Di
nuovo “Ehilà a tutti!”, cari lettori! ^__^
Scusate
il ritardo per questo capitolo, dovevo concentrarmi per il mio esame di
biochimica… CHE HO SUPERATO! YAHOOOOO!
Ora sono libero dallo studiare fino a Natale! Questa libertà potrebbe tradursi
in aggiornamenti più rapidi della fic, chissà!
Questo
capitolo è stato scritto prima della libertà in effetti, e dopo la correzione,
eccolo pronto a farsi godere da voi! Come detto ci sarà da ridere di meno e da
riflettere di più: è il momento di un faccia a faccia diretto tra i due futuri
genitori!
Buona
lettura, commentate!
PS: GAZILLE X LEVI ORA E SEMPRE!
Elfman
non aveva mai pensato tanto ai bambini, quindi non ne aveva una precisa
opinione al riguardo.
Era
ancora giovane… Quelli della sua età di solito iniziano a pensarci solo quando
gliene piove uno dal cielo a complicargli la vita.
A
meno di non avere una qualche particolare vocazione alla paternità, è difficile
che quelli come lui vadano a cercarsela volontariamente; è già difficile
trovare qualcuna disposta allo stesso con cui “darsi da fare”…
Quando
si è giovani, le complicazioni non piacciono, e non si ha neppure lo spirito
per sopportarle.
Così,
quando aveva afferrato l’idea di cosa gli stava capitando, si era ritrovato a
riflettere sui sentito dire.
I
figli sono un dono del cielo.
I
figli sono le più grandi gioie della vita.
I
figli sono il tuo essere che prosegue nel mondo avanti a te.
E simili belle frasi, che parlavano di, e forse ingigantivano, un unico lato
della medaglia.
Chi
gli assicurava che fosse così? I figli sono davvero questa grande benedizione?
Gli
bastava vedere Evergreen per tornare coi piedi per terra.
I
figli sono un terremoto, una fatica continua, una responsabilità enorme…
Per
farla semplice, roba da uomini.
Si,
ecco cos’era ciò che stava per arrivare oltre quella porta, nella sala parto:
la sua responsabilità da uomo, come aveva detto Erza.
Il
banco di prova della sua tanto decantata “mascolinità”: uomini più grandi di
lui erano fuggiti, e uomini ben più piccoli avevano avuto la forza di accettare
ciò che sarebbe capitato loro, e se non era quella la virilità all’ennesima
potenza…
Avere
il coraggio di accettare che dalle proprie azioni è saltato fuori qualcosa di
ben più grande di te, che va oltre te, e che non puoi sottrarti ad essa: d’ora
in poi dovrai essere al suo fedele servizio.
Non
sarebbe stato facile: chissà quanta fatica, quante rinunce, quanti cambiamenti…
E
nonostante questo, c’erano ancora padri che si presentavano la prima volta ai
loro fagottini con una espressione così bella: era rassicurante!
“Elfman”
–lo svegliò Happy- “Credi che anche io potrò fare il papà un giorno?”
“Solo
se sei abbastanza uomo!” lo ammonì lui severamente.
“Ma
io sono un gatto! Uffaaaaa!” e se ne andò via mogio mogio!
“Su,
su, Elfman non intendeva quello che pensi.” –lo consolò Lisanna- “Però c’è
tempo, tranquillo: sei ancora piccolo, no?”
C’era da “convincere” Charle in primo luogo…
“Tu
però sei abbastanza grande, Lisanna: perché non fai la mamma? Natsu potrebbe
fare il papà, come ai vecchi tempi!”
Si
guardarono…
“M-mi
basta essere zia per il momento!”
“E-e
a me basta essere… qualcos’altro per il momento!”
“Allora tu, Erza?”
“Ehm, mi chiedo se c’è un bar nell’ospedale, qualcuno vuole da bere?” disse
lasciandosi dietro una scia di sudore.
“Laxus
e Cana?”
“PERCHÉ PROPRIO NOI DUE?!”
“Freed
e Bixlow?”
“MA
CHE CAVOLO DICI?!?!?”
Lucy
e Reedus corsero a nascondersi…
“Tu,
Gray!” -provò allora il micio blu- “Perché non diventi anche tu papà come
Elfman?”
“I-io?!”
“Perché
non chiedi a Juvia se quando depone un uovo ti lascia essere il padre? Sono
sicuro ne sarebbe felice!”
Non
ebbe il cuore di spiegargli come funzionavano le cose per gli umani…
In compenso si immaginò una Juvia-gallina, e di sicuro, con o senza penne,
sarebbe stata felice di “deporre un ovetto” con lui…
“Ehm… passo…” si risolse il mago del ghiaccio…
Nel
frattempo Elfman, a rischio di torcicollo, si concedeva una più lunga occhiata
dietro le spalle.
Eccolo
ancora lì, a passeggiare tra le siepi vicino la fontana: mingherlino,
quattrocchi, un bel po’ stempiato, così poco maschio, eppure con il suo bimbo
tra le mani, a cui permetteva di giocare coi suoi sottili occhiali incurante
che li potesse rompere.
Non
si era mai trovato ad ammirare qualcuno di così piccolo.
“Elfman?”
“Si,
Mira?”
“Che guardi?”
“Un vero uomo.”
Si
girò anche lei, trovando strano lui potesse intendere proprio quel tipo.
“Sai
Mira, finora non ho fatto altro che gridare uomo di qua e uomo di là, cercando
di dimostrare qualcosa. Ma credo che adesso avrò l’occasione di diventarlo
davvero, finalmente!”
Mira
lo abbracciò, poiché era impossibile resistere a quella frase pronunciata da
lui.
Si,
ne era certa: sarebbe stato un uomo coi controfiocchi!
E
stavolta sia Erza, che Gray, che Natsu, e tutti quelli nei paraggi che
l’avevano pestato almeno una volta sarebbero stati d’accordo!
Non
sono i “guai” che ti capitano a cambiarti, è cosa decidi di fare in proposito
che ti qualifica, che ti dice se sei sempre il solito, o se hai fatto un passo
avanti.
Se
solo anche Evergreen l’avesse vissuta in quel modo almeno un pochino…
Se
solo anche lei potesse considerasse quel parto come una responsabilità, invece
che un fardello di cui liberarsi il prima possibile.
Riaprì
gli occhi che era di nuovo nella gilda, stesa di lungo su di una panca.
“Uuuhh…”
“Evergreen?
Ti senti bene?” chiese la faccia di Bixlow mentre tornava nitida.
“Dipende…
Ditemi che ho sognato e che non sono incinta di Elfman.”
“Sei
incinta di Elfman.” la deluse Freed.
“……”
“Vuoi svenire di nuovo?”
“Mi piacerebbe…”
Si
coprì la faccia con le mani e, gemendo, si risollevò a sedere.
“Sigh!”
Nel
frattempo, la notizia aveva già fatto il giro completo della gilda, inclusi
quelli che prima erano assenti. Un bimbo alla gilda non accadeva di frequente,
anzi, quasi mai; un peccato che in una simile occasione l’atmosfera dovesse
essere così poco allegra.
“Evergreen”
–disse il master Makarov- “Come ti senti?”
“Oh, no, ci mancava solo lei!”
“Se
vuoi parlarne…”
“No!
Non voglio parlarne! Non mi servono belle parole!” –così dicendo si avviò verso
l’uscita a testa bassa- “Mi serve solo un po’ d’aria.”
Fin
troppo chiaro che non c’era nessuno al mondo che potesse avvicinarsi a lei in
quel momento; ma Elfman l’avrebbe fatto lo stesso.
“Ci
parlo io.”
“Si,
è meglio.” annuì il vecchio.
Ah,
i giovani d’oggi e la loro irruenza, gli sarebbe venuto da pensare, se non
fosse stato così terribilmente da vecchi! Chissà a cosa avrebbe portato quel
conflitto a quei due, e a tutti loro.
Appena
uscita, si tolse gli occhiali per massaggiarsi un po’ le orbite. Li reinforcò e
si appoggiò con un braccio ad un alberello.
Quando
Elfman arrivò alle sue spalle, era intenta a fulminare con lo sguardo l’incolpevole
orizzonte, facendo di no con la testa.
“Ever…”
“Non chiamarmi Ever…”
“Evergreen…”
“Che
c’è?” gli rispose senza girarsi.
Si
massaggiò dietro il collo, nel tentativo di calmarsi un pochino: “Scusami, se
ora stai così è colpa mia.”
“No.” –lo corresse subito- “La colpa è di tutti e due.”
Sbuffando,
si degnò di fronteggiarlo: “… Ma se davvero non ti andavo così a genio, non te
lo potevi far venire a mente prima? Non potevi troncare con me prima che
combinassimo questo disastro?”
“Tu mi vai a genio, Evergreen… è solo che…”
“Umpf,
che io sono superficiale: toccata e fuga, storie semplici, niente impegni,
niente effetti collaterali…” –recitò lei facendo avanti e indietro- “E così
doveva essere! Accidenti!”
Si
sfogò calciando per terra: “Grandioso, ora anche il tacco rotto!”
<<
Speriamo non mi metta in conto anche il
tacco! >> si disse l’altro, che improvvisamente si sentiva addosso
una fedina penale.
Tirò
fuori il suo ventaglio e si diede un po’ d’aria buona da respirare, dando il
tempo ad Elfman di pensare a cosa dirle.
“Evergreen,
io ero sincero prima… Se sposarmi ti può aiutare ad accettare la cosa, o a
salvare la tua immagine (e so che ci tieni)… beh, non fare complimenti.”
Gli
tirò addosso uno sguardo che lo perforò come un palloncino di gomma: “Ma allora
sei completamente decerebrato?! Io non volevo che stare un po’ con te fintanto
che sarebbe durata, mi metti incinta, e per giunta insisti col chiedermi di
sposarti?!”
Si
morse la lingua! Toppato in pieno.
Evidentemente
non era un classico problema di salvare le apparenze; non si poteva risolvere
tutto col solito bel matrimonio riparatore, che poi non è nemmeno il miglior
modo che c’è al mondo per sposarsi.
Tirò
a terra il ventaglio: “Sembra quasi tu l’abbia fatto apposta! Tanti flirt,
tante scopate, non è mai successo nulla, poi arriva il primo fesso innamorato e
che mi capita?! Ecco perché detesto le storie con troppi coinvolgimenti!”
“T-ti
assicuro che non l’ho fatto apposta! Anzi, se avessi potuto avrei detto: “Ehi,
voi laggiù! Cercate di non essere troppo virili, eh?”…”
“……”
“Ehm,
Evergreen, io sono pronto a fare tutto il necessario, con o senza matrimonio.”
“D’altronde, c’è qualcosa di peggiore di questo che potresti ancora combinare?
E cos’è quell’aria da fesso che hai in faccia?”
Elfman cercò istintivamente qualcosa in cui specchiarsi: “Che faccia?”
“Mi
hai messa incinta! Giustamente non ti ritrovi tu con un intruso nella pancia,
ma… Non ti da un briciolo di fastidio?!”
Le
reazioni dei due erano su due livelli diversissimi di intensità: dal primo
momento lui perseverava in quello stato di frastornazione, di vaghezza, ma
senza rabbia, né un briciolo della disperazione che invece si erano impadronite
di lei.
“Beh…
Non è il massimo nemmeno per me… Però chissà, magari fare il padre non sarà poi
così male…”
“Stai dando i numeri?! Tu?! Un padre?! Sai che bell’esempio, col cervello
bacato che ti ritrovi! Tu, quello che ha pestato il suo stesso cliente che
doveva proteggere perché diceva… Che diceva?”
“Che un uomo si giudica solo in base ai titoli di studio! GRRRR! Che rabbia!
Essere uomini è ben altro che titoli e posizione sociale!”
“Se
è per questo è anche ben altro che muscoli e cavarsela bene a letto!”
Quello
si che fece male.
“……”
“Elfman, né io né te siamo in grado di fare i genitori: io sono troppo…
egocentrica, e tu… hai tanta buona volontà…” –o forse tanta buona stupidità- “Ma
credi sul serio ti basterà a sopportare quello che dovrai sopportare?
Pannolini, pappa, pianti la sera, alzarsi in continuazione, portarlo su e giù,
lo stress, i soldi che vanno via, e il tempo… Il tempo che pensavi di dedicare
a te, a quello che ti va di fare, alle tue aspirazioni… E chi te lo restituisce
quello!”
Come
aveva fatto a farsi venire in mente così di getto tutti quei lati negativi?
Dopo quel bombardamento, gli girava la testa.
“Eppure…”
–balbettò con una voce tanto sottile da non sembrava potesse venire da un tale
bestione- “Eppure avevo pensato che sarebbe stato bello… Ho pensato di…”
“Di volere questo bambino?! Ma allora tu sei scemo sul serio!”
Si
mise sulla difensiva, come se stesse combattendo piuttosto che parlando. Era
intimorito, confuso e si sentiva ciò che aveva dentro andare in frantumi.
“Perché
mai dovresti volerlo?”
Si
allargò il colletto con un dito: “Io… io…”
Il
fiato. Dov’era il fiato quando gli serviva?
Cosa doveva dire? Come poteva ribattere?
“Perché…”
Strinse
i pugni!
E
riaprì gli occhi!
“Perché
essere un uomo è molto di più che muscoli e cavarsela bene a letto!”
Stavolta fu lei a sentire il colpo, e a fare, letteralmente un passo indietro!
In
un lampo aveva recuperato la sua sfrontatezza, e si ergeva saldo, monolitico,
dinanzi a lei!
“E
se questo “disastro” è il sentiero che mi porterà ad essere quel molto di più,
allora sarà la virile via che percorrerò!”
Impossibile!
Come poteva essere così stupido! Come poteva uno stupido essere tanto convinto
delle proprie idiozie, si chiedeva!
Altro
che compagno di sventura… Lui quel bambino lo voleva!
Per
un attimo aveva creduto che lui, il suo uomo, nella sua stessa barca, potesse
pensarla come lei, quantomeno capirla, e invece…”
“Ma
che dici… Io… Io cerco di farti ragionare e tu… Tu…”
Per
un secondo temette di finire di nuovo al tappeto, invece Evergreen, nel
tentativo di fare un passo, neanche verso di lui, era inciampata sul tacco
rotto, cascando a terra.
Non
servì neppure a fornirgli un occasione da gentleman: con un grido esasperato,
spezzatasi da sé anche l’altro tacco, si rialzò con le sue sole forze e li
scagliò via entrambi.
Che
rovesciamento di fronti, si disse, vedendola tutta tremante.
Dispiaciuto,
la cinse a sé, da dietro le spalle.
L’abbraccio
di Elfman era forte, ma gentile: non c’era migliore specchio della sua doppia
identità.
Grosso
e becero fuori, idiota dentro.
<<
Elfman… >>
Si
lasciò avvolgere, abbandonandosi a quella sensazione di calma, di protezione,
che provava ogniqualvolta, mentre erano a tu per tu, lui si lasciava andare a
quella così delicata espressione d’affetto.
Aveva
qualcosa in più degli altri. Aveva un cuore d’oro. Ecco perché le era piaciuto
stare con lui: era bello sentirsi amata, anche se non lo corrispondeva…
La
solita egoista…
Questo
lo confermava.
Lei non aveva un cuore ingenuo come il suo.
Non
riusciva proprio a desiderare ciò che lui voleva.
Basta
così quindi, con lui e i suoi sciocchi principi.
“E
lasciami!”
Elfman
sospirò di delusione mentre sgusciava via, poiché per un attimo gli era
sembrato fosse tornata a volergli bene.
“E
basta proposte di matrimonio, ok?”
“Ok… Però, Evergreen, ormai questo bimbo c’è… Qualcosa dobbiamo fare…”
“…
Già, ormai c’è… E qualcosa farò…”
Quando si diceva “sesto senso”: non le piaceva tanto il modo in cui l’aveva
detto…
“Che
intendi?”
Incrociò
le braccia e lo guardò, arcigna: “Che risolverò questo problema: in maniera
rapida e indolore per tutti.”
No,
non poteva piacergli quello sguardo: lo sguardo di chi è pronto a passare sopra
al bene al male, e farlo solo per sé stessi e basta.
“Che
vuoi dire?” ripeté con più forza.
Lei
non lo curò oltre e si incamminò, malferma sulle scarpe rotte, ma non
intenzionata né a girarsi ne a fermarsi.
“Evergreen!
Evergr…”
Quel
nome si bloccò a metà, quando la sua gola gli divenne muta pietra.
Evergreen
posò piano gli occhiali sul naso e, in tutta calma, si avviò.
Quando
l’incantesimo pietrificatore si dissolse, Elfman non riuscì a dire quanto tempo
fosse passato: un secondo prima era sveglio con lei di fronte, il secondo dopo
era circondato dagli altri suoi compagni.
Se
non altro aveva fatto in fretta a capire che gli era successo: non c’era tempo
da perdere!
“Stai
bene?”
“Umpf,
c’era da immaginarselo che finiva così.”
“Evergreen!
Dov’è Evergreen?”
“E
chi lo sa…”
“Qu-quanto
tempo sono rimasto di pietra?”
“Non
so…” –rispose Lucy- “Ti abbiamo trovato così almeno cinque minuti fa.”
Troppi!
“Presto,
venite! Dobbiamo fermarla!”
“Fermarla?”
“Non
c’è tempo! Vi prego, datemi una mano!”
Evergreen
vuole risolvere a modo suo, e nella maniera più rapida.
Ormai
se ne è resa conto: in quanto a bontà, non può competere con quel grosso
scioccone, quindi, è giusto si comporti dalla “cattiva” che è, e a testa alta
si avvia a mettere in atto il suo fermo proposito.
Come
potrà fare Elfman a fermarla?
Il
prossimo capitolo avrà ancora più conflitto, e definirà lo sviluppo futuro
della storia fino all’ospedale! Non perdetevelo!
Alla
prossima, e buone feste a tutti!
Ah,
e a proposito di feste, se vi va di intonarvi al periodo, per chi non le
conoscesse ancora, nella mia gallery troverà due fic “natalizie”, una su Naruto
e una, più recente, su Fairy Tail!
Divertimento
e festosità assicurate! Buona lettura!
PS:
GAZILLE X LEVI ORA E SEMPRE!
PPS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!