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Autore: littlegreenhole    18/12/2011    5 recensioni
Cosa succede se a mettersi in mezzo alla storia di Kurt e Blaine ci sono il college, tanti sentimenti, ma, soprattutto Sebastian?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The biggest mistake

Lights off

 

Tutto d’un tratto si ritrovò a Lima. Non doveva essere li, doveva tornare a casa – anzi, si stava facendo anche tardi - forse l’abitudine l’aveva guidato ancora li.

Spesso si ritrovava davanti alla casa di Kurt, parcheggiato dietro la grossa siepe di Mr Richter, il simpaticissimo vicino della famiglia Hummel – Hudson. E li rimaneva per ore e ore a fissare la finestra della vecchia stanza di Kurt, sperando sempre di vedere la luce accesa e il viso del ragazzo sorridergli come un tempo. Invece ogni maledetta volta quella luce era spenta, anzi, sembrava che il buio di quella stanza diventasse sempre più scuro di volta in volta.

In realtà non sapeva neppure Blaine a cosa servisse appostarsi in quel luogo, rischiando oltre tutto di passare per una specie di maniaco o peggio di venire scoperto da Burt, Carole o Finn. Già una volta gli era successo di venir quasi scoperto, una sera che Burt era uscito di casa per buttare via il sacco delle immondizie: per fortuna era riuscito ad accovacciarsi in tempo. Da quel giorno aveva deciso che sarebbe stato meglio rimanere in macchina durante quelle “visite”.

Tra l’altro non ci sarebbe stato niente di male se avesse incrociato Burt o Carole: loro gli volevano davvero bene e lo avevano sempre trattato come un figlio.

Era Blaine che non riusciva a sopportare l’idea di rivederli. Da quando Kurt se ne era andato.

Anche quella sera nessuna luce. Che poi, anche se si fosse accesa, cosa avrebbe potuto fare? Salire da lui e baciarlo e dirgli che gli era mancato tantissimo? No. No perché sapeva che Kurt non lo voleva più.

Riaccese la macchina e sgommò verso casa non curandosi delle altre macchine della via. Ora era davvero tardi.

 

Nel suo quartiere non c’erano “teste calde”, quindi una macchina che corre la si nota subito.

No, non poteva essere la sua macchina. Erano la stanchezza, tutte le ore di volo che si era fatto e la presenza pressante di Rachel con lui sull’aereo che lo avevano stordito parecchio.

Almeno non aveva dovuto guidare dall’aeroporto fino a Lima visto che Finn si era scomodato per venirli a prendere.

Finalmente era a casa.

Sembrava tutto così diverso. Più triste e spento. Probabilmente ora era difficile fare paragoni tra Lima e New York. Cioè impossibile: non si possono neanche paragonare.

Tutto ciò che lo aveva convinto a tornare a Lima per le vacanze natalizie era la sua famiglia: suo padre gli mancava così tanto.

“Eccoci a casa newyorker! Dai scendi che porto Rachel a casa… anzi, di a mamma che potete cenare, farò con calma” disse Finn con sguardo languido verso la sua dolce metà. Dai, infondo gli era mancato anche quel tontolone del suo fratellastro.

“Ok, cerca di non fare troppo tardi però, che le paranoie che si fa Carole quando fai tardi me le devo subire io!”

“Oggi sarà concentrata così tanto del tuo ritorno che non si accorgerà neanche che io non ci sono, vedrai!” sghignazzò Finn rimettendo in moto.

“Ciao ciao Kurt… e ricordati di esercitarti in questi giorni!” appuntò Rachel.

“Ma si si. Vai ora che i tuoi papà ti staranno aspettando con gli striscioni!” gli rispose Kurt sorridendo dolcemente.

Prese la valigia e percorse il vialetto di casa; non riuscì neanche a suonare il campanello che la porta si spalancò facendo trovare Burt e Carole nell’atrio, in piedi, sorridenti che lo aspettavano ansiosi.

 

“Basta domande per favore. Sembra che non ci sentiamo da mesi! Meno male che vi chiamo un giorno si e l’altro pure!” disse Kurt ora seduto sul divano. Prima, durante e dopo la cena - che avrebbe sfamato sicuramente un reggimento, se non due – i suoi genitori non facevano che continuare a fargli domande su domande.

“Va bene. Devi essere stanco morto dal viaggio. Dai Burt lasciamo libero Kurt di andare a dormire, avremo tutte le vacanze per stare con lui” disse Carole con un tono dolce e rassicurante.

“Allora buona notte Kurt”, aggiunse Burt alzandosi dal divano e avvicinandosi a Kurt “E’ bellissimo riaverti a casa. Ti voglio bene” e lo abbracciò stretto, per poi prendere sua moglie per mano e dirigersi verso le scale e quindi la loro camera da letto.

Aveva ragione Burt. Era davvero bello essere a casa. Prima che si dimenticasse e per togliersi il dubbio che continuava a martellargli in testa, fermò Carole per chiederle una cosa di sfuggita.

“Scusa Carole, ma per caso è passato Blaine da queste parti? E’ venuto a trovarvi oggi?”

“No no, anzi, non lo vediamo da parecchio tempo, e questo mi dispiace molto” rispose la donna increspando leggermente le labbra.

“A ok, perché mi era sembrato di aver visto la sua macchina – forse sono più stanco di quello che credo!”, -pure le allucinazioni ora?- pensò Kurt. 

 

La sua camera era rimasta esattamente come l’aveva lasciata ad agosto: il letto fatto, la scrivania deserta, gli scaffali semi vuoti e i resti dei prodotti per il viso che aveva lasciato a casa riposti nei cassetti vicino allo specchio.

Tutto era rimasto come era. Eppure tutto era cambiato.

Sentiva che la sua avventura a New York era appena cominciata ma prometteva davvero bene. Tutto stava andando come aveva sempre sognato.

Eppure mancava sempre lui.

Scosse la testa. Non doveva farsi trascinare dai ricordi, doveva ricordare le parole di Mercedes: ora più che mai avrebbe dovuto ripetersele.

- Siamo delle dive. Whitney, Barbra, Patti LuPone, sono tutte diventate delle star quando erano single.

 A volte devi scegliere tra l’amore e il talento

Per quanto cercasse di dimenticare però era difficile.

Sicuramente però sarebbe stato più facile cercare di dimenticare Blaine, e sopportare di averlo fatto soffrire in quel modo, piuttosto che avergli dovuto confessare di quella notte.

La notte in cui l’aveva tradito.

   
 
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