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Autore: Helena Corvonero    16/12/2011    1 recensioni
Hermione Granger si ritrova a King's Cross, ma questa volta non deve prendere il treno per Hogwarts, deve iniziare un viaggio più grande, che la porterà verso un futuro diverso. Ad accompagnarla ci sarà Draco Malfoy, e nonostante il traguardo sia verso il futuro questo viaggio la porterà a fare un tuffo nel passato, per ricordare come tutto sia iniziato: con una scommessa.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Angolo dell’autrice_
Ehilà!
Chiedo perdono per il tempo che ho fatto passare prima di aggiornare.
E’ che non è stato un gran periodo (tra problemi personali e verifiche verifiche verifiche) e non sapevo bene come andare avanti.
Spero però che questo capitolo vi piaccia. Personalmente non ne sono del tutto soddisfatta ma qualcosa doveva pur succedere!
A presto,
A.
 
 
 
CAPITOLO DICIOTTO:
BIBLIOTECA
 
 
Era metà dicembre, Hogwarts era bella e addobbata, il coro si allenava a cantare le consuete canzoni Natalizie, ogni ora era buona per una cioccolata calda.
Il termine della scommessa stava per scadere e c’era già chi, in dormitorio, additava Draco considerandolo già perdente.
Perché no, non aveva detto a nessuno che l’aveva baciata. Giustificava questo fatto a se stesso dicendo che non l’aveva propriamente conquistata.
Non lo faceva per poter avvicinarsi ancora un po’ alla Mezzosangue, capire bene cosa fosse successo, capire perché lo evitasse. No, assolutamente no. Non era da lui. Giusto? Se lo chiedeva spesso, senza voler davvero sapere la risposta, così come si chiedeva il perché Hermione Granger sembrasse sparita dalla faccia della Terra: non la riusciva più a incontrare. Non era normale: ogni ragazza che aveva baciato era andata in giro per la scuola a vantarsene.
Non gli sarebbe dispiaciuto sorprenderla in un corridoio, da sola, parlare e così, farla letteralmente innamorare (nel corso della sua carriera come latin lover, Draco si era accorto che le ragazze se non col sesso, si conquistavano parlando di sentimenti. E visto che con la Grifondoro la prima opzione non era applicabile, a mali estremi…).
Invece no. Non la vedeva tranne che durante i pasti, o ad alcune lezioni comuni –durante le quali lei si sedeva dall’altra parte dell’aula, ovviamente circondata dall’allegra brigata dei Grifondoro.
E quando la incontrò si pentì quasi di averlo sperato…
 
 
***
 
 
Non era un bel periodo, quello vicino alle festività natalizie.
I compiti si moltiplicavano, così come le verifiche, e si continuava ad andare avanti solo perché si sapeva che dopo la fatica ci si sarebbe potuto godere il meritato riposo.
Draco Malfoy era un capitolo chiuso, così come il bacio che c’era stato.
Non avevo intenzione di parlarne o di parlargli.
Avevo totalmente rimosso la cosa, restia a trattare l’argomento anche solo con me stessa, temendo di scoprire più di quanto volessi. Perché anche se non affrontavo l’argomento, ne ero consapevole: avevo lasciato una parte di me sulle sue labbra.
Ma non avevo la minima intenzione di andare a riprenderla.
 
Stavo andando in biblioteca, quella sera.
L’amavo: oltre che essere speciale perché appena entravo sentivo l’odore di libri e sentivo di essere a casa, era una tana. Un luogo sicuro, spesso vuoto e silenzioso, dove potevo scappare dalla realtà per immergermi in un’altra epoca, un altro mondo.
Mi dirigevo lì per l’ennesima volta, portando in mano un pesante libro che dovevo riconsegnare: la cena era appena finita, tutti gli studenti erano nelle loro Case Comuni, per cui ero certa di potermene stare un poco da sola.
L’ambiente era buio, le poche torce emanavano una luce fioca, ideale per i miei occhi stanchi.
Mi sedetti al solito tavolo, davanti alla grande finestra, e mi tenni la testa tra le mani.
Ad un certo punto sentii un rumore. Se era Gazza ero nei guai: era già la terza volta che mi facevo trovare in biblioteca dopo l’ora di chiusura, e nonostante fossi la Caposcuola la scusa del compito del giorno dopo non serviva più.
Mi alzai piano e con passi svelti mi diressi all’uscita, guardandomi alle spalle.
Forse avrei fatto meglio a guardare avanti, anziché indietro, poiché sbattei contro qualcosa.
O qualcuno. Stavo già per urlare dallo spavento quando una purtroppo nota voce esclamò: “Granger!”
Mi poggiai una mano sul cuore e dopo avergli fatto segno di tacere chiesi: “ Cosa diamine  ci fai qui?”
“ Perché parli a bassa voce?” replicò lui, usando un tono di voce normale.
“ Prima avevo sentito un rumore… Non vorrei fosse Gazza, visto che è già la terza volta che questa settimana che mi becca qui dopo la chiusura.”
Un ghigno apparve sulle sue labbra: “ Ma davvero Granger? Quindi è qui che vieni… e io che pensavo mi evitasti. Comunque sta’ tranquilla, non c’è Gazza: prima ho fatto cadere per sbaglio un libro, è quello il rumore che hai sentito.”
“ Perché dovrei evitarti?” chiesi spavalda, conscia che sapeva il motivo meglio di me.
Mi si avvicinò, bello e cupo, il pallido volto animato da un’evidente voglia di prendersi gioco di me.
“ Ma come… Non ti ricordi?” il suo tono di voce cercava di essere triste, ma era palese che fosse tutt’altro. Non risposi.
“ Quel nostro bacio” continuò “ Non ti ricordi che mi hai baciato?”
A quel punto fu inevitabile ribattere indignata: “Non sono io che ti ho baciato! Sei stato tu!”.
Ghignò: “Allora ricordi… Altrimenti avrei potuto rinfrescarti la memoria”.
Lo allontanai poggiandogli le mani sul torace: “No grazie, uno basta e avanza.”
Improvvisamente fu serio, le labbra una riga sottile: “Hai paura, Mezzosangue.”
Non era una domanda. “Di cosa?”
“  Di te.”
“ Di te, casomai.” Replicai, fingendomi confusa, nonostante avessi capito appieno ciò che volesse dire.
“ No, Mezzosangue, hai paura di te stessa. Hai paura che ti possa piacere, hai paura di perdere la tua diligenza, hai paura di poter perdere pezzi di te stessa.”
Mi sarebbe piaciuto rispondergli che ormai era tardi, pezzi di me li avevo già seminati lungo la strada ma stetti in silenzio, a guardarmi le scarpe.
Di colpo cambio di nuovo, come lui solo sapeva fare. Divenne dolce.
Mi alzò il meno con delicatezza, portandomi il viso all’altezza dei suoi occhi.
“Non avere paura…” sussurrò prima di avvicinare le sue labbra alle mie.

Sentii un dolore forte alla nuca e tutto divenne buio. Prima di svenire sperai soltanto che Malfoy mi afferrasse, che non mi lasciasse andare, che non mi lasciasse cadere.

  
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