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Autore: heyitsgeorgia13    15/12/2011    1 recensioni
Sono passati dieci anni dall'ultima volta che si sono ritrovati tutti insieme e molte cose sono combiate. Anche loro sono cambiati: chi nel bene, chi nel male. Cosa accadra quando un evento, aspettato già da molto tepo, li riportarà a Lima?
[Sequel di My life would suck without you]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Tesoro vedi di finire i compiti prima che arrivi tuo padre o si arrabbierà con me – Quinn entrò in sala con in mano un piatto pieno di biscotti appena sfornati e lo posò sul tavolino accanto alla bambina.
Lei sorrise – Papà non si arrabbia mai con te – la rassicurò ma la ragazza scosse la testa – Quando eravamo alle superiori lo faceva sempre, fidati. Lo puoi anche chiedere a Sam – la informò ridendo e lui annuì.
- Comunque  mi manca questo problema e poi ho finito tutto – esclamò tutta  contenta – Sammy mi potresti aiutare che non l’ho capito? – chiese poi al ragazzo seduto sulla poltrona di fronte a lei.
Lui distolse lo sguardo dal libro che stava leggendo e le sorrise dolcemente – Certo Beth, fammi vedere – le rispose poi alzandosi e andandosi a sedere a terra accanto alla piccola.
I due si concentrarono e in meno di cinque minuti i compiti erano finalmente conclusi.
Beth allora andò a sedersi sul divano a guardare la tv, con in grembo il piatto di biscotti, mentre Sam tornò al suo libro. Quinn invece si sedette accanto a sua figlia e cominciò a sfogliare le riviste di moda.
- Sono emozionata per il matrimonio di Rachel – esclamò, dopo diversi minuti di silenzio, la giovane – E poi lei mi permetterà di fare la sua damigella, sono troppo contenta – era davvero su di gira da quando la sorellastra le aveva comunicato la notizia.
La bionda alzò gli occhi dalla rivista e le sorrise – Sarai bellissima. Conoscendo Kurt, avrà preso per te il vestito più bello di tutti – disse accarezzandole i capelli – Rachel ha detto che la prossima settimana devo andare a provarlo con loro, non vedo l’ora! – la informò euforica.
Pochi secondi dopo però il sorriso sulle sue labbra si spense e sul suo volto si disegno un’espressione triste – Che c’è piccola? – le chiese Quinn preoccupata. La bimba alzò le spalle – Mi manca la mamma – dispose spostando poi il piatto dalla sue gambe, appoggiandolo sul tavolino da caffè davanti a lei.
La ragazza le accarezzò ancora una volta i capelli – Lo so tesoro, ma lo sai che Shelby doveva andare a New York per finire quella serie tv. Vedrai che il tempo passerà in fretta e lei sarà qui prestissimo – la rassicurò e la piccola abbozzò un sorriso – Lo spero tanto mamy – disse appoggiango poi la testa sulla sua spalla.
Quell’ultima parola scaldò il cuore di Quinn. Non capitava tutti i giorni che Beth la chiamasse mamma.
In fondo lei era poco presente nella vita di suo figlia, cosa che non si poteva dire per Puck. Infatti il ragazzo negli ultimi sei anni aveva vissuto insieme a Shelby, in Ohio, e aveva fatto il papà della bambina a tutti gli effetti. Lei, invece, vivendo a New York insieme a suo marito, Sam, aveva poco tempo da passare con la sua bimba e riusciva a vederla solo pochi giorni al mese.
Amava quella creatura con tutto il suo cuore e, anche se molto spesso veniva chiamata solo Quinn e la cosa faceva male, la capiva e non per questo le voleva meno bene. Alle volte però, sentir chiamare Puck e Shelby, papà e mamma senza problema, la feriva moltissimo, ma lo accettava e se ne faceva un ragione.
In mometi come questo, però, quando Beth trovava il coraggio di chiamarla mamy..beh erano i momenti più belli della sua vita.
I suoi pensieri vennero però interrotti dal suono del campanello – Vado io – disse Sam alzandosi e dirigendosi verso la porta.
- Dov’è l’unica vera donna della mia vita? – Puck entrò in soggiorno, urlando. Beth saltò su e gli corse in contro – Papà – stillò a sua volta abbracciandolo come se non si vedessero da anni, e invece era solo da quella mattina.
Poi i due si andarono a sedere, lei vicino alla sua mamma e lui vicino all’amico – Allora hai fatto tutti i compiti? – le chiese e lei annuì – Si, mi ha aiutato Sammy – rispose sorridendo.
- E questo fine settimana, visto che non hai compiti da fare, che facciamo? – le chiese ancora e questa volta la bimba si limitò ad una alzata di spalle.
Quinn intervenne nel discorso – Ieri mi ha chiamato Kurt e ha detto che domenica ci sarà il compleanno di sua nipote, Eveline, e siamo tutti invitati. Domani potremmo andare a fare shopping e comprarti un vestito bello per la festa. Che ne dici Beth? – chiese sorridendo.
La piccola non sembrò pensarci su – Si, voglio andare alla festa. Possiamo andare alla festa papà? Voglio conoscere tutti i tuoi migliori amici, quelli che non conosco già volevo dire. E poi voglio conoscere Eveline, Quinn dice che è una bambina stupenda. Penso che ci sarà anche Rachel..non vedo l’ora di riabbracciarla, possiamo papà? – chiese a sua volta saltellando, eccitata, sul divano.
Puck non sembrava della stessa idea – Amore non è che andresti un secondo in camera di Quinn a giocare? Così noi tre possiamo parlare – le ordino gentilmente mentre lei mise il broncio – Papà ho undici anni, posso benissimo sentire quello che avete da dire. Non sono più una bimba – protestò, ma Noah sembrava irremovibile – Dobbiamo parlare della festa, ti spiego dopo okay? – la informò e lei riluttante ubbidì sparendo su per le scale.
Il ragazzo prese un respiro profondo – Per nipote di Hummel..tu inteni la figlia di Nicole? – chiese abbassando lo sguardo. Sia Sam che Quinn annuirono.
Poi il biondo, prese la parola – Lo sappiamo che tu e lei non siete più in buoni rapporti, ma pensa che sia un’occasione per stare di nuovo tutti insieme..noi del Glee intendo. E poi Beth sembra entusiasta, e vuole andarci – gli spiegò.
- Non è quello..io..sono più di sei anni che non la vedo e, l’ultima volta che ci siamo parlati, quattro anni fa, abbiamo litigato di brutto. Non credo di riuscire a guardarla negli occhi dopo quello che è successo – a sua volta spiegò.
Quinn scosse la testa esasperata – Puckerman, tu e Shelby non state più insieme da tre anni ormai. Sappiamo quanto lei fosse gelosa del fatto che tu provassi a riallacciare i contati e scusarti con lei. Ora potresti andare la e provare a fare quello che che hai sempre voluto fare da sei anni a questa parte – lo rassicurò.
Puck annuì – Allora andiamo alla festa – sembrava convinto.
 
- Allora Rachel ci ha detto che i bambini a scuola ti fanno disperare, non è vero? – chiese Leroy, uno dei padri della ragazza.
Era sabato mezzogiorno e Finn era stato invitato a casa Berry per il pranzo.
Mandò giù il boccone (si finalmente, a ventotto anni, aveva imparato a mandar giù prima di parlare) e rispose – Si signore, abbastanza. L’altro giorno stavo insegnando loro a saltare la corda e due di loro hanno preso la fune, me l’hanno legata ai piedi e sono..beh caduto. Ma nulla di che, sono dei bravi bambini dopo tutto – gli spiegò.
Tutti gli sorrisero mentre Amanda, la migliore amica di Rachel, scoppiò a ridere – Sei proprio un’imbranato Finn – lo prese in giro.
Il ragazzo abbassò lo sguardò sul piatto e cominciò a giocherellare con il cibo. Nessuno, eccetto Rachel, si accorse dell’espressione che si era dipinta sul suo volto. Istintivamente lei allungò una mano e accarezzò il dorso della sua con il pollice.
Lui sapeva di essere un’imbranato, non era la prima persona che glielo diceva, ma Amanda usava sempre un pizzico di cattiveria nel dirgli le cose e a lui questo dava davvero fastidio.
- E tu Amanda, che fai? – le chiese Hiram, sorridendole. La ragazza si schiarì la voce – Io insegno musica alla scuola vicino casa mia e amo quel lavoro. I miei bambini sono degli angeli, non fanno mai arrabbiare e sono calmissimi. Ma forse non sono loro il problema, ma sono io, che rispetto a Finn, riesco a gestirli. Invece lui.. – lasciò cadere la frase non volendo infierire.
Il ragazzo irritato da quelle parole scattò in piedi – Rachel mi ha chiesto di trattarti nel migliore dei modi e ti pregherei di fare lo stesso con me, da persona educata. Non so quale sia il tuo problema nei miei confronti, ma ti pregherei di non trattarmi uno schifo, visto che io non lo sto facendo con te – le disse leggermente alterato.
- Ora scusate ma devo tornare a casa. Kurt, Blaine, Nicole e Eveline tornano oggi pomeriggio e ho promesso a mamma di essere a casa per allora – spiegò loro – Grazie mille per il pranzo signori Berry – poi si rivolse a Rachel – Noi ci vediamo da me stasera alle sette per la cena – le sussurrò un “ti amo” all’orecchio prima di baciarla velocemente – Grazie ancora e arrivederci – disse prima di uscire.
 
La porta di casa Hummel-Hudson si aprì immediatamente, appena il campanello suonò. Burt, come sempre con il suo amato cappellino in testa, apparve sulla soglia con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia – Figliolo! – esclamò allargando le braccia.
Kurt si catapultò letterelmente contro di lui, permetterdogli di stringerlo in un fortissimo abbraccio – Mi sei mancato – gli disse – Anche tu papà, tanto – disse il ragazzo a sua volta.
- Su, basta smancerie. Lasciamo entrare anche gli altri in casa – disse l’uomo sorridendo.
Il giovane sorrise ed entrò in casa per salutare Carole e il suo fratellastro.
Poi Burt abbracciò una sorridente Nicole – Buuuurt! – strillò Eveline saltandogli in braccio – Nanerottola, finalmente sei tornata – le disse facendola girare. Per lui quella bambina era come una terza figlia. Adorava riempirla di attenzioni, viziarla e spesso sua madre lo sgridava, scherzando, per le tantissime cose che faceva per lei.
- Guarda chi c’è? – la informò appoggiandola poi a terra ed indicando verso sua moglie e Finn che aspettavano la bambina a braccia aperte. Lei gli saltò addosso e si lasciò coccolare.
L’ultimo ad entrare in casa fu Blaine – Figliolo – lo salutò l’uomo abbracciandolo – Burt – fece lui ricambiando l’abbraccio con la stessa intensità.
Quando si staccarono, l’uomo lo esaminò per bene. Aveva l’aria stanca e anche un po’ malaticcia – Tutto bene? – gli chiese.
Il ragazzo guardò Kurt negli occhi, che gli sorrise debolmente, per poi voltarsi verso Carole – Si tutto bene. Il lavoro mi ha stancato parecchio, ma ora posso riposare – rispose, mentendo, in parte. E questo a Burt non scappò, ma decise di non affrontare quel discorso in quel momento, l’avrebbero fatto un altro giorno.
- Vado a portare le borse in camera mia – Kurt informò la famiglia – Ti accompagno? – gli chiese timidamente Blaine.
Il controtenore si voltò verso il suo ragazzo e lo guardò dritto negli occhi – Non ti preoccupare – gli sorrise – So cavarmela anche da solo – e con questo si rivoltò e si diresse al piano superiore, mentre il riccio lo fulminava con lo sguardo. Eccola la frecciatina che aspettava da quando si era svegliato quella mattina.
Tutti si accorsero del loro comportamente ma nessuno fiatò – Blaine, Nicole, andate pure in salotto con Finn. Io porto Eveline a prendere i colori che le ha comprato Burt – disse Carole, prendendo la piccola per mano e portandola in cucina.
- Burt, non lo hai fatto davvero, vero? – le chiese la giovane sorridendo. Lui le scoccò un sguardo colpevole e i due scoppiarono a ridere – Grazie – gli disse prima di seguire il fratello e l’amico in salotto.
Si sedettero sul divano – Comunque tra un paio di minuti dovrebbe arrivare Rachel e poi mangiamo – li informò Finn ma Nicole era già pronta a tartassare il fratello di domande. Stava per cominciare ma la figlia irruppe nella stanza – Mamma mamma..guarda che cosa mi hanno regalato? – disse sventolandole davanti l’album da colorare – È stupendo amore – le rispose lei accarezzandole la guancia. Poi la piccola si voltò verso Finn – Posso mettermi qua sul tavolino a colorarli? – gli chiese e lui scoppiò a ridere – Non devi neanche chiederlo nanetta. Certo che puoi – e le fece spazio sul tappeto.
- Allora? Gli hai parlato o no? – Nicole, parlando sottovoce per non farsi sentire dalla figlia, ma abbastanza da farsi sentire dall’amico, finalmente riusci a chiedere a suo fratello.
Lui si passò una mano tra i ricci scompigliati – Ci ho provato, ma..lo hai visto come mi tratta. O non mi parla proprio, o mi lancia quelle frecciatine o cominciamo ad urlare – rispose esasperato.
Hudson li guardò confuso – Che è successo? – chiese preoccupato e Blaine gli sorrise tristemente – Nulla davvero. Lo sai com’è fatto, tuo fratello è leggermente schizzato a volte – gli rispose e sua sorella scosse la testa.
Alle loro spalle arrivò una voce stridula – Ah ed io sarei schizzato? Buono a sapersi. Blaine veramente io mi sono.. – ma fu subito interrotto dalla migliore amica – Kurt ti prego. C’è Eveline lì, non mi va che vi senta litigare – lo implorò – Per favore – disse rivolgendosi successivamente a tutti e due.
Poi nella stanza calò un silenzio imbarazzante, interrotto solo diversi minuti dopo dalla vocina melodiosa di Eve – Zio Kurt – disse attirando la sua attenzione – Vieni a colorare con me? – gli chiese e l’espressione sul volto del ragazzo si addolcì immediatamente – Certo piccola, fammi spazio – le rispose sedendosi a terra, accanto a lei. 
Alle sette in punto arrivò Rachel e tutti quanti si sedettero a tavola per cenare. Mangiarono in rigoroso silenzio, parlando del più e del meno, ma la tensione era palpabile.
Dopo cena Kurt si preoccupò di accompagnare a casa gli Anderson.
- Figlioli miei! – esclamò Anne, accogliendo i suoi due “piccoli” in casa – Mamma ti prego mi stai soffocando – si lamentò Nicole cercando di togliersi la madre di dosso, con poco successo. Allora ci penso sua figlia – Nonnaa! – urlò Eveline saltandole addosso.
La donna la strinse forte a se, per poi farla sedere sul tavolo – Guardati sei diventata grandissima. E domani farai sei anni – disse dandole un bacio sulla fronte. Poi si voltò per abbracciare anche Kurt – È bello rivederti – gli disse – Anche per me è bello rivederti Anne – gli rispose con un sorriso.
Dopo il loro discorso, avvenuto la sera dell’ultimo ballo, le cose tra loro erano solo migliorate e ora erano davvero in sintonia.
- Vostro padre ha detto che passa domani per il compleanno, poi però dovrà partire per San Francisco per lavoro. Penso che non ci sarà molto, ma non è una novità – spiegò loro. I sognori Anderson, dopo che Blaine e Nicole erano partiti per New York, avevano deciso di prendersi qualche tempo per riflettere sui loro errori e sul loro rapporto. Questo periodo di “riposo” però aveva solo portato al divorzio tra i due.
- Okay, vi aiuto con queste borse e poi torno a casa – li informò Kurt sorridendo. La signora Anderson, preoccupata, fece passare lo sguardo da suo figlio al suo ragazzo, senza però dire nulla. Era sicura che se ci fosse stato qualcosa che non andava Blaine gliel’avrebbe detto.
Così fecero: Nicole prese in braccio sua figlia e salì in camera, seguita da Kurt che portava le valige. Blaine, invece, prima di salire diede un bacio a sua madre e le fece un sorriso rassicurante. Poi pian piano, salì le scale e entrò in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle.
Non fece in tempo a gettare le borse a terra che la porta si riaprì – Io..ho finito quindi andrei. Ci vediamo domani al compleanno di Eve. Arriverò per le dieci, o giù di lì. Dobbiamo preparare tutte le cose, ma ce la faremo, o almeno spero – gli spiegò – Buonanotte – disse poi con un sorriso e si voltò pronto per scenderele scale e tornare a casa.
Ma Blaine con uno scatto lo prese per il polso – Aspetta – gli disse e Kurt si voltò guardandolo confuso – Io.. - cominciò a dire ma si sentiva la gola secca e la bocca impastata – Domani è il compleanno di Eve e..ti prego rimani qui a dormire – lo implorò.
Il controtenore scosse leggermente la testa – Non farlo per me, fallo per lei – insistette. A quelle parole il giovane sospirò profondamente – Va bene – acconsentì.
Il moro lo condusse sul letto e i due si sdraiarono uno accanto all’altro. Senza pensarci due volte il riccio lo strinse a se, permettendogli di appoggiare la testa sul suo petto – Buonanotte Kurt – sussurrò – Buonanotte Blaine – disse sollevando di poco la testa per potergli dare un leggero bacio sul collo.
Rimasero così per qualche minuti – Ti amo Blaine – disse poi in un sussurro – Ti amo anche io Kurt – mormorò l’altro baciandolo sulla testa, prima che il sonno si impossessasse di loro.


 Nota dell’autrice:
 
Buonasera a tutti!
ecco il nuovo capitolo. Lo so, lo so, ora mi starete odiando tutti ma..vi posso promettere che non farò mai più lasciare Blaine e Kurt, dovete stare tranquilli (o forse no?)
comunque mi avevate chiesto dove fosse finito Puckerman, quindi eccovelo qui.
Lo so che ora vi starete chiedendo perché lui e Nicole non stanno più assieme e io vi dico..leggete i prossimi capitoli e lo scoprirete ahah
Piccola anticipazione: il prossimo capitolo sarà incentrato sul compleanno di Eveline e ritroveremo tante belle persone e gli amori della mia vita, ma non vi dirò chi sono!
Per ultimo volevo ringraziare la mia beta Jekka e Katia..perchè beh è stupenda <3
Il prossimo capitolo però vi devo avvisare che non arriverà prima di mercoledì, causa esame di storia moderna e problemi famigliari.
Fatemi sapere che ne pensate..a presto, un bacio..
 
-Georgia


 

  
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