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Autore: Mina7Z    20/12/2011    20 recensioni
C’è una "lei". E c’è una donna che sta amando un uomo. Ma forse niente è come sembra e tutto può essere.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Follia






 
Avevo preso in affitto una camera presso una locanda di Parigi.
La stanza era grande e molto pulita. Avrei trascorso qui un paio di giorni, il tempo necessario per ottenere i documenti definitivi per la concessione dell’esilio ad Aurore e saremmo partiti per Bruxelles.
Non sarei andato molto lontano in fondo, mi ripetevo, e avrei potuto fare ritorno a Parigi una volta all’anno. L’avevo promesso a mia nonna che al momento del commiato, non aveva compreso le ragioni della mia partenza e in lacrime mi aveva detto di badare a me stesso e alla mia compagna. Le avevo proposto di raggiungerci una volta che ci fossimo sistemati e lei aveva borbottato che era troppo vecchia per cambiare casa, vita, abitudini, città.  Però, in fondo,  sapevo che quando avesse ricevuto il mio invito, si sarebbe precipitata da noi.
“Sarai un buon padre”, mi aveva detto tra le lacrime.
Avevo percorso la strada per Parigi cavalcando al fianco di Oscar, precedendola, per alcuni tratti, come se fossi davvero ansioso di correre verso il mio futuro.
Ma dentro di me, sapevo che il momento dell’addio sarebbe stato troppo doloroso.
Cercavo di non pensarci, di rimuovere dalla testa il pensiero che di lì a poco non avrei  più udito la sua risata, visto i suoi occhi turchesi, sentito il suo profumo.
Mi aveva accompagnato alla locanda, aveva percorso dietro di me i gradini che portavano al piano superiore, fino a raggiungere la mia camera.
Era entrata e aveva scrutato velocemente l’arredamento, modesto ma dignitoso, che riempiva gli spazi della stanza.  Aveva guardato fuori dalla finestra e si era soffermata a osservare la gente che camminava per strada. Ma era come se non la guardasse davvero perché lo sguardo era fisso, perso nel vuoto.
Si girò verso di me, in silenzio. Gli occhi lucidi e umidi mi scrutavano come se volesse riempirsi la memoria della mia immagine.
E io feci lo stesso. La guardai come se la vedessi per la prima volta, come se volessi nutrirmi di ogni istante di lei.
“Io vado a prendere Aurore e la porto qui. E’ meglio che tu l’aspetti quà” disse.
“Va bene” risposi senza distogliere lo sguardo.
“Io preferisco non salire, la farò portare in camera da una guardia, quindi dobbiamo salutarci adesso, Andrè”.
Deglutii e scossi lievemente il capo annuendo.
“Prenditi cura di Aurore e del bambino, e anche di te Andrè” mormorò cercando in sé una sicurezza che non aveva.
“Si…cercherò di fare del mio meglio” risposi sottovoce.
“Promettimi che anche tu farai lo stesso, che baderai a te stessa, che cercherai di essere felice”.
Sorrise. ”Si,…felice…”.
La sua voce tremava. Le narici, impercettibilmente, si muovevano mentre le lacrime che dapprima velavano leggere l’iride avevano iniziato a scorrere sulle guance.
Mossi un passo verso di lei, spinto dall’irrefrenabile bisogno di annullare la distanza, di stringerla a me.
“Vieni qui” sospirai mentre sentivo il suo corpo unirsi al mio.
“Andrè…..”.
“Mi mancherai Oscar, mi mancherai come l’aria che respiro, mi mancherai ogni giorno, finchè avrò vita”.
“Mi mancherai anche tu, Andrè, infinitamente”.
Sentivo un fremito nel sui petto mosso dai singhiozzi.
La strinsi ancora di più a me.
La strinsi così forte che temetti di farle male.
Ma non riuscii ad allentare il mio abbraccio.
La mente insaziabilmente presa da lei.
Il mio cuore squarciato.
“Sarai padre” mi disse tra le mie braccia.
“Sarai un padre meraviglioso…”.
“Tornerò… un giorno..tornerò….da te….”.
Il mio viso perso nei suoi capelli.
Sapevano di casa. Sapevano di amore.
“Si, non è un addio, questo, ci rivedremo…” rispose mentre piccoli sussulti la facevano vibrare.
“Oscar….Oscar..” mormorai al suo orecchio accarezzando lentamente il capo che teneva appoggiato al mio volto.
Non riuscivo più a trattenerle lacrime e le lasciai libere di portare fuori  il mio dolore.
La strinsi, finché, improvvisamente, sentii il suo abbraccio farsi più debole, il corpo allentare la presa.
Mi guardò un’ultima volta prima di scivolare via da me.
Dal mio corpo. Dalla mia anima sanguinante.
Dal mio disperato bisogno di lei.
“Addio, Andrè”.
Immobile, la vidi voltarsi e uscire  in fretta dalla stanza.
E sentii il vuoto impossessarsi di me. E divorarmi.
Ma decisi di combatterlo, quel mostro sanguinario che impediva i miei passi e soffocava le grida. Decisi in quell’istante che avrei per lo meno combattuto.
“Oscar..”
Oltrepassai la soglia e un passo dopo l’altro il mostro diventava sempre più piccolo.
Finchè scomparve.
“Oscar” la chiamai urlando  e la mia voce si sollevava in aria per arrivare a lei.
Lei, che stava correndo via da me, via dal mio amore folle e smisurato, via dal nostro futuro impossibile.
E sulle scale, quando mancavano solo pochi gradini alla fine, la raggiunsi, arrestando la sua corsa.
Dietro di lei, portai un braccio intorno alla sua vita e la trattenni a me, impedendo di proseguire la sua fuga.
E  tremando affondai il viso tra i suoi capelli, stringendola ancora di più a me.
Senza vederla in volto, sentivo dentro di me tutto il suo turbamento, la sua disperazione.
“Non andare…..aspetta…” mormorai.
“Non posso lasciarti andare…non posso lasciarti così ….Io…ti amo…Oscar ...ti amo”.
Un  nuovo sospiro. “Ti amo…ti ho sempre amato e ti amerò per sempre”.
Le mie lacrime di nuovo senza alcun controllo.
Il mio corpo stretto al suo.
Un fremito in lei, un sussulto.
“ Oh…Ti amo…ti amo anch’io  Andrè”. Un sospiro flebile.
Parole d’amore tra le lacrime più dolci.
Le mie. Le sue.
Un sussulto e il mio cuore impazzisce.
Di gioia. Di disperazione.
“Ti Amo..ti amo”. Lo disse di nuovo. Semplicemente. Il capo piegato all’indietro, accostato al mio corpo.
Lentamente, lasciai la presa su di lei e la portai a voltarsi verso di me finchè i nostri visi furono uno di fronte all’altro. Gli occhi chiusi, i suoi, mentre il mio volto si faceva più vicino al suo, il viso tra le mani tremanti.
E poi le baciai, quelle labbra meravigliose, tinte di lacrime salate.
Un tocco leggero, incerto. La paura di impazzire. Di perdersi.
E il mondo, per un istante, sembrò essersi fermato, come il mio cuore.
“Perché è tutto così difficile?” dissi piano tornando a stringerla a me.
“E’ troppo tardi, avrei dovuto capirli prima i miei sentimenti per te, è troppo tardi..”
“Non credevo che anche tu potessi amarmi, Oscar, se avessi saputo…se avessi creduto che fosse possibile avere il tuo amore..”
“Troppi ostacoli tra di noi, non ci abbiamo creduto abbastanza di potere essere felici insieme, di meritarla un po’ di felicità”.
“Ti amerò per sempre, ogni istante sarà per te, solo per te” le dissi  sussurrando sulle sue labbra.
“Si…” rispose tra i singhiozzi.
“E’ troppo doloroso, troppo ingiusto....come posso lasciarti andare.?”.
Sentii la mano con cui si era aggrappata alla mia giacca allentare la presa.
Mi aveva stretto forte a sé, con la disperazione dipinta sul volto, con l’intento di trattenermi, ancora un po’.
Ma la sentii vacillare.
La sentii staccarsi da me.
Andava via. Dalla mia vita. Dal mio amore.
E il mio cuore gridava, mentre io iniziavo lentamente a morire.
La guardai allontanarsi da me.
Scendere gli ultimi gradini e correre via.
Senza voltarsi.

 
 








 
Note:
Anche Oscar era innamorata di Andrè. Gli indizi sono stati molti, La gelosia, le domande, le insinuazioni, le litigate, gli abbracci. La curiosità di sapere dei genitori di lui, per sentirlo più vicino al suo cuore. Ma non è stata abbastanza forte per convincersi che sarebbe stato possibile condividere con lui anche l’amore. E che per amore, doveva combattere.
E adesso è tardi deve lasciarlo andare. La vita ha scelto per loro un’altra direzione.
Il prossimo è l’ultimo capitolo. Siamo quasi al capolinea.
   
 
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