Una stanza completamente avvolta dall’oscurità. Riempita solo da gemiti di piacere, provenienti da due ombre nel buio. Sdraiate sul letto, che andavano avanti con una danza che avevano cominciato da un bel po’, e che venne interrotta solo dal grido della donna

-AHI!!!!!! CAVOLI CHE DOLORE!!!- a quelle parole, l’uomo ebbe un momento di incertezza
-che c’e’?!? mi fermo?- le chiese
-ma non tu, accendi un attimo la luce?- la lampada posta sul comodino illuminò quel singolo angolo di letto, illuminando anche l’uomo che sovrastava la donna
-ehi Zhalia, tutto bene? Ti ho fatto male?-
-non eri tu Dante, è che ho preso una testata contro lo spigolo del comodino- gli rispose la donna dai capelli blu mentre si massaggiava la testa
-come hai fatto?-
-evidentemente hai spintonato troppo forte-
-se vuoi vado più piano-
-mica ho detto che non mi piace- gli rispose volgendogli un sorriso malizioso e spegnendo di nuovo la lampada, per poi tornare sotto le coperte, e ricominciare la loro danza, che durò tutta la notte.
 
LA MATTINA SEGUENTE
Dante si agitava parecchio nel sonno, stava facendo un incubo, l’ennesimo incubo che lo perseguitava ogni notte, da quando erano tornati dal Canada (per chi non sapesse che c’entra il Canada, è perché nella prima storia, per salvare Zhalia sono dovuti rimanere per un lungo periodo lì). Si svegliò di scatto, con la fronte sudata, e stavolta, da sudore fresco, visto che quello della notte precedente si era quasi del tutto asciugato.
Si stropicciò gli occhi nel tentativo di rimettere a fuoco la vista. Mamma mia che nottata!!! Il letto era completamente disfatto, e alcune lenzuola, erano finite sul pavimento, insieme ai loro vestiti. Si guardò in torno, e vide che la sua maglietta era sparita, allora gli venne un idea.
 
ZHALIA:
ero al piano di sotto, in cucina, a fare un po’ di caffè e ad apparecchiare la tavola per la colazione.
Indossavo la maglia che la sera prima avevo strappato a Dante, mi andava un po’ larga, e mi copriva fino a poco più sotto i glutei, era come portare una mini gonna.
Sentì dei passi dietro di me. Mi voltai. E dinnanzi a me, Dante era appoggiato, e indossava le mie mutande di pizzo. Quella scena mi fece fare una lieve risata
-dormito bene?- mi chiese avvicinandomisi
-sì, per quel poco che ho dormito sì, e tu?- aveva una strana espressione
-così così-
-ancora quell’incubo?- era un po’ che Dante aveva sempre lo stesso incubo
-sì, mi perseguita da quando siamo tornati-
-racconta-
-Zhalia te l’ho raccontato un milione di volte-
-si, ma dicono che parlarne fa bene, avanti racconta-
-sono in una foresta, di fianco a me, c’e’ una lupa bianca, che corre insieme a me, e di sottofondo, si sente il continuo ululare dei lupi-
-non ti preoccupare dai, è solo il brutto ricordo di quando ero lupa- dissi sedendomi sul tavolo e portando le sue mani sui miei fianchi –ora dobbiamo pensare ad altro-
-dici che è andata?-
-non saprei, ad esserti impegnato ti sei impegnato, ma non so se sono incinta-
-nel caso ci riproviamo stasera- mi fece un sorrisetto malizioso, e poi mi baciò, strusciando le sue mani contro le mie cosce ancora nude
-MAMMA!!!!- si sentì da piano di sopra
-Samanta si è svegliata- (la storia precedente, era finita con Zhalia che stava per partorire)
-forse è meglio se mi metto almeno dei boxer, altrimenti la sconvolgo quella ragazzina. Forse queste sono più utili a te- si sfilò le mi mutande, e facendo un lieve gesto, me le infilò a me, ritornando al piano superiore.