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Autore: Luine    21/12/2011    3 recensioni
[…] qualcosa diceva a Bloom che non era così e che la minaccia che stava incombendo su di loro non era terrestre, ma magica e non erano gli Stregoni. Qualcosa di più antico e più familiare. Non sapeva come poteva avere questa sensazione, ma preferiva scoprirlo nelle sembianze di una fata,[...]
Un nuovo nemico minaccia Alfea e la Terra, Roxy è stata attaccata e solo lo Scettro di Domino può salvarla. Cosa accadrà? E chi è il nuovo nemico delle Winx? Scopritelo leggendo!
(Ambientata tra le puntate 13 e 14 della quarta serie)
Fanfiction vincitrice dei premi Best Long Fic e Best Work-In-Progress nel Ventinovesimo Turno di Never Ending Story Awards
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Oritel, Roxy, Specialisti, Winx
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9.

L'Esercito del Vento


Quando si fermarono e tolsero loro i cappucci, le due fate e Tony furono accecati da una fonte di luce molto forte. Stella cominciò a gridare, Tecna scosse la testa, cercando di mettere a fuoco forme e colori, mentre il giovane Specialista gemeva ed emetteva suoni sconclusionati.

«La mia messa in piega!» stava gemendo, invece, Stella. «Lo sapete quanto ci ho messo per farmi venire i capelli così? Dannazione, spero proprio che abbiate i soldi per rimborsarmi, perché se no... ahi!»

«Silenzio.» le intimò una voce profonda, sconosciuta, così calma da essere fredda.

Tecna vide, ancora infastidita dalla luce, la forma indistinta della sua amica al suo fianco che si muoveva a disagio e lanciare un altro gridolino, senza che nessuno la toccasse. Ci mise un po', ma alla fine la vide e la sua messa in piega stava benissimo. Quello che interessava alla fata della tecnologia, però, era il luogo in cui erano state portate da... da chi?

Ben presto, la luce smise di essere così forte, o forse fu lei ad abituarsi, non riuscì a capirlo. Erano in una stanza circolare, bianca, sormontata da un soffitto di foglie, dalle quali pendevano molte lampade, il pavimento era lucido e di marmo bianco, le pareti alternavano tronchi d'albero ad altro marmo, costruendo così un solido muro compatto. C'erano alcuni uomini con loro, tutti vestiti di un mantello bianco e di stivali lucidi, e ognuno di loro era ugualmente impettito; i due di fronte a loro, davanti alla porta e due dietro, a protezione di quella alle loro spalle sembravano i più severi di tutti. La sicurezza di Tecna sul fatto che fosse stato Zephiro ad attaccarla vacillò all'istante: quando aveva visto quell'uomo vestito esattamente come lui, con un cappuccio sulla testa, aveva immediatamente pensato al principe di Flabrum. Ora veniva smentita dalla presenza di quei tanti uomini.

«Chi diavolo siete?» chiese, ma si rese conto che era una domanda sciocca: quello che l'aveva colpita era stato un soldato di Flabrum e, adesso, erano circondate dai maghi guerrieri di quel paese. Quindi, dedusse, erano andati a rifugiarsi in una base militare o comunque in un luogo controllato dall'Esercito. Restava solo da stabilire se quelli erano amici o nemici.

«Silenzio.» ripeté lo stesso uomo che l'aveva imposto a Stella, che le stava alla sinistra e che le tratteneva il braccio incatenato all'altro da una gabbia di energia magica che dava una leggera scossa, se si provava a muoversi. Era inconsistente, ma molto resistente e le ricordò il vento che l'aveva investita quando era arrivata su quel pianeta infido. Tecna trattenne sulla punta della lingua un'imprecazione e capì cosa rendeva la sua amica così nervosa. Faragonda l'aveva detto loro: erano maghi davvero molto potenti e ben addestrati.

«Silenzio un corno!» strillò Stella. «Sono la principessa di Solaria e intendo avere un trattamento di riguardo! Come vi permettete di prenderci prigioniere e di ammanettarci? Non siamo criminali, siamo fate!» cominciò a dimenarsi, incurante delle scosse. «Mio padre non sarà per niente contento! E non provate a toccarmi! Se osate disfarmi pure lo smalto, non so come potrei reagire! Il Regno di Solaria potrebbe davvero trovare molto offensivo questo vostro trattamento!»

Tecna guardò i due soldati di fronte a loro che, poco più che ragazzi, sorridevano appena, unico segno della loro simpatia per Stella. La fata della tecnologia provò a chiamarla per chiederle di smetterla di rendersi ridicola, ma apparve un altro uomo dalla porta di fronte che scorse verso l'interno della parete con uno scatto secco, riuscendo magicamente con la sua sola rigida presenza, a far tacere Stella che deglutì, in soggezione; anche i due soldati che si paralizzarono. Quello, capì Tecna, doveva essere un personaggio importante.

Il nuovo arrivato era alto, il mantello bianco che gli copriva le spalle metteva in mostra un abito blu scuro – lo stesso che aveva avuto Zephiro, in effetti – e sulla casacca erano appuntate diverse medaglie lunghe, sottili e d'argento. I suoi capelli corti di un azzurro così chiaro da risultare bianco alle forti luci delle lampade erano leggermente spettinati e gli conferivano una certa aria sbarazzina che spariva immediatamente quando lo si guardava camminare, così rigido e preciso. Era uno dei soldati di Flabrum, addestrato fin da giovane ad essere tale.

«Sono queste le spie?» chiese, fermandosi di fronte a loro e rivolgendosi a quello che tratteneva Stella.

«Spie? Noi non siamo spie!» gridò lei, indignata, al fianco di Tecna. Poi ripeté, in tono offeso, ma decisamente più basso: «Non potete trattarci così! Sono la principessa di...»

«Silenzio!» ordinò il nuovo arrivato, con la stessa intonazione di quello che aveva parlato prima. «Parlerete quando vi verrà chiesto.»

Stella accolse l'ordine con un certo disappunto. «Questo si chiama essere dei veri barbari! Guardate cos'avete fatto al mio completino! Ah, non vorrei avere uno specchio per tutto l'oro del mondo! E voi! Voi... quelle divise dove le avete prese? Sono così... così... uhmpf...» un bavaglio magico comparve sulla sua bocca non appena l'uomo con le medaglie fece schioccare le dita fasciate in guanti bianchi. Tony ridacchiò, mentre sul volto dei due ragazzi che prima avevano sorriso scappò uno sbuffo divertito. Solo l'uomo con le medaglie non tradiva la minima emozione. Guardò l'imbavagliata Stella che aveva cominciato a dimenarsi e a strillare suoni sconnessi e incomprensibili, prima di scoccare un'occhiata a Tecna, a Tony e, infine, a Bloom che era distesa su una barella fatta di vento, ancora avvolta dall'incantesimo di contenimento. Non erano stati così barbari come dichiarava Stella, dopotutto.

«Seguitemi.» tagliò corto l'uomo con le medaglie.

Seguiti dagli strilli di Stella, lasciarono la stanza e si diressero oltre un'apertura ad arco che li portò in un'armeria. C'erano una decina di altri soldati lì, anche loro vestiti di blu, ma nessun mantello e neanche il comportamento marziale che contraddistingueva gli altri. Alcuni stavano spolverando le armi, altri, invece, si erano fermati per guardare passare il gruppo che venne condotto fino alla stanza successiva, ma erano seduti o appoggiati alle pareti e si alzavano solo per fare un cenno di rispettoso saluto al loro superiore.

La stanza in cui erano dirette era un salone circolare, dentro cui aleggiava uno strano bagliore azzurro che infondeva una strana sensazione di pace e sicurezza, forse dato dal pavimento lucido. Le pareti bianche, costituite di uno strano materiale plastico simile a quello del pavimento, erano ricoperte di quadri, alcuni dei quali raffiguravano paesaggi di mondi lontani, altri ancora membri di una famiglia, uomini e donne dall'aria fiera e nobile. Si fermarono solo quanto furono arrivati al centro della sala in cui, oltre a loro, era presente solo un uomo girato di spalle, ricoperto da una veste bianca, nascondendo alla loro vista il ritratto che sembrava osservare con tanta attenzione.

«Comandante? Gli esploratori sono tornati e hanno portato con loro le spie.» gli fece sapere il soldato con i capelli scompigliati.

Stella sbuffò da dietro il suo bavaglio.

«N-non siamo spie!» borbottò Tecna. Tony tremava al suo fianco. Quell'atmosfera era resa tesa da quella presenza silenziosa girata di spalle e anche Tecna dovette dire di sentirsi in soggezione e di condividere appieno il tremore dello Specialista.

Fu lei, ancora prima dei soldati, che gli diede una gomitata per farlo stare più tranquillo: non potevano aggravare la loro posizione e lei doveva anche trovare un modo per liberarli da quella situazione spinosa, tutto il suo essere concentrato su Bloom, priva di sensi e distesa sulla barella galleggiante dietro di loro. Non avevano tanto tempo per salvarla. Provò a parlare, ma il soldato voltato di spalle girò appena la testa e distolse la sua attenzione.

«Molto bene, Terchibald.» la voce dell'uomo era bassa, molto calda, ma abbastanza forte perché vibrasse in tutta la stanza. Da lui emanava una certa aura di potere, tanta, in effetti, che anche Stella smise di strillare. Allora l'uomo si voltò, rivelando bei lineamenti forti, due severi occhi blu cobalto e una lunga capigliatura corvina. Quella che, da dietro era sembrata una veste, era in realtà un lungo mantello bianco, appuntato alla spalla sinistra da una spilla d'argento scintillante. Con un gesto della mano, liberò Stella del suo bavaglio, mentre si rivolgeva ai due soldati che, insieme a quello chiamato Terchibald, li avevano accompagnati fin lì. «Voialtri potete andare.»

«Oh, finalmente!» sbraitò la fata del sole e della luna, mentre i due soldati univano i tacchi e si allontanavano. «Vi sembra il modo di comportarsi con una fata del mio calibro?»

«Avete violato almeno sei o sette leggi vigenti nel Vecchio Regno e forse tutte quelle del Nuovo. Il trattamento che vi è stato riservato è stato decisamente cordiale.» rispose il comandante, squadrandoli uno alla volta, facendoli trovare tutti in una spiacevole posizione di imbarazzo. «Recate con voi uno degli Specialisti di Fonterossa. Ciò mi fa supporre che voi siete...» corrugò la fronte, cercando di valutare le due ragazze legate e in piedi di fronte a lui. «fate di Alfea?»

«Sono la principessa di Solaria!» strillò Stella, perdendo tutto l'imbarazzo e facendosi travolgere, invece, dalla rabbia e dal disappunto. Li stavano trattando come criminali. Stavano trattando lei come una criminale ed era un atto davvero troppo grave per poter essere ignorato, taciuto o perdonato. «Avreste dovuto mandare cori di benvenuto, invece che queste rozze guardie! Mi hanno rovinato tutto il vestito!»

«Siamo le Winx.» concluse Tecna, parlando a voce più alta per farsi sentire al di sopra delle proteste della sua amica. Fissava il comandante, cercando in lui un qualcosa che le permettesse di far breccia nella sua espressione granitica e le desse la possibilità di essere ascoltata. Aveva come l'impressione che qualunque cosa avesse fatto e detto, però, sarebbe stata inutile per ottenere la sua fiducia: i suoi occhi blu erano carichi di ostilità e sembravano averli già condannati tutti, pure Bloom, che era così vulnerabile, distesa su quella barella galleggiante che si erano portati dietro per tutto il viaggio e che adesso giaceva ai loro piedi.

«Le Winx.» ripeté il comandante e inspirò a fondo. «Dunque, io dovrei credere» riprese con voce imperiosa e da cui trasudava un leggero, ma tagliente, sarcasmo, sistemandosi le mani dietro la schiena e avvicinandosi a loro con passo rigido ed elegante. «che le Winx e la principessa di Solaria siano state tanto stupide da venire fin dentro la tana del lupo? Non sarebbe più credibile supporre vi siete vendute a lui?»

«E' stato un errore.» chiarì Tecna, chiedendosi solo vagamente chi fosse questo “lui” a cui avrebbero dovuto “vendersi”. «Non ci siamo vendute a nessuno.»

«E, se sapessi davvero chi siamo, non sputeresti tutte queste sentenze!» esclamò Stella. «Sentimi bene, secondo te, dovremmo avere paura di te o di quei tuoi modi da manichino inamidato? Posso darti un consiglio? Perché non cambiate quelle brutte divise, che sono così fuori moda? Quelle di Solaria le ho disegnate personalmente e, se mi fate parlare con uno stilista di corte vi assicuro che la smetterete di andare in giro conciati in questo modo! Allora, chi mi passa un metro?»

Tecna avrebbe voluto sprofondare.

«Sono sicura che è per questo che avete tutti un pessimo carattere, da queste parti!» continuò imperterrita Stella.

Il comandante la fissò con i suoi occhi penetranti per un lungo istante, al termine del quale si rivolse prima a Tecna e poi a Tony e stavolta un'altra emozione attraversò i suoi occhi: ilarità, mista a disprezzo, confermando i sospetti della fata della Tecnologia. «Maestral ha mandato davvero voi tre per spiarmi? E la ragazza svenuta perché? Per farmi impietosire?»

«Impietosire?» gridò Stella, stringendo i pugni. «Non vogliamo impietosire nessuno! La nostra amica è stata presa dalle Furie e dobbiamo andare immediatamente su Domino per...»

Tecna le diede una leggera spallata.

«Che cosa c'è?» gridò Stella, indignata, voltandosi battagliera verso la compagna. «Questo bellimbusto crede che siamo delle spie e che Bloom stia solo fingendo!»

Tecna si fermò a guardare il comandante che aveva lo sguardo fisso sul Bloom e sembrava non volerle staccare gli occhi di dosso. Era pensieroso e un sentimento nuovo attraversò di nuovo i suoi occhi, un sentimento che rimase indecifrabile perché veloce arrivò e veloce passò, lasciando perplessa e indecisa Tecna su quali sentimenti provare nei suoi confronti.

Scosse la testa per dire a Stella di aspettare, ma senza mai togliere gli occhi da lui. Aveva bisogno di diplomazia per trattare; l'unica cosa che aveva capito era che aveva a che fare con un pragmatico, cosa che giocava sicuramente a suo favore. Ma doveva giocare bene le sue carte. «Mi chiamo Tecna e sono la principessa di Zenith, mentre lui è Tony, uno Specialista di Fonterossa, proprio come hai intuito, mentre lei, la ragazza addormentata, è Bloom, la figlia di re Oritel di Domino. È stata attaccata da una delle Furie dei Sentimenti Negativi e adesso è sottoposta ad un incantesimo di contenimento. Come diceva Stella, dobbiamo andare subito su Domino per trovare un modo per salvarla. Pare che Re Oritel abbia... ehm... un metodo per riuscire a scacciare la Furia dal suo corpo. C'è anche un'altra nostra amica nelle stesse condizioni: Roxy, l'ultima fata della Terra. Siamo partite stamattina da Alfea con un Owl di Fonterossa che si è schiantato contro il Vortice, Tony ci stava scortando, quando la navetta è andata in avaria. Non siamo spie, siamo davvero capitati per un caso fortuito.»

Lui parve soppesare quelle parole. L'aveva guardata per tutto il tempo in cui Tecna aveva parlato e non aveva fatto capire cosa stava pensando neanche per un istante. «E come posso crederti, dato che Flabrum non è nella traiettoria di Domino?» chiese, alla fine.

«C'è stata un'avaria nel motore, come ti ho spiegato...» Tecna fissò con disappunto Tony che stava guardando da lui a lei con terrore e pareva volerla pregare di non dire niente di più. Le fece pena, quel ragazzino, e decide di evitare di dargli la colpa perché, in fondo, a quell'uomo così sospettoso non avrebbe cambiato niente. «Così siamo finiti fuori rotta, il carburante era scarso e non c'è stato più niente da fare. Ho dovuto tentare un atterraggio di fortuna.»

L'uomo non replicò, ma si soffermò a guardare Bloom e a Tecna parve che stesse soppesando tutte le possibilità; si sarebbe servito della logica, come sperava, e per questo lei era fiduciosa. Quando lo sentì sospirare, sentì di aver fatto breccia. «Un gruppo di fate che lascia le zone protette di Magix e si reca nel pericolo di Flabrum per un errore.» fece un mezzo sorriso amaro e sarcastico al tempo stesso. «E una fata colpita dalla Furie. Evidentemente, quel maledetto mi crede tanto sentimentale da dimenticare i miei doveri verso il mio paese e i miei uomini. Eppure dovrebbe conoscermi.» scosse la testa, quasi rammaricato. «Come l'ha catturata?»

Tecna non ci capiva più niente. «Che intendi?»

«Dice cose senza senso, questo qui, lascialo perdere!» le spiegò Stella, facendo un cenno verso di lui e squadrandolo in cagnesco. «Senti, amico, l'unica cosa di cui abbiamo bisogno è una navetta per lasciare questo pianeta e salvare la nostra amica, se hai sentito qualcosa di tutto quello che ha detto Tecna. Hai capito o preferisci un disegnino?»

«La Furia. Come ha catturato questa giovane?»

Lo sguardo del comandante tornò su Bloom e calò il silenzio. Nessuna delle due poteva rispondere a quella domanda.

«Non è importante il come.» dichiarò improvvisamente Stella, facendo un cenno della testa come per scacciare una mosca. «L'importante è che possiamo salvarla! Devi lasciarci andare!»

Ci volle un minuto, ma il comandante sollevò lo sguardo da Bloom e lo posò su di loro, ritrovando tutto il contegno militare che aveva perso con quell'interessenei confronti della principessa di Domino, distesa e svenuta. «Questo è impossibile, mi dispiace.»

Un grosso nodo si formò nello stomaco di entrambe. Tony fece solo un sospiro affranto, ma per il resto avrebbe preferito non esistere. «Ci deve essere un sistema perché tu ci creda!» esclamò Tecna, facendo un passo avanti. Il suo tono si era fatto disperato, i suoi occhi imploranti: non poteva credere che quell'uomo che aveva cominciato a sembrare così empatico nei confronti di Bloom, adesso dicesse che non era possibile. «Siamo amici di Flabrum e della sua Regina!»

«Non tentare questa via, giovane fata!» ringhiò lui. Aveva visibilmente perso la pazienza. Persino l'uomo con la casacca piena di medaglie sottili e argentee alle loro spalle trattenne il respiro: evidentemente, quello non era il solito modo di fare del comandante e se lo ricordò anche lui che, dopo un sospiro, continuò, a voce bassa: «Gli unici amici che le sono rimasti sono dispersi, stanchi, del tutto sfiduciati. Ed essere suoi amici significa venire condannati a morte. Non è più un vanto, da queste parti, l'essere fedeli ad Auster. Ma ho sentito abbastanza.» il comandante non volle ascoltare le proteste; alzò semplicemente una mano, segno che li stava congedando. Guardò Terchibald, che era rimasto impettito dietro di loro e non si era mosso di un millimetro. «Conducili in cella. Voglio che stiano lì fino a che non avrò maggiori informazioni su di loro.»

Stella non gradì quel trattamento e ringhiò, rabbiosa. «Come sarebbe a dire? Siamo in ritardo sulla tabella di marcia, due nostre amiche rischiano la vita e dobbiamo ripulire la Terra dalle Furie! Non puoi metterci in prigione! Devi lasciarci andare via! Domani sarà già troppo tardi!»

«Terchibald, portali via, ma lascia qui la giovane dormiente.»

«Sissignore.»

«Non puoi farlo!» gridò ancora Stella; quando Terchibald la afferrò per un braccio, lei si divincolò e fece qualche passo verso il comandante. Lo fissò negli occhi, il cuore che batteva, gli occhi che scintillavano, lucidi di lacrime di disperazione. «La mia amica Bloom sta per morire e tu... cosa vuoi farle? Non ti permetterò di separarmi da lei, è chiaro? Qualunque cosa tu voglia farle, non lo farai senza il mio permesso!»

Il comandante sbatté le palpebre, mostrando una leggera curiosità. «Non voglio farle del male.»

«Ah, no?» sbottò Stella, scettica. «Tu non ti fidi di noi e noi dovremmo fidarci di te?»

Lui alzò una mano. «I miei soldati hanno l'ordine di uccidere chiunque si addentri in una delle nostre Isole, ma dato che eravate delle donne e il ragazzo che era con voi nient'altro che questo, il mio capitano vi ha concesso di vivere e di lasciare a me l'ultima parola. Ora, la mia ultima parola è semplice: vi terrò in gabbia fino a che non deciderò se siete spie o meno. La guerra in corso nel mio paese mi impone di essere prudente e di non fidarmi di nessuno di cui non posso avere notizie certe, ma di questo potete andare sicure: cercheremo di non farvi mancare ciò di cui avete bisogno.»

«Cercheremo di non farvi mancare ciò di cui avete bisogno.» gli fece il verso Stella, isterica. «Bel modo di dimostrarlo! I miei polsi sono tutti bruciacchiati dalle vostre magie da quattro soldi! Se mi rimarrà una sola cicatrice...»

Il comandante, come risposta, la liberò con un gesto della mano. Tony barcollò e cadde a terra per la sorpresa, quando toccò a lui. «Oh, cavolo!» boccheggiò.

Il comandante, intanto, alzò lo sguardo su Tecna che si ritrovò libera e si massaggiò i polsi per togliersi la sensazione di avervi qualcosa intorno e del dolore.

«Che cosa vuoi fare a Bloom?» chiese.

«Voglio rafforzare la magia di contenimento.» rispose lui, pensieroso, distogliendo lo sguardo. «Anche se non so a cosa potrebbe servire. Terchibald? Vai a chiamare una squadra. Se proprio queste giovani non si fidano, voglio che vedano.»

Il capitano Terchibald, dopo aver unito i piedi, uscì e si chiuse la porta alle spalle. Sulla sala cadde un pesante silenzio, interrotto solo dagli acuti di Stella che, blaterando di creme, pelle e capelli sciupati, si era chinata su Bloom che dormiva placidamente nella sua magia contenitiva.

Tecna, invece, osservava il comandante, che si stava allontanando di nuovo da loro, con aria critica, cercando di capire cosa gli passasse davvero per la testa; cominciava a pensare che non fosse cattivo e che non doveva essere malvagio e che, anzi, dovesse essere uno di quelli che aveva organizzato una resistenza contro l'agitatore Maestral.

Avrebbe voluto che Stella la smettesse di parlare per darle modo di riuscire a trovare un modo per ottenere un mezzo di trasporto e per capire quali punti deboli avesse quell'uomo così rigido e severo. Per adesso, aveva dimostrato gentilezza, forse solo per la presenza di Bloom, ma non avrebbe fatto niente, a parte rafforzare la magia.

Guardò Tony che, ancora a terra, sembrava voler abbracciare il pavimento per trovare un po' di consolazione e si chiese perché Codatorta avesse loro affiancato un tipo così poco coraggioso come lui, quando avevano bisogno di un personaggio più deciso come Sky. Ma anche quella testa calda di Riven non sarebbe andata male, in quel momento critico.

«E dovremmo anche fidarci di lui!» stava dicendo Stella, senza preoccuparsi di abbassare la voce. Accarezzava i capelli di Bloom. «Non sappiamo neanche come si chiama! Su questo pianeta sono tutti un branco di maleducati. Ma cosa ci potevamo aspettare, dato che il principe stesso è un gran cafone? Ha condannato a morte Roxy e anche te, amica mia, per la sua ottusità! Maledetto Zephiro! Se non lo avessimo incontrato, a quest'ora saremmo tutti più felici!»

Il comandante si girò verso di lei, i suoi occhi blu la fissarono con intensità. «Che hai detto?»

Stella fece scattare la testa verso di lui e dai suoi occhi cadevano dolorose lacrime di rancore. «Ho detto che il tuo principe ci ha creato problemi! Perché è anche colpa sua se siamo in questa situazione! Se lui non fosse stato lì... se Roxy non fosse scappata... e se non avessi proposto quell'abbraccio di gruppo... io... io...»

Tecna si avvicinò a lei e, inginocchiatasi, la strinse a sé e Stella le si aggrappò al collo e nascose lì il suo viso, singhiozzando rumorosamente. Tecna sentiva dentro di sé tutta l'angoscia che Stella stava esternando: doveva essere forte anche per lei; i suoi occhi incrociarono quelli del comandante e fu lui a parlare, leggendo forse l'accusa nello sguardo della fata.

«Mi dispiace per la vostra amica.» disse lui.

«Se ti dispiacesse davvero, allora ci permetteresti di andare via e di raggiungere Domino.» replicò Tecna, dura.

Lui distolse lo sguardo e lo rivolse al ritratto alla parete. Raffigurava una donna, una bellissima fata dai lunghi capelli scuri con un'espressione dolce e comprensiva che Tecna si ritrovò a notare solo in quell'istante. Il suo sguardo rasserenava e quel suo vago sorriso riusciva a portare quella tranquillità che non possedeva e che, anche contro la propria volontà, si ritrovò a provare.

«Devo pensare all'incolumità dei miei uomini. La guerra miete delle vittime e io... io non posso farci niente.» disse piano il comandante, con voce spenta.

«E'... è la Regina Auster?» chiese Tecna, riferendosi al quadro, ignorando il tono dolente con cui aveva parlato.

Lui fece solo un cenno affermativo. Non c'era bisogno di parlare, il suo dolore era palpabile. «L'amavi molto.» mormorò lei e non fu una domanda.

«Ha importanza?»

«Ha sempre importanza.» disse Tecna, solenne, alzandosi per rendere il suo discorso ancora più d'impatto. «So cosa è successo al tuo pianeta e so anche che la Regina non ce l'ha fatta e che c'è un tizio che vuole prendere il potere. Credo che tu sia uno di quelli ancora fedeli ad Auster e che quel quadro ne sia la prova concreta e sento di potermi fidare di te. Ascolta: le Furie dei Sentimenti Negativi stanno infestando la Dimensione Magica e la Terra. Le mie amiche sono solo due delle tante vittime. Non si tratta solo del tuo pianeta! È una crisi globale, che ci riguarda tutti, chi più chi meno! E so che anche la Regina Auster è stata colpita da una Furia e che è per questo che è morta, per questo mi chiedo come tu possa rimanere indifferente alla sorte di due persone che stanno per condividere quella della tua Regina! Chiediamo il potere di salvarle. Possiamo farlo, ma non possiamo riuscirci, se non ci lasci libere di andare!»

Stella, tirando su col naso, aveva alzato gli occhi su di loro e Tony si era alzato da terra, come se questa l'avesse spinto via, non desiderando le sue lacrime e le sue braccia o forse, più probabilmente, sorpreso dalla forza dimostrata dalla fata, dal suo coraggio e dalle sue parole che le nascevano direttamente dal cuore.

«Non faresti qualunque cosa, se potessi ancora salvarla?» lo incalzò Tecna, quando vide che lui non si decideva a dire o fare niente.

A quella domanda, però, il comandante sbuffò aria dal naso, la sua bocca si piegò in un mezzo sorriso amareggiato. «Anche se vi lasciassi andare, non potreste lasciare comunque il pianeta.»

Le due fate trattennero il respiro e Tony gemette come un animale ferito.

Dopo aver preso un grosso respiro, riprese: «Se anche voi lasciaste la base e vi dessi le coordinate per raggiungere uno dei gruppi ancora sotto il mio comando, potreste trovare degli Esploratori Reali, venire catturate o, nel peggiore dei casi, far scoprire il gruppo e provocare la strage di quelli che ancora si oppongono allo strapotere di Maestral. Così non solo voi non lascereste il pianeta, ma compromettereste la resistenza e tutti i nostri sforzi. Anche se riusciste a prendere la navetta, verreste comunque intercettati: tutti i nostri velivoli sono registrati e questo rende irrimediabilmente facile intercettarvi. Non c'è modo di lasciare Flabrum.» fece una pausa. «Mi dispiace.»

«Ma Tecna è la fata della Tecnologia!» saltò su Stella. «Questo varrà pure a qualcosa! Non è un problema l'intercettazione!»

«Un problema in meno, forse.» replicò lui, senza battere ciglio. «Ma ne rimangono molti altri.»

«Non ha importanza! Ne abbiamo affrontati tanti, in passato, di problemi, non vedo perché questo dovrebbe essere diverso! È solo più difficile, ma questo non ci impedirà di andare avanti e di fare qualunque cosa sia possibile per salvare Bloom e Roxy!»

«Siete coraggiose, non lo nego. E so che arriverete lontano, ma i fattori di rischio sono troppi. La mia risposta è sempre la stessa: no.»

«Sei... sei un... un...» Stella si avventò su di lui e Tecna dovette afferrarla per impedirle di saltargli addosso e ucciderlo seduta stante. Cercava di calmarla e di blandirla senza risultati: la fata del Sole e della Luna era sicura di poterlo convincere con le maniere forti, ma la porta della sala che si apriva di nuovo le impedì di continuare la sua invettiva contro l'insensibile soldato: arrivò un gruppetto di uomini al seguito di Terchibald che si pose intorno a Bloom camminandole intorno. Ognuno di loro aveva un passo marziale e lo sguardo fisso su un punto lontano posto di fronte a loro. Erano gli esseri più inquietanti che Stella avesse mai visto, i soldati di Flabrum, il pericoloso Esercito del Vento tanto decantato in tutta la Dimensione Magica. Piangendo ancora, si aggrappò alla manica dell'abito di Tecna.

«E se la uccidessero invece di salvarla?» chiese, in tono lamentoso. «Dato che lui è così crudele, perché dovremmo fidarci di loro?»

Tecna le strinse la mano che Stella teneva puntata su di lui e cercò di mettere su un tono rassicurante. «Dicono che i soldati dell'Esercito dei Venti siano i maghi più abili di tutta la Dimensione Magica.»

«E se fossero tutte voci senza fondamento?»

«Lo stiamo per scoprire, credo.» sussurrò Tecna. Guardò quei soldati che come un solo, ad un comando di Terchibald, allungarono le mani sopra Bloom formando intorno a lei una corolla di mani in guanti bianchi. Un attimo dopo la stanza cominciò a farsi più fredda, come se invece di invocare i loro poteri, fosse arrivata la strega Icy.

Le Winx si accorsero ben presto che il freddo derivava dall'uso della magia di quei nove uomini che avevano circondato Bloom. Dalle loro mani sprigionava un bagliore azzurro e sulla fata del fuoco del drago si stava formando una patina argentata dal colore intenso che andava a fondersi con la precedente. Terchibald, invece, si piegò sull'addormentata Bloom.

«Che vuoi farle?» gridò Stella.

Il soldato, invece di ignorarla, alzò lo sguardo e le fece cenno di avvicinarsi con l'aiuto di due dita unite. Tecna e Stella lo fecero insieme, facendosi spazio tra i soldati che, molto gentilmente, si spostarono per farle passare.

«Puoi controllare tu stessa, se vuoi.» offrì Terchibald. “Dieci soldati contro due fate. Anche se provassero ad attaccarci, non credo avrebbero molte speranze.”

Dimentichi me!” lo rimbeccò Tony, mettendosi impettito. Il soldato aveva notato il tremore delle sue mani e si limitò a lanciargli uno sguardo di biasimo. Tony abbassò lo sguardo, contrito e disperato.

Terchibald si alzò in piedi e si fece da parte per permettere alle due ragazze di fermarsi dietro Bloom. Tecna e Stella guardarono da lui a lei senza sapere come comportarsi. Terchibald parve a disagio e, con un'espressione perplessa, strinse le mani dietro la schiena. «Non l'avete mai fatto?»

Entrambe scossero la testa e il soldato calò la sua. «Che cosa insegnano nelle scuole di magia, al giorno d'oggi?» lo sentirono borbottare. «La qualità delle fate di Alfea è calata negli ultimi tempi, o sbaglio?»

«Senti un po', bellimbusto fuori moda, come ti permetti?» sbottò Stella, scattando in piedi, furibonda. Gli puntò un dito addosso. «Alfea è la miglior scuola per fate di tutta la Dimensione Magica e non me ne frega niente se su questo strambo pianeta vi sentite tanto superiori a noi. Basta guardare le vostre facce per vedere quanto siete antiquati e noiosi! Anzi, siete così barbari che non trattate neanche con il dovuto rispetto le povere damigelle in difficoltà! I veri uomini sono gentili come i nostri Specialisti! Escluso questo qui con noi, ovviamente!» e, per dar maggior credito alle proprie parole, indicò il povero Tony che era immobilizzato in mezzo alla sala.

«Ehi!» si lamentò, ma la sua protesta cadde nel vuoto.

Stella stava per continuare, quando Tecna le chiese, mettendole di nuovo la mano sulla spalla, di mantenere la calma. «Appoggia la tua mano sulla patina grigia.» le ordinò Terchibald. «Senza toccare la tua amica, o l'incantesimo si spezzerà.»

Stella gli scoccò un'occhiataccia, ma si affrettò a fare quel che diceva. Si immaginava che avrebbe visto o sentito qualcosa, ma l'unica cosa che riusciva a sentire era il calore emanato dalla magia.

«E allora?» chiese, impaziente.

«E allora dovresti essere in grado di capirlo dal calore. È caldo?»

«Sì.»

«Allora concentrati. Saprai cos'è una convergenza.»

«Certo che lo so!» sbottò Stella, acida.

«Molto bene, allora dovrai usare la convergenza con questi otto soldati. Pensi di poterlo fare?»

Stella si morse il labbro inferiore: non aveva mai fatto niente del genere con gli sconosciuti. La convergenza era qualcosa che univa lei e le sue amiche, era come un gioco di squadra con persone di cui si fidava. E lei non si fidava minimamente di loro.

«Posso farlo io.» si offrì Tecna.

«No!» esclamò Stella, decisa. «Voglio farlo io!» inspirò un paio di volte, guardando Bloom. «Devo farlo io, Tecna. Per Bloom. Perché, se fossi stata più brava, la mia migliore amica sarebbe ancora tra noi! E poi devo risollevare un po' il buon nome di Alfea! Questi qui si credono tanto bravi, ma farò vedere loro cosa sa fare una Fata Guardiana!»

La fata della Tecnologia annuì: capiva che era anche una questione di orgoglio. Uscì dal cerchio, al che i soldati si compattarono di nuovo. Stella, però, a dispetto delle sue parole, non si sentiva sicura di ciò che stava facendo, di fare una convergenza con otto gelidi sconosciuti con divise fuori moda con la fama di appartenere all'Esercito più forte della Dimensione Magica. Guardò Terchibald, attraverso uno squarcio tra due soldati, quindi il comandante al suo fianco e infine Tecna, in mezzo ai due che le stava facendo un cenno di assenso e le dava coraggio con lo sguardo.

Annuì anche lei.

«Sei pronta?» chiese la voce di Terchibald.

«Sì.» lo disse, ma non si sentiva più rincuorata, anche se la sua voce fu spavalda. Chiuse gli occhi per concentrarsi e allora sentì un forte calore avvolgere lei e la mano che teneva ferma su Bloom senza toccarla. Vento e luce si fondevano e lei percepì la forza di quegli otto uomini unita alla sua. Erano davvero chi dicevano di essere.

Ma non era la stessa cosa, unire i suoi poteri ai loro e fare la stessa cosa con le sue amiche, esattamente come aveva pensato. Una convergenza Winx era diversa. In quella che, invece, faceva con loro, non c'era complicità, non li univa un'amicizia spassionata; e solo tra loro, tra i soldati, c'era solo un obiettivo comune e una sorta di reciproco rispetto che niente aveva a che vedere con il profondo affetto che univa loro sei. Freddezza era ciò che Stella sentiva. E stanchezza, nessuna fiducia, nessun amore per la magia. Fu sentendo tutto questo che Stella capì di dover far qualcosa non solo per loro, ma anche per sé e per Bloom, altrimenti la magia non sarebbe servita. Il suo potere Believix poteva fare qualcosa, le era stato dato perché la gente della Terra credesse nella magia e, ora, si rendeva conto che anche coloro che la usavano non credevano più in lei; era un credo diverso, ma il Believix avrebbe fatto qualcosa.

Si librò in volo e sprigionò il suo potere. Accadde qualcosa che tutti sentirono e che li fece rimanere sgomenti e allo stesso tempo affascinati. Persino coloro che erano fuori dal cerchio ne rimasero toccati, anche se Stella era ancora in convergenza con gli otto soldati.

Poi la convergenza si spezzò e l'incantesimo su Bloom e su di loro fu concluso. Tutti ripresero il contatto con la realtà e si guardarono l'un con l'altro, chiedendosi cosa fosse successo e cosa fosse stato quel fiotto di luce che li aveva attraversati. Stella, invece, rimase dov'era e, guardando Bloom, vide una patina dura e verde come quella che, molto lontano, ad Alfea, avvolgeva ancora Roxy. La magia era completa, adesso, e ne era sicura. Atterrò vicino a Tecna e la abbracciò.

«Che tipo di magia hai compiuto?» le chiese il comandante, trafelato.

Stella sciolse l'abbraccio e guardò verso l'uomo ammantato dall'altro lato della sala. «Parli con me?»

«E con chi altri? Che tipo di magia...»

Non completò la frase. Il suono insistente e stridulo di un allarme coprì la sua voce; la stanza, avvolta in un bagliore azzurro divenne cupa e una intensa luce rossa intermittente si sostituì ad essa. Tutti i presenti, sulle prime, si guardarono intorno confusi.

Il comandante fu il primo a riprendersi e cominciò a gridare ordini che Stella non capì per via del rumore troppo forte; tenendosi le mani premute contro le orecchie, si strinse a Tecna esattamente come Tony, che le si era aggrappato di nuovo al collo strillando per lo stupore e la paura.

I soldati, intanto, erano usciti e un mega schermo venne calato giù dal soffitto. Da lì apparvero le immagini di un corridoio simile a quello che le Winx avevano percorso per scendere fino laggiù, ma stavolta non c'erano fate e non erano neanche Specialisti in cerca delle loro ragazze come, sulle prima, aveva sperato Stella, quando aveva capito che c'era stata un'intrusione: era un gruppo di soldati, i cui membri erano vestiti come quelli della base, ma avevano, a differenza di questi, un fazzoletto rosso legato al braccio.

L'allarme venne disattivato, ma il bagliore non lasciò la stanza. «Chi diavolo sono?» chiese Tecna, avvicinandosi al mega schermo seguiti in punta di piedi da Tony e da Stella.

«Gli Esploratori Reali.» rispose il comandante.

«Ci hanno localizzato?» gridò Stella.

Tony si strinse di nuovo alla fata della Tecnologia, tremando. «Ci cattureranno e ci friggeranno!»

«Non dire sciocchezze, Tony!» sbottò Tecna, spingendolo via.

«Forse è una normale ispezione: ce ne sono state diverse, ultimamente.» propose il capitano Terchibald, rivolgendosi al comandante. «Ordino di chiudere gli accessi alla base e di attuare la procedura di camuffamento.»

«No. Se sono qui per noi, ci metteremmo in trappola da soli. Ordina di mantenere le posizioni, ma di stare all'erta e pronti per un eventuale scontro.» le ragazze, dietro di lui, notarono che stringeva le mani le une nelle altre davvero troppo convulsamente. «Tu, invece, scorterai queste ragazze fuori dalla base, attraverso il Corridoio. Dovreste essere abbastanza al sicuro.»

Terchibald si girò verso di lui. «Ma... signore...»

«I miei uomini hanno bisogno di me e tu sei l'unico di cui mi fidi davvero. Una volta, sapevamo bene per cosa combattevamo. La sfiducia e la mancanza di speranze e la nostra posizione ci fa vedere tutto più nero di quello che è, la nostra magia è una maledizione e questo ci rende aridi, pessimi servitori della magia stessa. Ma ora ho capito che dobbiamo darci una mossa. Il tuo incantesimo, principessa di Solaria,» disse, voltandosi verso di lei. «mi ha ricordato qualcosa che avevo dimenticato e ha fugato ogni dubbio sulla vostra reale identità: solo una Fata Guardiana avrebbe potuto usare una magia simile. Perciò voglio sdebitarmi e l'unico modo che conosco è darvi la possibilità di salvare le vostre amiche, anche se sarà rischioso.»

«Vuoi dire che...» Terchibald era senza fiato e, per qualche istante, lo furono anche le Winx e Tony. Persino Stella era senza parole e guardava il comandante come se l'avesse visto per la prima volta. Poi, riprendendosi, si posò una mano sulla nuca e strizzò l'occhio.

«Lo so, sono una fata illuminante!» ammiccò, portandosi una mano dietro la nuca.

«Io voglio combattere, non voglio andarmene come il peggiore vigliacco!» sbottò improvvisamente Terchibald. «Sono un soldato di sua maestà esattamente quanto te e io non sono Zephiro. Non puoi mandare via anche me!»

«Ora basta con le polemiche, Terchibald. Va'.» fece un gesto con la mano, mentre il capitano, squadrandolo pieno di biasimo, si affrettava a lasciare la sala. Lui, invece, si voltò verso i tre ragazzi. «Venite con me. In fretta.»

Li superò e seguì Terchibald con passi veloci, tanto che le Winx dovettero correre per tenergli dietro, una volta che si furono riprese dallo stupore. Bloom le seguiva placidamente distesa sulla sua barella di vento. Tornarono nell'armeria, adesso molto più affollata di quanto fosse stata inizialmente e anche molto più rumorosa. Solo che c'era un'atmosfera diversa da quella di prima; ogni soldato prendeva un'arma e se ne andava, con passo veloce seguendo gli altri in corridoi che Tecna, Stella e Tony non avevano notato passando la prima volta, gli ordini che venivano urlati e che volevano sopra le loro teste con violenza inaudita, facendo battere forte il cuore per lo spavento delle due fate e dello Specialista; nessuno badava al comandante che passava in mezzo a loro con passo spedito, seguito da due ragazze e un ragazzo che stringeva la mano di Tecna così forte da volergliela stritolare.

Non proseguirono dritto verso la sala in cui erano state portate ammanettate e incappucciate, ma svoltarono verso uno stretto corridoio laterale, buio e umido, il cui forte odore di muffa fece partire le rimostranze di una disgustata Stella. Si fermarono davanti all'apertura e, da lì, non riuscivano a vedere il fondo.

«Non ci entro là dentro: puzza terribilmente!» dichiarò, stringendosi nelle spalle. «Non c'è un'uscita un po' meno... meno fetida?»

Il comandante, però, guardò Terchibald che si avvicinava, da solo, con il cappuccio bianco calato sui capelli chiari e con altri tre ripiegati che porse ai ragazzi.

«E cosa ci dovremmo fare con quello? Non posso mettermene uno più colorato? Sono un'ottima stilista e potrei farne apparire di più alla moda con un solo schiocco di dita.»

«Non dire sciocchezze!» sbottò Terchibald, prima di scoccare un'occhiata piena di accuse al comandante. «Solo un mantello bianco, simbolo dell'appartenenza all'Esercito, ci darà una speranza. Purtroppo, non possiamo fare altro, saremo comunque abbastanza vulnerabili, senza fascia rossa. Voi fate dovrete fare a meno delle vostre ali e, tutti e tre, indossare questi.» porse una divisa perfettamente ripiegata sotto ai mantelli a tutti e tre e Stella la guardò quasi schifata.

«Avevo capito solo il mantello!» esclamò.

«Avevi capito male.» replicò Terchibald, ostile.

Provò a protestare ancora, ma dopo una spintarella da parte di Tecna si costrinse ad ubbidire. Con l'aiuto della magia cambiò se stessa e l'amica, mentre Tony era andato a nascondersi dietro un muro di lunghe lance magiche senza punta, mentre loro si infilavano il mantello e nascondevano il viso sotto di esso.

«Non c'è niente di peggio di indossare un vestito fuori moda come questo sotto un mantello ancora peggio! E poi il bianco mi smuore! Devo essere orribile.»

Terchibald sbatté le palpebre e guardò il comandante, stavolta senza rancore, quasi con stupore. Lui, invece, tenne d'occhio Tony che tornava vestito, ma con i bottoni della giacca sfasati.

I due uomini non se ne accorsero, Stella ridacchiò e Tecna volle limitarsi ad un leggero sorriso: quel ragazzino, dopotutto, era un paperotto che le faceva tenerezza.

Quando gli passò il mantello, lui la ricompensò con uno sguardo ammirato e quasi ammaliato.

Stella ridacchiò. «Lo sai, Tecna?» le disse piano, piegandosi verso il suo orecchio. «Credo che Tony si sia preso una bella cotta per te!»

«Bene,» disse il comandante, impedendo a Tecna di rispondere indignata e schifata e distogliendo Stella dalle sue malignità. «le nostre strade qui si dividono. Seguite le istruzioni di Terchibald e che possiate arrivare sane e salve a destinazione, su Domino. Date questo messaggio al principe Zephiro: il suo popolo lotta ancora per lui e il suo ritorno e ci sono molti soldati che aspettano il suo ritorno, di avere fiducia e di fidarsi delle Winx e di suo padre. Pensate di poterlo fare?»

«Il re di Flabrum, intendi? Non credevo che ci fosse un Re di Flabrum, altrimenti... non ci sarebbe tutto questo caos, dico bene?»

Tecna diede una gomitata a Stella che protestò e si posò una mano sul gomito.

«Facevo una domanda legittima: ci chiede di dare un messaggio da parte del padre di Zephiro! Perché Faragonda non ci ha parlato di lui? Forse potremmo trovarlo e... ehi, scusami, tu, non possiamo andare da lui?»

Tecna mise su un sorriso tirato e ridacchiò, tesa. «Lascia stare Stella...” si voltò verso i due soldati. “scusatela, a volte è proprio ottusa. Comunque non ti preoccupare, il tuo messaggio arriverà a destinazione. Vero, Stella?»

Lei si strinse nelle spalle. «Oh, sì, questo è certo, ma...» Tecna le impedì di continuare dandole un'altra gomitata.

«Vi ringrazio.» il comandante si voltò verso Terchibald. «Fa' attenzione.»

«Anche tu. E non farti ammazzare.»

I due si fissarono per un attimo, poi Terchibald fece una cosa che le fece sussultare entrambe: abbracciò il comandante. Fu solo un secondo, ma bastò perché rimanessero sgomente: nessuna delle due si sarebbe mai aspettata che quegli uomini così rigidi fossero capaci di simili dimostrazioni d'affetto. Stella, che si massaggiava il braccio per via della gomitata di Tecna, aveva la bocca aperta, ma la richiuse subito, quando Terchibald indicò l'interno del corridoio.

«Ma dobbiamo proprio entrarci?» chiese, disgustata.

«Proseguite fino all'Isola di Tramontana. Lì, giovani fate, se tutto andrà per il verso giusto, troverete la navetta. Terchibald è il nostro miglior pilota. Buona fortuna.»

«Se è bravo come Tony, allora possiamo proprio stare tranquille!» ironizzò Stella, ma intanto Terchibald l'aveva spinta dentro il corridoio e l'aveva spinta a seguire Tecna e Tony che erano già un po' avanti. Rabbrividendo per l'odore fetido della muffa che ammorbava il grosso tubo che era quello scuro corridoio, avanzavano passo passo, verso la più completa oscurità.

Voltandosi indietro, Stella vide la sagoma del comandante Adalhard farsi sempre più lontana fino a scomparire del tutto e l'apertura non divenne che un punto luminoso in lontananza. Poi, quando ormai furono avvolti dall'oscurità più completa e non ci fu che oscurità intorno a loro, tornò a guardare avanti, dove si era messo Terchibald. Il bianco dei mantelli li aiutava a non perdersi e a vedersi l'un l'altro; Tecna le si mise a fianco e Tony rimase alla retroguardia insieme a Bloom, distesa e ignara, nel suo alone verde, di loro che viaggiavano verso l'ignoto per salvarla.



Ehilà, gente! Come va? Spero tutto bene.

Avevo detto che avrei aggiornato ad ottobre, giusto? Sì, ho fatto le cose per tempo, ovviamente. XD

Questo capitolo è per non farvi dimenticare che la storia esiste e per augurarvi un buon Natale e un felicissimo Anno Nuovo, ma soprattutto per informarvi (non ve ne fregherà niente, ma vi informo ugualmente) che ho quasi finito di scrivere la storia. Mi mancano circa tre capitoli, poi gli aggiornamenti si faranno più serrati. In caso, vi avvertirò, in questo periodo non ci sto molto con questa fic, ma conto di finirla in tempi relativamente brevi (sempre più brevi di quelli che ho messo finora comunque). XD

Grazie come sempre a chi preferisce, segue, ricorda, legge e recensisce. Sappiate che vi adoro, a qualunque categoria apparteniate.

Al prossimo aggiornamento.

  
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