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Autore: loonaty    20/12/2011    1 recensioni
Com'è fuggire da ciò che più si ama?
Com'è avere tutto e subito dopo ritrovarsi con nulla fra le dita?
Un chakra dalla potenza sconfinata, inferiore solo a quello della volpe.
Un carattere combattivo e ribelle.
Un'indole autodistruttiva.
Un membro in più nel clan Uchiha.
Cosa si prova ad essere un mostro?
Non ci si aspetta che qualcuno capisca.
Non ci si aspetta che qualcuno compatisca.
Perché niente di ciò è davvero rilevante.
Kioko è Kioko, e questo, che voi lo vogliate o no, non cambierà.
"Queste rose.
Sono come me. Lentamente sfioriscono, i loro bei petali hanno ingannato per tutta l’estate gli ingenui che nel coglierle si erano feriti con le spine. Quando però avranno perso ogni petalo le persone temeranno quei rovi spinosi, si terranno alla larga. Così era successo con lei." (capitolo 12 "Queste rose")
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Obito Uchiha, Rin, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più contesti
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40 – PUZZLE























Ancora una volta il suono del silenzio.




















Il respiro lieve della persona distesa al suo fianco.
Una mano poggiata sul suo petto.
Osservi le tue dita affusolate, abbronzate, con artigli ricurvi che si piegano in avanti tinti di un nero spaventoso.
Ed attendi.
Attendi che apra gli occhi.
Quando sai, che non hai fatto abbastanza perché ciò possa accadere.














Qualche giorno/settimana/mese/anno/spazio di tempo non determinato prima.


Se una persona uccide non significa che resterà un assassino tutta la vita.
Questo Kioko lo sapeva e pregava vivamente che i suoi, per quanto detestati, sottoposti, riuscissero ad arrampicarsi oltre quella spirale iridescente di sangue cremisi che era diventata la loro vita, perché faceva davvero schifo.
Era passato quasi un anno dalla morte della Kuro Kuohi, la regina nera, il mostro.
Per le terre si era sparsa la diceria sui “seguaci della morte”. Ogni villaggio dichiarava di averli ospitati anche una sola notte all’interno delle proprie mura, ciò perché non lasciarli entrare avrebbe comportato un oscuro destino per la popolazione.

Si può dire che è di queste leggende metropolitane che hai vissuto fino ad oggi, eh razza di pazza isterica?

Kioko arrancava in mezzo a della fitta vegetazione, non sapeva dove si stava dirigendo questa volta e, sinceramente, non le importava. L’unica cosa che desiderava era allontanarsi il più possibile da Kaito. Lo stesso Kaito che pochi attimi prima aveva lasciato scivolare con lascivia le sue dita tra il bordo dei suoi pantaloni e la pelle bronzea, chissà quale perversione stampata nella mente.
Purtroppo (per lui) al momento si trovava ad aver stampata (in faccia) l’impronta scarlatta di cinque dita ed il setto nasale in frantumi.

Leggende metropolitane? Perché? Non ci ritieni i diretti discendenti dell’oscura mietitrice uccellaccio?

Il pensiero leggero che come piume mosse dal vento si aggirava nella sua testa andò a sfiorare il Chakra del demone che dentro di lei riposava: le ali da falco ripiegate ed il becco affilato fieramente sollevato.

E’ quasi un anno che non sgozziamo più nessuno con le nostre mani.

Bravo! Hai imparato a contare.

Gli rispose sarcastica la donna, come da molto tempo a questa parte faceva. Era diventato qualcosa di assolutamente normale discorrere con l’Hayabusa di qualunque argomento, era una parte di lei oramai.
I piedi nudi affondavano nel fango vischioso, e si maledì per avere ancora il brutto vizio di non indossare calzature. L’abito blu scuro sostituito precedentemente dai vestiti neri e comodi non le dava il problema di impigliarsi nei rami ad ogni passo.

Schifo. Schifo. Schifo.

Sei passata da corpi in putrefazione a semplice fango, direi che stiamo migliorando. Non fare la schizzinosa.

Per quanto le costasse ammetterlo il falco aveva ragione. Passò stancamente una mano tra i  corti capelli corvini, incollati alle guance scure per  via del sudore. Dovevano essere nei pressi di un lago, una palude o quello che era. Ora che la rabbia per il gesto impulsivo di quel suo sottoposto era andata spegnendosi,  non aveva più alcun problema a tornare indietro. Eppure …
Eppure qualcosa la spinse a fare ancora un passo avanti.

Cosa accade?

N-Non ne sono sicura ma … Questo chakra …

Proseguì oltre.
Il suonare di un campanellino, assicurato ad un polpaccio muscoloso per via di un nastrino sfilacciato e consunto. Un campanellino arrugginito dal sangue e dalle lacrime.


Era passato un anno da quando tutto era finito.
Kakashi era vivo e lei si era ripromessa che prima o poi sarebbe tornata.
Prima o poi.
Sarebbe tornata come regina nera?
Come assassina?
Come Hayabusa?
Come reietta traditrice Uchiha?

Non lo sapeva. Per questo era passato un anno da quando tutto era finito.
Kakashi era vivo e lei si era ripromessa che prima o poi sarebbe tornata,
ma non l’aveva mai fatto.

E poi come una scarica elettrica un brivido le attraversò la schiena. Una voce alla sua destra. Calma, pacata, che non era certa di conoscere, ma che allo stesso tempo le pareva tremendamente familiare, la colpì in pieno. Gli occhi neri sgranati, puntati contro la parete di arbusti.

Kioko, torna dai tuoi, lascia stare.

Dove ci troviamo razza di coso spennacchiato?

L’ultima volta che abbiamo volato eravamo in direzione del villaggio.

Quale villaggio?!

Il suo fu un ringhio mentale, anche se sapeva perfettamente la risposta, aveva il terrore di formularla.
E poi …

- Mangekyou Sharingan! -  L’esclamazione della stessa voce.
E gli artigli che saettavano a recidere gli arbusti.
E Kioko che saltava in avanti, in equilibrio perfetto su uno specchio d’acqua.


Qualunque cosa pensiate, Kioko non ha mai dimenticato Itachi.
Non lo ha mai messo da parte, è sempre rimasto la sua priorità. Ritrovarlo. Salvarlo da sé stesso, così ha sempre predicato quella sciocca.
Ma io so bene che si sentiva in colpa!
Lo so bene, perché io sono lei quanto lei è me.
Tutto il suo senso di colpa per non essere arrivata in tempo si è trasformato in una distorta ossessione nei confronti del fratello, che nonostante la continue ricerche non ha mai rincontrato.
Nonostante tutti credano che Kioko sia sana di mente, io purtroppo non riesco ad associarmi. Perché l’ho sott’occhio da quando questa miserabile umana non era che una sporca mocciosa. La mente di Kioko non è sana e mai lo sarà.
Può provare un amore puro ed indiscriminato, lei ama con tutto il cuore ed allo stesso tempo nel proprio odio ci mette tutta l’anima.
Può ridere al massimo dell’euforia come preda delle droghe più potenti, o piangere fino a che le lacrime non finiscono e le corde vocali vanno in frantumi.

Kioko non è più sana da molto tempo ormai.
E forse e proprio la sua malattia mentale a permetterle di proseguire, di andare avanti, di non crollare.

Però…

Però di certo non è pronta a questo.
Quando i suoi occhi si tingono di rosso io stesso provo il bruciare del chakra consumato dal segno maledetto, lo stridore dei miei artigli che si oppongono e fluiscono assieme allo spirito argenteo lungo le sue vene.

Quando il suo Sharingan si oppone ad altri due è come se due treni si scontrassero e lei si trova preda della trappola perfettamente architettata dall’ultimo esponente Uchiha, dopo di lei, ovviamente. E quel bambino fuggito via di corsa. Quel Sasuke …
No, presumo che lei non abbia dimenticato nemmeno lui, per quanto i suoi pensieri lo tocchino di rado. Ha fatto tutto per salvarlo e nonostante ciò continua a provare un affetto al pari della morbosità per Itachi, il carnefice, e a scordare a tratti, ciò che prima per lei era importante.
Ribadisco.
La sua mente se ne sta andando decisamente a puttane.
E non datemi del volgare, no, perché io sono un demone, ho visto le stelle nascere ed il sole venire cullato dalle braccia dell’universo, conosco le parole uscite dalle labbra dallo stesso Buddah ed allo stesso tempo conto i Kami sulle punte della mie penne, porto sul becco il bacio di Nyx, sono stato sdraiato al bagliore di Erebo, il Corano per me non ha segreti, ho letto da lontano le labbra del messia.
Se sarò volgare non chiederò perdono.
Perché avrò voglia di esserlo.
Perché voi, sottomesse creature non potete immaginare, ciò che si provi a conoscere tutto.
E non potete provare l’umiliazione del rendersi conto che,
una sciocca donna,
riesca,
ancora una volta,
a sorprendermi.




C’era un lago.
Un lago azzurro chiazzato da nuvole soffici e spampanate come le rose bianche all’inizio d’autunno.
E vi era un uomo, alto, con una sciabola sulle spalle.
E vi erano due jonin. Con gli occhi chiusi e le pose rigide.

E poi vi erano loro.
Forze eque, ma distanti anni luce le une dalle altre.

Itachi, nel suo portamento elegante e le iridi carminio decorate di nero, che immobile scruta  un ansante Kakashi. La maschera a scoprirne solo gli occhi grandi e spaiati.
Un equilibrio perfetto.
Il mondo è in equilibrio senza Kioko.
E’ l’elemento in più sulla bilancia, quello sbagliato, fuori posto.
E’ lo yin nero e lo yang bianco.
Ma a noi cosa importa cosa sia l’Hayabusa di Konoha?

Ciò che conta è che,
Volente o nolente, per caso fortuito o spinta prepotente del destino, per via di una scelta incoerente o per semplice inconscio.

Lei.


è.


Tornata.

Dall’alto piombò tra loro con gli artigli sguainati ed i canini scoperti. Le ali spalancate ad incutere timore.


**

Kakashi stava vivendo uno dei suoi peggiori incubi.
Dopo rispettabili ventisei anni di disturbi mentali causati da genitori degeneri e suicidi, amici kamikaze e bellezze piumate dal cervello in standby, dava per certo che non vi fosse nulla di peggiore della spada di Zabuza infilzata nella spalla, di un serpente a trafiggerti lo stomaco … o delle chiacchiere di Naruto.
Ora, legato ad un palo da due giorni, con spade che penetravano senza sosta la sua carne costringendolo a grida di dolore atroce, solo per poi veder rimarginare le proprie ferite e ricominciare l’adorabile gioco,
si vedeva in dovere di rivedere le proprie statistiche.
Si appuntò mentalmente un:
MAI insegnare a Sasuke il Mangekyou Sharingan.

LA lama penetrò in un polmone spezzando le costole come fossero burro. Quello squilibrato Uchiha traditore, -ma ce n’era uno normale?- dal nome di Itachi –donnola, e poi si chiedono perché ha ammazzato i suoi genitori- probabilmente stava parlando, con lui.
E forse gli aveva anche risposto, ma forse, perché mentre uno ti utilizza come un punta spilli non è proprio la tua priorità impegnarti a dirgli “scusa, sai, le mie urla sovrastano la tua voce, ti dispiacerebbe parlare più forte?”.
No di certo.
Quindi, qualsiasi cosa stesse dicendo, non lo ascoltava e, soprattutto (!) non gli importava.

Solo che, quando cominciò ad avere le visioni nelle visioni fu certo che per lui oramai fosse la fine. Già era dannoso starsene a bighellonare in quella dimensione distorta, figuriamoci rimanerci incatenato ore ed ore. Probabilmente avrebbe contratto qualche malattia … tipo radiazioni …

Tutto questo perché …
Sì, perché effettivamente quella lì era proprio Kioko.
E Kioko non sarebbe più tornata.
Se n’era fatto una ragione, quindi, quella che bloccava la mano spada munita del roditore in accappatoio a nuvole, NON poteva essere Kioko.
Insomma, il ragionamento filava. Che ci faceva quella disgraziata nella SUA illusione?
Le dita di lei si strinsero attorno alla lama senza ferirsi, ed Itachi aveva uno sguardo impassibile da dare i brividi.
-Chi sei tu?- La voce pacata del figlio di mezzo degli Uchiha risuonò in quello spazio di rossa nebbia fluttuante rimbombando come campane a morte. La donna rise. Gettò indietro il capo e rise. E non ci furono più dubbi che fosse lei. La risata sguaiata con la bocca vermiglia aperta ed il volto sporco di terra, le labbra sottili tese e gli occhi scarlatti chiusi.
Ma quella NON doveva essere Kioko.
Sfiancato dalla tortura e dalle ferite Kakashi rimaneva saldamente legato alla mezza croce.
Strano come la mente prenda a vagare dopo che sei stato sdoppiato, torturato, rimesso assieme, ripugna lato, sei stato affogato di chiacchiere e poi pugnalato ancora.
Solo per scoprire che mancano ancora 29 ore alla fine del supplizio, comunque troppe.

Nemmeno più un pensiero coerente, e gli occhi segnati dai capillari esplosi per via delle urla sono stancamente aperti, puntati sulla figura della donna che ride e schernisce chi le sta davanti, ma Itachi non sopporta e le taglia il palmo, affondando l’arma.
Lei la schiva, gli stringe il polso fin quasi a sbriciolarlo. E sogghigna.

Kioko …

- Non mi riconosci nemmeno più?- E nella sua voce graffiante è ancora presente lo strafottente tono da ragazzina irritante. Itachi tentenna, ma non è possibile notarlo. La osserva. Reclina appena il capo in avanti, annuendo quasi.
-Kioko.-

Kioko.

La voce calma di quel traditore irrita Kakashi, lui, che se fosse  in grado, se non fosse straziato dal dolore, se non avesse lo spirito tenuto assieme con il biadesivo, la prenderebbe per i capelli e le schianterebbe la testa contro il pavimento. Anche se non ve n’è proprio uno, ed è solo acqua nera, nera come  inchiostro e come tutto ciò che vede, il negativo di una foto uscita male. La vista appannata. Itachi con il suo giocare a fare il Dio non gli permetteva nemmeno il lusso di svenire.
E Kioko pareva altrettanto irritata.
Erano anni che la voce che oramai fosse morta aveva ripreso a girare.
Che il demone avesse surclassato l’anima della regina.
Al bigio veniva da ridere ogni volta, perché non esisteva demone in grado di scacciare Kioko, figurarsi dal suo stesso corpo! Perché era Kioko il vero demone! Altro che Hayabusa Gin dei miei stivali.

E la donna carica un gancio, e sta per colpire il fratello in pieno volto.
Ah, l’amore fraterno. Che cosa sublime.
Però Itachi è veloce, e quella è la sua illusione.
In un lampo Kioko viene avviluppata da lacci di tenebra e sangue che la trascinano nella pozza d’inchiostro ai suoi piedi, e lei ringhia ed artiglia l’aria, e quel suo modo di fare selvatico e pericoloso che lascia Kakashi basito. Perché si è immaginato mille torture per quella traditrice, ma ora che è qui, che è qui davanti a lui, è come se non se ne fosse mai andata.

Porca puttana! Hatake! Un po’ di spina dorsale! E’ una stronza no?

E Kioko sibila.
Chiude gli occhi.

- Vaffanculo fratellino!-

E le ali d’argento affilato si spalancano improvvisamente colpendo Itachi in pieno petto. L’illusione si disintegra, si riduce ad una scacchiera smussata che lentamente si sfila cigolando come vecchi ingranaggi intoppati.

E sono sul lago.
Tutti e tre perfettamente in forma … Forse Kakashi un po’ meno, avverte le forze mancargli ed il dolore della tortura a cui è stato sottoposto continua a martellargli la mente. A malapena riesce ad intravedere la schiena muscolosa di lei flettersi davanti a lui. Il suo mondo si spegne, si fa buio. E lui si chiede quante altre volte dovrà svenire in questa dannata storia. Perché veramente, non ne può davvero più.





Qualche giorno/settimana/mese/anno/spazio di tempo non determinato dopo.

- Come sta? Si è ripreso?-
-Uchiha, io e lei dobbiamo parlare … -
-Ma levati dai piedi Sarutobi!-
-Uchiha … Kioko! Fermati!-
-Non toccarmi … Schifoso … Tu eri lì da prima e te ne sei stato bello tranquillo con gli occhietti chiusi! Cretino!-
-E chi è quella che è sparita per anni senza più dare sue notizie? L’hai abbandonato tu! Lui credeva che fossi morta!-
-E che cazzo gliene importava?-
-Kioko!-
-Lasciami! Lasciami … LASCIAMI!-
-Kioko asp- -
- Sono tre giorni che sta così! Tre giorni! Cosa dobbiamo fare? Quanto ci mettono quel bamboccio biondo ed il suo maestro deviato?!?-
-Quel bamboccio biondo è il figlio del tuo maestro!-
-Non ho mai detto che anche Minato-sensei non fosse un bamboccio!-
-Dovresti portare più rispett- -
-Ho smesso di portare rispetto a chiunque all’infuori di ME! Di ME Asuma!-
-Tu meglio di tutti sai come va a finire con lo sharing - -
-Lo sapevo lo sapevo che non dovevo tornare … -
-ME la fai finire una frase o no?!?-

-Che succede qui?- Calma Kurenai. Arriva silenziosa e tranquilla. E squadra Kioko con gli occhi affilati e ben truccati. –Hayabusa, invece di fare questo gran casino in una struttura pubblica quale è l’ospedale, comincia a ringraziare che, al momento, non vi è nessuno con abbastanza potere da sbattere il tuo culo il cella come meriteresti. E’ chiaro?- Calma Kurenai, mette una mano sulla spalla di Asuma e respira profondamente. Lei è nuova del mestiere, lei era ancora una bambina quando Kioko fuggì dal villaggio. Era piccola.
Ora però la rimette in riga come se nulla fosse. Quella creatura dagli occhi di ebano che la fissa digrignando i denti al di sotto della pelle chiara e le labbra sottili e spaccate in più punti.
Su di lei lo sharingan non ha avuto effetto. Però su Itachi sì. Aveva visto che qualcosa non quadrava, era stanco, non pensava fosse da lui raggiungere così in fretta il limite …
-E’ chiaro?- Ripetè Kurenai a voce più alta.
Trasparente.
Ed esce dalla stanza Kioko, solo per infilarsi in quella accanto sbattendo la porta. Perché c’è un’altra persona che, per il suo egoismo, non ha potuto salvare.


Le dita scorrono tra i capelli neri come la pece. Come i suoi.

Di lui ti eri quasi dimenticata vero? Non fare l’ipocrita con me Uchiha, sei una persona infima, mi fai quasi venire la nausea.

Se ti scandalizzassi per così poco saresti un demone morto.

La risposta secca e gelida di lei mentre osserva i lineamenti del fratellino minore. LE assomiglia. Più di Itachi, molto di più. I lineamenti combaciano, la linea delle labbra e l’inclinazione degli occhi …
Si morde il labbro inferiore.

Se Itachi lo toccherà ancora …

Se Itachi si avvicinerà a questo paese lo ucciderò.

Esce dalla stanza e stringe i pugni.

Se oserà fare del male a Kakashi lo ucciderò.

Se alzerà un solo dito su Sasuke lo prenderò a calci fino a fargli espellere i polmoni dalla bocca.

Queste non sono parole da reietta traditrici e assassina.
Pensa ai tuoi compagni che hai abbandonato nel bosco.

Sono abituati a vedermi sparire.
Tornerò da loro …

Oh, bambina, non fare promesse che non puoi mantenere.

Si sporge dalla finestra, sale, si aggrappa alle tegole, si issa sul tetto con solo la forza delle braccia muscolose. Si alza in piedi e poi gira su sé stessa osservando Konoha, Konoha dall’alto.

-Sono tornata- Sussurra.
Deve dirlo, perché nemmeno lei vi crede, perché è un altro pezzo del puzzle che torna al suo posto, che combacia. L’immagine prende forma.

SONO KIOKO HAYABUSA GIN UCHIHA … E SONO TORNATA!

In lontananza, oltre le porte del villaggio, una donna dalle lunghe code color grano fa il suo ingresso trionfante a passo fiero.




Spazio Autrice (?)

Mi scuso immensamente per il penoso ritardo.
Sì, è da quest'estate che non scrivo vero? *Si prepara al lancio dei pomodori*
E probabilmente a nessuno più fregherà nulla di questa storia, ma io devo finirla, per forza, perchè mi ci sono affezionata. Se vorrete insultarmi lo capirò ç_ç
Però proprio l'ispirazione non arrivava ... E non è che anche così io abbia scritto molto ... Però è il mio regalo di natale (Sei scarsa ... N.D.Falco)
Muori coso pennuto!
(eh sì, e poi la voce narrante chi la fa? Quel broccolo dell'Hatake? N.d. Falco)
Non basto io a narrare?
(...N.d.Falco)
Tsk, ingrato... IO ti ho creato!

AUGURI DI BUON NATALE A TUTTI e ...
PERDONOOOOOOOOOOOO! çAç



   
 
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