Ciao
a tutti, cari festivi lettori! ^__^
Spero vi stiate godendo le vacanze natalizie, in attesa del meglio che deve
ancora venire!
Mi riferisco ovviamente alla festa, ai regali e al mangiare, ma se volete
fateci rientrare anche il continuo di questa bella fic! XD
A
proposito volevo sollevare il punto dell’ambientazione: ho in mente questa fic
da prima del finale degli eventi di Tenrou (voglio evitare spoiler…), parte di
un possibile ciclo di fic sul futuro di Fairy Tail. Ma chi ha letto le scans
dal Giappone sa poi cosa è successo alla gilda; ora, non sapendo se ambientare
questa storia prima o dopo il salto temporale e gli altri eventi che ha portato
(se insomma è un semplice continuo o una “E se…”), ho deciso di non inserire
nessun riferimento particolare, così potete decidere voi ^__^
E
ora il capitolo! La povera Evergreen, sentitasi abbandonata e senza appigli, si
accinge a fare di testa sua. Cosa potrà fare Elfman per fermarla?
PS:
GAZILLE X LEVI ORA E SEMPRE!
Quando
quel giorno arrivò di fronte l’ospedale di Magnolia, non si aspettava di
ritrovarsi lì nove mesi dopo, per partorire.
Vi
era arrivata più decisa che mai: sarebbe dovuto finire tutto lì, subito.
Non
le importava di passare per la cattiva della storia; aveva già tentato di
rovesciare il master insieme con Laxus e i suoi, quanto sarebbero potuti
restare sorpresi di quel suo gesto?
Sia
chiaro, non le piaceva affatto quella parte da guastafeste, a nessuno piace, ma
quella che volevano farle recitare, a lei, Evergreen, quella della mamma, con
tutto ciò che comportava, era più che una forzatura, era roba tutta da ridere,
come aveva giustamente fatto notare Laxus alla gilda.
No,
non se ne parlava neppure.
Certo,
quanto ci sarebbero rimasti male. Tutti sorpresi e sorridenti, tutti a
complimentarsi, ma era naturale che dal loro punto di vista, da fuori, quella
fosse una bella notizia: un nuovo arrivato alla gilda, una nuova inaspettata
famigliola, un pupetto da coccolare e veder crescere…
Ma
c’era anche Elfman, poverino, arrivato addirittura a desiderare quell’incomodo;
ecco una persona che le dispiaceva sinceramente deludere.
Ma
tant’era, e d’altronde, anche lui l’aveva delusa, con le sue fisime da uomo, il
suo sparlare di responsabilità…
Quando
l’aveva visto, tronfio come un paladino, dire di voler imboccare la via del
“vero uomo”, per quanto ardua fosse, era andata completamente in frantumi.
Alla
fine, l’unica a condividere il suo punto di vista era lei stessa.
Nessuno
che si sforzasse a capirla. Lasciata sola dai suoi stessi amici a sobbarcarsi
quello scherzo del destino.
Tutti
schierati dalla parte del “giusto”, dalla parte di Elfman, dalla parte del
bimbo.
Tutti con quella “lenticchia” che aveva dentro, e lei, lasciata a sé stessa a
sgattaiolare come una criminale fino all’ospedale per salvarsi dalle
responsabilità che non voleva accettare.
E
poi l’egoista era lei! Eh, si, proprio la cattiva in quella storia…
Ma
che le importava? Al diavolo, lei aveva il diritto di decidere!
Non
era certo per far contenti loro che avrebbe cambiato idea su quella
“lenticchia”.
Il
suo caso non era nuovo, in giro se ne faceva un gran parlare: per alcuni era
già ben più di un puntino a cui poter dare, impunemente, una passata di gomma
per cancellare.
Al
diavolo anche quei moralisti; ammesso pure avessero avuto ragione, che ci si ritrovassero
loro in quella situazione, si sarebbe visto subito se avrebbero avuto il fegato
di portare avanti le proprie idee.
Non
le importava di sbagliare: quello che era successo era già uno sbaglio, tanto
valeva commettere pure il secondo.
Chissà,
forse sarebbe stato più giusto anche nei confronti del suo piccolo,
indesiderato intruso, che lei immaginava come una piccola faccina di Elfman che
pretendeva di piantare le tende in casa sua.
Il
pensiero le tirò fuori una bozza di sorriso, ma l’umore che aveva gli impedì di
crescere più di tanto.
<<
Spiacente Elfman. Se tu avessi condiviso
almeno un po’ il mio punto di vista, risolto tutto avremo anche potuto
continuare a frequentarci, e arrivare insieme a quel “fin quando sarà”, dove te
ne saresti andato a cercare qualcuna disposta a credere in ciò che credi tu, e
io a continuare sulla mia strada che a me piace tanto. Ma già so che mi odierai
tanto da non volermi più rivolgere la parola dopo questo. Peccato, mi sarebbe
piaciuto averti ancora un po’ con me… Mi eri simpatico davvero. >>
Senza
troppi non necessari rammarichi, affrettò il passo fino alle porte.
“MA
COSA?!”
Una
specie di luce si innalzò davanti i suoi piedi, come una parete. Sussultando si
guardò attorno, e si vide circondata da quelle pareti trasparenti, che
nascevano da arcani simboli rossi che si muovevano in sequenza sulla strada,
disegnando un quadrato intorno a lei.
Un
incantesimo che conosceva molto bene…
“Freed!”
schiumò lei battendo i pugni sulla parete, mentre dall’altra parte, lo
spadaccino dei Raijinshuu le si avvicinava come se niente fosse.
“Cosa
diavolo stai facendo?!”
“Perdonami Evergreen, Elfman ha insistito tanto.”
“Fammi subito uscire!”
“Certo, prima però spero ascolterai ciò che lui ha da dirti.”
Senza
aggiungere altro, si fece qualche passo più in là, mentre Elfman corse a
prendere il suo posto dall’altra parte della barriera di rune, appoggiandovi anche
lui le mani.
Aveva il respiro affannato, ed in effetti lui e Freed avevano dovuto farsi
spuntare le ali ai piedi per arrivare lì prima di lei ed avere anche il tempo
di allestire quella trappola, anche se semplice.
“Che
stavi facendo?” gli chiese.
Aveva
un aria minacciosa, ma incomparabile a quella di Evergreen: sembrava che fosse
lei a proiettare la sua ombra sull’altro che non il contrario!
“……”
“Evergreen, perché sei venuta qui?”
Tolse
le mani dalla barriera: glielo avrebbe detto con la calma più disarmante
possibile.
“Andavo
ad abortire.”
Le
mani aperte di Elfman si chiusero strette, ma la rabbia centrava solo in parte.
“Tu…
Come puoi… Evergreen, ti rendi conto di… di…”
“Sei ridicolo.” continuò lei, davanti al suo malriuscito tentativo di farle una
paternale.
Se
fino a quel momento, aveva conservato un briciolo di stima e “simpatia” per
lui, arrivato a quel punto cominciava a non sentire che fastidio e disprezzo:
come era potuto scendere così in basso?
Elfman
capì che doveva calmarsi anche lui se voleva avere una ciance con la
testardaggine dell’altra: “Evergreen, dentro di te c’è nostro figlio!”
“Umpf,
già non mi ci far pensare!”
Elfman si placò colpendo la sua gabbia invisibile, che vibrò come scossa da un
terromoto... Alla faccia del calmarsi!
Evergreen
però anziché lasciarsi intimorire, tornò a sfidare i suoi occhi.
“Evergreen,
non puoi farlo! Quel bambino è anche mio!”
“Ma non sei tu quello a cui crescerà una pancia grossa come una botte! O che
dovrà gridare di dolore come mai in vita sua!”
Inorridiva
al pensiero della sala parto: urlare come un maiale sgozzato davanti a medici e
infermieri, e con le proprie intimità in mostra… Come avrebbe potuto una come
lei, che non si faceva neanche mai vedere struccata, sopportare qualcosa del
genere?
“Quella è una vita!”
“NON COMINCIARE CON QUESTI DISCORSI! Anche la mia è una vita, e io voglio
viverla come voglio! Ho il diritto di scegliere!”
“Si, ma… Evergreen…”
“Non
ho intenzione di soffrire per poi ridurmi ad ingrassare mentre do la pappa ad
un mini-idiota coi capelli bianchi! Tu non mi puoi costringere!”
“Ma…”
“TU NON MI PUOI COSTRINGERE, HAI CAPITO?!” –urlò picchiando forte sulla parete-
“NON PUOI! NON PUOI!” e picchiò ancora più forte.
“……”
Era
impressionante, perfino per Freed che la conosceva anche meglio di lui.
Evergreen era arrogante, capricciosa, insofferente, ma non era una tipa che
perdeva a tal punto le staffe, proprio per quel suo voler apparire sempre bella
e fascinosa; in tanti combattimenti insieme, non l’aveva mai vista tanto
infuriata come ora, rinchiusa e furiosa come una bestia in gabbia.
La
vista era difficile da sopportare anche per Elfman, che sentiva tutti su di sé
quei colpi disperati menati contro la barriera.
“Elfman.”
Si bloccò e si girò, già sull’attenti: “Master…”
Il vecchio Makarov lo scrutò
con severità: “Elfman, credevo di avertelo insegnato:
ognuno deve fare ciò che ritiene sia giusto per sé e per gli altri, e
soprattutto, nessuno ha il diritto di giudicare le scelte altrui, né tantomeno
di decidere al posto di un altro. Questa è uno dei principi fondamentali di
Fairy Tail.”
“Si, ma… Il figlio è anche
mio…”
“Ed è anche suo. Se ha deciso
di abortire, non puoi fermarla.”
Subito si accesero dei moti
di protesta intorno, tra gli altri membri,
“Non è giusto!”
“Non può prendere la
decisione tutta da sé!”
“Nemmeno la madre lo
vorrebbe: ha senso che nasca in questo modo?”
Erza provvide a spegnere
subito le loro voci con occhiate delle peggiori.
Fairy Tail era una gilda di
libertà, e tale doveva rimanere.
Il master però, anche senza
tenere conto del pensiero degli altri, aveva già deciso: “Tuttavia, ti concedo
di provare a convincerla a cambiare idea.”
Elfman rialzò subito il capo.
“Corrile pure dietro, fai
questo tentativo. Ma se non la convincerai, allora dovrai chinare il capo. Mi
hai capito bene?”
“… Si, master.”
<< Dipende tutto da me…
>>
Quella
vita che non si sarebbe mai aspettato di generare e che ora voleva proteggere
guardava a lui per essere difesa. Se non ce la faceva, sarebbe andata
semplicemente sprecata.
“MI HAI SENTITO?!” -continuava intanto a sbraitare la donna nella prigione di
rune- “NON PUOI COSTRINGERMI!”
“…
No, non posso…”
Smise
di picchiare.
Se
non è la forza che risolve una contesa, solo l’accordo può farlo. Certo lui era
più abile con la prima che con il secondo…
“Però
ascoltami ora, voglio proporti un patto.”
“Un patto? Ma quale patto? Liberami subito!”
“Porta
a termine la gravidanza.”
Evergreen
rimandò giù il nuovo urlo per lo sgomento.
Le
parole del master erano state chiarissime, e tenendole a mente, mentre correva
per fermarla in tempo, aveva pensato all’unico modo possibile per accontentare
e scontentare entrambi; era quella la sua ultima carta.
“Fallo
nascere.”
“Neanche per sogno! Fammi uscire adesso o te ne pentirai!”
“È L’UNICA COSA CHE TI CHIEDO!” supplicò Elfman, inginocchiatosi, e inchinatosi
fino a toccare terra con la fronte.
Ed
Evergreen che era arrivata a conoscerlo abbastanza da sapere che non era il
tipo da sacrificare in implorazioni il suo orgoglio di uomo.
“Se
lo farai… ti giuro che non dovrai più saperne. Io mi prenderò cura del bimbo
che nascerà e non tornerò più a infastidirti. È per la tua vita che sei
preoccupata, allora quindi così dovrebbe andare bene, no? Se vorrai…” –si
interruppe, come quella clausola fosse più dura da mandar giù per lui- “… lui
non saprà neanche che sei tu sua madre… Non ti causerà mai nessun problema…”
“……
E riguardo a me?”
“Mi
prenderò anche cura di te per i prossimi mesi, farò tutto ciò che vorrai, non
ti farò mancare niente. Perciò ti prego, se pensi di poter fare questo sforzo…
accetta il patto! Ti prego, Evergreen…”
Detto
tutto ciò che aveva da dire, non gli restò che rintanare ancora più la testa
verso il terreno, ed aspettare.
Aveva
detto che avrebbe pensato a tutto lui, che avrebbe fatto ogni cosa volesse, e
già si era fatto suo schiavo nel momento in cui si era inchinato al suo
cospetto (forse sapendo che un uomo ai suoi piedi poteva rivelarsi un buon
incentivo visto di chi si trattava…).
Non
era poi così squilibrato come patto, anzi, a lei andava di lusso.
Ma
c’erano comunque i nove mesi a venire da sopportare. Ne valeva la pena, magari
in virtù di quanto c’era stato tra di loro? Di vendersi, anche solo per fargli
un piacere?
O
magari, a quel punto, per non essere fin troppo la “cattiva” della storia?
Aveva mille motivi per rifiutarsi. Ma forse lo stress, la rapidità degli eventi
di quella giornata, forse la voglia di uscire al più presto da quella
prigionia, le impedivano di pensare in completa lucidità. E poi c’era Elfman
era lì per terra, sottomesso, che continuava ad aspettarla, e chissà perché, le
metteva fretta. E decidere velocemente era anche il modo più facile per uscire
subito da lì dentro. E soprattutto, per smetterla di sentire le sue lagne.
Che
vuoi che siano nove mesi?
Sperando
di non pentirsi per non averlo pietrificato all’istante, disse: “E va bene!”
“Si?
Lo giuri?”
“Si, lo giuro, ora però fammi uscire all’istante!”
Senza
bisogno di un cenno del padre, Freed sciolse la sua trappola, e, malgrado
l’avesse mal sopportata, Evergreen ci mise un po’ per muoversi.
<<
Sono un tale stupida… >>
“Ti
ringrazio, Evergreen, ti ringrazio davvero!”
“Lascia stare…”
“Se posso fare qualcosa per te già adesso…
“No, adesso proprio nulla!” –lo zittì in un lampo- “Anzi, qualcosa si: non
farti vedere da me per almeno un paio di giorni, forse tre!”
Poi
puntò i piedi e si incamminò, badando di passare davanti il suo “amico”: “Io me
ne torno a casa… E in quanto a te, poi faremo i conti!”
“……”
Elfman
e Freed non aggiunsero altro, era stata stressata fin troppo da quella mattina
e non lasciarla andare a quel punto sarebbe stato oltremodo crudele.
“Ti
ringrazio Freed: senza la tua trappola non sarei riuscito a trattenerla
abbastanza da parlarle.” ammise l’albino.
Come
per il tuffarsi, fatto una volta l’inchino, la paura svanisce, e infatti si
sarebbe inchinato volentieri anche dinanzi a lui, visto quanto era contento
della riuscita del suo patto.
“Tsk,
non ringraziarmi, l’ho fatto solo perché me l’ha chiesto il master Makarov,
senza contare che Evergreen non si dimenticherà del mio tiro mancino…”
Elfman
deglutì; in effetti con quel suo intervento si era esposto consapevolmente alla
vendetta della fata pietrificatrice, di sicuro se ne stava già pentendo.
<<
Non mi aspettavo che Evergreen cedesse…
Forse stare insieme ad Elfman l’ha un po’ cambiata. Sarà interessante vedere
come Ever se la caverà in questa prova: chissà, magari ne uscirà rafforzata, e
con lei tutto il gruppo dei Raijinshuu. >>
“Beh,
se non c’è altro, mi congedo anch’io.”
“Va bene, ancora grazie, Freed.”
“Elfman, se non rispetterai gli impegni presi, Ever non sarà l’unica a fartela
pagare: io, Bixlow e Laxus teniamo molto a lei, e i suoi fastidi sono i nostri
fastidi. Spero saprai dimostrarti l’uomo che dici di essere.”
“Assolutamente!” disse battendosi il petto.
“Umpf!
Elfman
si girò nella direzione opposta e sospirò: che sudata!
Alla
fine aveva vinto, ma a quale prezzo.
La
donna che amava avrebbe messo al mondo suo figlio solo per poi uscire entrambi
per sempre dalla sua vita; suonava veramente uno schifo…
Senza
contare i nove mesi fino a quel momento: Evergreen non si sarebbe certo
risparmiata con lui.
Sapeva
che sarebbe stata un’impresa dura già prima di stipulare il patto, ma ora aveva
capito un’altra cosa…
Che
sarebbe stata DOPPIAMENTE dura!
“SIGH!
Uomo…”
Eh,
si Elfman, la via dell’uomo è aspra e dissestata a volte! Però lui la sta
percorrendo in modo veramente egregio, non trovate? ^__^
Dall’altra parte abbiamo Evergreen, che malgrado le apparenze, non voglio additare
come l’esempio negativo della fanfiction. Ci tengo a dire che quello delle
nascite indesiderate e dell’aborto è un tema a cui sono parecchio sensibile, e
anche se mi tengo su posizioni a favore delle responsabilità e contrarie
all’interruzione della gravidanza, tramite Evergreen ho voluto esprimere il mio
rispetto anche all’altra parte della barricata, meno moralista e più
pragmatica, che, malgrado tutto, ha il diritto di pensarla come vuole, senza
sentirsi additare come “cattiva”, irresponsabile o anche omicida… Spero anche
voi possiate ragionarci su un po’ su questo tema interessante ^__^
Ora però mi sto elevando anche troppo, questa è solo una fanfic, diamine! XD
Per
assicurarsi la collaborazione di Evergreen, Elfman è dovuto scendere a
compromessi, e il triste patto accennato nei primi capitoli viene quindi
rivelato. Ora però il loro rapporto è definitivamente incrinato, cosa ci
riserveranno i mesi futuri?
Al
prossimo capitolo!
PS:
GAZILLE X LEVI ORA E SEMPRE!
PPS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!
NDA: Nel caso io non riesca ad aggiornare di nuovo entro Natale, vi faccio già
da ora tantissimi auguri!
Buon
Natale e buone feste da NaruXHina, alias NaruHina91, alias Tony! ^__^