A CHRISTMAS CAROL
Capitolo Due: Passato, Dolore
Autore:
Yangrine
Spazio dell’autore:
Ringrazio chi ha sfoderato la pazienza di leggere e recensire il poverissimo
capitolo introduttivo. Giuro che questo sarà più elaborato! Come nell’opera originale,
dopo la presentazione del protagonista arrivano i fantasmi…
Note: Fiction
partecipante alla seconda edizione del “Nero
Calendario dell’Avvento”, Natale 2011.
Secondo capitolo di 5, in pubblicazione per il giorno 21 Dicembre 2011. 1361 parole (conta parole di office).
Genere banalmente narrativo. Non è che la mia personalissima interpretazione
del meraviglioso Canto di
Natale di Dickens. L’unico
appunto? Confesso di aver sfoderato un pizzico della mia sottile vena dark…
Considerazioni:
Ho ragionato molto sulla possibilità di ricalcare fedelmente il vero Canto di
Natale, ma alla fine ho optato per una versione più fedele al personaggio
centrale, Temari. Nel caso di Scrooge i suoi Natali
sono stati un decrescendo dovuto alla sua avidità. Nel caso di Temari abbiamo
comunque un decrescendo, ma meno graduale (c’è un evento ben preciso che
sancirà la fine della comune vita di Temari) e che non ha nulla a che fare con
le sue decisioni. La selezione della figura per il fantasma del Natale passato
è stata immediata. Spero vi piaccia questa mia scelta!
Dedica:
Questo capitolo sul passato vorrei dedicarlo alla persona che nella mia vita ha
avuto un’importanza decisiva. A mia nonna, il cui ricordo mi accompagna ancora
con estremo dolore.
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“A
Christmas Carol”
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Dormiva da pochissimo quando
notò qualcosa di strano. Non focalizzò immediatamente, poi si accorse di un
leggero aroma di fiori e di una mano leggera che le carezzava con lentezza i
capelli.
Saltò dal letto con la
velocità di un fulmine e in un istante era già in posizione di difesa. Impiegò
meno di un secondo a focalizzare chi
aveva davanti.
-
Chi
sei tu?
Menzogna!
Sapeva benissimo chi era.
Aveva subito riconosciuto i suoi tratti regolari e i corti capelli scuri.
-
Sono
il fantasma del Natale passato
Una voce sottile,
sofferente.
Bugiarda! Non era vero, lei
lo sapeva! Erano troppo famigliari quegli occhi e lei era lì davanti esattamente come ricordava di averla vista
l’ultima volta. Col ventre gonfio, il viso sofferente e sulla schiena un peso
troppo grande per essere sopportato.
Sabaku No Karura.
Sua madre in attesa di Gaara.
Sua madre nei suoi ultimi
giorni di vita.
-
Cosa
ci fai qui?
Notò che la figura impiegava
troppo tempo ad individuarla. Quando finalmente volse il viso verso di lei,
notò con orrore le iridi prive di pupilla.
Il fantasma, sua madre, era cieca.
-
Sono
qui per guidarti. Ti guiderò attraverso i tuoi Natali passati.
Ovvio, era tutto uno stupido
incubo dovuto alla soggezione per l’ancor più stupido scherzo di Shikamaru
Nara.
Sua madre era morta quando
lei era troppo piccola anche solo per ricordarne la voce. Il volto lo
riconosceva dal ritratto che possedeva suo zio quando era ancora in vita.
Non avrebbe mai potuto
credere che fosse davvero lì davanti a lei.
Eppure… eppure…
Eppure erano così invitanti le
sue braccia tese, così rassicurante quel volto un po’ infantile.
-
Temari,
vieni da me.
Lo sguardo era rivolto al
vuoto. Chissà, forse lei la immaginava ancora come la bambina che aveva
lasciato.
-
Perché
sei cieca?
Non aveva smesso per un solo
istante di tenderle le braccia. La vide scuotere la testa con rassegnazione.
-
Non
farmi questa domanda. Questo mi affligge come l’ultimo giorno, quando con tutte
le mie forze cercai di immaginarti donna.
Avrebbe continuato ad
immaginarla. Non avrebbe mai potuto vederla. Forse era questa la sua punizione.
In fondo i fantasmi non erano tali per
avere delle faccende in sospeso in vita? Forse il peccato di sua madre era il
rimpianto.
Karura si alzò lentamente. Si
lasciò guidare dal profondo ansimare di Temari e le strinse le mani in una
presa inconsistente.
Era gelata.
-
Temari,
abbiamo un luogo in due tempi da visitare.
Le chiuse gli occhi con le
mani. Per un istante sembrò bearsi della sua presenza.
Temari si sentì avvolgere da
un freddo pungente che profumava di erba bagnata, poi in un istante tutto
cambiò ed al freddo intenso si sostituì un clima più mite e odore di sabbia.
Spalancò gli occhi.
Suna.
Ma era molto diversa da come
ricordava di averla lasciata.
-
Ma
dove…
-
È
davvero Suna. Forse non ricordi, ma era così quando eri molto piccola.
Appoggiò la mano sul vetro
di una finestra lì accanto.
Non impiegò molto a
riconoscere il piccolo edificio ai piedi del palazzo del Kazekage.
Era casa sua. Ma più nuova, più curata e con graziose tendine alle finestre.
Sentì le mani gelide di sua
madre spingerla verso il vetro. Istintivamente portò le braccia al viso, ma non
avvertì niente infrangersi. Semplicemente attraversò
il muro e si ritrovò al centro della stanza.
Si ritrovò faccia a faccia
con una bambina minuscola, che sembrava non averla nemmeno notata. Aveva i
capelli biondi e indomabili, gli occhi verdissimi.
-
Mamma!
Corse verso le braccia
aperte di una donna giovanissima. Accanto a lei caracollava un bimbetto ancora
più piccolo con i capelli scuri.
Inutile dire che riconobbe
all’istante se stessa, sua madre e un piccolissimo Kankuro.
La mano gelida di sua madre
fantasma le si posò lieve sulla spalla e il suo profumo di fiori le inondò le
narici.
-
Cosa
vedi?
Si guardò intorno con fare
circospetto. Era evidente che nessuno a parte il fantasma potesse vederla.
Kankuro giocava placidamente con
una piccola marionetta. La Temari bambina si crogiolava tra le braccia della
madre.
La casa era graziosamente
addobbata. Un albero di Natale, festoni sulle mensole e ciotole piene di dolci.
Non ricordava nulla della
sua casa così ben curata. Era davvero troppo piccola.
-
Ero
felice.
Sembrava quasi innaturale
pronunciare quella parola, però era così. La Temari bambina amava molto sua
madre e sua madre amava lei. Era tutto così dannatamente perfetto.
Vide la sua mamma che nel
passato le porgeva un piccolo dono.
-
Temari,
questo è per te. Buon Natale.
Che sorriso meraviglioso
aveva. Perché nessuno dei suoi figli aveva ereditato i suoi tratti così
gentili? Perché il suo viso era dovuto sparire con lei?
Vide la bambina
affaccendarsi con il nastro colorato e strappare la carta. Poi il suo sguardo
illuminarsi ed estrarre dalla scatolina quattro elastici di un bel rosso
acceso.
-
Che
belli! Sono davvero per me?
La bambina si gettò di nuovo
tra le braccia della mamma che le accarezzava placidamente i capelli. Dov’era
finita quella creatura così affettuosa?
-
Dammi
gli elastici.
Assistere alla scena
successiva le strinse il cuore come mai le era successo. Nel passato sua madre
le acconciava i capelli in quattro adorabili codini. Fu bello e terribile
scoprire l’origine della sua abitudine.
Il fantasma di sua madre
sembrò riconoscere la scena da quello che sentiva. Temari avvertì il dolore
profondo che questo le provocava.
Lei parlava e camminava già
in autonomia, Kankuro mostrava di avere qualche mese
di vita. Il ventre di sua madre non era piatto. Significava solo una cosa.
Quello era stato il loro
ultimo Natale insieme.
-
Portami
via di qui.
Silenzio. La bambina rideva
spensierata e mostrava orgogliosa la sua nuova acconciatura al fratello.
-
PORTAMI VIA DI QUI!
Di nuovo silenzio. Carico di
tensione.
-
Non
posso portarti via di qui. Posso solo andare avanti.
Temari si gettò a terra
trattenendo la testa. Digrignò i denti per non pensare. Avvertì la mano gelida
del fantasma carezzarle i capelli, il suo profumo farsi più forte, le risate
della bambina spegnersi e l’ambiente farsi più freddo.
Quando riaprì gli occhi si
ritrovò nella stessa stanza, ma era molto diversa da come l’aveva lasciata.
Non c’erano decorazioni,
nessun albero di Natale. Il caminetto era spento e le tendine alle finestre
erano logore e ingiallite.
Si guardò ancora intorno.
-
Cosa
è successo qui?
La presenza gelida di sua
madre era ancora al suo fianco.
-
È
solo passato del tempo.
Nella stanza c’erano tre
bambini. Uno di loro se ne stava accovacciato in un angolo fissando il vuoto
con occhi gelidi.
Temari rivide se stessa
bambina, a forse cinque anni, guardare con odio e terrore il bambino
nell’angolo. Il terzo bambino, Kankuro, si rintanava
alle spalle della sorella.
Il piccolo Gaara sembrava non notarli affatto, ma quando si mossero
verso la porta li fulminò con lo sguardo.
Con sguardo più adulto
Temari si accorse dell’ingiustizia di quei gesti. Ricordava quel giorno, o
forse ricordava le innumerevoli volte in cui era successo qualcosa di simile.
I due bambini fissarono con
disprezzo il fratellino. Presero i loro giocattoli e se ne andarono verso la
porta.
Fu istintivo per Temari
cercare di fermarli.
-
Ti
odio.
Le si gelò il sangue a
sentire la sua voce di bambina dire quelle parole.
-
No,
vi prego..! Non lasciatelo da solo!
I due uscirono dalla porta.
Quando questa si chiuse il piccolo Gaara si
rannicchiò ancora di più. Con stupore Temari notò le lacrime rigargli il viso
inespressivo.
Si gettò su di lui cercando
di abbracciarlo. Gli sfuggì dalle braccia.
-
NON LASCIATELO DA SOLO! Lui non ha colpa!
Rinsavì dal momento e si
ritrovò ansimante e sudata tra le lenzuola del suo letto.
Si guardò intorno.
La stanza era esattamente
come l’aveva lasciata. Non c’era traccia di sua madre ne dei bambini. Corse
alla finestra e l’unica cosa che vide fu l’innevato paesaggio di Konoha.
Era stato un incubo.
Eppure era stato tutto così
reale.
Fu colta da una spossatezza
indicibile. Andò per gettarsi sul letto. La stanchezza era tale da non
accorgersi nemmeno del dolce profumo che aveva impregnato le lenzuola.
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Credo che siano ANNI che non scrivo qualcosa (che non sia una recensione
XD) che superi le 1000 parole! Inutile dire che è questo è probabilmente dovuto
alla mia passione per quest’opera.
Devo dire che la stesura di questo capitolo non è stata facile. Ho avuto
diverse difficoltà e perplessità. Alla fine il capitolo ha un valore non
eccelso. Avrei voluto studiarmelo di più. In fondo è il passato la parte
fondamentale da approfondire in Temari.
Comunque posso ritenermi mediamente soddisfatta. Ho descritto le due
situazioni che mi interessavano, il pre e il post Gaara. In fondo è stata la sua nascita a sconvolgere la
vita dei fratelli. Tutto è cambiato con lui. Ma è anche vero che nel presente
Temari si è effettivamente resa conto della situazione e quasi si fustiga per
gli errori che ha fatto. Forse non ho descritto tutto come avrei voluto, ma le
situazioni che avevo in mente erano proprio queste.
Ora, la scelta di Sabaku No Karura come fantasma del Natale passato è stata una cosa
molto istintiva. Meno istintivo è stato rappresentarla come una donna
sofferente, cieca agli ultimi giorni di gravidanza.
Ho fatto queste scelte perché ho pensato che rappresentassero bene i
punti cruciali dei cambiamenti nella vita di Temari oltre che il concetto
stesso di passato. Nel caso specifico, ho pensato che il passato di Temari non
potesse vedere il presente proprio
perché rappresentato da sua madre, morta nel rimpianto di non poter veder
crescere i propri figli. La scelta di rappresentarla in piena gravidanza è
venuta perché quella situazione di sua madre è stata il punto di cambiamento
della vita di tutta la famiglia.
Non so rendermi conto se le cose che ho detto qui siano effettivamente
percepibili nel componimento (è il motivo per cui scrivo il post fic, in fondo…), ma mi auguro che
vi sia piaciuto e abbiate trovato piacere in queste povere righe.
Vorrei ringraziare Thomas Mordechai, che ha
avuto la pazienza di leggere, recensire ed inserire la storia tra le seguite.
Inoltre il mio saluto va al fantastico forum NERO che ogni giorno trova nuovi
modi di costringere noi povere iscritte ai lavori forzati invogliare il
nostro spirito creativo!
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Merry Black Christmas
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