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Autore: Dea    07/08/2006    0 recensioni
allora...beh ci sono quattro ragazzi che vengono catapultati in un mondo per salvarlo...ehm...buona lettura, e commentate!ç_ç ^ç^
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Uff…” 
“Ma daaai..”
“Niente…”
Hitomi era ancora in biblioteca (ultimamente passava lì tutti i pomeriggi) e sfogliava una pila di libri, sbuffando ogni cinque minuti, ignorando il cartello: “Vietato parlare o fiatare” premurosamente battuto al computer dalla bibliotecaria, indispettita dagli studenti chiassosi. “Ancora tu! Ma ti stai zitta una buona volta?!” Sbottò una voce familiare. Hitomi la riconobbe e lo cercò con lo sguardo. Poi lo vide: Sakutaro era seduto nel tavolo affianco e lei non se n’era nemmeno accorta. Non aveva voglia di litigare, così si zittì. “Potrei sedermi accanto a te?” le sussurrò una voce gentile. Era la ragazzina del giorno prima. “Oh…certo.” Rispose Hitomi, imbarazzata. Certo che Aki era molto gentile. Possedeva una bellezza diversa da quella di Hitomi: era affascinante e matura per la sua età. Colta, simpatica, studiosa ed elegante. L’esatto opposto di Hitomi, che era maldestra, pigra e detestava leggere e studiare. Ed era molto permalosa, per nulla gentile. Osservando la ragazzina, Hitomi si sentì a disagio, nettamente inferiore. Beh, sarà meglio mettersi a studiare…pensò, e il suo sguardo cadde sul libro. “Sei suo fratello, dunque?” Chiese Sakutaro a qualcuno. Quel qualcuno rispose con la voce di Soshi. “Esatto…” 
“Sakutaro! Mio fratello è già contaminato di suo, se ti ci metti anche tu, questo chissà come diventa!” Sbottò Hitomi, scattando in piedi. Si voltarono tutti, allibiti dalla maleducazione della ragazza, che arrossì. Sakutaro non fece in tempo a ribattere, che si udì un forte schianto. Gli scaffali caddero l’uno sull’altro, come un domino, creando un frastuono tremendo, sollevando polvere grigia, facendo cadere quintali di libri di valore e non, sommergendo e schiacciando studenti. “Che diavolo…?” Urlò Soshi. “Attenta, Hitomi!” Urlò Sakutaro, e si precipitò verso Hitomi, che non capiva. All’improvviso, si sentì spingere da una mano, e cadde al suolo. Sakutaro cadde a sua volta sopra Hitomi. Sentirono uno strano rumore, come d’acqua e fuoco combinati. “Tutto bene, ragazzi?” Aki era davanti a loro, la mano protesa in avanti. Pareva che il getto fosse uscito, non si sa come, dalla sua mano. Un cumulo di polvere sorgeva innanzi a lei. “Come…cavolo hai fatto…?!” sussurrò Soshi, scostandosi la frangia bionda dal viso. “Non lo so.” Rispose Aki con tranquillità, aiutando Sakutaro e Hitomi ad alzarsi. La biblioteca era in subbuglio, l’incendio divampava, divorando tutto quello che poteva. Le persone urlavano, e riuscirono miracolosamente a fuggire. “Ma che succede? Dobbiamo uscire!” Esclamò Hitomi, allarmata. “Hitomi, calmati!” Soshi l’afferrò per il braccio. Intorno a loro il fuoco avanzava, goloso, creando un cerchio, rendendoli schiavi del calore, prigionieri delle fiamme. I quattro si strinsero l’uno accanto all’altro, ognuno osservando un punto diverso della biblioteca. 
Uno scoppio di risa improvviso li spaventò a morte. La risata cresceva, fragorosa e rozza, ma ammaliante e sovrumana. 
“E questi sarebbero i nuovi Prescelti… Quattro mocciosi!” La voce che aveva creato la risata parlò: era suadente, provocante; tuttavia, il solo sentirla suscitò al quartetto un brivido. “Chi sei? Fatti vivo!” Hitomi avanzò un passo, con il pugno stretto e un coraggio che solo ora si scopriva di avere. “Oh… sei proprio simile a lei…” Rispose la voce. All’improvviso, si sentì uno schiocco di dita e le fiamme scomparvero. La biblioteca era vuota. Davanti a loro c’era un giovane uomo, vestito nobilmente. Era bellissimo: i tratti erano perfetti, i capelli liscissimi e lunghissimi, di un nero splendente. Gli occhi erano azzurri, intensi e vecchi, molto più vecchi del giovane viso che li sosteneva. Hitomi si sentì di averlo già visto, da qualche parte, in un passato lontano. “Chi sei?” La voce di Sakutaro sorprese Hitomi: era matura, bella quasi come quella dell’uomo davanti a lei. Che Sakutaro fosse spaventato? 
“Doris! Ci sei pure tu?” Esclamò l’uomo, osservando Sakutaro con finto stupore. “Oh! Ma guarda… qui abbiamo Eve e Edward…” continuò l’uomo, osservando prima Aki, che non si scompose, e Soshi, che sostenne lo sguardo dell’essere. “E naturalmente…l’immancabile e bellissima Ayeka.” Sospirò con un’ipocrita nostalgia, osservando Hitomi. Quest’ultima lo scrutò diffidente, non voleva cedere alle lusinghe. “Ma quando mai è bella! E’ un cesso…” Borbottò Sakutaro, in modo piuttosto alto. Hitomi s’innervosì e gli pestò il piede con vigore. Il volto dell’essere si rabbuiò nello squadrarli. “Sì… insopportabilmente innamorati come Doris e Ayeka.” Ringhiò con rabbia crescente, stringendo i pugni. Hitomi e Sakutaro arrossirono, e cominciarono a litigare furiosamente. Aki e Soshi sospirarono. “Prima di mettermi con te dovrebbero castrarmi!” Urlò Sakutaro, rosso in viso. “ Ma cosa, non c’è niente da castrare! E’ tutto completamente vuoto, là sotto!” Ribatté Hitomi. “SILENZIO!” Tuonò l’essere. Il pavimento si scosse e Hitomi e Sakutaro si zittirono all’istante, impallidendo. L’uomo avanzò con passo fulmineo, sembrò quasi che si fosse teletrasportato. Prese il viso di Hitomi tra le mani e lo avvicinò al suo, scrutando con passione gli occhi verdi della ragazza. “Hai la sua stessa anima…Ayeka, non ti ho avuto in passato, ma ti avrò adesso.” Disse come parlando agli occhi di Hitomi. La ragazza tremava, non osò opporsi. Il fiato fetido di morte dell’uomo la ricoprì e lei strinse gli occhi, reprimendo un conato di vomito. All’improvviso, l’uomo la lasciò andare. E con uno scatto felino si allontanò da lei. “E’ troppo presto per uccidervi. Non ci sarebbe divertimento… Sappiate chi sono, e abbiatene paura. Ci vedremo, miei… Prescelti…” Detto questo, una folata di vento li avvolse e chiusero gli occhi. Quando li aprirono, l’uomo era sparito. 
“Ha detto… I Prescelti… Ho capito bene?” Sussurrò Soshi. “E’ impossibile.” Costatò Hitomi. “Quella è una leggenda.” 
“La leggenda Della Pietra Dei Desideri, non è vero?” Chiese Aki, mettendosi a posto gli occhiali. “Guardate qui.” Disse Sakutaro, afferrando un libro dal suolo e sfogliandolo. Era un libro senza nome. Hitomi gli si avvicinò e lo osservò con attenzione, poi quasi svenne. “Questa…Sarebbe Ayeka?” Sussultò, e ricalcò la figura della bellissima principessa dai lunghi capelli d’oro, con un leggero tocco delle dita. “E’ uguale a te.” Disse Aki, guardando la donna sul libro. “Sakutaro, se fiati ti castro per davvero.” Lo ammonì Hitomi, vedendo che lui stava per aprire bocca. 
“Ma non ho detto niente!”
“Stavi per dirlo.”
“Ragazzi, smettetela! Piuttosto, guardate qui.” Soshi cercò di trascinarli dove Aki aveva appena strillato. “Questi sono identici a ciascuno di noi...” Disse il ragazzino, spiegando l’urlo di Aki. “Non ho strillato per quello.” Disse la ragazza. “Ah.” Fece Soshi, deluso. “Piuttosto… Ho letto tutta la leggenda e…”
“Ma cosa sei?! Saranno sessanta pagine!” Esclamò sorpresa Hitomi. Aki la ignorò e riprese a raccontare. “Ho imparato a memoria il testo, e guardate un po’ questa immagine…” Disse Aki, mostrando loro un uomo. Era l’uomo che era apparso poco prima. “Qua afferma che è Zen, il re dei Demoni, colui che aveva distrutto Rayav, il mondo nel quale era custodita la Pietra. Era morto, nella leggenda originale, però.” Raccontò Hitomi. “Esatto. Il problema sta nelle righe… aspetta che giro pagina…ecco.” Disse Aki, sfogliando il libro. Posò il dito su una frase e la lesse a voce alta. “ Qualora il pericolo della rinascita del re si dovesse ripresentare, la leggenda narra che le anime degli antichi Prescelti rianimino gli spiriti degli animali sacri a loro collegati, e si reincarnino, svegliando i poteri negli esseri umani che possiedono le loro anime sulla Terra.” 
“Siamo noi…?” Chiese Sakutaro, turbato. “A quanto pare…” Rispose Soshi. “Ne riparliamo domani, stanno per arrivare le autorità di soccorso, devono esserci molti feriti.” Decise Hitomi, alludendo alle sirene dell’ambulanza che si udirono in lontananza. Il quartetto si alzò e uscì dalla biblioteca. 

*
“Nonnina, se ti dico una cosa, prometti di non svenire?” Era sera, e Hitomi aiutava la nonna lavare i piatti sporchi. Soshi stava giocando con la play station, incurante del mondo esterno. “Dimmi.” Rispose la nonna, mentre accendeva un incenso per profumare la cucina. “Io e Soshi siamo due Prescelti.” Spiattellò Hitomi di fretta. Evitò accuratamente di guardare la nonna. “Sì, lo sapevo.” Disse la vecchia, sedendosi pesantemente sulla sedia. Hitomi ora si voltò a guardarla. “Non mi potresti spiegare un po’…?” Chiese la ragazza. “No. Arriverà anche per voi il momento della conoscenza…” Disse la nonna, socchiudendo gli occhi e sospirando. Si alzò, spense la play station di Soshi che protestò con sdegno, e ordinò ad Hitomi di andarsene a letto. Ma Hitomi rimase a riflettere, continuando a riordinare la cucina. 
La nonna era un po’ fredda… D’altronde era una sacerdotessa. Che motivo aveva per comportarsi così? Nemmeno lei stessa, però, aveva accettato il fatto di essere speciale…Le sembrava impossibile…

Il mare. Ayeka lo udiva infrangersi sotto di sé, sotto quel precipizio di incertezze. Il vento si insinuava tra i suoi capelli rendendoli giocosi, profumati di vita, di speranza. L’odore della salsedine portato da quel vento divino, la facevano sognare. Le sette lune la osservavano in tutta la sua bellezza. Ayeka aprì le braccia e chiuse gli occhi, lasciandosi cullare da quell’immensità. Una voce la riportò alla realtà. La voce che sognava ogni notte, la voce che sempre pensava, la voce che amava. “Ayeka.” Doris era dietro di lei, le aveva circondato le spalle con le braccia, sussurrando con dolcezza il suo nome all’orecchio, e baciandole la guancia con delicatezza. Doris la lasciò, e lei si voltò. Poi lo abbracciò. Senza parlare. Le parole erano inutili, troppo insulse per contenere un simile sentimento…Si guardarono negli occhi e si baciarono. 

“KYAAAAAAH!!!!!!” Hitomi si svegliò di soprassalto, ansimando. Aveva sognato una cosa veramente impossibile! 
“Matsumi, la mia lezione di recupero ti stupisce tanto?” La voce del professore di cinese antico la portò immediatamente alla realtà. “No! No! No! NOOO!!” Hitomi urlava, era completamente sconvolta. “Ehi, tu, visto che sei qui, portala in infermeria…” Il professore di ripetizione aprì la porta dell’aula e si rivolse a Sakutaro, che puliva il corridoio. Era pomeriggio, e nella classe di ripetizione c’erano solo lei e il professore di cinese, talmente rimbambito da non accorgersi che Hitomi ronfava da più di un’ora. “Matsumi?!” Esclamò Sakutaro entrando in aula, spaventato. Hitomi, avvistato il soggetto della sua disperazione, strillò ancora di più. Sakutaro sbuffò, avanzò, la afferrò per un braccio e la trascinò in infermeria. Intanto Hitomi si allarmò ancora di più. “E adesso zitta!” Esclamò lui, scaraventandola di peso sul letto e sedendosi su una sedia accanto. Hitomi si calmò. “Ma che ti è preso?” le chiese, in modo brusco. Hitomi arrossì di colpo, ricordando il sogno che li aveva visti protagonisti. Oh, ma che scema! Non erano loro due!!! “Ho sognato…” farfugliò, poi si schiarì la gola. “Ho sognato Ayeka e Doris…” Uno schianto improvviso attirò la loro attenzione. 
“Non è l’ora di pomiciare! Sakutaro, Hitomi! E’ accaduta una cosa incredibile!” Soshi irruppe nella stanza, con Aki alle calcagna. “Cosa ci fate qui? E poi, chi mai pomicerebbe con un cesso come Hitomi?” Sbottò Sakutaro, infastidito. Hitomi si fece rossa rossa. “Che cosa hanno fatto Ayeka e Doris nel tuo sogno…?” le chiese Sakutaro, insospettito dal suo rossore e dal fatto che lei non avesse reagito. “Si sono baciati, come minino. Dai muovetevi, abbiamo scoperto una cosa strana…” Aki entrò nella stanza e afferrò Hitomi. Sakutaro si mise a ridere. “Hai scoperto l’uccellino?” la canzonò, e Soshi arrossì violentemente. Aki gli lanciò un vassoio, che lui schivò per miracolo. “Che idiota.” Disse, sprezzante. Lasciarono l’infermeria, e si avviarono verso il giardino scolastico. “Guardate!” Esclamò Hitomi, indicando una pietra di rozza fattura, con quattro effigi scolpite sulla superficie. Erano Byakko, Gembu, Suzaku e Seiryu. “La Pietra Dei Desideri!” Esclamò di nuovo Hitomi, che pareva essersi ripresa del tutto. “Sì. Proviamo a sfiorare le immagini che più ci attirano…” Suggerì Soshi. E così fecero. Hitomi sfiorò quella di Suzaku, Sakutaro quella di Seiryu, Aki premette l’immagine di Gembu e Soshi quella di Byakko. La terra tremò sotto i loro piedi, e la pietra si aprì, scoprendo un’enorme voragine dalla quale scaturiva un’immensa luce limpida e pura, che crebbe, crebbe… Sommergendoli.


  
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