non poteva credere a quelle accuse, ma ricordava quel giorno.

Come Merlin fosse rimasto solo con Morgana e suo padre nella sala del trono, come Morgause l’avesse presa con sé. Come di fronte

all’interrogatorio del re, il suo servo fosse stato incerto, evasivo “Smettila! Non crederò mai a quello che dici!” gridò “Perché deve

essere in questo modo, Morgana? Se mi avessi detto della magia…”

“Cosa?” lo interruppe lei “Avremmo giocato alla famigliola felice, fratellone? Avresti tenuto il mio segreto per tutta la vita come il

nobile cavaliere che sei? Avresti mentito ad Uther per me?”

Arthur non esitò ad annuire, ci aveva già pensato. Ci aveva riflettuto per giorni, per settimane, chiedendosi ogni se, ponendosi ogni ma,

e la risposta era sempre la stessa, non avrebbe mai consegnato Morgana, nemmeno a suo padre.

“Potevamo convincerlo a cambiare le leggi, possiamo ancora farlo. E se non funzionasse, un giorno sarò re. Ti proteggerò io” disse in

tono quasi pregante. Cercando disperatamente di risvegliare in lei un barlume di quella ragazza che lo tormentava a corte e lo sfidava

ogni giorno a duello. Di quella donna che lottava per il giusto, e per chi amava, con tutte le sue forze.

Ma quella donna, purtroppo, non esisteva più.

“Sei patetico” gli sibilò contro, le sue iridi verdi si tinsero d’oro e Arthur volò per aria, come una bambola rotta, il suo corpo sbatté

contro il tronco di un albero e cadde riverso a terra, tra i rami rotti di un cespuglio senza foglie.

“Immagino sia un addio, fratello” furono le ultime parole che sentì prima di perdere i sensi.

Tbc


   
 
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