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Autore: Shade Owl    16/12/2011    1 recensioni
Sei mesi dopo gli eventi della Fornace, Timothy Anderson è stato messo a capo di una squadra di apprendisti, gli stessi quattro ragazzi che ha protetto in precedenza. Ma la temibile Alleanza delle Ombre, servendosi di Julien Wings, ha dei piani da portare a termine, piani che lui deve contrastare. A complicare le cose, la sua collega Raven scompare all'improvviso. Cos'altro potrà andargli storto?
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
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Darth e Trys si scambiarono un’occhiata, poi riportarono gli sguardi sull’ometto peloso dall’espressione nervosa con cui stavano parlando: era basso, tozzo ed aveva un’aria leggermente sparuta, come se si aspettasse di venire aggredito in qualsiasi momento. Era talmente gracile che, se si fosse trovato in mezzo ad una rissa, nessuno avrebbe mai e poi mai scommesso su di lui.
Aveva sporgenti sopracciglia irsute, e pochi capelli in testa, tanto che si era fatto il riporto, anche se però il piccolo ciuffo non era nemmeno lontanamente sufficiente a coprire quella vasta pelata che si ritrovava. I suoi minuscoli occhietti acquosi scattavano rapidi tra i due araldi, quasi non volesse perderli d’occhio nemmeno per un istante, e continuava a tormentarsi nervosamente le mani callose. Nessuno avrebbe mai detto che era un licantropo da quasi un secolo e mezzo.
- Ehm… Io credo di non aver capito bene, Vlad.- ammise Darth, grattandosi la testa - Potresti ripetere?-
- Te l’ho detto, Templare dei miei stivali!- grugnì con voce rasposa e soffocata l’ometto, guardandosi freneticamente intorno da sopra il ripiano del tavolo del pub, la testa incassata tra le spalle e seminascosta dal colletto del vecchio impermeabile grigio che indossava - Io non so niente di licantropi fuori controllo, e a nessuno ci verrebbe mai in mente di attaccare briga con voialtri! Che ne so di quattro pazzoidi che si fanno ammazzare da chissà chi!-
- Andiamo, tu sei uno dei più vecchi ancora in vita, Vlad.- ridacchiò Trys - Sei uno dei più rispettati… per qualche strano motivo…- il lupo mannaro gli gettò un’occhiataccia - … quindi non puoi non sapere perché hanno fatto i matti con qualcuno che molto probabilmente era uno dei nostri.-
- E come sapete che era la Valchiria?- sbottò Vlad - A quanto ne so, è un pezzo che non si fa vedere in giro. E io non sono uno scemo, non mi va di darci fastidio, quella gira con armi d’argento!-
- Ma magari hai sentito qualcosa che non ti torna, tra i tuoi.- disse lentamente Darth - Che so… voci di insubordinazioni sospette, o sparizioni improvvise.-
- Ve l’ho detto, non so niente!- ululò il lupo mannaro, cominciando ad irritarsi.
Il Templare sospirò, scocciato.
- D’accordo…- disse lentamente - Allora, visto che una volta ero sposato con una di voi farò finta di crederci, così tu avrai del tempo da usare per fingere di chiedere in giro. Tra un paio di giorni torniamo e ricominciamo il discorso. Ci stai?-
- No, che non ci sto!- grugnì Vlad - Io con voi non c’ho più niente da dirci!-
- Bhè, allora noi potremmo avere un paio di cose da dire ad alcuni vecchi amici.- osservò Trys, inarcando un sopracciglio - A proposito di quei tuoi traffici di veleni, non so se mi spiego. Credo che i Cacciademoni potrebbero cominciare a trovarti d’un tratto molto attraente…-
- Oh, d’accordo, d’accordo!- esclamò l’altro - E va bene!- sbuffò - Io non so molto, quei quattro avevano deciso di andarsene per conto loro chissà dove già da un mesetto almeno. Però credo che ci abbiamo qualche amico loro che può dirci cosa ci passava per la testa.-
- Bene.- disse Darth, alzandosi - Allora andiamo via. Ci vediamo tra un paio di giorni.-
Il lupo mannaro grugnì qualcosa di indefinibile, e i due uscirono dalla bettola in cui l’avevano scovato, trovandosi in una strada umida e muffosa. Lì fuori, in mezzo al marciume, c’era Skin, appoggiato con le spalle ad un muro fatiscente dall’altro lato della strada.
I passanti della via gli gettavano rapide occhiate sospettose, ma nessuno osava incrociare il suo sguardo, e tutti procedevano rapidi verso le proprie destinazioni. A nessuno piaceva rischiare di mettersi contro qualcuno come il Fantasma.
- Guarda chi c’è…- disse lentamente Darth, mentre il biondo collega si avvicinava a loro - Che fai qui?-
- Quello che fate voi: lavoro.- rispose lui - Ero poco lontano da qui, ed ho saputo che eravate in giro.-
- Ed hai pensato di farci un saluto?- chiese Trys - Gentile da parte tua.-
- Non proprio questo.- disse - Ma credo che potremmo avere obbiettivi simili.-
I due si scambiarono un’occhiata (o meglio, Darth guardò Trys, che prima guardò alle sue spalle, ricambiò lo sguardo di Darth e poi fece le spallucce, come a dire che non c’era nessuno), poi riportarono gli occhi su Skin.
- Obbiettivi simili?- ripeté Darth - Noi stiamo cercando di capire come mai dei licantropi hanno un aspetto simile a quello di seicento chili di hamburger e perché sembra che sia stata Raven. Cosa c’entra con una piramide sottomarina franata?-
- Non ne sono troppo sicuro.- ammise lui - Ma il nome della nostra amica è venuto fuori spesso… e sempre associato agli Emissari delle Ombre.-
Stavolta Trys rispose subito all’occhiata che Darth gli lanciò.
- Questo è strano.- disse - E sei certo che fosse proprio lei?-
- Perché, qualcuno le somiglia?- chiese in risposta - O pensi che non sappia riconoscere la mia migliore amica?-
Darth sospirò.
- D’accordo, andiamo dove si può parlare…-

Il palazzo di luce del Sommo Concilio era il luogo ideale per quelli che come loro volevano un posto per riposarsi, scambiarsi informazioni, ricevere cure di prima necessità, consultare i voluminosi tomi riposti nell’immensa biblioteca o fare un po’ di pratica con i propri poteri. Ed era anche la scelta perfetta per parlare un po’ senza temere che qualcuno di indesiderato sentisse.
Si rintanarono in una delle numerose stanze usate per riposarsi dai loro colleghi, una di quelle incantate in modo tale da soddisfare ogni richiesta.
Era arredata solo con un tavolino rotondo, tre sedie ed un lungo mobile bar ben fornito di ogni tipo di bevanda desiderabile, oltre a salatini, patatine, biscotti e…
- Che ci fanno qui le caramelle gommose alla frutta?- chiese Skin, riemergendo da sotto il bancone con un sacchetto di gelatine.
- Ah, grazie…- disse Trys, scippandogli il sacchetto e mettendole nella tazza del tè - Allora, stavamo dicendo?-
Skin guardò Darth, che scosse la testa come a dirgli di non chiedere, e riprese a parlare:
- Stavamo spiegando a Skin cosa avevamo scoperto. Abbiamo identificato uno di quei licantropi come appartenenti al branco di Vlad il Grigio, uno degli ultimi capibranco rimasti, oltre che uno dei più anziani del momento. Non è un brutto soggetto come quelli che l’hanno preceduto, ma c’è poco da fidarsi.-
- Lo conoscete?- chiese Skin, sedendosi con una bevanda analcolica nella mano.
- Più o meno.- rispose Trys, sorseggiando il te - Mmmh… manca ancora qualche Mentos…- commentò - L’abbiamo incontrato parecchi anni fa, mentre lavoravamo ancora in proprio. Non è mai stato un tipo simpaticissimo, ma abbiamo pensato che potesse tornarci utile, così gli abbiamo parato le palle e da allora lo teniamo per le chiappe.-
- Inverti l’ordine.- sospirò Darth - Comunque, oggi gli abbiamo fatto qualche domanda, ma non sa… o finge di non sapere… cosa avessero in mente quei lupi in particolare, così ci ha promesso di fare qualche domanda. Ci farà sapere tra un paio di giorni.-
- E vi fidate?-
- Assolutamente no.- rispose Trys - Ma è un buon informatore, comunque, ed ha il pregio di essere riuscito a garantirsi la longevità. Mica tutti i lupi mannari ne sono capaci, sai?-
- Bene.- sospirò Skin, un po’ stanco - Altro?-
- Sì, questa stanza non fa proprio tutto…- sbuffò il folletto - Dove sono le mie Mentos?-
- Sì, gli Emissari delle Ombre erano nei dintorni, quando abbiamo avvicinato Vlad.- rispose Darth, ignorando l’amico - Non li abbiamo attaccati per non attirare l’attenzione, ma stavano uscendo da uno dei locali famosi per ospitare i lupi. Abbiamo provato a seguirli, ma sono scomparsi troppo alla svelta. Secondo noi, potrebbero avere chiesto loro qualche aiuto in più, se non stavano cercando di rimediare al casino fatto con Raven.-
- Bhè, ad ogni modo dovevano essere dei veri stupidi.- disse Skin - Insomma, mandare delle creature allergiche all’argento contro una che lo usa ogni giorno…-
- Già…- concordò Darth - Non avevano speranze.-
- Non ne hanno mai avute.- assentì Trys - Allora, queste Mentos?-
- Finiscila con le Mentos!- sbottò Darth - Daniel ti ha proibito di toccarle dopo quella volta sul monte Danan, lo sai!-
Il folletto sbuffò.
- Bah…- grugnì - Capirai… tutto per quella piccola eruzione…-

***

Ci penserò… ci penserò… ci penserò…
Seduto sul suo divano bianco, i piedi tranquillamente appoggiati ad un orrido tavolinetto da salotto in vetro che Nadine l’aveva costretto ad acquistare (e del quale aveva tutte le intenzioni di sbarazzarsi non appena avesse potuto), continuava a rimuginare su ciò che aveva detto a Raven, senza tuttavia riuscire a prendere una decisione: si era sempre fidato molto del Sommo Concilio, che l’aveva aiutato in passato, ed in particolare di Daniel, che aveva sigillato il demone fino a quando l’incontro con suo fratello non l’aveva costretto a rimuovere tale blocco.
Tuttavia non aveva mai seguito gli ordini alla lettera, e Jo, Alis e Nadine ne erano la prova vivente, visto che a regola non avrebbero mai dovuto venir coinvolti nella questione Fornace, come invece era successo; quindi in teoria non gli costava niente fare ciò che Raven gli chiedeva e non parlare con nessuno della situazione delicata in cui versavano la Valchiria ed il piccolo Flynn.
Certo, avrebbe passato dei guai, ma non se ne preoccupava minimamente, era capace di lavorare anche senza Sommo Concilio, se voleva. Il problema più grosso, piuttosto, era il fatto che Raven non poteva farcela da sola ancora a lungo, e qualcosa gli diceva che non gli avrebbe permesso di mettersi in pericolo di vita per aiutarla, specie adesso che aveva quattro ragazzi da addestrare…
Non mi sta dicendo tutto… Pensò. Perché è così importante che rimanga tutto segreto?
- Scusa…-
Timmi alzò gli occhi, vedendo Flynn che gli si avvicinava leggermente intimorito, i capelli scuri ancora arruffati per la dormita fatta.
- Ciao.- gli disse, mettendosi a sedere per bene e togliendo i piedi dal tavolino, in un inconscio tentativo di evitare di essere scoperto da Nadine - Ti sei riposato?-
Il bambino annuì.
- Non stare lì in piedi, siediti.- lo invitò, indicandogli la poltrona più lontana dalle scale (l’altra era la sua preferita).
Flynn si sedette al posto indicatogli e guardò Timmi come se temesse di vederlo esplodere da un momento all’altro.
- Hai paura di me, vero?- chiese.
Lui sussultò, colto di sorpresa, e lo guardò senza rispondere. Poi annuì molto lentamente.
- Un po’.- disse.
Il mezzodemone fece un sospiro ed un sorriso tirato.
- Non devi.- rispose - Scusami se ti ho spaventato, sulle montagne, ma non volevo fare del male a nessuno che non fosse vestito di nero, te l’assicuro.-
- Hai colpito la ragazza.- osservò il bambino.
A quelle parole, Timmi sentì una fitta in un punto imprecisato dell’addome, come se qualcosa gli stesse mordendo le interiora con l’intento di strappargliele via. Forse era il demone, chissà…
- Già.- disse amaramente - Non avrei mai voluto farlo, te lo garantisco.-
- Lo so.- annuì Flynn.
Timmi lo guardò stupito.
- Lo sai?- ripeté - Come lo sai? Non ci conosciamo, tu ed io.-
- So cosa vuol dire essere un mezzodemone.- spiegò - Almeno in teoria.-
Lui aggrottò la fronte, sistemandosi meglio sul divano per non perderlo di vista.
- Flynn, so che nel tuo codice genetico è stata immessa tutta la memoria ancestrale di due popoli…-
- Allora sai anche che posso far funzionare qualsiasi tipo di macchinario Atlantideo.-
- Sì, ma non capisco cosa c’entri tutto questo col fatto di essere mezzodemone.- sbottò lui - Te l’assicuro, non è qualcosa che si può capire, se non ci si è passati: Lara Addley, la bisnonna di Elizabeth Addley, era figlia di un demone e di un umana, ma era anche una strega potente, e la sua metà oscura era già molto repressa. Quando poi si rese conto di quanto fossero disgustosi i suoi poteri di demone, cancellò totalmente quella parte di sé dal suo essere, finendo con il debilitarsi a tal punto da morire.-
- E per te cos’è essere mezzodemone?- chiese Flynn - Come vivi questa cosa?-
- Chi sei tu, uno psicologo?-
- Tra le mie conoscenze c’è anche la psicologia, ma questo non c’entra niente. Allora?- incalzò, vedendo che non rispondeva.
Timmi masticò la lingua per qualche minuto, cercando di scegliere bene le parole, furioso con se stesso e con Flynn per motivi che non sapeva spiegarsi. Era un argomento di cui odiava parlare.
- Non lo so.- ammise - Io cerco continuamente di fare cosa ritengo giusto, ma come hai visto non è sempre sufficiente. E non posso soggiogare il demone che è in me, perché l’altra mia metà non è magica, è umana. Il sigillo che Daniel mi impose una volta si è spezzato con tragica semplicità non appena ho perso la calma, e non posso essere certo che non risucceda. Quindi, in pratica, non posso fermarmi davvero. Oltretutto, non so cosa sono, e non sono nemmeno certo di volerlo sapere.-
- Ma vorresti una vita normale?-
La domanda lo colse totalmente impreparato: perché mai gli chiedeva una cosa del genere?
- L’ho voluta.- ammise - Tanto tempo fa, ho sperato di potermi sbarazzare di questo mostro, che il Sommo Concilio o i Custodi dell'Eden trovassero il modo per togliermelo. Ma hanno avuto paura di rendermi più instabile di quanto già non sia, e non posso biasimarli. Quindi il modo migliore per vivere è esercitare un bel po’ di autocontrollo, sfogarmi su altri demoni o maghi oscuri e sperare che basti.-
- Ma se ci fosse un modo per separarti dal demone?- chiese Flynn - Tu lo useresti?-
- Non c’è, Flynn!-
- Se ci fosse?- insisté lui, ostinato - Se ipoteticamente esistesse, vorresti usarlo? Faresti un tentativo?-
Si guardarono negli occhi per alcuni momenti, il mezzodemone ed il bambino, il primo furioso, l’altro risoluto. Dentro di sé, Timmi si chiedeva la stessa cosa: avrebbe provato, avrebbe cercato di annullare i suoi poteri, di disfare ciò che gli era stato fatto?
Lui era un mostro tra i mostri, ne era sempre stato consapevole, e benché i recenti avvenimenti della Fornace Demoniaca l’avessero aiutato a superare il senso di colpa per ciò che credeva fosse successo alla sua città natale, Sleepy Creek, a volte si chiedeva come sarebbe stato vivere da umano.
Sicuramente, se i Custodi dell'Eden non avessero giocato con la sua vita, lui e suo fratello non sarebbero mai stati mezzidemone.
Di conseguenza avrebbero vissuto con i loro genitori, portato avanti la loro esistenza tranquilla… e l’avrebbero fatto insieme.
- Sì.- ammise infine, distogliendo lo sguardo - Se un modo ci fosse, credo che non esiterei a fare un tentativo.-
Flynn si sciolse in un sorriso scaltro tipico di chi la sa lunga.
- Molto bene.- disse - Perché, in effetti, un modo c’è.-

Nadine aveva dato l’esame di guida pochi mesi prima, e finalmente aveva preso la patente. Tuttavia, i suoi genitori non le avevano comprato una macchina, quindi quando voleva spostarsi doveva usare quasi sempre la bicicletta, la magia o l’autobus, a seconda delle situazioni, e di rado poteva prendere in prestito la macchina di sua madre, una vecchia Ford Anglia grigia come il ferro.
Quel giorno, per una serie di circostanze (lei voleva andare da Timmi, i suoi erano in casa, doveva portare un po’ di cose che aveva comprato al supermercato e sua madre aveva insistito perché prendesse l’auto) andò in macchina fino alla casa del suo ragazzo, inerpicandosi faticosamente tra i sentieri fangosi circondati da alberi che portavano al cottage che si era costruito. Il punto era decisamente ottimo, niente da dire: ad un’ora di macchina dal centro abitato, abbastanza isolato per chi voleva usare la magia ed aveva un carattere impossibile come Timmi, poco lontano da un lago, con un panorama mozzafiato a destra e a manca.
Tuttavia quando doveva andarci in auto, specie con quel vecchio rudere di sua madre, Nadine non poteva fare a meno di lanciare tante di quelle imprecazioni che pareva uno scaricatore di porto ubriaco che ha sbattuto il mignolo del piede contro il frigorifero. Il solo motivo per cui l’aveva presa era perché sennò i suoi si sarebbero insospettiti se avesse rifiutato.
Era quasi arrivata quando incrociò Raven, che camminava da sola sul sentiero che portava in città, ripulita dalla polvere e dal sangue e con il suo bel vestito argentato di nuovo intero. Fermò la macchina ed abbassò il finestrino, mentre lei si avvicinava.
- Ciao.- le disse - Cosa fai qui? Perché non sei in casa?-
- Volevo solo fare una camminata.- disse la Valchiria - Ma se preferite che rimanga nascosta posso capirlo.-
- No, no!- esclamò Nadine - Non è questo… è solo che ero sorpresa di vederti qui, ecco tutto.-
Raven annuì e portò gli occhi grigi sul sedile del passeggero, dove riposavano alcuni sacchetti pieni di scatole e confezioni varie.
- Hai fatto la spesa.- osservò.
- Eh? Ah, sì…- disse, gettando un’occhiata distratta ai pacchi - Bhè, Timmi deve fare un’ora di macchina per fare la spesa, e non può usare sempre la magia. Noi invece possiamo andare a comprare qualsiasi cosa e poi ci Proiettiamo da lui. Per Timmi è molto più facile, e poi andiamo spesso a trovarlo.-
- Ma adesso sei in un veicolo.- disse la Valchiria - Come mai non hai usato la magia?-
- Ehm… colpa dei miei genitori.- spiegò - Loro non sanno niente di tutto questo…-
- E non hai intenzione di dirglielo?-
Nadine esitò: già, voleva dirglielo oppure no? Ripensò alla prima volta che aveva parlato di Timmi a suo padre: prima aveva chiesto che classe frequentava a scuola, e quando lei aveva risposto che non studiava ma lavorava le aveva domandato di che lavoro si trattasse. E lì si era dovuta inventare che il cellulare, messo in silenzioso, le vibrava sulla coscia e che quindi doveva rispondere.
Da allora evitava accuratamente l’argomento, e nel frattempo lui si era fatto ostile nei confronti del ragazzo. Dubitava che avrebbe accolto volentieri la cosa.
- Non credo.- disse - Dai, sali, ti do un passaggio per tornare.-
Mise le buste della spesa sul sedile di dietro e la fece salire accanto a sé, poi ripartirono in perfetto silenzio. Ogni tanto Nadine lanciava un’occhiata curiosa alla Valchiria, che guardava fuori dal finestrino con aria distante e non se ne accorgeva: non la conosceva particolarmente bene. Prima di allora si erano viste una sola volta, mesi prima, quando lei, Trys, Darth e Skin erano corsi a salvarli dal crollo del grattacielo in cui era stata nascosta la Fornace, e siccome l’umore suo, di Xander, di Jo e di Alis non era esattamente dei migliori non avevano fatto molta conversazione.
Timmi aveva parlato molto bene di Raven, ma restava comunque una persona difficile da interpretare: era impossibile capire che cosa provasse o pensasse, anche se aveva un’aria palesemente stanca e preoccupata.
- Credo che non dovresti fare tutto da sola.- disse dopo qualche minuto - Se ti lasciassi aiutare…-
- Non posso far correre ad altri dei rischi tanto grandi.- disse lei, senza guardarla - Il Cristallo di Atlantide è pericoloso, così come l’alleanza. Non voglio coinvolgervi.-
Il suo tono non ammetteva repliche, e Nadine decise di lasciar perdere.
Poco dopo raggiunsero la casa di Timmi ed entrarono (la porta era aperta), trovando una scena assurda: Flynn era quasi letteralmente schiacciato sulla poltrona, mentre Timmi incombeva sopra di lui, fissandolo con una ferocia che aveva dell’incredibile. Era anche quasi possibile intravedere il demone, sul suo volto contratto.

Nadine lasciò cadere i sacchetti che portava in braccio e corse da loro, ma Raven la precedette con una velocità talmente inverosimile che nemmeno riuscì a vederla muoversi: in un istante fu accanto a Timmi, e lo colpì allo stomaco con un ginocchio, spingendolo poi indietro con un colpo dato di palmo al petto, tanto forte da farlo volare sopra il tavolino e contro il muro.
Nadine si sarebbe aspettata di vederlo scivolare a terra una volta urtata la parete, anche perché era a qualcosa come un metro dal pavimento, ma lui parve diventare appiccicoso come l’Uomo Ragno, perché riuscì a rimanere rannicchiato sulla superficie verticale senza cadere, alzando uno sguardo arancione luminoso su di loro.
Le zanne crebbero, e la sua pelle si ispessì e si scurì. Si stava trasformando.
- Timmi, sei impazzito?- gridò Nadine, avanzando - Cosa accidenti ti prende?-
Lui la guardò, e per un istante parve intenzionato a lanciarsi contro di lei. Sembrava fuori di sé.
Poi il momento passò, e lui scese dal muro con un piccolo balzo. Il suo aspetto tornò alla normalità, e la rabbia gli scivolò lentamente via dal volto, sostituita da imbarazzo e dispiacere.
- Io… mi dispiace.- disse, gli occhi bassi - Ho perso la calma. Ho… il demone voleva difendersi, credo. Non… non gli piacciono certi discorsi.-
- Quali discorsi?- chiese Raven, ancora davanti a Flynn, al quale aveva cinto il capo con un braccio.
La sua voce suonava tranquilla, ma non staccava gli occhi da Timmi, e nella mano libera stringeva qualcosa che, con ogni probabilità, era uno stiletto, la lama appoggiata contro il polso per nasconderne la presenza.
Era pronta a combattere anche contro di lui, se serviva.
- Puoi metterlo via.- disse il mezzodemone - Non farò del male a nessuno.-
- Davvero?-
- Sì.- guardò Flynn, seminascosto da Raven - Mi dispiace, ragazzino. Ma certe cose devi prometterle solo se sei sicuro di poterle mantenere… e devi farlo in pubblico, se parli con me.-
- Quali cose?- sbottò Nadine - Che cazzo sta succedendo, vuoi spiegarmelo?-
Lui si avvicinò alla sua poltrona e vi si lasciò cadere, prendendosi la faccia tra le mani.
- Gli ho detto che posso separare il demone da lui.- disse Flynn, lasciando il riparo della schiena di Raven - Che posso renderlo totalmente umano.-
La notizia colse totalmente impreparate sia Nadine che Raven, la quale pareva non saperne niente proprio come lei. Si scambiarono un’occhiata, poi la prima guardò Timmi e la seconda Flynn.
- Ti sei arrabbiato per questo?- chiese la ragazza - Pensavi che ti stesse prendendo in giro?-
Senza togliere le mani dalla faccia, Timmi annuì.
- Io sì. Il demone no.-
- Puoi farlo davvero?- chiese Raven, inginocchiandosi per essere al livello dello sguardo di Flynn.
- Sì.- disse il bambino, con aria convinta - Lui si è arrabbiato, ma è comprensibile… ci ha rinunciato, ormai.-
Raven annuì, ripose lo stiletto in uno stivale e si rialzò, avvicinandosi a Timmi, che non sollevò lo sguardo.
- E tu cosa dici?- chiese - Vuoi davvero diventare un essere umano completo?-
Il suo tono era talmente freddo che a Nadine vennero i brividi, ma non poté certamente biasimarla, vista la scena a cui avevano assistito.
- Ehi…- disse in tono più gentile, sedendosi sul bracciolo della poltrona e passandogli un braccio sulle spalle - Allora? Che ne pensi?-
- Non lo so.- grugnì tra le mani lui - Mi ha… mi ha colto di sorpresa…-
- Un attimo fa hai detto di essere disposto a farlo.- gli ricordò Flynn - Ovviamente non ho intenzione di forzarti, ma visto lo scarso autocontrollo che hai…-
- Flynn, taci!- sbottò Nadine, perdendo la calma per un istante - Tu prova a pensarci su per un po’.- disse poi, rivolta a Timmi - Lo volevi da parecchio, dopotutto, giusto? Un modo per uscirne.-
Lui annuì tra le mani un’altra volta, poi si alzò in piedi.
- Vado a letto.- disse - Cenate voi, io non ho fame.-
E sparì su per le scale.

Sempre e comunque, ringrazio Ely79, che mi segue e mi recensisce ad ogni capitolo.

   
 
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