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Autore: Flami Destrangis    21/12/2011    10 recensioni
Ai ha finalmente completato l'antidoto contro l'APTX. Ma, come tutti i farmaci, quella piccola pillola, all'apparenza innocua, potrebbe rivelarsi una medicina o un veleno. Che fare, dunque? Provarla significa due cose: morire o tornare ad essere Shiho. E' davvero ciò che vuole?
Ma ben presto, quando gli Uomini in Nero torneranno a farsi vivi, non ci sarà più tempo per riflettere, e i dubbi lasceranno spazio ad un'unica certezza: non c'è vita senza libertà. Ed è per essa che bisogna lottare, ad ogni costo.
Genere: Azione, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gocce di Sherry

 

DECISIONE

Uscirono da scuola e si incamminarono verso casa. Quel giorno Genta, Mitsuhiko e Ayumi non li avrebbero accompagnati, volevano assolutamente fare un salto al nuovo supermercato lì vicino, che vendeva caramelle buonissime. Dal momento che Ai aveva deciso di non andare e tornare invece a casa, Conan l’aveva seguita.

Accidenti, e lei che sperava di evitare un confronto diretto a due. Non era facile mentire a un detective intelligente come Shinichi: per quanto ancora ci sarebbe riuscita? Cercava di evitare il suo sguardo e, soprattutto, l’argomento APTX.

“Come mai non sei voluta rimanere con gli altri?”

“Non ne avevo voglia. Non mi piacciono le caramelle. Tu perché non sei rimasto?” rispose sinceramente.

“Le caramelle non piacciono neanche a me.” Disse lui, ridacchiando.

Che stupido. Credeva forse che lei ci sarebbe cascata? Non era una bambina e sapeva capire quando le persone mentivano. Aveva imparato a capirlo, avendo vissuto per tanti anni con gente che non sapeva dire altro che bugie. Rimasero in silenzio per qualche minuto.

“Per mercoledì dobbiamo fare una ricerca su un animale a nostra scelta. Ti va se la facciamo insieme, domani pomeriggio?” chiese Conan, con tono del tutto innocente.

-Quando esagera con il tono da bambino, vuol dire che c’è sotto qualcosa.- pensò Ai, prima di rispondere.

“Va bene. Vengo da te e la facciamo insieme.”

Conan si fermò: “No, vengo io dal dottor Agasa, come al solito..”

Ai non lo degnò di uno sguardo: “Come vuoi.”

Furono interrotti da una voce che li chiamava. Si voltarono, e videro Ran che arrivava di corsa.

“Ciao! Tutto bene?” chiese. Era raggiante quel giorno. Conan la guardò: quant’era carina la sua Ran..

I due bambini annuirono, e continuarono a camminare. Poi, Conan guardò l’ora.

“Oh accidenti! Non credevo fosse già così tardi! Heiji mi ha raccomandato di vedere un programma in televisione che inizia tra poco.. vi precedo, devo scappare!” esclamò,inventando la prima scusa che gli venne in mente.  Salutò le due e partì di corsa come un fulmine.  La destinazione era la casa del dottor Agasa. Se Ai continuava a camminare con quel passo lento, sarebbe arrivata almeno mezz’ora dopo di lui. La domanda che aveva fatto prima ad Ai non era stata casuale. Se la bambina voleva tenerlo lontano da quella casa, voleva dire che in quella casa era nascosto qualcosa che lui non doveva vedere. E c’era un unico posto dove Ai poteva nascondere qualcosa di suo: il laboratorio. Il dottor Agasa aveva di sicuro la chiave: presto i suoi dubbi sarebbero stati chiariti.

 

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Ai aveva intuito che c’era qualcosa di strano nel comportamento di Conan. E sapeva anche che, con tutta probabilità, era diretto alla casa del dottor Agasa. Ma questa volta lei aveva giocato d’anticipo. Mise la mano in tasca, e tastò la seconda chiave del laboratorio, quella che aveva di nascosto sottratto ad Agasa. Non era un furto, il suo. Solo, non le piaceva che qualcuno ficcasse il naso fra le sue cose. Continuava a camminare lentamente. Non aveva alcun senso cercare di precedere Conan: lo avrebbe trovato seduto sul divano ad aspettarla, come se niente fosse.

Ran camminava accanto a lei, guardandola di tanto in tanto. Com’era strana quella bambina. A dir la verità, non sembrava nemmeno una bambina, un po’ come Conan. Entrambi sembravano più grandi della loro età, spesso parlavano come due adulti. Non a caso erano così amici. Un po’, le ricordavano lei e Shinichi, da piccoli. Sorrise guardando quella ragazzina dai capelli castano chiaro.

“Che c’è?” chiese Ai, accorgendosi della strana espressione di Ran. Cercò di far suonare la sua voce come dolce. Voleva bene a quella ragazza: le doveva la vita.

“Mi è venuto in mente uno strano pensiero.”

Ai inarcò le sopracciglia. Uno strano pensiero? Che Ran nutrisse dei sospetti sulla vera identità di Conan?

“Di che si tratta?”

“Beh..” iniziò Ran, “tu e Conan mi ricordate molto me e Shinichi da piccoli. Siete sempre insieme, lo passi a prendere ogni giorno..”

Ai sorrise. In altre circostanze, forse, avrebbe riso davanti a quell’affermazione così buffa. Ma in quel momento non aveva voglia di ridere.

“E’ strano, sai.” Le sfuggì.

“Perché dici così?” chiese Ran, stupita da quella risposta enigmatica.

“No, niente. Ti manca tanto Shinichi?” le chiese, guardandola dritta negli occhi.

Ran rimase un attimo interdetta. Quella bambina sembrava così matura, non rideva quasi mai e parlava come se fosse una sua coetanea. Che senso aveva mentire? Tanto valeva confidarsi.

“Sì, mi manca. Mi manca tantissimo. Ogni sera prima di addormentarmi penso a lui, spero di rivederlo la mattina successiva. Di svegliarmi, di dire che è stato solo un brutto sogno. E ogni mattina, quando esco di casa e vedo Sonoko salutarmi, capisco che non è un sogno. Capisco che è la mia vita, che Shinichi non c’è. Dove sarà finito? Quando torna resta con me per così breve tempo, e poi sparisce di nuovo. Spero non gli accada niente di brutto.. e così curioso che rischia sempre di ficcarsi nei guai.”

Si asciugò una lacrima: finiva sempre per piangere. Anche lei, ogni tanto, aveva bisogno di sfogarsi. E non importava chi avesse davanti. Doveva sfogarsi e basta.

Ai la stava guardando con un due occhi impregnati di tenerezza, che si facevano sempre più lucidi. Non proferì parola.  Si fermarono tutte e due, erano arrivate davanti alla casa di Ran. La ragazza si chinò e diede un bacio sulla fronte alla bambina.

“Perdonami se ti ho fatto rattristare.” Le disse piano,  porgendole un fazzoletto.

Ai non era triste. Non era tristezza quella che provava in fondo al suo cuore. Era compassione, mista a pietà. Per Ran e per se stessa. Uno schiacciante senso di colpa si impossessò di lei. Lei aveva tolto Shinichi a Ran. Lei la stava facendo soffrire da un anno a questa parte. Lei, solo lei era la responsabile di tutto.

“Lo ami tanto, vero?”

“Sì.” Disse Ran, abbassando lo sguardo.

Ai la abbracciò forte. Poteva rimediare a tutto questo. Poteva ridare il sorriso a Ran. Poteva compiere un’azione buona, almeno una volta nella vita essere utile agli altri. Ran aveva messo in pericolo la sua vita per salvarla. Ora toccava a lei: avrebbe provato quel farmaco su se stessa. Avrebbe messo al rischio la sua vita, ne valeva la pena.

Shinichi tornerà presto, vedrai. Ti voglio bene, Ran. Per me sei come una sorella.”

Già, come sua sorella Akemi. Quanto le mancava.

Ran, stupita, la abbracciò a sua volta. Ai sembrava impassibile, ma in realtà era così fragile. Mentre la stringeva a , le sembrava di poterla spezzare con un dito. Che strana, quella bambina. Eppure, nonostante la sua corazza esteriore di freddezza, Ran la vedeva in tutta la sua bontà. Era una bambina piccola e dolce, desiderosa solo di affetto.

“Lo spero tanto, Ai. Ti voglio bene anche io.”

Si salutarono e Ai si allontanò a passo svelto, diretta verso casa. Aveva preso la sua decisione. Avrebbe provato su di lei l’antidoto. Lo doveva a quella ragazza bruna e dagli occhi azzurri che, davanti all’agenzia investigativa Mouri, la stava salutando agitando la mano in aria.

Si girò a salutarla un’ultima volta e poi, iniziò a correre. Arrivò dopo qualche minuto alla casa del dottor Agasa. Entrò, certa di incontrare Conan. Ma lui non c’era, non era sul divano. Sentiva il getto di una doccia provenire dal bagno: ecco dov’era finito Agasa. Lasciò lo zaino per terra e si incamminò verso il laboratorio. Scese le scale,  e per poco non cadde dall’ultimo gradino quando vide che la porta era aperta. Chi c’era? E come aveva fatto ad entrare? Mosse esitante qualche passo e oltrepassò la porta spalancata.

Sul tavolo c’era la scatola che aveva risposto nel cassetto quella notte. Vi si leggeva a chiare lettere: “Anti-APTX4869, definitivo, da provare”.  Dentro, c’era ancora la capsula. Poi, il suo sguardo si spostò dal tavolo alla figura che sedeva sullo sgabello. Un bambino la stava fissando con due occhi infuocati.

No, non era lo sguardo di Conan quello che la stava fulminando in quel momento. Era lo sguardo di Shinichi. Di nuovo, per la seconda volta in quella giornata. E quella volta, il detective sembrava infuriato mentre, con il dito indice della mano destra, indicava la scatoletta poggiata accanto al computer.

 

 

 

Ciao cari lettori/lettrici!!

Come procedono i vostri preparativi per il Natale?? Io come al solito sono indietro con i regali.. beh, non penso che la cosa vi interessi, quindi passiamo oltre!

Che ve ne pare del capitolo? Questa è la vera Ai secondo me: fredda e impassibile, tenera e dolce, capace di commuoversi e provare pietà.. spero di aver colto nel segno!! =)

Passiamo poi ai ringraziamenti!! Per aver recensito, ringrazio shinichi e ran amore, izumi_curtis, infernapenergy, floravik, anger, Kishra. Grazie grazie grazie e ancora grazie! Le vostre recensioni mi hanno fatto davvero molto piacere!! Ancora grazie a shinichi e ran amore che ha la storia tra le preferite!!

E poi grazie a floravik  infernapenergy  izumi_curtis  Kuroshiro  Leak_kaeL  Lilla95  Sweet96 ciachan che hanno la storia tra le seguite!!!

Ci tengo a nominarvi tutti, perché siete davvero il mio sostegno! In particolare chi non si stanca mai di recensire! =)

Con questo, vi saluto!

Al prossimo capitolo!! Vi voglio bene cari lettorii =)

Buon Natale a tutti!!!

Un bacione, _Flami_

PS: non sono l’unica che passerà le vacanze a casa, vero?? Ditemi di no.. =(

 

 

  
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