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Autore: Archybald    16/12/2011    1 recensioni
-Il 27 novembre dell'anno 1095 d.C, papa Urbano II indette la prima vera lotta contro i Mori che da tempo occupavano il Mediterraneo, la Crociata.-
~Fanfiction TurchiaXSpagna ambientata ai tempi delle terribili Crociate~
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas, Turchia/Sadiq Adnan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lo so che la coppia può non sembrare tra le più normali! xD
Dedico questa fic ad una mia cara amica, che per la prima volta dopo 16 anni ha deciso di festeggiare il suo compleanno. Questo è il mio regalo. Spero che ti piaccia! Otanjoubi! °(≥w≤)°

Scusate in partenza se c'è qualche errore di scrittura o se può sembrare un po' prolisso ç3ç! Accetto volentieri recensioni, anche le critiche, che fanno sempre bene!
Buona lettura!!



EL MI'O CID
-Turkey X Spain-





27 novembre 1095
Valencia


"De los sos ojos tan fuertemientre llorando,
tornava la cabeça estávalos catando."

-Cantar de mìo Cid-


Volse ancora una volta lo sguardo verso il fuori, verso il mare, che impetuoso si sfrangiava sugli scogli, mare assassino che aveva più di una volta reso in brandelli i corpi dei giovani soldati lasciati a riva dalla guerra. Sospirò pesantemente, incrociando le mani in segno di preghiera, portando ancora una volta la sua attenzione sulla statua del Cristo che si ergeva sopra la sua testa. Pregò in sussurri. Pregò per l'imminente battaglia, per quel disastro non voluto ma cercato, per quella che da li a poco sarebbe stata una delle più grandi tragedie della storia.

Il 27 novembre dell'anno 1095 d.C, papa Urbano II indette la prima vera lotta contro i Mori che da tempo occupavano il Mediterraneo, la Crociata.

Strinse tra le mani la croce che dal collo penzolava sulla bianca veste, la portò al cuore dopo averla baciata. Di lì a poco, lo sapeva bene, sarebbe dovuto partire anche lui, come i suoi compagni spagnoli, verso l'Asia, verso i regni della sabbia e del lino, per uccidere coloro che la chiesa chiamava eretici. Erano i Musulmani, i Mori, gli stranieri che occupavano i loro territori, che mangiavano il loro pane, eppure non seppe perché, si sentì fremere nel profondo. Qualche cosa al suo interno si lacerò, si tirò e distrusse, lasciandolo frastornato, all'altezza dell'altare, mentre si rifletteva dell'oro del tabernacolo.
Era odore di spezie e odore di sole. Cannella, noce moscata, vaniglia e poi paprika e curry e chili. Era odore di sesso e di dolore, e lo portava il mare e il vento di levante, che sbatteva le porte della chiesa, che muoveva le sue vesti. Si voltò serio, mentre il cuore perdeva i suoi battiti e il fiato gli si faceva corto nei polmoni. Sapeva che sarebbe arrivato, veniva sempre ultimamente,  quel Moro straniero, veniva e se ne andava, ma Antonio non era mai triste.

- Önyargi spagnolo.- *

Lo guardava attraverso la maschera, il volto come al solito coperto dalle vesti. Non poteva vederlo, visto il corridoio che li divideva, ma sapeva. Conosceva lo sguardo che in quel momento vagava lussurioso sul suo corpo, lo sguardo che indugiava su ogni piega dell'immacolata veste, su ogni curva che il manto permetteva di assaporare.
Deglutì calmo, mentre la salsedine ancora gli bruciava gli occhi e il sale gli bagnava la pelle del viso. Rimase immobile, al fianco dell'altare, non fece un passo, anche se con gli occhi pregava di raggiungerlo.

-Salve.-

Un sorriso fu la risposta.

-E' agitata oggi, la nostra Balansiya.-

-E' aria di tempesta-   rispose, voltandosi per riporre il calice che giaceva inanimato sulla tavola  -cerchi anche oggi riparo?.-

Il turco si voltò, chiudendosi dietro quelle che erano le ante del portone, vincendo sul lieve attrito del vento.

-Evet, ma dal popolo.-

Calò il silenzio, che le mani dello spagnolo si erano fermate, indugiando sugli strumenti, e il viso rivolto al basso, privo di una vera e propria espressione di stupore. Perché stupirsi, si chiese. In fondo è chiaro, e non era la prima volta. In più di un occasione negli ultimi periodi, il giovane moro cercava rifugio in chiesa, per non subire le ire del popolo. La sua era una piccola parrocchia, poco lontana dalla campagna, a picco sul mare. Non tutti la conoscevano e a nessuno sicuramente veniva il pensiero di cercarvici dentro un musulmano. Così quel luogo sacro aveva spesso preso le veci del tetto, per il ragazzo, che s'era salvato dalle persecuzioni fino al farsi uomo. Eppure, lo spagnolo, che dal padre aveva ereditato quella chiesa, e che mai era stato tanto contento di mantenerla come quando sapeva dell'arrivo del turco, eppure sapeva bene, come quella sarebbe stata l'ultima loro occasione di vedersi.

-Indossi già la Croce Rossa. Hai così tanta voglia di uccidermi?-

Si tolse le vesti nere che gli coprivano le spalle e il viso, mostrando alla luce dei lumi quella che era ormai una pelle bruciata dal sole e segnata dalla guerra. Il collo ora nudo lasciava ad intravedere quelle cicatrici che lo spagnolo conosceva bene, che più di una volta aveva percorso coi polpastrelli delle dita, che in una occasione aveva baciato tra le lacrime, quando erano ancora fresche. Sul mento del turco era già cresciuta quella barbetta nera, segno della maturità, che l'aveva portato da adolescente a giovane uomo nel giro di pochissimi anni.
Lo spagnolo scattò piano, reso nervoso dalla domanda provocatoria del moro. Lo guardò nell'atto di spogliarsi e continuò ad osservarlo serio quando mostrò le sue vesti asiatiche, così belle e ricche da farlo sembrare un Re, sebbene fosse poco più che un fuggitivo.

-Non voglio ucciderti.-

Si convinse di rimanere serio, mentre Sadiq ,questo era il nome del giovane, rideva di lui appoggiato ad un leggio.

-Ma desideri uccidere il mio popolo.-

Si portò una mano tra i capelli mentre si avvicinava a passo lento allo spagnolo che non riusciva più a trattene uno sguardo sconvolto.

-Smettila! Non desidero uccidere proprio nessuno!-

Si agitò terrorizzato. Era vero quello che aveva appena detto, mai avrebbe sparso sangue, mai si sarebbe macchiato di un crimine tanto abominevole e osceno. Sebbene avesse da sempre preferito lo studio alla chiesa, ciò non toglie che la sua fosse una educazione cristiana, fatta di regole morali che seguiva apertamente.

-La veste non dice lo stesso, çorcuk.-

-La vest..!-

Prese in mano la sua veste, di quel bianco perlato così puro, incisa però da una croce rossa cremisi, del colore del sangue appena versato. L'intero corpo fu preso da una scarica che minacciava quasi di farlo piangere. E dire che era preparato a portarla, quella veste, fino a qualche minuto fa'.

-Nessuno ti obbliga a farlo.-

Era ormai davanti a lui, negli occhi dorati la pacatezza di chi sta discutendo di letteratura, e non di guerra.
Lo spagnolo lo spinse via, o meglio, si spinse indietro, agitato, la calma di prima ormai andata persa del tutto, mentre guardava lo straniero come fosse un folle, un contadino rozzo che non sa come funziona il mondo.

-LA CHIESA MI OBBLIGA A FARLO!-

Aveva parlato. O meglio, aveva urlato. I suoi pensieri, le sue paure, tutto in un unica semplice frase. Sarebbe stato così semplice dire di no alla Chiesa, ad una chiesa che non lo aveva mai impegnato nel profondo, e sulla quale aveva spesso trovato motivo di discutere col padre. Eppure, forse, non era davvero così semplice.

Il turco lo afferrò prepotentemente, spingendolo ai piedi dell'altare, esattamente sotto la stessa statua del Cristo per cui prima pregava. Gli strinse i polsi fino a farlo gemere, fino a che le mani non diventarono violacee e gonfie e le braccia non cominciavano ad intorpidirsi. Portò il viso a pochi centimetri dal suo, lo sguardo freddo eppure così caldo, quello che ti aspetteresti da un uomo di quelle terre.

-Ben senin düşmanin duyuyorum.-  
{Io sono il tuo nemico.}

-Pero no estoy aquí para matare.-
{Ma non sarò io ad uccidere qui.}

Gli sfiorò le labbra con le sue, gli sussurrò tra i denti, gli impresse parole nella lingua del deserto, prima di baciarlo appassionatamente, con rabbia, una rabbia repressa e famelica, che avrebbe divorato il suo spirito da lì a poco. Fu un bacio di fuoco. Lo spagnolo tentò di divincolarsi, di fermare quella situazione che voleva troppo da poterla sostenere. Non ci fu però reazione. Mentre le loro lingue lottavano, cercavano l'uno i polmoni dell'altro e con lo sguardo si odiavano, amandosi in segreto.
L'iberico si divincolò, mordendo forte il labbro inferiore dell'amante che con prepotenza gli stava sfilando la tunica, stappandone i fianchi nella foga. Si ritrasse allora stupito e divertito, tirandosi via con la mancina la maschera chi gli copriva il viso e scoprendosi del tutto. Un rivolo di sangue gli scivolò dalla bocca, reduce dal morso che gli aveva spaccato da dentro il labbro. Sorrise divertito baciando l'occhio del ragazzo sotto di lui, macchiandogli le palpebre di vermiglio che colò da essere come rosse lacrime. Sorrise e lo baciò più dolcemente, mentre le sue mani, opposte, spingevano forzatamente per levargli le brache di dosso.
Quando le sue mani raggiunsero le natiche per la razionalità dello spagnolo fu quasi la fine. Spinse via a forza il moro con un colpo alla bocca dello stomaco, lasciandolo spiazzato, mentre tentava di riprendere fiato per il colpo.
Il giovane dal canto su lo spinse ulteriormente a terra con un colpo alla schiena, lo stese a forza, sedendoglisi sopra e avventandosi voglioso sulle sue labbra. Si baciarono affannosamente stringendo le mani l'uno con l'altro, riprendendo fiato tra un distacco e l'altro per poi avvinghiarsi di nuovo, più voraci di prima. Era una danza suadente quella che lo spagnolo stava compiendo, sdraiato sopra il ventre del turco, mentre labbra, mani e occhi vagavano disperati alla ricerca dell'Eden.
Si fermarono di colpo, già sudati e non ancora soddisfatti, le reciproche erezioni che pulsavano sfiorandosi, gli occhi lucidi di lussuria.
Il moro sorrise, mentre tentava di riprendere fiato e di parlare.

-Cos'è successo... mio Antonio... mio Kylie... Cos'è che ti ha fermato?-

Antonio sorrise tra le lacrime, che calde avevano cominciato a sciogliersi tra i suoi occhi.

-Y el amor.-
{E' l'amore.}

Gli accarezzò una lacrima, passando su un livido rosso che presto sarebbe diventato violaceo. Si portò il dito umido sulle labbra, che dischiuse osservando il ragazzo che piangeva, scosso da spasmi incontrollati.

-Ne güzel...-
{Che meraviglia...}

Si tirò su da terra con un secco colpo di reni, portandosi all'altezza del ragazzo che nascondeva il viso con le braccia. Avvicinò un poco il viso al suo, arrivando a sfiorare le guance con la punta del naso. Gli accarezzo col viso, dolcemente, in una maniera un po' primitiva, le gote arrossate, si strofino piano portando poi le labbra agli occhi, ma senza baciarlo. Era un gesto d'amore, da affetto un po' bestiale che rassicurò il ragazzo. Rimasero qualche attimo in silenzio, fronte contro fronte, ascoltando i proprio respiri, poi Sadiq si spostò piano, andando a baciarlo.
Poi gli afferrò piano le spalle, appoggiandolo di schiena al pavimento gelido della chiesa.

-Solo per oggi, lascia che il tempo si fermi. Lascia che i nostri corpi si congiungano e che le nostre anime vaghino lontano da questo luogo di massacro. Per l'ultima volta saremo noi stessi prima che la società ci faccia annegare nel suo mare di disgrazie... Concediti ancora una volta a me, figlio di Balansiya...  ...Quest'oggi ci ameremo per tutte le volte che ci siamo trattenuti prima.-

Gli allargò piano le gambe, senza aspettarsi una vera riposta.
Molte volte avevano fatto sesso con violenza. Altrettante volte l'avevano fatto con estrema passione, baciandosi con veemenza e senza ragionare. Questa era per loro la prima volta che l'avrebbero fatto con l'amore. Probabilmente  questa era davvero la loro prima volta.

Inspirò il profumo di terra del bruno, mentre con una mano lo preparava alla penetrazione e con l'altra lo accarezzava all'altezza dell' inguine. Infilò prima un dito, poi, sentendolo dilatare, allungò l'altro, sorridendogli per rassicurarlo. Si tolse il resto delle vesti, rimanendo nudo, la pelle bronzea e i muscoli scolpiti dal lavoro. Si accomodò tra le sue gambe portandosi un polpaccio all'altezza del viso e baciandolo, incrociando gli occhi con quelli disperati dello spagnolo.

-Seni seviyorum...-
{Ti amo...}

... gli sussurrò tra le labbra, prima di spingersi dentro di lui con un colpo secco del bacino.
Il giovane non fece in tempo a sentirlo che provò una tremenda fitta percorrergli la spina dorsale. Chiuse gli occhi trattenendo le lacrime e mordendosi le labbra, che prontamente furono fermate dall'uomo che lo baciò. Spinse dentro di lui prima piano, poi più forte, cercando di raggiungere un andamento quanto più stabile possibile. Lo spagnolo si aggrappò alla sua schiena, gemendo di dolore e di piacere, lasciando che le lacrime che non riusciva più a trattenere uscissero fuori, bagnando la spalla del suo amante.
 Lo sentiva in quel momento. Più che ogni altra volta. Stavano raggiungendo lo Janna insieme.







Rimase da solo, accasciato sul pavimento, coperto dalle spezziate vesti carminio che quell'uomo gli aveva lasciato, prima di uscire per andare in guerra, a combattere per la sua patria.
Osservò riverso su un fianco il suo riflesso attraverso il marmo dell'altare, e per la prima volta vi vide uno sconosciuto. Chi era quel ragazzo sudato ed eccitato che si trovava davanti? E perché era così sano, così visibilmente appagato quando lui, dall'altra parte, nel mondo della realtà, si sentiva più vuoto che mai? Perché persino respirare ora gli era doloroso.
Tentò di sorridere ma ciò che ne veniva fuori era solo un ghigno macabro. Rise quindi della sua immagine. Cominciò a ridere, a ridere di gusto. Le sue risate di scherno riempirono la chiesa ma nessuno le avrebbe mai sentite, nessuno sarebbe accorso a salvarlo sentendole. Era rimasto solo. Un altra volta....
Si portò le mani al viso, stringendone la pelle come a voler togliere una maschera finta e ridicola che non lo faceva respirare. E pianse. Pianse fino a svuotarsi, fino a svenire nudo e crudo e non svegliarsi per un po'.

-Adiós.... Sadiq....- sussurrarono le tenebre...





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* GLOSSARIO DELLE PAROLE:

Önyargi: Salve

Balansiya: E' il nome che i Mori avevano dato a Valencia durante il loro dominio in Spagna.

Evet: Sì

çorcuk: Bambino

Kylie: Nome turco per Eros.

Janna: E' il paradiso secondo i Musulmani.


N.B.: QUASI TUTTE LE PAROLE TURCHE O SPAGNOLE USATE IN QUESTO TESTO SONO PRESE DA TRADUTTORI ONLINE, FRASI COMPRESE. PERCIO' SCUSATE SE ALCUNE POSSONO NON AVER SENSO MA HO CERCATO DI FARE DEL MIO MEGLIO  ^^''....

  
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