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Autore: MissNothing    19/12/2011    3 recensioni
"Quelle notti invernali troppo fredde per essere passate da soli e quelle sere d'estate troppo belle per essere sprecate a dormire. Quegli sguardi che solo noi possiamo capire e quegli sguardi che, purtroppo, non capisci. E poi i baci, le carezze, i sospiri. Quei momenti che speri non finiscano mai e quei momenti in cui capisci che l'infinito, paragonato ad uno di quegli attimi in cui ci apparteniamo, non è niente. L'infinito è relativo. Non lo puoi immaginare, eppure io penso di averlo trovato in uno di quegli istanti in cui ho il tuo fiato sul collo e le tue mani sulla schiena, perché quando in quel silenzio sento la lancetta scoccare, non me ne capacito che sia passato solo un secondo. Allora capisco che io, il tempo, quando lo passo con te, ce l'ho in mano."
[E' una storia abbastanza vecchia, probabilmente ci saranno molti errori grammaticali, chiedo scusa in anticipo ma non voglio modificarli perché in un certo senso sono la prova dei miglioramenti -anche se piccoli- che credo di aver fatto! Ci sono altri due seguiti :3]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Mikey Way, Nuovo personaggio, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Until You're Over Me.'
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porcoddio
Okey, so che sto aggiornando ad una velocità impressionante e troppo spesso, ma domani parto, così volevo lasciarvi con un capitolo prima di andare. :3 Basically non ho molto da dire. Lo so, la scena lemon ci stava, ma alle otto del mattino ho il treno e devo ancora fare le valgie.. non avrei avuto il tempo di idearne una ben strutturata. °w°
NO, DIMENTICATE. SONO ANCHE TORNATA DA QUESTO MALEDETTO VIAGGIO E DOPO CINQUE ORE DI TRENO PERCHé UNA TESTA DI MINCHIA QUALSIASI HA FATTO SCOPPIARE LA CASA SUI BINARI, SONO QUI. ARGH.
In pratica sono arrivata, ho riletto, e.. non mi piace più il finale. çç Così ho deciso di cambiarlo un po'. O meglio, cambiare il modo in cui l'ho scritto, non tanto il contenuto. :3 Dunque, se l'avete già letto, inutile rifarlo. E' un re-upload, diciamo. A presto. e.e
Ps: Alla fine sono stata una deficiente. <3 Non ho modificato quasi nulla e non ne valeva la pena.. purtroppo avevo già eliminato il capitolo *shame on me*
Baci, xMN.




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6. Shut up, Snooki.




Non riuscivo a ricordare quanto tempo era passato dall'ultima volta che stavo flirtando così sfacciatamente. Con una ragazza, intendo. Sfortunatamente mi trovavo sempre più spesso a fare complimenti che non si meritava ad una certa "testa rossa". E non parlo di quella di Emily, no. Chiacchierammo per ore, e purtroppo, arrivò quel momento.
-E tu che fai nella vita, mh?-
-Il chitarrista..- Annuì fra me e me, grattandomi il capo mentre le mie labbra si lasciarono sfuggire un sospiro.
-Oh, wow!- Sorrise. Le si illuminarono gli occhi, il volto, tutto. Ed in quel momento, ai miei occhi, sembrò ancora più carina. -Ed è una cosa molto underground o più internazionale?- Domandò, portando una ciocca dei suoi capelli scarlatti dietro l'orecchio.
Presi a ridacchiare, alzando il capo per guardarla. Con un sorrisone, le risposi.
-Oh, a dire il vero suoniamo in dei piccoli locali! Addirittura l'altra sera c'erano solo tre spettatori, e due di loro erano casuali. Penso che il terzo fosse ubriaco.- Feci spallucce. Era divertente riuscire ad essere autoironico, almeno con qualcuno. Aggrottò le sopracciglia. Una smorfia fra il contrariato ed il dispiaciuto le si disegnò in volto.
-Bhe, ma allora dev'essere davvero una passione! Io però scommetto che sei bravo, a giudicare da quelle..- Mi sfiorò per un secondo la punta delle dita. Ehi, siamo già arrivati al contatto fisico? Cominciai a gongolare come un deficiente, perché.. era bello sapere di piacere a qualcuno.  Così sorrisi, di nuovo. Ed erano secoli che non sorridevo così spontaneamente.
-Ems, bella, io.. a dire il vero scherzavo!- Mi grattai la guancia senza un preciso motivo. Fu quasi un riflesso.
-Oookey, quindi questo è il momento in cui devo indovinare in che gruppo suoni?- Domandò un po' perplessa, mordendosi il labbro inferiore.
-Se proprio ti va!- Arricciai le mie, di labbra, provando a sgranchirmi le gambe. Lei intanto era completamente concentrata.. forse era vero che non ne aveva la più pallida idea. Si alzò all'improvviso dallo sgabellino, dirigendosi chissà dove.
-Ehi, ma.. dove vai?!- Le domandai tentando di alzarmi. Si voltò a guardarmi, facendomi cenno di seguirla. Oh, quel comportamento mi ricordava così tanto una "certa persona"..
Ci trovammo nella sezione "CD e Musica", e cominciai ad avere una mezza idea di cosa volesse fare. Eh no, Emily, niente CD con noi in copertina. Questo mi fece scappare un sorrisetto che probabilmente lei non percepì. Ci aggiramo fra gli scaffali per due o tre minuti, finché non ebbe l'"illuminazione".
-Sei questo qui!?- Domandò indicando un tizio di profilo che effettivamente mi assomigliava. Cioè, poco, ma.. bel tentativo.
-Proprio no..- Scossi il capo, guardandomi in giro. Trovai in quel momento la "M", e scorsi la sgargiante copertina di "Danger Days".
-Vieni, ti porto sulla strada giusta..- Sorrisi, scortandola fino all'enorme scaffale. Si passò le dita fra i capelli con un espressione quasi shoccata.
-Oh, Gesù..- Sospirò.
-Andiamo, mi fai calare l'autostima!- Ridacchiai, mentre lei mi sorrise, quasi come se volesse scusarsi. Chiuse gli occhi, cominciando a muovere il dito a caso. Si fermò su un CD di un gruppo mai sentito prima, ma che era proprio sopra "The Black Parade". Le presi la mano, portandole il dito proprio sull'omino in copertina.
-Eccoci qui, Milady.-
-Se ti dico che non vi ho mai ascoltati in vita mia ti arrabbi troppo?- Domandò ridacchiando, mentre prese il disco fra le mani leggendo i nomi delle varie tracce.
-Umh, no, anzi.. ti capisco.- Mi ritrovai a guardarla, quasi incantato. Il suo sguardo non incontrò il mio nemmeno per un secondo, in quel momento.. meglio così, cerdetemi. Sembravo proprio un ritardato: le labbra socchiuse, gli occhi sgranati.. insomma, non era una bella scena. E avevo voglia di rivederla. Tanta. E non sapevo nemmeno spiegarmi il perché.. non avrei voluto usarla per non pensare a lui, ma purtroppo non potevo fingere: non ero innamorato di lei. Era una cotta. Per spezzare il filone dei miei pensieri, cercai di dire qualcosa.
-Quindi, ricapitolando.. sono Frank. Faccio il chitarrista a tempo pieno, leggo Freud a tempo perso, e sono un coglione a tempo indeterminato.- Feci spallucce, porgendole la mano come se fosse la prima volta che la vedevo. A dire il vero, avevo solo voglia di sentire di nuovo il candido calore del suo palmo e la stretta affettuosa delle sue dita. Mi sorrise, guardandomi da capo a piedi. Porse anche lei la mano, stringendo la mia mentre la faceva ondeggiare su e giù.
-Ed io sono Emily. Faccio la psicologa a tempo pieno, la scrittrice a tempo perso, e.. sono cotta di uno conosciuto da cinque minuti in una libreria a tempo indeterminato.- Sospirò, facendo un sorriso amaro mentre abbassava il capo. Io, dal mio canto, non potevo essere più sorpreso di così. Deglutii, feci un respiro profondo, e sperai tanto che non mi puzzasse troppo l'alito. Con la mano le presi delicatamente il volto, poggiando la fronte contro la sua. Chiusi gli occhi e premetti le labbra contro le sue di un rosso fuoco. Per la prima volta dopo tanto tempo, sentii un sapore completamente sconosciuto. Ero stanco del solito bacio di sfuggita di Gerard e dei tanti sensi di colpa che portava, così,  quando mi trovai a poter finalmente stare lì quanto mi pareva ad abbracciarla, baciarla, coccolarla, subito mi sentii sollevato. Sapevo che infondo, per una volta, nessuno mi avrebbe potuto dire niente.
Quando si allontanò da me, subito ridacchiò. Non capii perché, ma dopo mi resi conto che ero pieno di rossetto.. e sì, scoppiai a ridere.
-Non osare ridere!- La minacciai scherzosamente, anche se il primo ad essere divertito ero io.
-Ti accompagno in bagno..- Scosse il capo mentre cercava di celare un sorriso e si avviava verso il bagno con la mia mano stretta nella sua. Io dico che ho fatto colpo, oh.



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Ci scambiammo i numeri e decidemmo che quella sera sarebbe venuta a trovarmi in albergo. Poi mi toccò tornare. Non sapevo precisamente cosa avrei fatto, come l'avrei detto a tutti.. forse non gliel'avrei detto. O meglio, non ancora.. per una volta potevo fare il misterioso anche io. Quando Mikey si fidanzò con Alicia, ce la fece conoscere solo cinque mesi dopo.. io chiedevo solo due o tre giorni per dargli la notizia.. era troppo?
A passo piuttosto veloce mi avvia verso il Bryant Park Hotel. S'era fatta l'una e un quarto, quindi ormai le strade erano colme di gente. Mi fermarono due o tre volte fra foto e autografi, ma questo non fece altro che rendere la mattinata ancora più piacevole. E' sempre bello quando ti riconoscono, perché pensi a quando suonavi nel garage dei tuoi genitori e ti dicevano di "smetterla con quella robaccia". E' in quei momenti che ti rendi conto di tutta la strada che hai fatto e nemmeno ti sembra vero. Non appena arrivai di fronte all'imponente facciata dell'albergo, esitai un po' prima di entrare. Valutai tutte le possibilità che avevo e persino girare per tutta la città con cinque dollari in tasca fino al giorno del concerto si presentava come una chance più allettante.. eppure mi rendevo conto che, fisicamente, era impossibile. Sbuffai e mi feci "coraggio", gettandomi contro la porta girevole nel tentativo di aprirla senza sfilare le mani dalle tasche.
Mi beccai qualche occhiataccia dal portiere, poiché effettivamente non facevo altro che entrare e uscire da quel maledetto hotel, e poi mi trovai nella hall, dove vidi i ragazzi seduti a leggere riviste idiote. Probabilmente era per perdere tempo.. sapevo che il gossip non interessava a nessuno dei tre. Specialmente perché, quando lo vivi sulla tua palle, ti rendi conto di come ci si sente a vedere i fatti propri sputtanati davanti al mondo intero e ci perdi gusto. Mi andai a sedere sul bracciolo del divano a tre posti che occupavano, ricavandomi così un piccolo spazio. Il povero Ray, che era il malcapitato che era seduto accanto a me, sobbalzò quando si accorse che ero arrivato. Si alzò e lasciò cadere la rivista sul divano.
-Oddio santissimo, si saluta!- Sbuffò, spostandosi sulla poltrona proprio accanto all'altra estremità del sofà.
-Che fai, ci spii?- Domandò il rosso, allontanando lo sguardo da una rivista da donna. S'era soffermato su un articolo che trattava di "tonificare i glutei" con tanto di foto di chiappe. Chissà perché.
-Che fai, hai bisogno di porno?- Replicai in tono altrettanto acido. Mi ero finalmente reso conto che dovevo farmi valere. Un minimo, almeno.
-No, stavo pensando di andare un po' in palestra. Dovresti farlo anche tu, hai il culo sceso.- Annuì fra sé e sé con una smorfietta in volto. E nemmeno adesso riesco ad odiarti, fidati.
-Quando avete finito di comportarvi come se fossi al Jersey Shore, ci fate uno squillo. Noi andiamo in giro.- Mikey si alzò con un espressione contrariata, facendo cenno a Ray di seguirlo. Si allontanarono di poco.
-Andiamo, non fate gli idioti!- Quasi urlò, come se si fosse dimenticata che eravamo in un hall piena di altra gente. Gente con la puzza sotto il naso, tra l'altro.
-Zitta, Snooki.- Finalmente suo fratello lo azzittì. O meglio, finalmente qualcuno lo azzittì. Nessuno lo aveva mai fatto in maniera così diretta perché tanto alla fine era risaputo che Gerard aveva sempre l'ultima parola. Sempre. In pratica, dopo un po' ti abituavi e nemmeno ci provavi più.
-Perfetto, adesso mi tocca passare una giornata con il chiappemosce qui presente.- Sbuffò, alzandosi. Raggiunse l'ascensore e questa volta lo seguii a passo veloce. Più che altro ero arrabiato. Avrei voluto spaccare qualcosa, ma siccome qualsiasi cosa lì dentro costava più di un occhio della testa, l'unica alternativa era sbattere i piedi. Non appena arrivai le porte meccanizzate si aprirono, svelando l'interno di moquette verde e legno dell'ascensore. Entrai nella cabina e quando le porte si chiusero, cominciai a liberare parte della rabbia che mi tenevo dentro da giorni.
-Che cazzo di problema hai con me!? perché non mi cacci dalla band se proprio non mi sopporti? così non sarai costretto a passare le nottate a dormire accanto alle mie chiappe mosce, che dici?- Fortunatamente nessuno poteva sentirci in ascensore, e siccome eravamo soli, cominciai ad urlare.
-Wo, Frankie, bello, sta calmo.- Si appoggiò contro il freddo legno scuro, guardandomi da capo a piedi con un sorrisetto disegnato sulle labbra. Sembrava che la mia rabbia lo divertisse. Riuscivo a malapena a trattenere l'impulso di triargli un pugno in faccia. Tutto quel nervosismo dovevo pur sfogarlo, in qualche modo, e così incominciai a piangere senza nemmeno volerlo. Questa volta non c'era modo di nascondermi. Ero lì, di fronte a lui. E mi vedeva perfettamente. Abbassai il capo, singhiozzando, ma questo lo rese solo più ovvio.
Non so precisamente come si sentì in quel momento. Forse a disagio, ma forse ci rimase male veramente. So solo che in quel momento si avvicinò, abbracciandomi. E quello era un abbraccio sincero, avrei potuto giurarci. Purtroppo fu interrotto dal sonoro "ding" dell'ascensore, che segnava l'arrivo al ventiquattresimo piano. Quanto avrei voluto essere al cinquantesimo per non interrompere quel momento, nemmeno potete immaginarlo.
Quando le porte si aprirono, però, non si allontanò. C'era un tizio barbuto che ci osservava fumacchiando la sua pipa e ad un certo punto tossì. Forse per indicarci di uscire perché l'ascensore serviva a lui, forse perché era una scena imbarazzante, forse perché si era sputtanato i polmoni e furia di pippare come un dannato. Forse tutte e tre contemporaneamente. Anche solo il pensiero mi fece ridere, così come la sua espressione contrariata non appena incrociai il suo sguardo. Dunque, picchiettai sulla spalla di Gerard e lo invitai a staccarsi.
-Gee.. il signore..- Gli sussurrai all'orecchio, ma niente. Mi strinse ancora più forte e poi si staccò di colpo, prendendomi il volto fra le mani e baciandomi le labbra in una frazione di secondo. Fu talmente veloce che si sentì anche il tipico "schiocco". A questo punto, il signore che non si era mosso nemmeno di un centimetro, aveva l'espressione di uno che è appena stato sodomizzato con una candela. Scherzosamente, nell'uscire dalla cabina, Gerard gli mandò un bacio. Stavo quasi per collassare dal ridere, eppure mi dovetti trattenere. Strano che, con l'età che ho, mi facciano ancora ridere gesti che al massimo potevamo permetterci di fare da adolescenti.
Ci allontanammo lungo l'infinito corridoio, e all'improvviso, interruppe il silenzio.
-Lo sai che scherzavo, no?- Mi domandò, voltandosi a guardarmi mentre la sua mano cercava la mia. La ritirai immediatamente: mi tornò alla mente Emily ed il fatto che non volevo fare il doppio gioco ancora prima del primo appuntamento.
-Su cosa?- Deglutii non appena cominciò a carezzarmi la schiena.
-Non hai le chiappe mosce.- Improvvisamente scese, dandomi una sonora pacca sul sedere. Sobbalzai, perché non è una di quelle cose che ti aspetti. Non che ci si possa aspettare qualcosa da lui, ovvio. Scossi il capo e mi avvicinai da solo alla porta di camera mia, cercando le chiavi nella tasca dei pantaloni.
-Eddai, non fare il verginello paranoico..- Mi abbracciò da dietro, mentre, completamente nel pallone, continuavo a cercare le chiavi. Solo in quel momento mi resi conto che effettivamente non c'erano: probabilmente avevo chiuso la porta sbattendola e le avevo dimenticate dentro, quella mattina. E si può ben comprendere come cosa, siccome non stavo proprio andando a fare una passeggiata. Poggiai la fronte contro il legno dell'entrata, completamente senza forze. Sospirai ad occhi chiusi nel tentativo di non farmi prendere da una crisi di nervi. Le copie delle chiavi ce le scambiavamo fra noi, e la mia ce l'aveva Mikey. Ergo, non sarei potuto entrare in camera mia finché non fosse tornato, siccome la reception non aveva un terzo colone.
-Che c'è ora?- Mi domandò sussurrandomi all'orecchio.
-Ho dimenticato le chiavi dentro.- Cominciai a prendermi a testate sullo stipite.
-Vieni da me per un po'.- Si morse il labbro.
Mi voltai di scatto interrompendo il suo abbraccio, così mi trovai vertiginosamente vicino a lui. Il contatto visivo così inevitabile mi faceva impazzire.
-E va bene.- Sospirai: non avevo tante possibilità. Potevo accamparmi in corridoio come un barbone, o potevo andare da lui.
Sorrise.. il suo solito (finto) sorriso innocente. Giocherellò per qualche secondo con il lembo della mia felpa, e poi si decise.



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-Benvenuto nella mia reggia!- Disse sarcasticamente non appena entrammo in camera. Era diversa dalla mia. Cioè, la sua era dall'altro lato dell'edificio, quindi al posto del balconcino aveva una finestra enorme. Praticamente occupava l'intero muro che ti trovavi davanti entrando e si vedeva mezza città. Per il resto i mobili e la loro disposizione erano quasi uguali. Senza pensarci troppo si stese a letto, mentre io ero ancora preso ad osservare il panorama.
-Wow..- Sussurrai appena, avvicinandomi all'enorme vetrata.
-Già.- Si voltò a guardarmi. -Vieni qui, su.- Mi incitò a stendermi accanto a lui, ma non ero tanto sicuro. Rimasi lì impalato ancora qualche secondo e poi mi avvicinai timidamente e con le gambe pesanti al letto. Mi stesi sulle coperte beige. Lo sguardo fisso al soffitto e le mani in mano. Passò qualche minuto di silenzio imbarazzante, e poi..
-Frankie..- Non mi chiamava troppo spesso per soprannome, e quando lo faceva usando quel tono, poteva significare solo una cosa..
-No.- Dovetti essere categorico per fargli afferrare il concetto. Eppure non funzionò.
-Dai!- Con la mano sfiorò la mia, e poi cominciò a tracciare pian piano forme immaginarie su tutto il mio braccio destro, quello rivolto a lui. Una volta arrivato alla spalla con una lentezza proverbiale e piuttosto fastidiosa, si soffermò sul collo. Li conosceva tutti i miei punti deboli, tutti. E anche se mi stava appena sfiorando, già avevo il battito accellerato. Scese fino al petto, liberandomi intanto dalla felpa. Mi ritrovai con una t-shirt un po' troppo leggera ed i brividi addosso. Cominciò a tirarne sempre più lo scollo, scoprendo vaste aree di pelle sulle quali cominciò a poggiare appena le labbra.
-N..no.- Sussurrai, alzandomi e "rivestendomi". Per quanto avrei voluto che continuasse, sapevo che sarebbe stato solo.. sesso. E non volevo. Mi voltai a guardarlo. Con la mano si toccava le labbra.. sembrava addirittura un po' giù, ma ero sicuro che era più che lui stesso, ad essere rimasto ferito era il suo ego smisurato.
-Scusami..- Farfugliai confusamente. Non ero nemmeno sicuro che avesse capito, ma non volevo fermarmi nemmeno un secondo in più. Uscì dalla stanza e, proprio a fagiolo, vidi Mikey e Ray.
Forse quando mi videro uscire da lì si fecero un'idra sbagliata (e un po' avevano ragione, certo), ma non avevo voglia di costruirmi un alibi, specialmente ora che entrambi ci avevano visti insieme, ecco.
Mi feci restituire le chiavi ed entrai in camera, finalmente. Mi feci una doccia e comicniai già a prepararmi per quella specie di appuntamento. Patetico all'ennesima potenza: peggio di un ragazzino che si prepara per la sua prima uscita con una ragazza. O meglio, peggio di una ragazza che si prepara per il ballo della scuola. Quando uscì dal bagno, non riuscii ad ignorare il messaggio che trovai. Era proprio suo, e quasi stentai ad aprirlo. Premetti il tasto centrale pieno di dubbi e feci un respiro profondo prima di leggere.
"Se ho fatto qualcosa, qualcosa che non va, mi dispiace molto. So solo che sei cambiato, nei miei confronti.. prima era bellissimo, no? adesso non ti fai nemmeno sfiorare che, o mi respingi come oggi, o dopo mi fai la predica e mi tieni il broncio. Ti voglio bene."
Strano parlare prima di "toccarsi" e "respingersi" e poi concludere il tutto con un "ti voglio bene".. questa era la prova definitiva che la nostra amicizia non era normale. E forse non lo sarebbe stata mai.



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Io ed Ems finimmo a letto la prima sera. Non so bene come fosse successo, ma per quanto fosse poco romantico, ormai era tipico dei nostri tempi. Andò.. bene. Io le piacevo, le mi piaceva, e anche se non c'era la scintilla poteva andare bene. Certo, non avevo le farfalle nello stomaco, non avevo l'ansia da prestazione, non avevo una serie di sensazione che invece in altre occasioni provavo, però potevo.. accontentarmi. "Accontentarmi" suona male, ma detto con un altro termine non sembra una cosa così schifosa.
Cadde nella più totale stanchezza, e si prese dieci minuti di riposo durante i quali nemmeno la sentivo respirare. Rimasi a guardarla con una certa calma, quando..
-Frank, ci sei?- La sua voce urlante che proveniva dal corridoio fece sobbalzare anche lei, ma non si preoccupò più di tanto.
-Sono occupato!- Replicai. E se fosse stato una persona normale, allora se ne sarebbe andato. Ma chi lo ha mai definito "persona normale"?
-Non dire stronzate, no che non lo sei!- Non si curò nemmeno per un secondo di me e della mia privacy ed entrò. Emily sobbalzò e tentò di coprirsi con le lenzuola, io indossavo già i boxer, ma in tutta sincerità non c'era niente di me che Gerard non avesse già visto, quindi, anche se fossi stato nudo, mi sarei coperto solo e unicamente per scena. Chiuse la porta alle sue spalle con un espressione piuttosto contrariata in volto.
-Dammi cinque minuti..- Le sussurrai, dandole un bacio veloce sulla fronte.
Uscì dalla stanza e mi trovai nel corridoio deserto. Normale, siccome erano le tre del mattino. Mi voltai dietro, ma niente.
-Fermati!- Gli dissi, voltando di scatto il capo.
-Perché!? cosa vuoi ora?!-
-Io proprio niente, tu sei entrato!-
-Perché se non fossi entrato tu non te la saresti già portata a letto, mh?-
Abbassai il capo perché.. aveva ragione. Anche se non l'avesse visto, sarebbe successo. Solo in quel momento cominciai a domandarmi una cosa: perché gli importava?
-Gerard, io.. non capisco perché non posso avere una vita.- Sospirai. Lo sguardo ancora fisso a terra per paura di incontrare il suo e di immergermi (e affogare) per l'ennesima volta in tutto quel verde.
-Perché tu sei mio.- Quasi ringhiò. E credetemi, in quel momento, mi tremò persino il fegato. "Sei mio". Non è una cosa che si dice tutti i giorni.. e soprattutto, nessuno mi aveva mai detto una frase del genere. -Sei il mio migliore amico, e non voglio che questa ti ronzi in giro.- Continuò, trattenendo sempre di più le urla.
-E' troppo difficile per te accettare il fatto che magari io possa essere felice?-
-Tu non sei felice.- E non era un'intuizione, era un'affermazione. Quasi ne fosse sicuro. Certo, aveva ragione, ma la domanda era un'altra: come faceva a saperlo?
-E tu che ne sai?- Feci finta di niente, scuotendo il capo.
-Perché tu sei.. sei innamorato di me. Ed io non sono cieco o stupido, lo so.- Fu faticoso anche per lui dire una frase del genere, lo si vedeva. Si fece scappare un sospiro, mentre io sentivo che le mie gambe avrebbero ceduto da un momento all'altro. Troppe emozioni messe insieme. Un ammasso di sentimenti che non hanno niente a che fare l'uno con l'altro. E' come pretendere di mettere acqua e zucchero nello stesso bicchiere senza far rovinare nessuno dei due, e purtroppo è una cosa impossibile.
-Non è vero, tu non sai niente. Domani.. domani ve la faccio conoscere. A pranzo alle due.- Deglutii, continuando. -Qui in hotel.-
Così mi voltai e corsi via, come mio solito fare. Certo, io mi lamento tanto di quando è lui a farlo, ma anche io non sono da meno. Scappo dalle situazioni quando mi si presenta l'occasione di risolverle, perché sono un cagasotto del cazzo. Ecco tutto.
   
 
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