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Autore: Shade Owl    19/12/2011    1 recensioni
Sei mesi dopo gli eventi della Fornace, Timothy Anderson è stato messo a capo di una squadra di apprendisti, gli stessi quattro ragazzi che ha protetto in precedenza. Ma la temibile Alleanza delle Ombre, servendosi di Julien Wings, ha dei piani da portare a termine, piani che lui deve contrastare. A complicare le cose, la sua collega Raven scompare all'improvviso. Cos'altro potrà andargli storto?
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
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Timmi passò la notte praticamente insonne, ma non seppe se Raven fosse riuscita a trovare Skin fino al giorno dopo: Nadine gli telefonò a metà mattinata per dirgli che aveva parlato con Jo e Xander, secondo i quali loro due e il Fantasma avevano finalmente raggiunto Raven, che li aspettava alla stazione degli autobus, dove avevano saputo che si era diretta la sera precedente.
Lui, dal canto suo, le parlò della visita notturna e delle notizie portate dalla Valchiria. Nella sua voce, probabilmente, fu più che possibile capire come si fosse sentito, anche se non lo disse apertamente, perché il tono di Nadine si fece improvvisamente apprensivo.
- Mmmh…- disse piano - Hai problemi, dico bene?-
- Eh, ovvio che non li ho, sto una favola…- grugnì lui. Si passò una mano sul volto, cercando di non arrabbiarsi - Scusa.- disse - Ma questa storia che non posso usare la magia inizia un po’ a pesare… devo ancora abituarmi a farne a meno.-
- Ne hai troppa intorno.- osservò Nadine - Magari dovresti… allontanartene per un po’.-
- Allontanarmene?- ridacchiò lui - E come? Già tu sei qui quasi sempre…- e rise di nuovo.
Nadine non rise, ma anzi, rimase in silenzio per qualche minuto, tanto che Timmi credette che fosse caduta la linea.
- Senti…- disse esitante lei, alla fine - Io forse ho una mezza idea... non è un gran piano, ma almeno è un inizio. Ti va bene se passo oggi pomeriggio?-
- Passa quando vuoi.- rispose tranquillamente - Non è che mi stia proprio ammazzando di impegni, da queste parti…-
- Va bene, perché vedi… te l'ho detto, non è un'ideona, ma forse potrebbe piacerti. Ci penso da un po’, e…-
- No, te l’ho già detto!- sbottò lui - Le tende a fiori non le metto neanche morto!-
- Non parlo delle tende.-
- Ah…- gracchiò il ragazzo - Sì… allora ci vediamo dopo… okay?-
- Sì.- rispose Nadine - A dopo.-
Timmi rimise giù, aggrottando le sopracciglia: un'idea? Un'idea per cosa? Per risolvere la sua nuova situazione?
Al diavolo... devo solo aspettare.
Prese una Coca Cola dal frigo, cercando di pensare a cosa potesse volere Nadine; alla fine gli venne in mente che, essendo Giugno, presto avrebbe compiuto gli anni e che quindi poteva benissimo avere a che fare con il suo compleanno. Poi si ricordò, tuttavia, di non averle detto niente in proposito, e che comunque mancava ancora qualche giorno prima di allora.
Si strinse nelle spalle e portò la lattina alla bocca, quando il telefono squillò di nuovo. La appoggiò con estrema cautela sul tavolo, cercando di non farle fare la fine delle altre, e rispose.
- PRONTO?-
L’urlo era inconfondibilmente quello di Trys, ma non poté non staccare di botto l’orecchio dalla cornetta del cordless, sussultando talmente tanto da colpire col gomito la lattina, rovesciando pure quella.
- Non c’è bisogno che gridi, pezzo di cretino!- sbottò, sempre tenendo lontano il ricevitore e cercando qualcosa per pulire - Parla normalmente, o mi forerai un timpano!-
- Ah… scusa, non ho ancora capito bene come funziona questo celluloso…- rispose il Folletto in tono normale.
- Si chiama cellulare, e se non sai usarlo allora liberatene.- sbuffò Timmi - E poi, da quando ne hai uno?-
- Da dieci minuti, ho pensato che fosse il modo migliore per contattarti, adesso che sei nella tua nuova casa.-
Il fatto che Trys avesse comprato un cellulare solo per parlare con lui gli mosse qualcosa dentro, e non in modo spiacevole.
- Oh…- fu tutto quello che riuscì a dire.
- Ascolta, stiamo lavorando in collaborazione con Skin, io e Darth.- gli disse - A quanto pare i lupi erano davvero connessi con Raven, ovunque lei sia. Un nostro informatore dice che l’Alleanza delle Ombre li aveva pagati per ucciderla, e che erano stati ingaggiati anche in precedenza, per rapire non so che bambino.-
Anche se il Folletto non poteva vederlo, Timmi annuì tra sé: sicuramente Trys si stava riferendo all’omicidio dei genitori adottivi di Flynn e al suo tentativo di rapimento, sventato però dal fatto che i due avevano preventivamente affidato il piccolo a Raven. La quale, tuttavia, aveva fallito.
Un attimo, però… Pensò aggrottando la fronte. Nadine non mi ha appena detto che hanno già trovato Raven?
Qualcosa non quadrava. Come mai Trys non ne sapeva niente, visto che stavano tutti collaborando?
- Mi serve una mano per trovarla, però.- continuò l’altro, ignaro di tutto - Skin sta battendo una sua pista, ma suggerisce di chiedere un po’ in giro, e visto che tu l’hai già incontrata, a quanto mi dicono… insomma, non è che hai idea di dove sia?-
Il cervello del ragazzo cominciò a lavorare ad un ritmo forsennato, in cerca di una risposta all’incongruenza.
Una cosa era certa, Trys non era mai stato un idiota. Sì, a volte diceva cose che non stavano né in cielo né in terra, e poteva essere davvero snervante quando voleva (tanto che non capiva come potesse fare Darth a sopportarlo da oltre cento anni e addirittura vivere in casa con lui), ma era sempre molto preparato, aveva un’innata abilità nel condurre le trattative e, soprattutto, non era così idiota.
Quindi, o si era improvvisamente instupidito, oppure quello non era affatto Trys.
- Un’idea forse ce l’ho.- mentì lentamente, pensando mentre parlava - Ha detto qualcosa sulla Fontana di Trevi, a Roma. Sai dov’è?-
- Certo.- rispose lui - Ma perché cavolo è andata laggiù?-
- Credo ci sia qualcosa che le serve, nei dintorni.- spiegò - Ma non saprei cosa, sinceramente.-
- Ah.- rispose quello che sicuramente non era Trys - Va bene, allora vedrò di dare un’occhiata. Grazie, amico.-
- Figurati.-
Senza perdere un solo istante, Timmi riattaccò e poi prese a comporre in fretta il numero di telefono di uno dei pochi cellulari con cui fosse mai stato in contatto, ovvero quello di Xander.
 
***
 
Xander, Skin e Jo erano adesso con Darth e Trys, seduti ad un tavolo di un autogrill a fare colazione. Il Fantasma sembrava avere momentaneamente rinunciato alla strana tuta per camuffarsi da persona comune, indossando vestiti normali, e si erano finalmente incontrati con Raven, che aveva passato l’ultima ora e mezza a spiegare ai compagni tutto ciò che aveva fatto fino ad allora.
Alla fine i tre la guardavano chi a bocca aperta e chi ad occhi sgranati (Trys in entrambi i modi, pur continuando convulsamente ad inghiottire noccioline).
- … e adesso mi serve il vostro aiuto.- concluse la Valchiria, rivolgendosi a Skin - Ormai so solo dove ci stavamo dirigendo io e Flynn, ma ignoro il luogo esatto. Avrò bisogno di doti come le tue per trovarlo.-
Skin, ancora stupito ed arrabbiato, scosse lentamente la testa, cercando evidentemente di mantenere la calma.
- Raven, non è così semplice.- disse - Hai appena consegnato la mappa del Cristallo di Atlantide ad un Emissario delle Ombre! Te ne rendi conto?-
- Non è di una predica che ho bisogno.- replicò pacatamente lei - Per quella ci sono Daniel e Gabriele. Adesso ho soltanto la necessità di un aiuto, Skin. E lo sto chiedendo a te.-
Il Fantasma aprì la bocca per rispondere a sua volta, con espressione adesso ribelle. Intanto, Trys si era improvvisamente messo comodo ed aveva cominciato ad osservarli come se stesse guardando una sorta di show televisivo, continuando a sgranocchiare noccioline. Proprio in quel momento il cellulare di Xander squillò.
Tutti si voltarono verso lui e Jo, che fino ad allora erano rimasti in disparte durante la conversazione.
- Ecco…- sbuffò il Folletto - Suppongo sia per questo che i cellucosi sono vietati a teatro.-
Ignorandolo, il mago rispose al telefono.
- Pronto?-
- Ragazzo, passami Skin!- esclamò Timmi, dall’altra parte - Fallo IMMEDIATAMENTE!-
Pur sentendo immediatamente il bisogno di dire qualcosa, l’ultima parola fu gridata talmente forte che non poté non passare il telefono al nuovo caposquadra.
- Per te.- disse.
Skin prese il cellulare con le sopracciglia inarcate e lo appoggiò all’orecchio.
- Sì?- chiese.
Ascoltò per qualche minuto, facendo dei versi di assenso e brevi domande di cui non capirono bene il significato (come, per esempio: - Sì, è qui con me… no, non l’ha fatto… certo che l’ho tenuto d’occhio… no, non è incatenato…-), poi lo salutò ringraziandolo e riagganciò.
- D’accordo…- sospirò - Allora, a quanto pare qualcuno ha chiamato Timmi spacciandosi per Trys, poco fa.- disse.
Il Folletto aggrottò un sopracciglio ed aprì la bocca (forse per dire che era assurdo o, più probabilmente, quanto si sentiva onorato), ma Skin proseguì.
- Fortunatamente lui se n’è accorto praticamente subito, ed è riuscito a tendere una piccola trappola al nostro attore.-
- Perché?- chiese Raven - Cosa voleva?-
- Voleva te.- spiegò - Chiunque fosse, l’ha spedito alla Fontana di Trevi, a Roma. Se ci sbrighiamo, lo possiamo prendere.-
- No.- disse la Valchiria, incrociando le braccia. Il suo tono di voce calmo tradiva la ferrea determinazione - Io rimango qui, e cerco Flynn. Con o senza di te, Skin.-
- Non ho detto questo.- replicò pazientemente lui - Possiamo fare entrambe le cose, siamo in sei, dopotutto.- guardò Xander e Jo - Io e Raven cercheremo Julien e Flynn. Voi due invece andrete con Darth e Trys a vedere cosa sta succedendo.- guardò gli altri due - Vi sta bene?-
- Certo.- annuì Darth - Ma tu assicurati di lasciarci un pezzetto di quel Wings, okay?-
- Ah, tranquillo…- sbuffò Skin - Lui si rigenera, lasciarvene qualcosa sarà semplicissimo…-
 
Dopo essersi separati da Raven e Skin, i quattro si diressero immediatamente a Roma, dall’altro lato dell’Atlantico. La fortuna volle che, questa volta, non dovettero prendere l’aereo perché Trys e Darth, entrambi con un sacco di avventure alle spalle ed una non indifferente esperienza al servizio del Sommo Concilio e della comunità magica, avevano potuto visitare Roma in un paio di occasioni, la prima delle quali fu (Jo e Xander non capirono bene la cosa, visto che a spiegarla fu Trys) per recuperare una bambina fuori di testa che si era arrampicata sul porticato di San Pietro.
Mah…
Mentre Darth e i due ragazzi si avviavano verso la fontana, dopo essersi Proiettati in un luogo sicuro e fuori vista, Trys annunciò che doveva fare una cosa e che si sarebbero visti a destinazione.
- Secondo te cosa sta combinando?- chiese Xander al Templare che li guidava, mezzo passo avanti a loro.
- Ho smesso di chiedermelo quando mi disse che voleva comprarsi un tutù.- rispose tranquillamente lui - Piuttosto chiediti chi ci troveremo davanti… impiegherai meglio tempo e neuroni.-
- Magari è Julien.- ipotizzò Jo, sorvolando sul perché Trys avesse mai voluto comprarsi un tutù.
- E perché mai dovrebbe fare una cosa del genere?- chiese Darth - Ha già Flynn, non gli serve Raven, e se anche la volesse potrebbe tranquillamente sedersi ed aspettare. Chiunque comincerebbe a cercarlo, e lei non ha certo voglia di fermarsi. L’avete vista, no?-
- Ha ragione Darth.- annuì Xander - Potrebbe essere però un altro Emissario che lavora in proprio, no?-
- Forse.- concesse il Templare - Ma non capisco cosa potrebbe volere un qualsiasi Emissario delle Ombre da Raven, specialmente adesso che è tanto fuori di sé. Di solito, nessuno di loro osa infastidire lei o un altro del nostro gruppo. Oh, eccoci arrivati.-
Davanti a loro, nell’affollata piazza romana, si stagliava netta l’imponente Fontana di Trevi, la grande statua di Oceano fieramente sistemata sul suo cocchio trainato da cavallucci marini e tritoni. L’acqua era di un azzurro stupefacente, quasi più luminosa del cielo, anche grazie alle centinaia di monete che giacevano sul fondo, sulle quali rimbalzavano i raggi solari.
Tutto intorno, molti turisti ne stavano lanciando altre proprio in quel momento, esprimendo le proprie fantasie nella speranza che si avverassero.
- Credete che sia vera la storia dei desideri?- chiese Jo.
- No.- rispose Darth - Quella è soltanto una leggenda, messa in giro da un folletto molto tempo fa.-
- Un folletto?- ripeté Xander.
- Non Trys, tranquillo.- spiegò il Templare - Non è tanto vecchio, e questa diceria esiste da secoli. Ma credo che possa trattarsi di un suo parente…-
Il trio si avvicinò al bordo della vasca, facendosi strada con leggera difficoltà tra le molte persone che scattavano foto o esprimevano desideri, e si guardarono intorno alla ricerca di qualcosa che potesse sembrargli sospetto.
- Voi vedete niente?- chiese Darth.
- No.- rispose Jo - A parte migliaia di persone stipate in meno spazio di quanto ne permettano le leggi fisiche, ovviamente.-
- Sì, nessuno nemmeno qui.- disse Trys, comparso all’improvviso accanto al suo vecchio amico.
- Ah, eccoti! Dov…?-
Dopo averlo visto bene, il Templare si interruppe di botto e spalancò la bocca, stupefatto.
- Come accidenti ti sei combinato?- gli chiese
Xander e Jo si sorpresero tanto quanto il Templare: il loro compagno indossava una vecchia giacca di feltro grigia ed un Borsalino in tinta, più un paio di pantaloni beige, una cravatta dello stesso colore della giacca ed una camicia bianca a righe.
Oltre al fatto che quell’abbigliamento pesante, in Giugno ed in una grande città, fosse una chiara manifestazione di squilibri mentali, c’era anche la questione del perché: cosa accidenti può spingere qualcuno a vestirsi come un vecchio pensionato? Gli mancavano soltanto il bastone da passeggio e la pipa in bocca.
- Bhè?- chiese Trys, preoccupato - C’è qualcosa che non va? Ho sbagliato travestimento?-
- Ehm…- Darth aveva la gola leggermente secca e pareva esitare, come se non volesse veramente chiedere ciò che poi chiese comunque: - Eh… scusa, ma… di preciso… così, per curiosità… dove hai… preso l’idea di… di questo… costume?-
- Oh, anni fa un amico mi ha regalato una collezione di filmati che gli umani guardano la sera in salotto… erano tutti con un attore che credo si chiamasse Antonio Focas Flavio Angelo Ducas Comneno De Curtis di Bisanzio Gagliardi, e una volta l’ho visto che cercava di vendere questa fontana, così ho pensato…-
- Va bene, basta così!- sbottò Darth, mentre Xander e Jo faticavano a trattenere le risate - Pensa a renderti utile, piuttosto!-
- Utile nel senso di cercare un tizio che somiglia a quello?- chiese il Folletto, fattosi improvvisamente serio ed indicando con un cenno del capo qualcuno alle spalle di Darth.
Il Templare si voltò cautamente, senza dare nell’occhio, e gettò uno sguardo nella direzione indicata, mentre anche Jo e Xander sbirciavano da quella parte.
L’uomo indicato da Trys, seduto ad un tavolino fuori da un piccolo bar all’angolo, abbastanza lontano da loro, era inequivocabilmente qualcuno un po’ fuori posto, in mezzo a quella folla, tanto quanto lo era lui stesso: i suoi abiti, pur consistenti in una normalissima felpa con il cappuccio ed un paio di jeans, erano assurdamente nuovi, paragonati ai polverosi stivalacci di cuoio che calzava ai piedi, ed in testa portava un basco nero. Inoltre, anche se la cerniera della felpa era chiusa, si capiva che non portava niente sotto e, appoggiata al tavolino, c’era una custodia per chitarre. Sembrava aspettare qualcuno, perché osservava tutto intorno con attenzione, guardando di frequente l’orologio
Era un tipo decisamente bizzarro, ma Xander non riuscì a capire come Trys, appena arrivato lì, intento a discutere con Darth, fosse riuscito ad individuarlo da tanto lontano ed in mezzo a tutta quella folla, mentre loro, che erano davanti alla fontana da un po’ più di tempo, non se ne erano accorti.
- Ma non è quello strano tipo che abbiamo trovato in Francia?- chiese Jo, strizzando gli occhi per metterlo bene a fuoco.
- Chi?- chiese Darth.
- Quello grosso…- il ragazzo guardò Xander - Quello che stava guardando Raven e Julien che se le davano…-
Lui inarcò un sopracciglio e gettò un altro sguardo all’uomo: in effetti gli somigliava parecchio. Ma che faceva lì?
- Forse era lui che si spacciava per te.- disse il Templare, guardando Trys - Tanto vale farci quattro chiacchiere.-
L’altro annuì e si dileguò immediatamente tra la folla, come se fosse fatto di fumo e riuscisse a passare nelle fessure tra i molti corpi, rivelando un’agilità davvero sorprendente. Nel giro di pochissimi istanti, l’avevano totalmente perso di vista.
- Andiamo, cerchiamo di non perderlo.- disse Darth.
Il trio si avvicinò a Marcus, che non tardò a scorgere e riconoscere quantomeno Xander e Jo. Immediatamente, prese la custodia della chitarra e si diresse rapido verso una delle vie laterali. Loro cercarono di tenergli dietro, ma erano ostacolati dalle numerose persone lì presenti e, quando raggiunsero l’angolo svoltato dall’uomo, lui era già quasi in fondo alla via.
Cominciarono a correre, mentre lui spariva oltre un altro angolo, poi si udì un breve tramestio seguito da un improvviso silenzio. Arrivati all’incrocio, capirono perché avevano sentito quei rumori: Marcus si era trovato la strada bloccata da Trys, e adesso era seduto a terra, infagottato nel cappotto di feltro del Folletto, le maniche legate strette tra loro, i bottoni allacciati ed il Borsalino calato fin sopra gli occhi. La custodia per chitarre giaceva per terra, abbandonata, e l’elsa di una spada sporgeva da sotto il coperchio.
La giacca era talmente stretta che lui, essendo così grosso, per quanto si agitasse non riusciva a liberarsi. Il Folletto, invece, se ne stava appoggiato tranquillo al muro lì davanti, come se niente fosse.
- Carino da parte vostra venire qui.- ridacchiò - Allora, che ne dite di portarlo con noi? Sono certo che avrà un sacco di cose da raccontarci.-
Darth annuì senza rispondere e mise una mano sulla spalla di Marcus così che, tutti insieme, poterono sparire nell’aria, diretti al palazzo del Sommo Concilio.
 
***
 
Anche se non era freddo, essendo appena iniziata l’estate, Timmi aveva preso l’accetta e si era messo a spaccare la legna per il camino, così da averne una bella scorta per quando fosse venuto l’inverno. Nel cortile davanti al suo cottage, su un ceppo che aveva sistemato appositamente lì, calava con forza l’attrezzo sui ciocchi, spaccandoli a metà. Anche se, a dire il vero, non ci riusciva né al primo colpo né tutte le volte: con la forza e la vista diminuite prendeva peggio la mira e faceva più fatica, tanto che in capo a un’ora era sudato fradicio e si era dovuto togliere la maglietta, senza aver spaccato nemmeno la metà della legna che sperava all’inizio.
Per di più, dopo qualche tempo finì per farsi venire e poi scoppiare alcune bolle sulle mani. Gli bruciavano come l’inferno, tanto che fu costretto a sciacquarle per un paio di minuti, dandosi dell’idiota per essersi tolto le mitene. Prima di ricominciare, quindi, prese qualche garza e si fasciò bene le mani, tanto per andare sul sicuro.
- Ti diverti?-
Timmi, in procinto di colpire un altro ciocco, posò a terra l’accetta e si passò un braccio sulla fronte per asciugarla, voltandosi verso Nadine, appena comparsa con la magia.
- Niente di meglio di un po’ d’esercizio fisico per passare il tempo ogni tanto.- disse lui - Ti abbraccerei, ma…-
- Sì, capisco.- annuì seria la ragazza - Cos’hai alle mani?- aggiunse, notando le bende.
- Eh? Ah, niente… qualche sbucciatura.- disse distrattamente.
- Ti sei almeno sciacquato? Potrebbero infettarsi, non sei più immune alle…-
- Sì, lo so!- sbuffò Timmi.
Lei fece un sorrisetto.
- Scusa. Vuoi farti una doccia? Dobbiamo parlare, è importante.-
Timmi annuì, aggrottando le sopracciglia, ma Nadine si voltò ed entrò in casa senza aggiungere niente. Un po’ sorpreso, andò in bagno, si fece una rapida doccia e tornò di sotto, dove Nadine lo aspettava seduta sul divano, senza far caso al lieve disordine in giro (non aveva ancora rimesso la televisione al suo posto, né si era preoccupato di togliere i resti del pranzo dal tavolino).
- Mi dispiace per lo sporco.- disse lui, sedendosi sulla sua poltrona preferita - Ho avuto altro per la testa.- si passò una mano tra i capelli, pensando che non si sarebbe mai abituato del tutto al fatto che adesso erano neri - Allora, di che volevi parlarmi?-
Nadine aveva lo sguardo basso e perso nel vuoto, e sembrava essere immersa in pensieri molto complicati, perché ebbe un sussulto quando lui le ricordò del motivo per cui era lì.
- Ah… già.- disse lentamente lei - Io… ho pensato alla tua nuova situazione.-
- Ah sì?- chiese Timmi, sistemandosi meglio - E perché mai?-
- Perché tu sembri avere delle… difficoltà, diciamo.-
Il ragazzo alzò gli occhi al soffitto, sbuffando un po’ spazientito ed un po’ triste.
- Lo so, non serve che me ne ricordi.- grugnì senza staccare gli occhi da una trave sopra di sé - I lividi lo fanno per te.-
- Non sono quelli a preoccuparti.- disse Nadine, che aveva alzato lo sguardo su di lui, anche se Timmi non poteva vederla - Il tuo problema… il tuo problema è la magia.-
Il ragazzo aggrottò la fronte ed abbassò gli occhi di scatto, incrociando i suoi.
- Non è proprio un problema.- disse - Insomma, sì… mi dispiace non poterne più usare, prima era più comodo fare certe cose… ma non è che…-
- Però non riesci ad abituarti a questa cosa, vero?-
Lui sospirò, distogliendo per un momento lo sguardo.
- No.- ammise un po’ amaramente - Ma immagino che…-
- Questo è il punto.- spiegò lei, pazientemente, interrompendolo - A te da fastidio non poter più fare le cose come le facevi prima. Una volta avresti usato un incantesimo per pulire i piatti, ed io non li avrei trovati qui. La legna qui fuori sarebbe già ridotta a segatura, con la tua vecchia forza. E non avrei dovuto soccorrerti, l’altro giorno, quando  hai inseguito quel ladro.-
Timmi aggrottò la fronte: perché cavolo insisteva nel ricordarglielo? Per farlo stare peggio.
- Senti, ho capito!- sbottò - So di avere qualche problema di adattamento, piantala di insistere!-
- Sto solo cercando di dirti che non riesci ad abituarti di essere l’unico a non potere più usare la magia.- spiegò lei, ancora più paziente di prima - Non è forse così?-
- Io…- non sapeva cosa rispondere, e distolse lo sguardo, a disagio.
Tutto sommato, lei poteva anche aver ragione: l’idea che Trys, Darth, Skin e Raven, i suoi vecchi compagni di molte missioni pericolose, continuassero con le loro vite immerse nella magia come se niente fosse gli procurava un senso… non di fastidio, no… di solitudine, magari. Ma non nel senso che loro l’avevano lasciato solo: nel senso che lui si era allontanato da loro.
- Sì.- ammise - Io ho rinunciato alla magia, ma loro no. Possono continuare senza preoccuparsi di niente, ed io rimango indietro. Questo mi infastidisce un poco.-
Nadine annuì lentamente, poi si appoggiò completamente allo schienale del divano e lo guardò negli occhi.
- Infatti.- disse - Quindi, stavo pensando… non potresti trovare un compromesso? Che ne so… una via di mezzo tra il mezzodemone e l’umano.-
Timmi aggrottò la fronte.
- Cosa?- grugnì - Una via di… Nadine, un mezzodemone è già una via di mezzo!- sbottò - Come faccio a trovare una… via di mezzo per una via di mezzo?-
Lei alzò le mani, in un gesto di resa.
- Scusa. Mi sono espressa male.- disse - Voglio solo aiutarti, lo sai.-
- Sarà anche vero, ma sto bene!- sbuffò - Te l’ho detto e ridetto, mi serve un po’ di tempo! Tra qualche giorno sarà tutto passato, okay? E smetti di farmi da infermiera!- aggiunse, scocciato.
Nadine aggrottò la fronte.
- Come hai detto?- chiese, mentre la sua voce si faceva ostile.
- Ho detto che non mi serve una babysitter!- esclamò Timmi - Ho più anni di te, me la cavo da solo da quando ne avevo cinque, quindi smetti… di… accudirmi!- scandì, allargando le braccia.
Lei spalancò la bocca, arrabbiata e offesa.
- Cosa?- soffiò - Ma… ti stai sentendo? Io ho solo cercato di renderti le cose più facili…-
- Bhè, non te l’ho chiesto io!- urlò furente lui. Ad essere sincero, non sapeva nemmeno perché si stava arrabbiando così. L’unica cosa certa era che non voleva la sua pietà - Posso farcela da solo, d’accordo?-
- Tu…- ringhiò Nadine, alzandosi a sua volta - Bene.- disse con freddezza - Se le cose stanno così, perché non provi a tirare avanti senza di me? Dopotutto, tu hai tutto sotto controllo…- ridacchiò con amarezza.
- Già, molto spiritosa!- sbuffò Timmi, incrociando le braccia - Se credi di essere così divertente, perché non fai cabarèt? Pagano anche, sai?-
- Ah, perché no?- ribatté lei, furente - Magari lì apprezzeranno i miei tentativi!-
- Bene… allora vai! E mentre ci sei, portati via quello schifo di tavolino!- aggiunse, facendo un cenno verso il mobile di vetro.
Per un istante rimasero a fissarsi in silenzio. Giugno parve diventare Dicembre.
- D’accordo.- disse alla fine Nadine - D’accordo, me ne vado.- ripeté, avviandosi verso l’uscita - Chiamami quando sarai pronto a crescere.-
E, prima che lui potesse ribattere, se ne andò sbattendo la porta.

E alle solite, ringraziamo Ely79 per le recensioni quotidiane che lascia.

   
 
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