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Autore: Ciambelsa    22/12/2011    1 recensioni
Il Natale si avvicina. Gwen non lo passerà con il suo ragazzo perché andrà in Francia dai parenti, e lui non si vuole imparare quella lingue "da frocetti".
Peccato che nei giorni prima, lui la lascia sempre sola, e lei è triste, odiosa, incazzata.
Tra un paesino in Normandia, una famiglia schizzata, un piano malvagio, e una tristezza sconfinata, alla fine Gwen scoprirà che il Natale, non è poi così una merda.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vorrei solo sapere chi è l’ idiota che ha inventato il Natale.
Cazzo, io sono atea e nemmeno battezzata, che volete da me!
Però, dopotutto, non posso lamentarmi.
della mia valigia ancora nulla, però. Avrò chiamato 12 volte, e ogni volta bestemmio in turco.
Passo le mie giornate a mangiare come un maiale, giocare coi cuginetti piccoli, evitare il più possibile mio padre ed eludere le domande di Elise, mia cugina maggiore, che ha di certo capito che qualcosa non andava.
Per quanto possa sembrare strano, una dark tristissima non passa inosservata.
Per quanto io provi a non pensarci, Duncan lo devo avere dipinto in faccia.
Non mi ci vorrebbe niente a sfogarmi, ma poi vedo i fidanzati perfetti dei miei cugini, e mi tengo nascosto tutto, passeggiando in giro per quel piccolo villaggio dell’ alta Normandia che è Criel sur mere.
Ci vorrebbe qualche accento, ma non li ho mai imparati.
Piano piano il giorno di Natale si avvicina, e più loro si eccitano per i preparativi, più io sorrido di più, gioco con forza coi bambini, rido di gusto e di un decimo più alto, e mi do da fare in casa.
Mi fanno male i muscoli della faccia.
Tutto questo pensando a Duncan. Io ho ancora il cellulare spento.
Ho paura di accenderlo e trovarlo vuoto, non potrei sopportarlo.
MI manca. Da morire. E io lo amo, e magari adesso se la starà spassando con qualche troietta.
Non posso sopportarlo.
E vado avanti, odiando sempre di più lui, il Natale, e me.
Ormai tutti in casa si sono accorti che non andava qualcosa.
Per questo mi coprono sempre di più di attenzioni, ricoprono TUTTO con la Bourgignonne, la mia salsa preferita,  anche se a loro non piace esageratamente, mi coprono di attenzioni, non fanno domande quando esco.
MI sento in colpa con tutti loro, perché sono la mia vita, la mia adorata famiglia.
Per quanto posso trattarli male, sono sempre loro che mi resteranno più vicini.
Tutti, tranne mio padre, che ride di me e della mia aria affranta.
Insopportabile, come al solito.
Arriviamo al 23 notte.
I bambini sono in fibrillazione, gli adulti indaffarati, gli adolescenti non sanno che fare e vagano per la casa.
E poi ci sono io.
Che sto su un divano a leggere, dopo che mi hanno rifiutata per aiutare in cucina.
Fanculo.
Vorrei che su questo divano ci fosse Duncan, insieme a me.
Mi prenderebbe il libro e me lo ridarebbe solo per un bacio, e poi io ne avrei abbastanza di leggere e me lo bacerei guardandomi attorno, assicurandomi che non ci sia nessuno, assaporando le sue labbra con un brivido, il piacere del proibito.
E sarei felice.
Tanto.
Fanculo. Due volte.
Vado a letto presto, e sento le braccia forti di Duncan che mi stringono, e io mi sento al sicuro e al caldo.
Poi mi sveglio, e scopro che era solo quel maledetto piumino.


Sì, altro capitolo deprimente, ma è l' ultimo, promesso! :D 
ella.
  
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